Salve.
Con questo primo post vorrei inaugurarne una modesta serie tesi ad esplicare nel modo più semplice, chiaro e diretto possibile le nozioni di grammatica etrusca che sono conosciute. Prima di iniziare ci tengo a ringraziare vivamente tutti coloro che hanno reso possibile la creazione di questa iniziativa, in particolar modo i Curatori della sezione "Monete Imperiali Romane", tra cui Minerva, che si sono impegnati per lo scopo. Un grazie anche al Curatore di questa sezione che gentilmente ha potuto ospitare il presente progetto. Le nozioni saranno divise in "incontri", ognuno dei quali si occuperà di un aspetto ben preciso della disciplina.
Primo Incontro.
Come primo argomento sarà necessario effettuare una piccola introduzione riguardante la storia degli studi della lingua etrusca che si sono susseguiti nel corso della storia. Durante il XV secolo, in pieno Umanesimo, si possono inquadrare i primi tentativi di lettura delle iscrizioni etrusche che venivano rinvenute. Ci fu, quindi, una vera e propria riscoperta di questo popolo preromano e, in particolar modo, della sua lingua, fino ad allora per lo più sconosciuta e considerata d'importanza marginale. Il primo che si occupò della scienza etruscologica fu il monaco Annio da Viterbo che raccolse i suoi studi su iscrizioni etrusche conservate nella sua città in un libro edito a Roma nel 1498. Annio lesse correttamente alcune lettere, effettuando una traduzione corretta solo parzialmente, anche a causa della sua fantasiosa interpretazione che diede al mondo degli Etruschi, derivante da una propria lettura dei testi classici. La decifrazione delle lettere fu del tutto graduale e limitata alle corrispondenze più evidenti con l'alfabeto latino e greco. Il primo abbozzo di un manuale di epigrafia etrusca fu tentato da Filippo Buonarroti, inserito nella sezione de Etruscorum alphabeto a commento dell'opera De Etruria regali di Thomas Dempster stampato nel 1726. In questo inserto, il Buonarroti trattò l'argomento separando i problemi inerenti all'interpretazione dei segni dell'alfabeto, dell'interpunzione, dei numerali e del verso della scrittura. La prima pietra era stata posta: gli studi del Buonarroti trovarono un compimento e confluirono nella famosa opera di Luigi Lanzi, Saggio di lingua etrusca e di altre antiche d'Italia per servire alla storia de' popoli, delle lingue e delle belle arti, datata 1789. Con questo fondamentale scritto si giunse al culmine dell'erudizione settecentesca sull'argomento e alla completa decifrazione di tutti i segni dell'alfabeto etrusco. Ma le ricerche non si sono concluse: continuate nel corso dell'ottocento, sono ancora in corso e, grazie al recentissimo ritrovamento da me segnalato in questa sezione (vedi ), gli etruscologi, gli epigrafisti e i linguisti che si occupano di questo ambito hanno ancora modo di analizzare nuovi termini fino ad ora a noi sconosciuti e, di seguito, stabilirne la natura ed il significato.