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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 11/17/11 in tutte le aree

  1. Ciao, nel solco di quanto già fatto con la discussione " LE MONETE ROMANE PIU' COMUNI DEL IV SECOLO " e come già preannunciato in quest'ultima, posto quest'oggi una discussione monografica e didattica sulle FEL TEMP REPARATIO. LA SERIE FEL TEMP REPARATIO Perchè proprio questa serie monetale, tra quelle già presentate nella discussione sulle monete del IV secolo? Perchè la serie FEL TEMP REPARATIO (acronimo FTR) è senza alcun dubbio della tipologia monetale più comune dell’epoca costantiniana. I rovesci, pur mantenendo la medesima legenda, presentano sei varianti iconografiche. PROLOGO Nel 348 Constantius II e Constans riformarono il sistema monetario romano introducendo due nuove monete in rame e lasciando invariate quelle in oro e argento. Venne quindi ritirata la moneta in circolazione (il piccolo follis di origine costantiniana) e furono coniati tre nominali diversi di rame: due “pecunia maiorina” e il “nummus centennionalis”. Le prime due si distinguevano per una lieve differenza di misura e forse, per un diverso contenuto di argento. La seconda delle due “maiorine”, inoltre, come tratto distintivo, al di là dell'iconografia al rovescio, presentava al dritto il ritratto rivolto a sinistra. Ciascuno dei due scelse delle iconografie diverse e personali, per quanto non esclusive: Constantius II: Pecunia maiorina in mistura (AE2): Legionario che trafigge un cavaliere Pecunia maiorina in rame (AE2): Imperatore con due prigionieri Nummus centennionalis (AE3): Fenice sul globo Constans Pecunia maiorina in mistura (AE2): Imperatore su galea condotta dalla Vittoria Pecunia maiorina in rame (AE2): Legionario che allontana un bambino dalla capanna Nummus centennionalis (AE3): Fenice sulla pira
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  2. LA MONETAZIONE DEI SERDAIOI Desidero porre a conoscenza di un importante e recente articolo, dedicato alla monetazione dei misteriosi Serdaioi: Louis Brousseau, Le monnayage des Serdaioi revisité. Revue Numismatique, vol. 166 (2010), p. 257-285. L’autore è un giovane ricercatore numismatico presso la prestigiosa Università della Sorbonne di Parigi ed ha focalizzato la sua attenzione soprattutto sulla monetazione di Poseidonia (e di zecche lucane in generale). Ha infatti scritto una tesi su Poseidonia dal 600 al 273 a.C. Nell’ambito delle sue ricerche ha completato un ottimo studio anche sulle monete a nome dei Serdaioi, che è possibile scaricare dal seguente sito: http://independent.academia.edu/LouisBrousseau/Papers/448332/Le_monnayage_des_Serdaioi_revisite L’articolo è in francese e dovrebbe essere comprensibile ai più e noto l’intelligente disponibilità sia dell’autore sia della rivista a renderlo fruibile su internet. Colgo l’occasione per riprendere, riassumere e aggiornare con diverso ordine e ulteriori notizie le parti più significative di questo articolo, anche per una migliore comprensione da parte di chi può avere difficoltà a capire il francese. Per maggiori dettagli e per la bibliografia rimando al suddetto articolo. Inizio subito con il catalogo completo, che ho aggiornato. Le monete a nome dei Serdaioi sono strutturate sui seguenti nominali, tutti basati sul piede acheo-corinzio (cfr. anche, con alcuni aggiustamenti: ): 1) STATERE, del peso teorico di 8,10 g (3 esemplari noti) 2) DRAMMA, del peso teorico di 2,70 g (1 pezzo noto) 3) TRIOBOLO o EMIDRAMMA, del peso teorico di 1,35 g (6 pezzi noti) 4) OBOLO (= 1/6 di dramma), del peso teorico di 0,45 g (2 pezzi noti) 5) EMIOBOLO (= 1/12 di dramma), del peso teorico di 0,225 g (4 pezzi noti). La caratteristica di tale sistema, rispetto al classico piede ponderale attico, è che lo statere è diviso in 3 dramme, anziché in due (da cui l’identificazione dello statere attico con il didramma). 1) STATERE Si conoscono in tutto 3 esemplari, di cui uno frammentato, del diametro di circa 24 mm e provenienti da una sola coppia di conii. D/= Dionisio nudo e barbuto stante a sinistra, tiene con la s. un lungo ramo di vite e con la d. una coppa (cantharus); davanti, in basso, MEP. R/= Ramo di vite con tre foglie e grappolo d’uva. H.N. 1717 1/1 = Parigi, Bibliothéque Nationale, coll. De Luynes 1138 peso: 7,95 g orientamento conii: 1 h 1/2 = Londra, British Museum, BMC 1 (ex coll. Wagan) peso: 7,91 g orientamento conii: 12 h 1/3 = Münzhandlung Ritter, listino PF n. 84, Luglio 2009, lotto n. 277 (€ 790) peso: 3,30 (frammento). Bisogna subito avvisare che la lettera M non corrisponde alla greca “mi” bensì all’arcaica “san”, usata ampiamente dagli achei e che verrà poi sostituita in periodo classico dalla “sigma” Σ, che si presenta coricato rispetto alla “san”, per cui l’etnico deve essere letto come SER(daioi). L’esemplare 1/1 di Parigi era il primo ad essere noto ed ha una lunga storia, in parte ricostruita. Probabilmente è lo stesso di quello descritto da Rasche nel 1788 (con un disegno fatto da Torremuzza) e ripreso da Eckhel nel 1792. Successivamente il Sestini, nel 1805, afferma che lo statere (da lui attribuito alla zecca Meroe di Licia) apparteneva alla collezione del barone siciliano D’Astuto (di Noto) e che era stato trovato in Sicilia. In realtà non esistono prove che sia stato realmente trovato nell’isola e, per inciso, la collezione di monete siciliane del barone D’Astuto fu venduta nel 1817 al principe di Baviera per essere donata al Museo di Monaco, ma senza lo statere di Serdaioi. Lo stesso De Luynes scrisse che il suo pezzo fu acquistato nel 1853 a Napoli da un piccolo orefice calabrese. A causa della sua supposta origine siciliana, il De Luynes ha creduto che la zecca fosse in Sicilia, a Sergetion o Ergetion (anche se tale località è nota solo in una fonte di età imperiale, Stefano Bizantino, Tolomeo III, 4, 13). Invece Sambon, nel 1870, l’attribuiva alla zecca Merusion, sempre in Sicilia. La collezione del duca De Luynes entrò a far parte del medagliere pubblico di Parigi nel 3 marzo 1863. Invece l’esemplare 1/2 di Londra ha una provenienza nota e molto importante. Esso faceva parte dell’eccezionale ripostiglio di “Calabria 1863” (IGCH 1887), poi disperso e che comprendeva anche 15 stateri di Tarentum (con dio su delfino/ippocampo), 1 statere incuso di Laos, 14 stateri incusi di Metapontum, 14 stateri di Poseidonia (Poseidone/Toro), 52 stateri di Caulonia (12 incusi), 66 stateri di Crotone (62 incusi). Tale ripostiglio, trovato nel 1863 più esattamente a Roggiano Gravina, fu sotterrato intorno al 470 a.C., che quindi costituisce una datazione ante quem. Questo esemplare fu acquistato da Edward Wigan poco dopo il ritrovamento e passò al British Museum nel 1873. L’esemplare 1/3, recentemente venduto, è in realtà un frammento (circa 1/3) di statere e non si conosce (ovviamente) la sua provenienza. E’ difficile stabilire se la frammentazione sia stata intenzionale, forse per ricavare una dramma, o era semplicemente una moneta rotta. (continua)
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  3. Buonasera a tutti, posto la lista di monete che vorrei scambiare, comprende Italiane, anche qualche pre-unitaria, Vaticano, San Marino e Mondiali. In cambio cerco euro in condizioni FDC, posto le due liste. Nella Manco-lista Euro sono anche riportate le tirature delle monete mancanti, per chiarimenti contattatemi senza problemi via MP. Nelle liste troverete anche la conservazione ed il valore che ho dato alle monete, gradirei avere liste strutturate nello stesso modo per abbreviare i tempi di scambio. Farò fotografie delle monete a richiesta. Dato che sarò a Verona per la Fiera ad Ottobre eventuali scambi volendo si potranno effettuare di persona in quella sede. Grazie a tutti, Giò Liste aggiornate il 05/09/2012, Giò Manco-lista Euro 2.zip coins-x-scambi.zip
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  4. È del tipo IOVI VICTORI, ce ne sono vari tipi; te ne posto qualcuno. RIC 342b, C 311 Sestertius Obv: IMPCAESDOMITAVGGERMCOSXIIICENSPERPP - Laureate head right. Rev: IOVIVICTORI Exe: SC - Jupiter seated left, holding Victory and scepter. 87 (Rome).
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  5. Ciao Druso Galerio :) La si può consultare al seguente link: http://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Roman/Texts/Historia_Augusta/home.html Enrico :)
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  6. Belli questi bottoni! Peccato che fanno parte di oggetti che "scompaiono" progressivamente dalla nostra vita. .... e pensare che questo "accessorio" puo' raccontare la storia sociale, culturale e di costume di una società. I primi bottoni sono nati almeno 3000 anni fa anche se l'utilizzo come elementi di fissaggio nell'abbigliamento avvenne solamente intorno al 1200, prima era usato soprattutto come ornamento ,come motivo di ostentazione, potevano indicare lo status sociale, tanto che molti nobili, se li facevano fare con pietre preziose e le donne ornavano le loro camicette con bottoni di perla. Si dice che il Papa Clemente VII (1478-1534) se li facesse fare addirittura con ceselli di Benvenuto Cellini!. I bottoni in argento o in altro materiale prezioso erano considerati anche un buon investimento economico e peraltro facile da nascondere in caso di predazioni o fughe improvvise oltre ad essere usati al posto del denaro. In molti luoghi ( es. Liguria, Alto Adige, Sicilia..) nei secoli passati,un set di bottoni in filigrana faceva sempre parte di un buon corredo o dote delle spose. La produzione di massa de questi oggetti inizio' nel XVIII - (e qui troviamo i tipi postati da Jagd -) venivano usati materiali come: ottone, metalli ferrosi placcati d'argento o d'oro, successivamente -ceramica,, conchiglie, osso,avorio, tessuto. Questo fino alla metà del secolo XX , con l'avvento della Rivoluzione Industriale l'uso del bottone costoso venne meno e si utilizza materiali comei -plastiche, celluloide,bachelite,corno, legno,vetro, gomma dura- ecc-- e dalla produzione manuale si passa alla produzione in serie. Ora si trovano quasi esclusivamente nei mercatini e sono oggetto di collezione. IN MEMORIAM !
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  7. Secondo Incontro. LA SCRITTURA. Parte prima. 1. Origine, sviluppo e tramonto dell'alfabeto. Unanimamente si sostiene che furono i Greci a portare la scrittura in Italia da loro appresa grazie ai Fenici. Gli scrittori classici latini affermano che l'Etruria abbia ricevuto i segni dell'alfabeto dopo che questi furono diffusi nel Lazio partendo dalle colonie greche dell'Italia Meridionale, in paticolar modo dall'antica Pitecusa (Ischia), Tacito colloca cronologicamente questo passaggio culturale intorno al VII secolo a.C., data che viene confermata dalle più antiche iscrizioni etrusche che ci sono pervenute dall'area di Cere e di Vulci, datate proprio al VII sec. a.C. Grazie ai commerci e agli scambi con i Greci del Meridione (che usavano la scrittura già un secolo prima degli Etruschi) si diffuse questo alfabeto di stampo greco euboico. Come già avevano fatto gli Elleni con le lettere importate dalla Fenicia, anche gli Etruschi apportarono alcune modifiche all'alfabeto che avevano appea appreso, adattandolo ai propri scopi e ai propri usi fonetici. Si hanno, quindi, la caduta in disuso di alcune lettere, come le occlusive sonore e il suono o, e la creazione, intorno al 550 a.C., di una nuova lettera, la spirante labiodentale f, resa in etrusco con il segno 8. Prima della creazione di queste lettere si usavano accostamenti di altri simboli per ottenere lo stesso suono, ad esempio, in greco, prima della :Greek_Phi: era in uso l'associazione di :Greek_Pi_3: e H, da cui si otteneva :Greek_Pi_3: H, ossia :Greek_Phi: , phi. Attraverso al manipolazione di questo alfabeto, si giunse molto presto ad una suddivisione locale dello stesso, ovvero esso si presentava con caratteristiche peculiari ben definite nelle diverse parti dell'Etruria: abbiamo, così, la seguente classificazione: - Alfabeto usato nell'Etruria Meridionale (area di Cere e Veii): viene abolita la separazione di pronuncia tra K, C e Q durante un processo di generalizzazione avvenuto intorno al VI secolo a.C., che porta all'uniformità della pronuncia di tali lettere al suono C (gamma semilunato). Il sigma a tre tratti indica la s, quello a quattro una doppia s (ss). Il theta da :Greek_Theta_3: si traforma nel theta :Greek_Theta: per poi semplificarsi in theta O. Segue lo schema dell'alfabeto in uso nell'Etruria Meridionale con rispettive traslitterazioni e pronunce delle lettere che lo compongono: Caratteri etruschi. Traslitterazione Pronuncia.
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  8. Temo sarà difficile per me riuscire a trovare l'articolo dei Rapposelli... Questo è il riferimento: Rapposelli, F. e V. I ”marenghi del sole”: paghi tre, prendi uno! Cronaca Numismatica 191, Dicembre 2006, 78-79. Sembrerebbe un po' quello che accade oggi con le riproduzioni auree della Lira; anche in questo caso ho sentito (e letto in questo Forum) di pubblicità e metodi di vendita non proprio tra i migliori. Direi proprio di sì. Grazie ancora e scusate l'off topic Vi rientro con il prossimo post. apollonia
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  9. Perché Sant'Andrea? non sarebbe più logico i patroni di Roma? Ho pensato anch'io,che potrebbe essere S.Pietro,perchè quello che tiene nella mano Dx potrebbero essere le chiavi? Ma di solito S. Pietro ha la croce rovesciata dietro le spalle,cosa che qui non mi sembra di vedere.l'attribuzione a S.Andrea è stata fatta,in base ad un'altra medaglietta simile al(D) ,pubblicata su "Medagliette e crocefissi" di A.Candussio- E. Rossi.,N°676.- C'è pure una terza ipotesi che potrebbe trattarsi di S. Elena?Ho escluso Gesù che porta la croce perchè l'iconografia è completamente diversa da quelle da me conosciute!! Ciao Borgho.
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  10. Mi permetto di fare una semplice osservazione, quasi da spettatore e da non esperto della materia anche se qualche volta sono intervenuto nella discussione,credo che la materia sia spinosa,oggi col momento che stiamo vivendo credo che la numismatica sia l'ultimo pensiero dei nostri governanti, ciò non toglie che qualcosina si possa sempre fare,però l'importante è non disperdere le energie e i pensieri più autorevoli del forum,se c'è unione,se c'è un pensare comune, qualche obiettivo anche semplice si può fissarlo e proporselo, se no tutto è difficile , questo in genere vale per ogni proposta del forum che ha invece bisogno di unità e coesione di intenti tra le menti propositive dello stesso. Questo comunque è possibile sempre raggiungerlo indipendentemente da una carica, si può sempre farlo anche come semplice utente.
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  11. Ciao a tutti, in effetti parrebbe un fals umayyade. La zecca potrebbe essere al-Ramla. Interessanti i tre punti al rovescio.
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  12. Ringrazio maxxi per lo scambio concluso alla perfezione. con la massima serietà e disponibilità. :) Mauro
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  13. scambio concluso con mauro82 in modo perfetto!!! maxxi :)
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  14. Desidero ringraziare vivamente Acraf per aver esposto in modo chiaro e sintetico il recente studio sulle monete dei Serdaioi, che nel corso degli anni hanno posto non pochi problemi sia relativi all’identificazione dei misteriosi “SER/SERD” sia soprattutto di ordine cronologico. Ed è proprio in merito alla datazione di queste monete che vorrei fare qualche rilievo. Brousseau fissa i termini cronologici tra il 510 e il 490 a.C. sulla base di argomentazioni : a) di natura tecnica b) iconografico-stilistiche. L’A. prende in considerazione, tra gli altri elementi, il partito decorativo dei bordi monetali, affermando (p. 272) che il contorno perlinato entro duplice circolo lineare, che compare al D/ degli stateri dei Serdaioi, è piuttosto frequente sul D/di numerose emissioni incuse magnogreche ma alquanto raro al R/. Gli unici casi registrati dall’A. riguardano uno statere di Sibari (classe “L”) ed un incuso di Crotone definito “a tondello medio” appartenente alla serie con simbolo del granchio, collocati dall’A. alla fine del VI sec. a.C. Prescindendo dall’esatta datazione dello statere sibarita della classe “L” (con simbolo del ramo d’alloro) che resta ancora “aperta”, in quanto si trattasi di un unicum (Luynes 554, mm. 25+) variamente collocato prima e dopo la caduta di Sibari (Bicknell, Spagnoli, Barritta-Carroccio),va rilevato che l’ incuso di Crotone considerato dall’A. e riprodotto a p. 273 (fig. 26) non è di modulo “medio” bensì ancora “largo” (mm 27-26), come si evince da esemplari battuti dalla stessa coppia di coni (vedi ad es. SNG ANS III.1, 243; Hess-Leu 24, 1959, 36 ; M&M AG 584, 1995, 12). Tale modulo, pertanto, non risulta affatto coincidente – e quindi confrontabile – con quello degli stateri dei Serdaioi (ca. mm 24). Se proprio si volesse operare un confronto con i coni di Crotone basato sul dato metrico, esso andrebbe ricercato nel momento immediatamente successivo all’inizio della fase incusa a tondello medio (ess. del tipo SNG Oxford, 1466 ; CNG, MbS 60, 22/5/2002, n. 103), collocabile post 500 a.C. E neppure stringente risulta il confronto tecnico con le prime emissioni a doppio rilievo di Taranto battute verso il 500 (R/ ippocampo ; gruppo 2 Fischer-Bossert : 500-490), che contrariamente a quanto affermato dall’A. (p. 272), non presentano un modulo di 23-26 mm., ma inferiore (ca. 23-19 mm. Peraltro dal punto di vista metodologico sarebbe buona norma operare una distinzione tra modulo del flan (tondello) e modulo del conio, che – soprattutto nel caso degli incusi – non sempre appaiono coincidenti). D'altra parte la datazione “alta” (510) degli esemplari a legg. “SER” non appare convincente proprio per motivi tecnici: quale zecca magnogreca infatti emette monete a doppio rilievo prima della fine del VI secolo? Crotone e Metaponto certamente no, Caulonia e Poseidonia adottano la tecnica a doppio rilievo negli anni Settanta del V secolo. Perfino a Taranto, dove tale tecnica sembra trovare “precoce” adozione dopo la breve esperienza incusa, essa risulta attestata non prima dell’inizio del V secolo (gruppo 2 Fischer-Bossert : 500-490 a.C. se non dopo, come proposto da Garraffo). Tali argomentazioni, pur rilevate dall’A. (p. 271), sono giudicate non decisive, mentre si enfatizzano le succitate argomentazioni di natura prevalentemente tecnica (bordo, modulo dei tondelli). Lo stesso confronto con l’emissione incusa (Tripode/ toro incuso) a nome di Crotone e Sibari e con quella a doppio rilievo Sibari-Laos invocata da Brousseau (p. 272) è pertinente se si considera il modulo, ma non la tecnica, che specialmente nel secondo caso rimanda agli inizi del V secolo. Sarebbe forse preferibile, sulla base di queste e di altre argomentazioni, su cui mi riservo di tornare in altra sede, datare le monete dei “misterosi” Serdaioi all’inizio del V sec. a.C. piuttosto che alla fine del VI. Un ultima considerazione, infine, sul famoso trattato tra Sibariti e Serdaioi discusso dall’A. alle pp. 275-77. Su documento epigrafico è tornato in anni recenti M. Lombardo con un interessante contributo - ignorato da Brousseau - che sulla base di argomentazioni storiche e archeologiche data il documento in epoca posteriore alla caduta di Sibari (510 a.C.). V. in proposito M. Lombardo , Il trattato fra i Sibariti e i Serdaioi: problemi di cronologia e di inquadramento storico, in Studi di Antichità, 12, 2008, pp. 49-60 (ora anche in G. De Sensi Sestito (cur.), La Calabria tirrenica nell’antichità. Nuovi documenti e problematiche storiche, Atti del Convegno, Rende – 23-25 novembre 2000, Soveria Mannelli 2008, pp. 219-32).
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  15. Carissimo Acraf, complimenti vivissimi per questa ulteriore (eh…., ci stai decisamente viziando :rolleyes: ) dotta e nel contempo (come giustamente sottolineato pure da Dareios) fluidissima ... disamina!!! Data la mia passione per mikrà kermata e affini …, desidererei tornare su questo assai interessante "unicum": l'enigmatica litra a leggenda ΣΑΡΔΩ / ΣΑΡΔΩΙ. Innanzitutto riprenderei il cenno presente in A. Cutroni Tusa (Mercenari Sardi in Sicilia) che citando a Pag 356 S. CALDERONE - Sybaris e i Serdaioi, Helikon, III, 1963, 219-258 – scrive: "Il Calderone alla serie d'argento a leggenda MER della fine del VI-inizi del V sec. a. C. accostava una serie frazionaria d'argento di IV sec. a. C., a leggenda ΣΑΡΔΩ, affiancata da due nominali di bronzo di tipologia affine ….." E ancora a Pag 357-8: "Accantonata definitivamente la tesi siceliota per le serie in argento, resta ora il problema dell'attribuzione del bronzo di IV sec. a. C. a leggenda ΣΑΡΔΩ, di cui si era occupato il Calderone che, come ho ricordato prima, aveva considerato: a) una emissione in argento rappresentata da una litra di g 0,80 con testa femminile a d. con lunghi capelli, collana, tiara e leggenda ΣΑΡΔΩ al dritto-grappolo d'uva al rov. (Calderone 234,1); b) una emissione in bronzo (g 4,84 /4,19) con la stessa leggenda, ma retrograda e con testa femminile a sin. coperta dal polos al dritto grappolo d'uva con due foglie al rov. (Calderone 234, 2); c) una emissione in bronzo (g 2,90/2,10) con testa femminile a sin. Con lunghi capelli al dritto-grappolo d'uva con foglie al rov. (Calderone 234,3). Della serie in argento non ho trovato riscontro non avendo potuto effettuare un controllo attraverso i riferimenti bibliografici del Calderone. …." Mi son stupita di non aver trovato alcun riferimento a quanto in precedenza scritto da G. Manganaro proprio a riguardo di questa ineffabile litra… Mi sbaglio??? :unsure: Magari compare invece in POLOSA? Che ne dici Acraf? Giacomo Manganaro nel suo saggio del 1998 "Homonoia dei Kimissaioi, Eunomia dei Geloi e la ninfa (termitana) Sardó'" , a riscontro delle due litrai con le Personificazioni "politiche" Homonoia ed Eunomia rispettivamente di Kimissa e Gela (vedi anche alcuni miei post su Obolichepassione) - come riferimento bibliografico cita ROBERT L., 1969, Laodicée du Lycos. Le Nymphée - illustra anche una terza litra d'argento di g. 0.80, edita da Fr. Imhoof-Blumer, la quale presenta appunto al D/ una testa femminile volta a destra con lunghi capelli, collana e tiara o basso polos, davanti al profilo la leggenda in senso orario ΣΑΡΔΩ, e al R/ un grappolo d'uva con pampino a sinistra. Come referenza riporta in nota 32: Berl. Blätter fiir Munz-Siegel- und-Wappenkunde, 5, 1870, 59 Tav. LIV 16 (Tauromenion!)- Continua riportando (Fig. 10) la foto di un secondo esemplare di 0.62g, simile ma di conii diversi e leggenda poco perspicua, da lui visionato da un "benevolo collezionista italo-svizzero" (in cui sembrerebbe non difficile ravvisare la figura del Dr. Athos Moretti, grande collezionista di mikrà kermata… Mi sbaglio??? Ti risulta Acraf??). Il Manganaro passa poi ad esaminare le emissioni in bronzo con testa a sinistra, preceduta in qualche esemplare dalla leggenda in senso antiorario ΣΑΡΔΩI (fig11), ovvero ΣΑΡΔΩ (fig 12), nonché alcuni tra i numerosi esemplari anepigrafi, per cui rimanda in nota 33 a Gabrici, BMC Sicily e Calciati CNS III. Proprio a riguardo della duplice leggenda ΣΑΡΔΩ / ΣΑΡΔΩΙ, sempre in nota 33 il Manganaro osserva come le terminazioni in -ώi / -ώ siano ambedue al nominativo femminile (cfr JNG 33, 1983, 17 n.61). Come epigrafista il Manganaro rigetta come assurda l'interpretazione di G.F.Hill, Coins of anc.Sicily, 1903, 200 s., che si tratti di dedica al dativo di un maschile Σαρδος. Anche il Manganaro, inoltre, confuta l'accreditata (da Imhoof-Blumer, al Gabrici, BMC, al Calciati) attribuzione di questi esemplari a Tauromenion, già esclusa da S.Calderone 1963, - sottolineando come l'area di circolazione e di raccolta si trovasse nella Sicilia nord-occidentale e centrale (nota35) - sostenendone inoltre le somiglianze tipologiche con emissioni di Thermai e di Panormos. Esprime infine il sospetto che le emissioni tipo Sardò abbiano circolato prevalentemente in area terminana, riportando a sostegno l'ipotesi di C.Boehringer (in "Himera im IV. Jahrhundert v. Chr. – 1989- Kraay - Mørkholm Essays.") secondo cui nel IV secolo aC sia Himera, ricostituitasi in età dionea-timoleontea (vedi le brevi emissioni di litre con l'antica leggenda IMERAION con Kronos/fulmen e Herakles/Promachos, sia Thermai (litre con testa di Hera/Herakles seduto, qualcuna destinata come "aristeion per militari" assunsero un ruolo monetale "complementare" per ambedue anche se per breve la prima. E' doveroso sottolineare che la sopravvivenza nel IV sec. aC. della città di Himera viene dettagliatamente confutata (alla luce anche delle recenti scoperte archeologiche) da A.Cutroni Tusa in "Himera tra Realtà e Immaginazione - 2003" (parzialmente online qui). Sulle due serie di litre citate - Kronos/fulmen e Herakles/Promachos - il dibattito è tuttora apertissimo, e come già espresso da Acraf, vale davvero la pena di tornarci appena possibile… (Ricordiamo inoltre con rammarico i molti passaggi in aste online di "riproduzioni moderne" di queste stesse litrae…, come ad esempio sottolineato qui dall'eccellente Skubydu). Il Manganaro dunque non accoglie l'ipotesi di un richiamo alla Sardegna, tantomeno il collegamento con un centro della Magna Grecia o con i Serdaioi. ΣΑΡΔΩΙ: Chi era Costei dunque ??? (continua... ;)) Valeria
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  16. :o :o :o :o :o :o :o :o in queste parole leggo un pizzico di invidia :P Cioè...stiamo parlando di una lira del 1936 che anche se non in alta conservazione è pur sempre una moneta classificata rara, ed addirittura anche di un 2 centesimi del 1907 che è classificato R2!!!! se poi nel mix ci mettiamo il prezzo che ha pagato l'amico beh...io non so te..ma io da semplice collezionista dalla gioia avrei fatto un salto che picchiavo la testa nel soffitto :lol: poi se tu hai delle lire del 1936 e dei 2 centesimi del 1907 anche in MB che mi vendi a 30 euro la coppia allora sto zitto... oo)
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