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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 11/01/11 in tutte le aree
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Ciao! Non avendo particolari conoscenze riguardo questa emissione, mi limito a linkare una pagina di Zeno.ru dove se ne discute. Dovrebbe essere una medaglia il cui peso corrisponde a 5 Kran ovvero 23 grammi circa. Poiché la tua ne pesa 20 potrebbe essere una riproduzione. Nel sito sono presenti sia esemplari da 23 grammi sia esemplari da 20 con buone immagini. Nasir al-Din1 punto
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P.S. Il collezionismo come borsa di compensazione? Ho postato sopra un intenrvento che voleva essere principamente un omaggio a James Hillman. Il grande filosofo e psicanalista ha incentrato il suo pensiero sulla sensibilità dell'anima, cioè del cuore. Vivere con emozione, non asetticamente, per partecipare ndlla vita e della bellezza del creato...ogni giorno. Non solo quando facciamo carriera...o compriamo una bella medaglia. Tale sensibilità per il mondo greco antico era corrente...quotidiana, non c'era bisogno di andarla a cercare in chissà quali reconditi abissi dovesse ormai essere confinata. E' ovvio che parliamo di una sensibilità che è rivolta verso il mondo e verso gli altri...non di intimismo personale da tirare fuori ad horas o quando fa comodo.;) Per fare un esempio: quando acquistiamo una bella moneta a lungo cercata...come fosse un amore a lungo inseguito. Blocco ora un discoroso che porterebbe lontano da questo topic. Ho voluto solo ipotizzare che qualche volta il collezionismo di monete possa essere sopra tutto una sorta di compensazione per la nostra vita. Alle 23,00...quando tutti sono a letto e la cucina è libera, la tavola sparecchiata...invece della televisione si accendono le monete o le medaglie. Le medaglie sono ancora più belle e affabulanti. Le guardiamo, ci beiamo, fantastichaimo, studiamo, classifichiamo. Un mio conoscente risolse dei problemi che occupavano ed imbrigliavano la sua vita, da quel momento il suo cuore entrò in maggiore sintonia con la vita quotidiana. Ringraziò gli oggetti della sua collezione per la supplenza prestata. Smise di collezionare...non ne sentiva più il bisogno. Cedette quasi tutto...tranne le cose più belle. :)1 punto
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Come voi, ho passato la giornata in città. A differenza di voi, ormai, non posso molto straviziare..... Considero molto interessante e molto intelligente l'analisi di camerlengo, che individua un metodo sintetico per studiare e valutare un trend di mercato della medaglistica papale. Purtroppo non ho conservato dati del pregresso. Dell'asta Muenz Zentrum ho appena un vago ricordo: ma all'epoca non compravo direttamente e mi rifornivano alcuni commercianti che seguivano le aste italiane ed estere. Non c'erano ancora collegamenti on line diffusi. I cataloghi di asta erano stringati, con poche foto ed era più rassicurante che qualcuno vedesse. In un decennio è cambiato il mondo del collezionismo (e non solo); quando confrontiamo e riflettiamo ce ne accorgiamo...... Per l'approfondimento e la riflessione di camerlengo posso solo aggiungere , anche se non fornisco documenti, alcune considerazioni a memoria. Dal 2000 al 2005 il mercato della medaglistica papale è andato molto bene. Ricordo un Riccione 2005 molto vivace. Boccia (sarebbe morto poco dopo) cercava con insistenza Gregorio XVI in vista del completamento della monografia. All'hotel del Parco c'era un discreto movimento..... Il post Boccia è stata una fase di mercato un po' cedente (stava anche affievolendosi l'euforia dell'euro); le aste con il materiale proveniente dalla sua collezione di Tkalech e Italphil (o comunque le eccedenze rispetto alla prevista esposizione museale da parte della Santa Sede, che risulta avere mantenuto due esemplari per ogni tipologia) hanno avuto una buona vendita, ma a prezzi contenuti ( va anche detto che il materiale era bello, ma per le ragioni indicate, la terza scelta). Poi le quotazioni si sono un po' riprese anche se il materiale ex collezione Boccia venduto nelle aste ricordate o a trattativa privata ha continuato a ruotare e in misura ormai contenuta il fenomeno prosegue. Come osserva Camerlengo, in genere, le quotazioni recenti superano i prezzi del 2000 aggiornati per l'inflazione. L'impressione è che le aste estere vadano meglio di quelle italiane e che le medaglie straordinarie (non solo i massimi moduli) si siano rivalutate più delle annuali, più collezionate, ma più comuni. La medaglistica antica (ante 1800) ha avuto probabilmente risultanze migliori di quella moderna, Quanto alle medaglie di Paolo VI, a prescindere dalla aggiudicazione in asta Muenz Zentrum, non hanno mai avuto in Italia quotazioni superiori a £ 50.000. Non piacquero al collezionismo tradizionale; le tirature aumentarono a dismisura per un modello di pontificato certamente innovativo; vi furono all'epoca aumenti di prezzi dei metalli nobili che provocarono accaparramenti e quindi distribuzioni non ordinate. Oggi siamo consapevoli dell'importanza di questa medaglistica che ha coinvolto l'élite degli scultori italiani moderni, ma la quantità sul mercato è troppo eccedente il nostro collezionismo. Tuttavia anche in questo settore la contrazione dei prezzi - se confrontati con quelli effettivi di dieci anni fa - è modesta. Il tema interessante è cercare di stabilire se, sulla base di questa ricostruzione del decennio, sia raggiunta una situazione di stabilità e solidità dei prezzi. Sono stato e sono collezionista per passione, per l'arricchimento culturale che consente una collezione che ricostruisce una storia della umanità sia nelle vicende politico istituzionali (o più genericamente degli eventi), sia nella vicenda dell'arte. Ma una collezione richiede di destinare ad essa non solo le risorse che uno nella vita destina a spese voluttuarie di vario genere, ma anche quote di risorse che prudentemente sarebbe opportuno destinare al risparmio: e questa scelta è razionale, se è probabile il recupero (con vantaggio, in pareggio, o almeno in quota sostanziale) della spesa sostenuta. Questo obiettivo dall'indagine svolta sembra soddisfatto. Speriamo che lo possa essere anche in futuro: è quanto cercheremo di monitorare. Ho chiacchierato tanto, ma più riferendo sensazioni che dati rigorosi, come speravate. Sono lieto di avervi deluso. Sono stato abituato nella vita lavorativa ad avere molti collaboratori in staff per il lavoro preparatorio; da solo so fare poco al di fuori di classificare qualche medaglia.1 punto
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Ciao, a mio avviso, trattasi di akce coniato ad Istanbul a nome di Maometto II regnante dal 1444 al 1446 e poi ancora dal 1451 al 1481. Questa moneta appartiene al secondo regno. La data, in particolare, non riesco ad interpretarla con certezza. Comunque sia, questo tipo riporta solitamente la data 875 (anno secondo il calendario dell'Egira, corrispondente al gregoriano 1469).1 punto
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Le aree monetarie non scompaiono neppure oggi nell'Europa Unita (o presunta tale), figuriamoci allora quando un paese disperso tra le colline langarole non sapeva nemmeno se era sotto i Savoia, sotto i Gonzaga o sotto chi altri... L'euro non circola forse anche fuori dagli Stati in cui è moneta corrente, talvolta anche a valori maggiori dei cambi ufficiali? Senza andare troppo lontano da casa tua, basta che vai in Svizzera e trovi un uso dell'euro parallelo a quello del franco. O nell'Europa dell'Est, con giochi di mercato nero che non sono altro che attualizzazioni di quello che facevano tante volte i cambiavalute qualche secolo fa. Un conto è una tipologia unica della monetazione ufficiale delle zecche ducali, un altro è la moneta utilizzata dalla gente dell'epoca. I Savoia non emettevano reali da 8, eppure ci sono prove di un loro utilizzo non trascurabile nel Seicento all'interno del Ducato. Oppure, le parpagliole di Milano continuavano a circolare anche oltre il Sesia a fianco di cavallotti o dei pezzi da soldi post-riforma di Vittorio Amedeo I. In economia ancora più che in fisica, forse, vale la teoria del caos di Lorenz (anche se la primissima formulazione è di Alan Touring): un battito d'ali di farfalla in Brasile può scatenare un uragano in Texas. Nessuna riforma può avere un'efficacia realmente completa, perché le leggi dell'economia trascendono spesso le volontà delle amministrazioni (tanto più se mostrano poca lungimiranza: mai come in questi mesi hai degli esempi concreti di quanto ti sto dicendo). Ciao. E.1 punto
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Caro odjob, le striature che si evincono sui campi del dritto, sono il frutto di imperfezioni della pasta che componeva il tondello prima di essere coniato, tipiche del periodo del vicereame, dove all’interno delle officine monetarie, succedeva di tutto…….1 punto
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LITRA DI BORG (?) Ringrazio Piakos per avere speso interessanti considerazioni su questa misteriosa litra proposta nella prossima asta Nomos. Tuttavia mi sembra utile ritornare ed esaminare in una logica sequenza i vari e complessi aspetti. Autenticità della litra Naturalmente il primo punto è di assicurarsi che sia un esemplare autentico e non falso (se è falso diventa inutile discutere sopra). Naturalmente per sincerarsi è necessario un esame visivo diretto. Tuttavia dalla foto digitale, di sufficiente qualità, non ho notato i tipici “stilemi” e dettagli dei soliti numerosi falsi moderni dei frazionali sicelioti. La coniatura appare netta e il metallo non risulta poroso, ma di buona qualità. Sul diritto è presente una corrosione che appare essere naturale e difficilmente riproducibile. Noto soltanto che è molto elevata la pressione esercitata al conio di martello, con conseguente piccola rottura a un bordo, che potrebbe essere sia naturale che conseguente a una moderna pressa meccanica. Mi disturba un po’ il bordo del diritto, che dovrebbe essere perlinato, ma risulta un po’ irregolare, benché questo possa essere conseguente a un lieve scivolo del conio di incudine (quello con la testa di ninfa), dimostrato anche dal doppio contorno del mento. Alcune perplessità suscita la particolare posizione delle zampe del cinghiale, come giustamente evidenziato da Piakos (se ne riparlerà dopo). Ho anche chiesto ad Alan Walker, responsabile di Nomos e persona molto gentile e disponibile nonché discreto conoscitore di monete antiche, sulla provenienza, anche se è un argomento molto “scottante”. Mi ha risposto che proveniva da una nota collezione inglese già da alcuni anni, ma non aveva ancora informazioni sulla precisa origine. Al momento quindi prevale l’ipotesi che la moneta sia autentica, seppure non ancora con assoluta certezza e anzi permangono alcuni dubbi. Leggenda dell’etnico A una maggiore rilettura e anche Walker lo ha riconosciuto, l’ultima lettera, quella vicino alla nuca della ninfa, sembra essere più un gamma rovesciato in forma arcuata arcaica (una C invertita) che una O. Quindi la leggenda corretta dovrebbe essere BORG (anziché BORO). In ogni caso non è una parola greca, ma potrebbe essere un termine indigeno reso con caratteri greci, cosa non inverosimile se a curare l’emissione dia stata una comunità indigena dell’interno dell’isola, dei Siculi, che pare siano una stirpe indoeuropea molto affine agli Italici dell’Italia centromeridionale. Sorge quindi un grosso problema linguistico, e si dovrebbe sentire un esperto linguista degli antichi dialetti in Sicilia. Spontaneamente il termine BORG fa pensare al nostro BORGO (in origine “castello fortificato”), che però è una parola derivante dal tedesco medievale BURGZ (= città), a sua volta derivante dal proto-indoeuropeo B’ERG (= forte), che poi ha dato origine a diverse parole simili specie nel nordeuropa (come il danese BJERG = montagna). Comunque a Malta fin dal XX secolo a.C. esisteva il noto sito archeologico denominato BORG-IN-NADUR. Sul noto atlante Barrington non esistono in Sicilia nomi che iniziano o comprendono tale termine, per cui si tratta di una parola comunque inedita e forse di origine indigena. Dal punto di vista dell’assonanza mi colpisce molto la somiglianza col nome del lago di Pergusa (in provincia di Enna), famoso fin dalla notte dei tempi e legato al mito di Persefone. Ella era figlia di Demetra e proprio qui fu rapita dal dio degli inferi, Ade, e fatta sua sposa. Non si conosce l’origine etimologica del nome Pergusa, che comunque fu molto antica. Se si sostituisce il fonema labiale P con la simile B otteniamo la stessa radice della parola trovata su questa litra. Dalla grafia arcaica della leggenda risaliamo facilmente al tempo del regno di Ducezio (460-450 a.C.), che comprendeva anche questo lago, che anzi divenne importante centro di culto. Ducezio era un greco, ma conquistò l’animo dei Siculi fino a diventare loro re e risaltò molto la cultura indigena ed elesse a capitale Paliké, che stava vicino all’attuale Palagonia (a 25 km a ovest di Leontinoi). Sempre sotto Ducezio, la vicina città di Morgantina (a meno di 30 km dal lago di Pergusa e a metà strada tra questo e Palikè), che stava sulla parte più alta dell’altopiano, Cittadella, fu distrutta (Diodoro 11, 78, 5) per essere poi riedificata più grande e popolosa nella vicina Serra Orlando. Tra queste due località, proprio al centro della collina di Morgantina, nell’attuale località San Francesco Bisconti, fu costruito fin dalla fine del VI secolo a.C, un importantissimo tempio dedicato a Demetra e Persefone, molto frequentato fino alla fine del III secolo a.C. (un sito purtroppo deturpato dalle continue razzie di tombaroli). Per le ragioni che saranno meglio spiegate in seguito, è possibile che la litra provenga da tale zona o verso la fine del regno di Ducezio o poco dopo, quando Morgantina riacquisto una propria indipendenza. Noto che la sillaba BO, comunque poco diffusa nell’etimologia greco-siceliota, si ritrova nella parola ALBOS che si ritrova su un hexas di bronzo di Morgantina (= Calciati 7), anch’essa etimologicamente sconosciuta e che è considerata essere il nome greco del fiume Gornalunga, che nasce nel vicino monte Rossomanno e che sfociava, fino al XVII secolo, nel Golfo di Catania (ora sbocca nel fiume Simeto a pochi km dal mare), e che anticamente era navigabile e quindi sfruttato dai coloni calcidesi per penetrare fino a Morgantina. Testa di ninfa La testa di ninfa, che potrebbe essere quella legata alle acque del lago di Pergusa (come di tante altre località ricche di acque o fonti come Aretusa di Siracusa e Himera dell’omonima città), presenta alcune affinità con didrammi di Erice e Segesta risalenti circa al 450-440 .C.: Interessante e peculiare è la forma della collana, che reca di fronte un gioiello. Lo stile e la notevole lunghezza del collo della ninfa appaiono particolari e forse riconducibili a un incisore indigeno, anche se vanno attentamente valutati. 1 Imhoof-Blumer 1886, tav. 6, n. 7 = Ex coll. Walcher von Moltheim 486 g. 0,82 (attribuito prima a Himera, poi a Nakona) 2 Private coll. (da Manganaro 1999, tav. 23, n. 29) g. 0,615 (attribuito a Morgantina, con lettura retrograda MORCAN) 3 Coll. Cammarata (citato da Manganaro e non illustrato) g. ? (attribuito a Morgantina ?) E’ importante ritornare soprattutto sull’esemplare Manganaro, che è l’unico un poco leggibile e che presenta molte affinità con la testa della ninfa di Nomos, pur non essendo dello stesso conio. Il Manganaro ha letto, non si comprende con quale fondamento, la leggenda MORCAN. Ho provato a ricalcare le lettere visibili, ricostruendo là dove possibile e viene fuori la seguente figura: Quindi esisterebbe comunque una lettera B seguita da O e forse anche da R. La B appare meno arcaica e con linee più curve, mentre la lettera R conserva la gambetta (rho arcaica), che perderà poi per diventare una P durante la seconda metà del V secolo a.C., prima a Siracusa e poi alla fine ad Akragas. Osservate come esiste anche qui il gioiello davanti alla collana. Quindi esisterebbe comunque una emissione con un nome inedito. Forse esiste una lettera (M ?) davanti alla fronte della ninfa, ma non è possibile esserne certi. (continua)1 punto
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La litra di boro. Premettendo che ogni oggetto deve essere studiato ictu oculi, è tuttavia possibile rappresentare un'analisi basata sulla coerenza iconografica dell'oggetto stesso. E' utile premettere che, nel mondo greco antico, la razionalità e la logica regnavano sovrane nell'arte e nella riproduzione della realtà: dando luogo a rappresentazioni coerenti. Poi...per avventura, è sempre possibile che un oggetto originale possa uscire dai canoni...pensiamo alle gambe accavallate della suonatrice di flauto nel trono Ludovisi...posa che in un gruppo scultoreo attinente al sacro non dovrebbe trovare luogo. Ma sono casi difficili. Il grande e compianto Federico Zeri ha sempre obiettato sull'originalità di quel pezzo di scultura. Allora, torniamo alla nostra litra e vediamo un po': - considerazione sull'etnico: in genere boro è un termine moderno per indicare, con linguaggio snob, il burino...il coattone insomma. - Considerazione stilistica: avete mai visto nel modo plastico ed iconografico greco un cinghiale rampante con una delle zampe completamente reclinata all'indietro? Ma che è!? Acheloo? E' una raffigurazione priva di senso alcuno, almeno, ma non solo, per un fondamentale motivo: l'mmagine del toro androposopo che sgambetta con le zampe anteriori una delle quali è fortemente reclinata, viene comunemente intesa e riconosciuta come divinità fluviale, vuole significare Acheloo che nuota nella corrente. Rapportare la tipologia della divinità fluviale a questa con il cinghiale sembrerebbe una mera copiatura. Avete mai visto un cinghiale nuotare (?) comunemente o per rappresentare se stesso. Il cinghiale, nel mondo antico, non appartiene alla magia del fiume...ma a quello delle quercete. Infatti l'esemplare di Phokis sopra postato almeno ha due foglioline con probabile piccola ghianda che sono coerenti nell'immagine. Riguardo a queste frazioni Focee evidenzio che molte raffigurano il cinghiale con un solo arto disteso in avanti. Solo in alcune si nota anche l'altra zampa reclinata ma è probabile che trattasi di un mero accorgimento figurativo senza valenza simbolica...anche in ragione della curvatura del tondello e delle ridotte dimensioni monetali. Il cinghiale se ne sta nel folto del bosco a grufare,limitaneo a volte all'allevamento dei suini...come nelle piccole monete (litre) di Abaceno. Posto iconografie del cinghiale scolpite su marmo: la caccia al cinghiale caledonio. La seconda è un tondo adrianeo riusato nell'arco di costantino. Poi, in altre monete c'è il cavallo rampante...che si impenna! Il cinghiale e i suini si impennano? No! Uno dice: caro Piakos, i cinghiali caricano chi li disturba...avanzando velocemente. Appunto...una mente moderna potrebbe trasporre lo sgambettamento di Acheloo o del cavallo che in molte monete antiche si impenna: con la corsa. Non è così...il mondo greco antico è logico e concettuale. Una raffigurazione è come una foto, riprende il soggetto in un momento topico. Il cinghiale pascola e grufa nel bosco e nelle radure...non assale...non caccia. La carica è solamente un incidente per difendere il territorio. La zampa può forse essere un po' reclinata all'indietro ne gesto di spostare zolle di terra...ma non del tutto piegata come nella monetina in esame. - Per quanto concerne i chicchi d'orzo unica spiegazione potrebbe essere lo scempio che i cinghiali arrecavano nei campi carichi di spighe. Non si rinviene però il collegamento con la raffigurazione del diritto. La mietitura nel mondo antico è spesso rapportata al capro (espiatorio...) in una metafora che si perde nella notte dei tempi e che, nel mondo greco arcaico (specificamente dorico) è collegata ad Apollo (cornupeta). Sussistono ancora oggi in Calabria retaggi di tale rito espiatorio: un uomo si finge il capro e i mietitori lo circondano mentre recidono le messi, sino a mimarne l'uccisione. Si vuole così offrire un tributo alla terra a cui le messi vengono tolte...affinchè permetta nuovi e ricchi raccolti. Nella moneta in esame non trovo coerenza per tale antichissimo rito e se dobbiamo trarre elementi per individuare la città che potrebbe aver coniato: si tratterebbe di un sito limitaneo sia ai boschi di quercia che alle ampie distese di messi. Solitamente, nella Sicilia antica, Uno dei due luoghi escludeva l'altro. EPILOGO Alcune regioni del Mediterraneo sono delle terre cariche di storia, popolose e popolate ancora oggi da persone in gamba, dotate artigianalmente e svelte d'ingegno che hanno capacità rappresentative e molta fantasia. Probabilmente manca qualche lettura in più e maggiore rigore...dopodichè il gioco potrebbe essere perfetto. P.S. Si coglie umilmente l'occasione per invitare cortesemente a citare come fonte questa discussione nel caso che - come già accaduto - idee esposte in questa sede dovessero essere riprese in altriu contesti o pubblicazioni. Se del caso...si ringrazia anticipatamente.1 punto
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Grazie, sai anche questo tondello e reduce da migliaia di pezzi passati da un caro amico che acquista chili di monete del regno per rivenderle a peso, ovviamente spulciandole per cercare date e curiosità....1 punto
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