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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 11/12/11 in tutte le aree

  1. Il 186 era il periodo in cui imperversava il liberto Cleandro, fai una ricerca su google su questo nome per trovare un po' di dettagli. Ho trovato una foto della tua moneta all'Hunterian Museum, eccola:
    2 punti
  2. In risposta alla discussione iniziata da Fabione191 sul suo bel sesterzio di Commodo, propongo una biografia di questo imperatore che prende come particolare punto d’analisi l’identificazione che egli ha fatto di sé stesso con Ercole. Elemento, questo, che vediamo celebrato in modo sistematico sulle monete che a loro volta presentano in modo magistrale una perizia tecnica delle incisioni ed una bellezza formale indubbiamente molto preziose. Lucio Aurelio Commodo nacque a Lanuvium nel 161 ed era il primogenito dell’imperatore Marco Aurelio e dell’augusta Faustina Minore. In associazione con il padre ricevette i titoli di Imperator, Germanico, Sarmatico e nel 177 ebbe la potestà tribunizia ed il titolo di Augusto. Nel 178 sposò poi Bruttia Crispina che era nipote di un amico degli imperatori Adriano ed Antonino Pio. Nel 180, alla morte di Marco Aurelio, Commodo divenne imperatore unico ed assunse i nomi di Marco Aurelio Commodo Antonino e regnò sul trono di Roma fino al 192. Dopo un’iniziale dichiarazione in contrario, Commodo si lasciò convincere dal suo ciambellano di corte che si chiamava Saotero e che proveniva dalla Bitinia, ad abbandonare la politica di espansione territoriale che era stata portata avanti da Marco Aurelio con grande dispendio per le casse di Roma. Il nuovo imperatore concluse così un accordo con i Marcomanni e tornò improvvisamente e Roma dove proclamò di aver scoperto una congiura che vedeva coinvolti la propria sorella Annia Lucilla ed il cugino Marco Ummidio Quadrato; entrambi furono messi a morte dopo non molto tempo dopo. Insieme ai due congiunti, l’imperatore Commodo fece uccidere il marito della sorella, Tiberio Claudio Pompeiano di Antiochia, che dopo essere stato console per due volte poteva rivelarsi un pericoloso rivale al trono, ed il prefetto del pretorio Tarrutenio Paterno. L’assassinio di quest’ultimo era stato consigliato da Tigidio Perenne, prefetto e collega di Paterno, che divenne così l’unico comandante della guardia imperiale ed il più potente uomo dell’impero che l’Historia Augusta ci descrive come un despota pieno di cupidigia. Tinte severe, quelle dell’Historia Augusta, che però trovano conferme nella storia visto che Perenne, per proteggere la propria posizione, fece assassinare Saotero, lo scaltro ed intrigante ciambellano di Commodo, e pose i suoi due figli negli importantissimi comandi militari della Pannonia. Tutto questo eclatante potere, però, produsse ben presto delle reazioni di timore tanto che una delegazione dell’esercito della Britannia riferì all’Imperatore che il prefetto ambiva al trono; tarlo, questo, che colpiva nel punto debole di Commodo che subito dopo comandò alle guardie di Perenne di sopprimere il proprio capo, le di lui moglie e sorella ed i figli. Per celebrare la propria salvezza, l’imperatore assunse da quel momento il titolo di “Felice” che ritroviamo anche nelle legende di molte delle monete fatte coniare da Commodo. Un esempio può essere il seguente denario (RIC 173) che riporta al Dritto: MCOMMANTPFELAVGBRIT con il ritratto laureato dell’imperatore, rivolto a destra ed al Rovescio: IOVIVVENPMTRPXIIIICOSVPP con Giove in piedi, rivolto a sinistra, con fulmine e scettro. A sinistra un’aquila. Dietro tale congiura ai danni di Perenne c’era un liberto dell’imperatore che si chiamava Marco Aurelio Cleandro; egli divenne subito il più influente consigliere di Commodo, assunse il ruolo di una sorta di “ministro della sicurezza” ed ottenne una tale ampiezza di poteri che in poco tempo superò anche quelli che aveva avuto Perenne. Detenere tanto potere a Roma, però, non portava nulla di buono e ben presto cadrà anche Cleandro per opera del “praefectus annonae” che dapprima creò deliberatamente una scarsità di approvvigionamenti nella capitale e poi aizzò la folla e la guarnigione metropolitana facendo ricadere la colpa della carestia sul consigliere dell’imperatore che venne messo a morte nel 190 senza che Commodo facesse nulla per salvarlo. All’inizio del regno di Commodo, i Caledoni superarono il Vallo di Antonino e distrussero un contingente militare romano dilagando nella Scozia Meridionale. Commodo inviò sul luogo un ex governatore della Britannia noto per la dura disciplina che esigeva, Ulpio Marcello, che con tre campagne successive riuscì a sedare la rivolta ed a ripristinare la fortificazione. Non passò molto tempo, però, che nella provincia britannica scoppiò un ammutinamento e contemporaneamente si ebbero azioni di guerriglia anche nella Gallia ed in Spagna per iniziativa del disertore Materno. Furono, quelli, tempi difficili per l’esercito che veniva visto in tutto l’impero nelle vesti dell’oppressore e della polizia segreta dedita alla delazione. Nella stessa Roma i bruschi e mortali passaggi di potere intorno al trono crearono tra i senatori uno stato di forte nervosismo. L’imperatore, dal canto suo, istigava questo stato d’animo tra i senatori visto che si impossessava dei loro beni con veri e propri colpi di mano al fine di colmare il tesoro dello Stato che era stato svuotato dalle sue stravaganze. Commodo, infatti, dava segni di una megalomania sempre più accesa al punto da mutare il nome di Roma in “Commodiana” come se si fosse trattato di una sua colonia personale. Il medesimo nome venne conferito ad alcune legioni, ad una nuova grande flotta dislocata in Africa, alla città di Cartagine e perfino al Senato. Alla fine un nuovo prefetto del pretorio, Quinto Emilio Leto, decise che Commodo era diventato insopportabile e con lui furono d’accordo sia l’amante dell’imperatore, Marcia, che il nuovo ciambellano di corte Ecletto. Tuttavia, nel caso in cui l’esercito avesse reagito sfavorevolmente alla fine della dinastia degli Antonini, era necessario che al colpo di stato aderissero anche personaggi di primo piano dell’amministrazione provinciale. Leto era un nordafricano e trasferì poteri molto strategici ai due suoi compatrioti Settimio Severo e Leto Albino; al primo spettò il comando della Pannonia Superiore mentre al secondo quello della Britannia. Pescennio Nigro divenne invece governatore della Siria. Il piano che prendeva così forma, prevedeva che il prossimo imperatore a succedere a Commodo sarebbe stato Pertinace, allora prefetto della città. Alla fine, l’ultima notte dell’anno 192, i preparativi per l’assassinio dell’imperatore furono pronti ed un atleta di nome Narciso, con cui Commodo si esercitava nella lotta, riuscì a strangolarlo. Mentre il Senato ed il popolo esecravano la memoria dell’imperatore ucciso abbattendone le statue e cancellandone il nome dalle iscrizioni, Leto sottrasse il cadavere dalla fossa dei traditori e gli diede segreta sepoltura.
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  3. Salve Minerva. :) Complimenti per questa interessante discussione, ben strutturata, dove non è stato trascurato praticamente nulla: cinque stelle da parte mia, come minimo, le meriti tutte. :rolleyes: :good: Vorrei contribuire, quindi, con questo medaglione, forse uno dei più spettacolari che abbiamo al giorno d'oggi riguardanti Commodo: AE Medaglione (75,89 g.) risalente al 192 d.C. circa. D/ L AELIVS AVRELIVS COMMODVS AVG PIVS FELIX, teste accollate a destra di Commodo, laureata e radiata, e di Marcia, galeata, unite sotto col pelta. R/ P M TR P XVII IMP VIII. In esergo COS VII P P. Felicitas stante in piedi di fronte con testa rivolta a destra, tenente una cornucopia ed un caduceo; a destra Commodo velato stante a sinistra e sacrificante con una patera verso un tripode; a sinistra victimarium che tiene un toro verso destra. C. -; Gnecchi p. 64, 116 (dritto) e 113 (rovescio); Toymbee -; Grueber -. Ecco la dicitura che accompagnava tale eccezionale pezzo nella sua vendita (NAC, Zurigo numero 29 dell'11 maggio 2005 al lotto numero 560; stima: 35.000 fr. sv.; realizzo: 40.000 fr. sv.): << A prima vista si può pensare che la testa femminile elmata e accollata a quella di Commodo sia Minerva o Roma, ma il pelta, nella parte terminale dei loro busti, la identifica come un'Amazzone. Ma ciò che è più importante è che non si tratta della rappresentazione di una comune Amazzone, ma di un personaggio storico: Marcia, la concubina di cui Commodo fu incurabilmente infatuato. Il pelta, uno scudo a forma di crescente lunare di origine tracia, era un inequivocabile simbolo delle Amazzoni. Paragoni si trovano su oggetti d'arte romani, incluso in particolare il famoso sarcofago degli antonini ora al Museo Capitolino, sul quale un pelta è simbolo centrale dell'imponente scena di battaglia tra Amazzoni e Greci. Non meno di sessanta sarcofagi, o frammenti di sarcofago, giunti sino a noi dalla città di Roma, ritraggono le Amazzoni. Questo maestoso medaglione fu coniato nel 192, l'ultimo anno della vita di Commodo. Fu un momento turbolento e caotico per Commodo, che perse del tutto il senso della realtà. Fu anche un momento sconvolgente per quelli più vicini all'imperatore, incluso il suo Prefetto del Pretorio Q. Aemilius Laetus, il suo ciambellano egiziano Eclectus, e la moglie di quest'ultimo, Marcia, che fu la principale concubina e compagna dell'imperatore. Apparentemente una liberta di Lucio Vero, Marcia prese parte al complotto contro Commodo una decade prima, ed era la concubina di uno dei cospiratori, in relazione con la sorella dell'imperatore Lucilla. Sebbene Commodo giustiziò o esiliò la maggior parte dei cospiratori, egli risparmiò Marcia, che prese come amante. Negli anni seguenti Marcia ebbe sempre maggiore influenza su di lui, convincendolo perfino ad adottare una politica moderata verso i cristiani. Nel tardo 192, il destino di Commodo fu segnato quando uno schiavo espose una lista di proscrizione redatta da Commodo; a capo della lista i senatori, funzionari civili e militari di alto rango come Laetus, Eclectus e Marcia. Così il complotto del nuovo anno contro Commodo fu tramato. Marcia somministrò il veleno, nascondendolo in una coppa di vino; ma non ebbe l'effetto che ci si aspettava, così fu presa una rapida decisione affinchè un lottatore di nome Narcissus lo strangolasse. Le migliori fonti su questi episodi sono Dione Cassio, Erodiano e gli Scriptores Historiae Augustae. L'identificazione dell'Amazzone di Marcia su questo medaglione fu resa nota dagli studiosi del XIX secolo e Cohen segregò questi sotto il titolo di "Commodo e Marcia". Con il passare del tempo questa identificazione non è andata persa e nè Mattingly, nè Tonebee espressero dubbi che l'Amazzone sia stata Marcia. Mattingly andò oltre consideranso il paragone con la personale identificazione di Commodo, e assimilazione con Ercole, che "...trionfò sulle Amazzoni, da cui prese il titolo di Amazonius. Commodo lo adottò e lo dette al mese di Marzo". Infine un aspetto di questo scenario è il fatto che nel 192 Commodo introdusse i busti accollati sui medaglioni romani. Quale miglior soggetto che la sua compagna amazzone, la sua concubina Marcia, della quale si fidò completamente più di ogni altra persona? Questo dritto è comune con altri cinque rovesci diversi, che sono strettamente collegati con un dritto virtualmente identico sul quale il busto femminile accollato varia leggermente e mancano del pelta (che indusse Tonybee a descrivere quella donna come Minerva). Il significato della scena del rovescio non è chiaro, così come molte innovazioni degne di sacrifici imperiali ricorrenti nell'ultimo anno di Commodo. Infatti, egli ebbe due scene di sacrificio in questa serie di medaglioni, e ne ebbe di simili sui sesterzi (RIC 602-3) e denarii (RIC 262) del periodo 191- 192. La forte presenza della Felicitas è probabilmente legata alla Felicitas Commodiana - la felicità della città di Roma, che era appena stata rifondata come Colonia Commodiana. >>
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  4. Complimenti sinceri, una discussione molto interessante, ben strutturata e fruttto di un grande studio. :good: Aggiungo un piccolo contributo: un sesterzio con Ercole al rovescio RIC 399b Sestertius Obv: MCOMMODVSANTONINVSAVGPIVS - Laureate head right. Rev: PMTRPVIIIIMPVICOSIIIIPP - Hercules standing right, resting hand on club and bow with lion skin; S C across fields. 184 (Rome).
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  5. Abbiamo quindi osservato con l’aiuto delle monete che Commodo non solo si identificava con Ercole, ma lo considerava un suo compagno e camerata. Tutto ciò non era solo una bizzarria dell’augusto che indubbiamente non era esente da stranezze che lo hanno anche portato alla morte, ma indicava anche un cambiamento culturale della società. D’ora in avanti, infatti, vedremo che le monete e le medaglie di Roma mostreranno sempre più frequentemente gli dei sotto tale luce, non saranno più entità autonome, ma dei protettori dei vari imperatori. Le antiche divinità della tradizione olimpica cominciavano ad essere considerate come ramificazioni, o aspetti collaterali se non proprio simboli di un’unica divinità trascendentale. Vediamo, ad esempio, nel seguente denario (RIC 138) al Dritto la legenda: MCOMMANTPFELAVGBRIT ed il ritratto dell’imperatore laureato e rivolto a destra. Al Rovescio: IOVEXSVPPMTRPXIIMPVIII in esergo: COSVPP e Giove seduto in trono, verso sinistra, con ramo e scettro. Giove viene qui definito “Exsuperator, Exsuperantissimus” cioè colui che supera tutti; il mondo iniziava ad avvicinarsi al tempo in cui il Cristianesimo monoteistico avrebbe risposto alle crescenti necessità spirituali della gente. Troviamo in questo tipo di indizi le tracce della paura e dell’orrore che imperversavano nella società dell’epoca. Vediamo un po’ in tutta l’arte figurativa dell’epoca questi elementi ed un gusto tutto che cambia rispetto al passato. Gli artisti che scolpirono i ritratti di Commodo seguivano una tecnica nuova e completamente diversa da quelle precedenti. Essi realizzarono volti “barocchi” senza espressione, ma con un cipiglio sinistro ed arrogante. Essi davano forma a superfici lisce e satinate che rivelano una nuova valutazione della tessitura della carne che viene resa con una non celata sensualità. Erodiano ci descrive Commodo e ce lo presenta con una chioma bionda ed ondulata che lampeggiava al sole come se fosse di fuoco al punto che gli adulatori vi vedevano risplendere una luce celeste. Dione Cassio ci comunica in più che aveva un carattere schietto e semplice; ciò lo rese schiavo dei compagni che lo sedussero facendogli assumere abitudini abiette e crudeli. Enrico :) P.S. Le immagini delle monete provengono da Dirtyoldcoins.
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  6. HGE (Heavy Gold Electroplate) è proprio la sigla che indica un oggetto placcato oro, quindi quelle monete sono placcate; di oro ce n'è davvero pochissimo: si tratta di un rivestimento in oro spesso forse qualche millesimo di millimetro, che si deposita sull'altro metallo con un sistema galvanico, detto placcatura elettrolitica; questa è realizzata passando una corrente elettrica attraverso una soluzione che contiene gli ioni metallici disciolti e l'oggetto metallico da placcare. L'oggetto metallico fa da catodo in una cella elettrochimica, attraendo gli ioni metallici dalla soluzione. Lo spessore del materiale così depositato non è fisso e dipende dal lavoro del galvanotecnico. Ciao
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  7. Forse la data di nascita del reggimento!? Si legge anche ''UNUM'', parte di un motto?
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  8. Ma che bello, si vede bene la sigla dello zecchiere IV che in questo momento mi intriga parecchio: Dogi biennali, seconda fase: http://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-GE2/22 Complimenti!
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  9. Confermo l' identificazione, moneta comune ma messa bene, complimenti :) . In quegli anni si coniavano monete con la personificazione di Costantinopoli perchè la città era stata scelta come nuova capitale dell' Impero. Però non ci si era dimenticati della vecchia capitale, Roma, e quindi furono coniate monete anche con la sua personificazione. Inoltre, troviamo, in periodi più tardi, la personificazione di Costantinopoli e Roma (la prima a sinistra, la seconda a destra) su questo bellissimo solido di Costanzo II (in generale molti dei suoi solidi hanno questo R/). La personificazione di Roma poi si mantiene nelle silique battute a partire da Valentiniano I, soprattutto nella zecca di Trier (questa è di Graziano), e anche su alcuni bronzi di Valentiniano II, soprattutto delle zecche occidentali (in Oriente non si sentivano più troppo le influenze della città capitolina). In Oriente invece viene più sentita la commemorazione di Costantinopoli. Un esempio è questo solido di Teodosio II, , o anche questo, di una tipologia ancora migliore secondo me (che poi è anche la mia immagine-avatar).Ti lascio con questa immagine. Saluti, Ff.
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  10. Il materiale è l'oricalco, una lega di rame, zinco ed una piccola percentuale di antimonio, oggi si chiama ottone, il termine "bronzi" viene usato per definire le monete non in oro o argento. Nell'alto impero, in oricalco venivano coniati sesterzi e dupondi, per gli assi, semissi e quadranti si usava il rame. Imprese gloriose di Commodo non ce ne sono, è stato condannato alla "damnatio memoriae" trovi qualche notizia sulle sue malefatte e sulle sue stravaganze in questa discussione: http://www.lamoneta.it/topic/63283-consecratio-e-divinizzazione/page__p__686056__hl__commodiano__fromsearch__1#entry686056 Altrimenti, da una breve ricerca in rete: http://it.wikipedia.org/wiki/Commodo http://cronologia.leonardo.it/storia/anno180a.htm Ciao, Exergus
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  11. Il frammento di marmo con l’iscrizione etrusca – di 7 righe – è triangolare, 25 centimetri di lato e con uno spessore di 5 centimetri. «Una scoperta importante – conferma Andrea Camilli, ispettore della Soprintendenza archeologica della Toscana – fatta un paio di settimane fa nello scavo dei templi a Populonia alta», l’area dove, in collaborazione con la stessa Soprintendenza, lavorano gli archeologi delle università di Pisa (Letizia Gualandi) e di Roma tre (Daniele Manacorda). «Si tratta di un’iscrizione tardo etrusca - prosegue Camilli – un frammento di marmo che faceva parte, probabilmente, di un altare. L’icrizione è in realtà una dedica a una divinità impossibile da definire perché ci sono solo lettere finali comuni per tutte. Molte parole non sono complete, ma il dedicante doveva essere, probabilmente, un personaggio femminile». Perché il ritrovamento è così significativo? «Le iscrizioni etrusce lunghe sono pochissime – risponde Camilli – e questa è abbastanza lunga, già in restauro nel laboratorio della Soprintendenza di Pisa. L’iscrizione è ancora in corso di studio e verrà presentata a Piombino a fine mese, in conclusione del convegno di studi etruschi e italici, e poi sarà esposta proprio al museo di Cittadella». Il convegno che comincerà a Bastia, in Corsica, si concluderà al Castello di Piombino il 28 e 29 ottobre: organizzano Soprintendenza, Comune e Parchi Val di Cornia. «Questo frammento di marmo – interviene Daniele Manacorda (Roma Tre) – viene dallo scavo di un edificio dalla vita lunga e complessa, che si trova dietro il tempio C, uno dei tre templi individuati sull’acropoli. La pietra stava insieme ad altre appartenenti al crollo di uno dei muri di questo edificio e che poi è stata impiegata di nuovo in età che noi pensiamo romana. Rara essendo su marmo. Perché di iscrizioni ne abbiamo più o meno 13mila – sottolinea Manacorda – ma quasi tutte di ambito funerario. Questa, invece, è una dedica votiva per una divinità. Ci sono 54 lettere appartenenti a 14 parole, restano 7 righe del testo frammentario. Nel numero di ottobre di Archeo in uscita tra pochi giorni – aggiunge Daniele Manacorda – ne verrà data notizia e al convegno a Piombino, l’iscrizione sarà ripresentata e discussa. Abbiamo deciso di garantire, proprio su questa scoperta e di comune accordo con la Soprintendenza archeologica della Toscana, un’immediata divulgazione delle informazioni perché sia in tempi brevissimi di dominio pubblico; cioè sia per specialisti che per tutti gli appassionati e i cittadini. Sono molte le letture e le interpretazioni che si possono dare delle iscrizioni etrusche ed è importante che ci possa essere subito interesse e confronto». Perchè l’archeologia non può restare uno studio riservato solo a pochi. Al contrario può bastare un elemento particolare, qualcosa che susciti grande curiosità, per far nascere il giusto stimolo a capire e conoscere meglio – e con passione – il territorio e la sua storia che ci riguarda tutti da vicino. CECILIA CECCHI – Il Tirreno 13.10.2011
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  12. PASSERANO - GIACOMO RADICATI - 1594 Contraffazione del soldino di FILIPPO II di Spagna, per Milano Gamberini n. 245 Sono evidenti nello scudetto quadripartito le RADICI al posto delle BISCIE gr. 0,87 - Imitazione del soldino di FILIPPO II - Crippa n. 46
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  13. Ho avuto modo di vedere un'immagine del frammento iscritto e, la cosa che più mi ha stupito, visto che studio etrusco nel tempo libero, è che contiene parole del tutto nuove, mai apparse prima in nessuna iscrizione e il cui significato è ancora dibattuto (data anche la recente scoperta). Le parole sono separate da punteggiatura e questo ha fatto datare l'iscrizione al II - I sec. a.C. Vi posto di seguito ciò che ho letto sul frammento: Etrusco (si legge da destra a sinistra): Traslitterazione in caratteri latini: -- urnzl.cvera. -- -- u.sulicletram. -- -- ntu.hersume. -- -- ianis'erc.th -- -- u.rinuch.ei -- -- l.zich -- -- th -- Visto che si tratta di una dedica a una divinità il suo nome dovrebbe trovarsi proprio prima della parola cvera; le ipotesi più accreditate, dato che le lettere che ci rimangono sono al genitivo (-l), al momento sono: Fufluns (Bacco), particolarmente significativo per Populonia, Nethuns (Nettuno), legato alla città per via della sua vicinanza al mare e Selvans (Silvano) dio dei boschi. Altre tesi dicono che si tratti di una divinità sconosciuta del tutto nuova. Comunque, sono riuscito a tradurre alcune parole e, forse, ad individuare il nome del dedicante: cvera = Dono, offerta sacra. sulicletram = parola nuova il cui significato è discusso: è composta da "suli"- (la parte nuova) e "cletram" che significa canesto, recipiente per portare le offerte. Secondo me, si tratta di un sostantivo composto che specifichi meglio la funzione di questo oggetto rituale per le offerte agli dei: un nome tecnico per indicare questo recipiente. (Seia)ntu: così ho ricostruito questa parola che starebbe ad indicare il prenome dell'offerente: Seianti. Hersume: a mio parere trattasi del nome proprio dell'offerente: Hersume. zich -- : altra parola importante. Essa, infatti, significa generalmente "scrivere", ma in questo caso potrebbe significare "incidere, scrivere" questo testo.
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