Classifica
Contenuti più popolari
Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 10/30/11 in tutte le aree
-
Ho disapprovato l'immagine da catalogo, così la finiamo con questa storia. Utente Gionata, lei è cortesemente invitato, se vuole continuare a fare parte di questa comunità, a esprimersi in termini e modalità appropriate agli scopi e al regolamento della stessa, oppure a levare le tende. In particolare, la invito a evitare il tono intimidatorio nei confronti dello staff, che da solo sarebbe motivo sufficiente di sospensione. Chiudo la discussione.3 punti
-
Poichè grazie a questa bellissima e colta discussione magistralmente introdotta e gestita da Minerva si è potutto toccare anche gli aspetti culturali e sociali del mondo antico, reputo opportuno - in omaggio al grande psicanalista James Hillman, recentemente scomparso, postare il successivo intervento, per il quale gli archetipi ed i simboli erano e sono importanti nella società degli uomini. Debbo precisare che è già stato postato in altre due sezioni di questo sito, specificamente in una stimolante discussione in corso in AGORA': la fine dell'euro. Mi consento quindi questa licenza considerandola un'eccezione. Da ERACLITO DI EFESO (VI - V sec. a.C.) a JAMES HILLMAN (1926 - 27.10.2011) psicoanalista. L'anima mundi e la perdita del mondo immaginale. James hillman, grandissimo psicoanalista (spentosi ieri nella sua casa nel Connecticut) va oltre il pensiero di Freud e Jung nell'analisi del malessere dell'individuo. Per Hillman le cause del nostro dolore nel vivere vanno rintracciate nel modo in cui l'uomo interiorizza la società in cui vive. Nella prevalente razionalità competitiva e nella ricerca del profitto e dell'utile personale, enfatizzate in un'ambito edonistico. Queste hanno disattivato la capacità immaginativa del cuore nell'individuo, cioè la coscenza dell'amore, della bellezza, della giustizia e di quella verità interiore di cui abbiamo perso l'origine e la traccia. La società nel modo con cui è strutturata e nelle modalità con cui fa vivere gli individui è quindi la responsabile della sofferenza, specificamente di quella interiore ma non solo..., che in varia misura pervade e devasta gli stessi individui...in quanto puri funzionari di qualche apparato economico, fosse anche proprio od altrui, comunque senz'anima. Ciò accade perchè la nostra società appunto non ha più anima e ha perso la cognizione autentica delle relazioni tra gli uomini, se non come relazioni intese per interessi e per profitto. Peraltro la nostra società ha perduto la capacità di commuoversi per il dolore nel mondo e di immaginare tutto quanto non rientra nella concettualità, nella funzionalità e nel calcolo delle utilità, in cui ciascuno è costretto a vivere...spesso incosapevolmente. Si è quindi perso il pensiero del cuore di cui erano capaci gli antichi greci che pensavano con il cuore...di qui la profondità del logos e dell'anima, i cui confini erano irragiungibili già per Eraclito. Per il mondo greco la bellezza commuoveva ed esaltava in quanto era inscindibile dalla bontà e dalla verità. Concetti che la cultura cristiana ha separato e che i greci tenevano insieme anche etimologicamente. Data l'importante e non banale premessa si arriva al dunque. Nel mondo greco antico la bellezza individuale (espressa dalla personale serenità del volto e dello sguardo ed intesa come conoscenza di sé ed armonia interiore) non è raggiungibile senza una Politica della bellezza (saggio di Hillman - Edizioni Moretti & Vitali). Prevale quindi la necessità assoluta e insostituibile di una società ben governata (unitamente ad una economia sana e realmente gestita) che sola può ridurre la sofferenza umana di tanti individui. Ciò è possibile in una società che consenta la tolleranza e l'accoglienza che solo un sano relativismo può concedere...ecco perchè gli antichi greci non avevano un solo dio...ed ecco perchè Nietzsche scrive che...Gli dèi morirono dal gran ridere quando udirono che un Dio voleva essere il solo. Hillman ci dice che noi non siamo se non in un campo psichico con gli altri e con l'ambiente urbano e naturale di questo mondo. Quindi per l'uomo non c'è sofferenza individuale disgiunta dall'anima del mondo in cui si vive. (Quanto sin qui scritto è anche un condensato di un articolo del grande maestro Umberto Galimberti, comparso da poco sul quotidiano La Repubblica).2 punti
-
"Conosci te stesso" è il saluto che il dio Apollo rivolge alla lettura di chi entra nel suo santuario di Delfi ed è l'invito alla conoscenza di cui egli è il custode. Il bene a cui si è invitati si fonda sulla natura dell'esistenza umana e dell'essere del mondo; esso è inscindibile dal bello che altro non è che la natura in sé perfetta e giunta alla completa realizzazione della propria essenza. Ogni moralità presuppone quindi il discernimento, la conoscenza ed il rispetto della giusta misura. Etica e bellezza sono un'unica cosa come anche Apollo è in un'unica e medesima persona sapiente, istitutore di ordine e di diritto nonché musico e tutte queste perfezioni sono solo le differenti rifrazioni della stessa luce: la conoscenza. Nella vita dell'uomo e nel mondo, la musica di Apollo è la grande educatrice, origine e simbolo di ogni ordine e del contegno interiore ed esteriore proprio del saggio. Apollo in persona aveva eletto i più grandi saggi dell'antichità e li aveva riuniti nel numero a lui sacro e quindi il 7. Secondo il vaticinio dell'oracolo delfico, un tripode d'oro rinvenuto in mare durante la pesca doveva andare al più saggio dei Sette. Trovato il tripode, esso venne assegnato a Talete di Mileto che, essendo di indole umile, lo donò ad un altro dei Saggi, ma nemmeno questo si ritenne degno di tanto onore fino ad assegnarlo al successivo e così il tripode passò da uno all'altro finchè non verrà consacrato ad Apollo stesso che è il vero maestro di saggezza. Il tripode, quindi, è simbolo di Apollo così come lo è il delfino da quando i Cretesi vennero condotti dal dio che aveva assunto le sembianze dell'animale marino fino a Delfi. Fu la riconoscenza dei Cretesi ad edificare qui il tempio di Apollo Delfinio in cui il dio parlerà all'umanità intera, ai re come al più misero del popolo. L'immagine del delfino è presente anche nelle monete romane imperiali e lo troviamo iconograficamente sia fermo che in movimento e spesso è associato al tripode delfico come nel seguente denario di Vitellio: http://www.coinarchives.com/a/lotviewer.ph...25&Lot=1545 La legenda ci spiega che l'imperatore era stato uno dei "XV viri" preposti alla sorveglianza delle cerimonie dei sacrifici. Una composizione iconografica simile la possiamo rintracciare anche in un denario dell'imperatore Tito (RIC 128), ma la legenda è differente: http://www.wildwinds.com/coins/ric/titus/RIC_0128.5.jpg Il delfino è anche simbolo di Nettuno visto che nella mitologia greca uno di questi animali avrebbe favorito le nozze tra il corrispettivo Poseidone ed Anfitrite. Troviamo così il delfino nelle mani di Nettuno in monete di Augusto, Caligola, Vespasiano, Adriano ed altri imperatori successivi. Sempre alla stessa associazione simbolica rispondono le raffigurazioni di un delfino attorcigliato ad un'ancora navale e troviamo questa immagine in monete di Augusto e dei Flavi: http://www.coinarchives.com/a/lotviewer.ph...359&Lot=580 Potrebbe essere interessante ed utile, oltre che divertente, provare a leggere la simbologia delle monete imperiali ed invito chi volesse ad aggiungere ciò che potrebbe essermi sfuggito circa il simbolo del tripode e del delfino. Il prossimo simbolo che si potrebbe trattare è l'aquila ed invito i più volenterosi alla ricerca dei significati di questa allegoria ancora oggi presente nell'iconografia legata al potere. Enrico :)1 punto
-
Cari amici, sperando sia di vostro gradimento ricevere un nuovo lavoro storico-numismatico, abbiamo scritto "MONETE ED ... "ESCORT" NELL'ANTICHITÀ ". http://www.roth37.it/COINS/Escort/index.html Augurandovi una buona lettura, gli Autori Vi inviano cordiali saluti Sergio Rossi (roth37) & Ottavio de Manzini Dear friends, I think you agree to receive a new historical-numismatic paper. Therefore we wrote "COINS AND ... "ESCORTS" IN THE ANTIQUITY". http://www.roth37.it/COINS/Escort/index.html Best regards Sergio Rossi (roth37) & Ottavio de Manzini Chers amis, J'éspère qu'il vous plaira de recevoir un nouveau travail portant sur l'histoire et la numismatique. Nous avons donc écrit "MONNAIES AND ... "ESCORTS" DANS L'ANTIQUITÉ". http://www.roth37.it/COINS/Escort/index.html Cordialement Sergio Rossi (roth37) & Ottavio de Manzini1 punto
-
Salve. Per dare un'idea, a chi non c' é mai stato, ho pensato di fare un piccolo montaggio delle due giornate che ho vissuto a Verona. Purtroppo non vi sono molte monete perché vista diffidenza dei venditori non mi sono risciato a chiedere il permesso. Comunque questo video secondo me dá l'idea dell'atmosfera che si respira. Questo é il spero proprio che vi piaccia.Stó preparando una versione con una qualitá maggiore da scaricare e masterizzare su un dvd cosi da poterlo vedere in un comune dvd player. Ciao1 punto
-
Una breve esplicazione circa Hillman e il suo interesse per il mito e gli archetipi...per i simboli. ;) Un suo passo: "Ermes-Mercurio oggi è dovunque. Vola per l'etere, viaggia, telefona, è nei mercati, e gioca in borsa, va in banca, commercia, vende, acquista, e naviga in Rete. Seduto davanti al computer, te ne puoi stare nudo, mangiare pizza tutto il giorno, non lavarti mai, non spazzare per terra, non incontrare mai nessuno, e tutto questo continuando a essere connesso via Internet. Questa è Intossicazione Ermetica". Grazie a Voi.1 punto
-
Moneta rara, personalmente non mi era mai capitato di vedere questo rovescio per Vespasiano. Si tratta del RIC 386 rarità R, di cui in rete ho trovato quest'unico esemplare venduto da NAC. The Roman Empire Vespasian, 69 – 79 Sestertius 72-73, Æ 26.30 g. Laureate head r. Rev. Vespasian riding r., spearing fallen foe. C 474. BMC 286 var. RIC 386 var. Very rare. Dark tone heavily tooled and slightly corroded, otherwise very fine Ex Gorny and Mosch sale 170, 2008, 2059. Peccato che le condizioni della moneta la rendano interessante solo per collezionisti specializzati.1 punto
-
Mi pare un élemento di spada ,?............. ..................che ne pensate .................. :o ...........5,5 x 5,7 cm spessore 3 cm....... .................. :D .............. .............mi posso sbagliare ,ma mi sembre quella Spada .....di..... Rinuccio della Rocca.... :lol:1 punto
-
Fin qui si è vista l’associazione del pavone con la regina degli dei, il motivo dell’associazione tra la divinità e l’animale che per gli antichi, però, godeva di ulteriori significati legati al concetto di immortalità. I pagani prima ed i primi cristiani successivamente, infatti, ritenevano che le carni del pavone non si decomponessero e che risultassero refrattarie alla cottura. Si pensava poi che il pavone, in autunno, perdesse le piume per poi vedersele ricrescere, bellissime, in primavera e tale accadimento suggeriva un’associazione simbolica con l’argomento della rinascita e della rigenerazione in un’ottica di ciclicità ben presente anche nella ruota che questo animale fa con la coda. Queste credenze e la simbologia annessa hanno procurato un’associazione tra il pavone e la resa iconografica del concetto di consacrazione. L’imperatrice, dopo la morte, veniva consacrata così come accadeva per l’imperatore e veniva ad essere eletta nella schiera degli dei. Il tramite tra l’ormai tramontata vita terrena e quella divina delle auguste la vediamo resa figurativamente tramite il pavone in diverse monete come in questo denario di Antonino Pio per Faustina con al dritto il busto drappeggiato, a destra dell’augusta e la legenda DIVA FAVSTINA. Al rovescio: CONSECRATIO pavone a destra (RIC 1702). Nel seguente sesterzio vediamo Faustina II in apoteosi mentre vola su un pavone. Al dritto DIVA FAV-STINA PIA busto drappeggiato a destra. Al rovescio: CONSECRATIO con Faustina velata, con scettro in mano, seduta su un pavone che vola verso destra (RIC 1702). Altra resa iconografica dedicata alla scomparsa delle imperatrici la troviamo sul seguente denario di Marco Aurelio per Faustina dove notiamo al dritto il busto drappeggiato a destra dell’augusta e la legenda DIVA FAVSTINA PIA. Al rovescio: CONSECRATIO ed un trono vuoto con uno scettro appoggiato in diagonale. Davanti un pavone (RIC 745). Nel seguente aureo di Flavia Giulia, unica figlia di Tito e dopo tribolate vicende anche moglie di Domiziano, troviamo il pavone usato sia come tributo all’immortalità del padre dell’augusta, ma in particolare come simbolo di concordia. La donna, infatti, prima era stata ripudiata e poi ricevuta dal marito Domiziano. L’uniformità e la concordanza armoniosa dei colori sulle penne del pavone rende bene il messaggio sotteso alla figura dell’animale. Al dritto vediamo il busto di Giulia drappeggiato, rivolto a destra e con i capelli raccolti in alto sulla fronte mentre dietro in una lunga treccia e la legenda IVLIA AVGVSTA. Al rovescio: DIVI TITI FILIA ed un pavone andante a sinistra mentre fa la ruota con la coda (RIC 683). Il pavone compare anche su alcune monete degli imperatori come Ostiliano, Gallo e Volusiano ma in occasione di raffigurazioni architettoniche dedicate al tempio di Giunone Marziale. Lo vediamo nel seguente antoniniano di Volusiano con al dritto il busto dell’imperatore drappeggiato, corazzato e con corona radiata a destra. La legenda IMP CAE C VIB VOLVSIANO AVG. Al rovescio Giunone seduta davanti al suo tempio con pavone al fianco: la legenda IVNONI MARTIALI (RIC 171). I pavoni erano animali che venivano utilizzati come decoro anche nei giardini degli imperatori e le loro uova erano un ghiotto alimento destinato ai banchetti della famiglia imperiale. Vediamo la sua forma elegante e colorata in questo affresco ritrovato a Pompei. Enrico :)1 punto
-
E’ come se la natura si fosse messa d’impegno per utilizzare tutti i suoi colori più belli, le forme e le simmetrie per riempire di grazia il pavone che fin dal tempo degli dei dell’antica Grecia è diventato uno degli attributi simbolici di Era. L’origine dell’associazione simbolica tra il pavone ed Era è da ricercarsi nel mito della sacerdotessa Io, consacrata al culto della regina degli dei, donna tanto bella che non le fu possibile sfuggire allo sguardo di Zeus che se ne invaghì al punto da innescare le gelosie della moglie. Era trasformò Io in una giovenca e collocò come suo custode Argo, il gigante che tutto vede. Euripide scrive che Argo possedeva cento occhi ed era sempre vigile al punto che la notte, quando dormiva, in realtà cinquanta occhi riposavano mentre gli altri vigilavano guardinghi. Zeus però non era del tutto disposto a rinunciare ad Io ed incaricò Ermes di neutralizzare la custodia dell’indiscreto custode. Il vaso greco che abbiamo appena visto e che ci fa conoscere la strana natura di Argo, ci permette anche di vedere la scena in cui il custode viene ucciso da Ermes liberando così Io dalla prigionia. Quando Era venne a conoscenza dell’uccisione del suo eroe, trasferì i cento occhi di Argo sulla coda del pavone che da quel giorno divenne animale a lei sacro e simbolo della vigilanza, della custodia e dell’accortezza. Il mito di Io è quasi interamente incardinato sul senso della vista e sulle emozioni che motivano lo sguardo ad essere attento e presente, critico e vigile come quello di una moglie o di una madre. Già Omero si era soffermato a descrivere l’intensità dello sguardo regale di Era: occhi mossi spesso dalla gelosia e dall’ira: forze che poi si mutavano in crudele vendetta. La regina degli dei usava spesso gli uomini per i suoi progetti distruttivi e sceglieva i suoi eroi mandando loro delle piume di pavone mentre lei stessa si muoveva sopra un carro trainato dai pavoni. Il mito che dà origine all’elezione del pavone come animale di Era risultò molto importante nell’antica Grecia anche perché Argo, “il vigile custode che dorme e veglia con cent’occhi in fronte” (Stazio, Tebaide, VI), apparteneva alla stirpe che darà i natali all’eroe Perseo che proveniva dall’Argolide ed il suo nome verrà impiegato per enunciare quella che diverrà la Persia dove i Seleucidi fecero costruire, per sé stessi, il prezioso “trono del pavone” che era tempestato di zaffiri, rubini, smeraldi, perle e miriadi di altre pietre preziose che davano colore e luce ad una struttura d’oro, retta da pavoni e con un baldacchino che di questi animali ne imitavano la coda. Vediamo riprodotto questo inestimabile mobile in un’antica miniatura persiana di molto successiva al regno dei Seleucidi. I Romani accolsero sia la mitologia greca che molti dei simboli ad essa collegati e vediamo così che anche a Roma Giunone è quasi sempre rappresentata con il pavone al suo fianco. Le valenze simboliche dell’animale dai cento occhi, allusivo alla gelosia ed alla vigilanza muliebri, lo rendevano espressione dell’animo femminile ed è così che lo vediamo comparire prevalentemente nelle monete coniate per le auguste ed accompagnato dalla presenza di Giunone come in questo denario di Giulia Mamea che riporta al dritto IVLIA MAMAEA AVG ed il busto dell’augusta drappeggiato e rivolto a destra. Al rovescio: IVNO CONSERVATRIX Giunone ed il pavone (RIC Alessandro Severo 343). Vediamo Giunone ed il pavone anche nel seguente sesterzio di Faustina con al dritto: FAVSTINA AVGVSTA con il busto dell’augusta drappeggiato e rivolto a destra. Al rovescio IVNONI REGINA con Giunone di fronte, con il capo a sinistra mentre regge una patera ed uno scettro. Alla sua sinistra un pavone (RIC 1651).1 punto
-
Busta arrivata. Referenza positiva come al solito per il nostro curatore Sagida. Ormai scambiare con lui sta diventando una bellissima abitudine. Sono arrivato con questo al 44° scambio effettuato ... il primo, quasi 1 anno e mezzo fa è stato portato a termine sempre con Sagida. Adesso siamo già al quarto concluso ottimamente e, sono sicuro, non sarà l'ultimo. Ciao Davide1 punto
-
Una precisazione: A me risulta che gli ori di V.E. III erano venduti a circa 4 volte il facciale ( il 20 lire fascetto ad 80 lire, i 100 lire vetta a 400 lire) ma 80 lire (nel caso del fascetto) era all'incirca il valore reale dell'oro contenuto dopo la svalutazione seguita alla grande guerra, per cui il sovrapprezzo dovrebbe essere poco sopra l'intrinseco. Mi spiego meglio: nel 1927 (nuova parità lira-oro) 100 lire equivalevano a 7,9190 grammi d'oro. In particolare l'oro contenuto nel 20 lire fascetto (5,8 g di fino) equivaleva a 73 lire. Per cui, se venduto ad 80 lire si aveva un sovrapprezzo di 7 lire, ossia meno del 10%. Stessa cosa per il 100 lire vetta. p.s. Nel calcolo precedente in assenza di tabelle ho assunto che i valori del 1923 fossero equivalenti a quelli del 1927, ma l'approssimazione dovrebbe essere piccola, in quanto quello fu un periodo di stabilità per la lira. Per cui i numeri corretti non dovrebbero cambiare moltissimo da quelli che ho dato. Buon fine settimana a tutti Giuseppe1 punto
-
Titolo di questa discussione: Il valore delle emissioni numismatiche odierne. Post nr. 1 “Io mi sono affacciato da poco alla numismatica provenendo dalla filatelia ma mi pare che queste emissioni siano, come per la filatelia, destinate unicamente ai collezionisti, quindi vi chiedo lumi in merito al valore che potranno avere in futuro queste monete…..” Post nr. 30 “il mio non era una richiesta di valore o se tali monete potessero avere valore ma solo un'invocazione a mettere in guardia i neofiti sui prezzi assurdi e sulla sbandierata rarità di queste emissioni da parte del soggetto emittente”. Prendo atto che solo al post nr. 30 si è capito ciò di cui volevi discutere (magari se l’avessi scritto da subito che si trattava di un’invocazione per mettere in guardia i neofiti dall’emissioni per numismatici avrei evitato di scrivere quello che ho scritto o avrei scritto altro). Detto questo, posso solo aggiungere un dato di fatto che chi, come Te. si è affacciato da poco alla numismatica, probabilmente ignora. L’emissioni per numismatici auree in lire della Repubblica, vendute a partire dal 1994 e fino al 2001 a circa 1.200.000 lire la coppiola (2 monete da 50.000 e 100.000 lire), oggi un privato collezionista le rivende senza problemi a partire da 700 euro in su; se poi si volessero acquistare da un commerciante,sempre oggi non basterebbero 900 euro per la coppiola più comune. Le più rare vanno intorno ai 1.200 euro. Come vedi, su un piano puramente commerciale, chi acquistò neppure molti anni fa quelle monete, oggi ha quanto meno la prospettiva di riprendere quanto ha speso. E in numismatica (non parliamo poi della filatelia) riuscire a riprendere i soldi spesi a distanza di poco più di dieci anni dall’acquisto di una moneta, non mi sembra cosa da poco. Si dirà che ciò è dovuto all’incremento del metallo e non all’aspetto puramente numismatico. Questo è indubbiamente vero ma questa è pur sempre una (buona) ragione per non denigrare commercialmente questa tipologia. Su quella che poi Tu definisci “sbandierata rarità”:…..la rarità è quella fornita dai decreti che riportano il numero dei pezzi coniati, numero che è quello ufficiale, fino a prova contraria. Se una moneta per numismatici è coniata in 2.000 pezzi. quella è la tiratura massima….non altra. Scrive Cesare Augusto (post nr. 26) “l'ho già detto e non ho difficoltà a ripeterlo acquisto anche quelle che non considero moneta corrente spinto da altri stimoli per lo più artistici... è solo una questione di chiarezza... di onestà intellettuale... se la cupidigia mi spinge verso un aureo, se posso lo compro; ma c'è dietro un concetto economico commerciale, non storico..” Non capisco perché secondo Te si acquisterebbero le monete d’oro per numismatici per cupidigia. Io le acquisto perché mi piacciono e con grande chiarezza ed onestà intellettuale penso che in molti casi (non dico sempre...) siano belle monete e che anche storicamente hanno (o meglio, avranno) una valida ragione per essere collezionate. Né più e né meno di quanto accade oggi per le monete d’oro di V.E III., che pur non avendo mai circolato sono il sogno di tutti i collezionisti del Regno che, quando possono, non se le comprano per “cupidigia”, ma perché subiscono l’irresistibile fascino che esse emanano. Guarda coso, monete che quando vennero emesse (vedi il caso di fascioni, fascetti e vette), uscivano dalla R. Zecca ad un prezzo maggiorato del 400% rispetto al valore intrinseco dell’oro contenuto, ricarico che non è neppure paragonabile al sovrapprezzo richiesto oggi dall’IPZS per le emissione auree (forse un 20-30% del valore dell’intrinseco?) Però quelle monete nessuno mette in dubbio che abbiano valore “storico e numismatico”! Che strano, non è vero?. Ma scusate: è’ ovvio che il valore storico è direttamente proporzionale anche e soprattutto all’età dell’emissione e che oggi le emissioni auree repubblicane non hanno una storia alle spalle, come quella dei fascetti, delle vette o delle aratrici. Ma questo cosa significa?….nessuno vuole sostenere che l’aspetto storico e numismatico si riveli in pochi anni di vita della moneta. Concludo dicendo che se poi tutta questa discussione si riduce semplicemente a chi è favorevole o a chi è contrario a queste emissioni, sulla base del proprio sentire o del proprio modo di collezionare, allora tanto valeva fare un sondaggio si/no e non porre neppure l’argomento, che da parte mia si è voluto invece affrontare con un ragionamento verificabile da tutti, piuttosto che in base a ciò che ciascuno preferisce soggettivamente. Saluti. Michele1 punto
-
Ciao. "mio modesto parere, se la moneta non circola, non e' moneta. Con le dovute eccezioni, tipo 5 Lire 1901 e Double Eagle 1933, quando la moneta e' coniata per la circolazione, ma intervengono disavventure varie." Se non consideri le attuali emessioni per numismatici alla stregua di monete, allora dovresTi parimenti non considerare monete le aratrici, i fascioni i fascetti le vette ecc. nonché molte altre “monete” emesse anche in precedenza in pochissimi esemplari, non certamente destinate alla circolazione. Però, quand'anche per coerenza con la Tua posizione, accettassi di non considerare monete quei nummi, saresTi ugualmente sconfessato dal mercato numismatico, che invece non solo le colleziona (o almeno, aspirerebbe a collezionarle) ma le apprezza commercialmente quanto (o forse più) delle monete nate per circolare. La discussione sta però “deragliando” sulla solita contrapposizione fra chi considera monete solo i nummi destinati alla circolazione e chi invece pensa (come il sottoscritto) che siano monete quelle che lo Stato “battezza” come tali (argomento già stra-trattato più e più volte).. Il titolo di questa discussione (“Il valore delle emissioni numismatiche odierne”) nonché il post di apertura di iceone, pongono invece una domanda ben precisa, e cioè: quale potrà essere il futuro di queste emissioni? Non avendo la possibilità di predire il futuro e non volendo fornire una risposta basata unicamente su sensazioni personali, l'unico modo per provare a rispondere alla domanda di iceone è quello di verificare quale sia oggi l'accoglienza di monete analoghe alle odierne commemorative auree, ma coniate durante il regno di V.E. III. Il risultato verificabile da chiunque, è che quelle emissioni, caratterizzate anch'esse dalla destinazione “non circolatoria” ed analoghe per tiratura alle odierne coniazioni auree, oggi hanno un buon/ottimo successo numismatico e di mercato. Credo che questo sia un dato inconfutabile. Se poi le performances delle odiene commemorative auree si dovessero riscontrare solo molto in là nel tempo, niente paura.....questa sarebbe un'altra analogia con le omologhe monete di V.E. III (e non ci sarebbe dunque nulla di strano). Detto questo, che mi pare sia una risposta ragionata alla precisa domanda posta all'inizio da iceone, ripetiamo pure il solito ritornello e cioè che ciascuno colleziona ciò che più gli piace, commemorative incluse o escluse che sia (la solita banalità che però con il titolo della discussione non c'entra nulla). Saluti. Michele1 punto
-
Salve. Secondo il modesto parere il valore dato da una moneta e direttamente proporzionale al numero di collezzionisti che la possegono. Vien da se che se la tiratura di una moneta e troppo elevata il numero dei collezionisti sará sempre basso e quindi anche il volore della stessa. Quindi in base a questa premessa chi compra oggi monete con una bassa tiratura, avra piú possibilitá che questa col tempo aquisti valore. Inoltre voi molto spesso vi dimenticate che le commerative come i 10€ ( che colleziono personalmete ) oltre ad essere piccole opere d'arte che rappresentano il modo in cui oggi vengono coniate le monete, hanno come motivo un evento,una ricorrenza, che ha avuto molta importanza nello stato che l'ha emessa, caratteristica che é presente solo nei 2 euro ma, con un metallo non pregiato. Invece i 10 euro oltre all'aspetto culturale ha anche l'argento quindi male che vada i 18 grammi di argento non te li toglie nessuno. Inoltre, e concludo noi, parlo dei collezionisti abbiamo uno scopo che non é quello economico, ma é, secondo me, quello di tramandare alle generazioni future il modo in cui é vista oggi la numismatica, scopo molto piú nobile di quello economico. Ciao P.s:vi invio una foto con tre piccoli gioielli che rappresentano 3 passi importanti della storia tedesca.1 punto
-
Non è pressapochismo, ma punti di vista, tra l'altro tirati fuori sulla base di informazioni che prima del Suo ultimo messaggio erano tendenziose e reticenti; adesso le posso dire che se vende le GK le vende certamente bene; e dubito che in futuro sconteranno un prezzo migliore di quello attuale (se non, ovviamente, a causa dell'inflazione). Poi, ognuno di noi sa bene che non si può prevedere il futuro. Certo, l'idea di investire in oro, o anche nel mattone, coi tempi che corrono, non mi persuade affatto. I tempi dell'investimento in oro con guadagno secondo me sono momentaneamente passati e credo sia più utile attendere. Ma, di nuovo, trattasi di mie opinioni personali. Poi, ancora, pressapochismo? Guardi che su laMoneta Lei parla con collezionisti, non con broker affermati della City di Londra. Qui ci sono persone che spendono/immobilizzano parte del loro reddito o patrimonio in beni che hanno mercato scarso e scarsissime possibilità di exit, perdipiù in perdita; ma lo fanno perché credono in qualche cosa che va oltre il dato finanziario. Non che ci sia qualcosa di male nel cercare di mettere a reddito la propria liquidità, ma chi scrive su laMoneta si preoccupa anche di altro.1 punto
-
Il buon confaerratio (qualcuno una volta sbagliò, non so quanto involontariamente, a scrivere il suo nickname scambiando le due R per due L :lol: ), nonostante i suoi pochi post, è un noto provocatore. Molto abile a barcamenarsi sul sottile filo tra troll e semplice provocatore, ma basta leggersi alcuni dei suoi precedenti interventi per capire il senso delle discussioni che apre o a cui partecipa, che di numismatico hanno davvero poco. Ovviamente la sua richiesta non era certo quella di sapere se l'Euro rimarrà o meno una moneta collezionabile, quanto quella di iniziare l'ennesima discussione provocatoria e (neanche tanto) sottilmente anti-Euro (inteso non certo come moneta di collezione, ma in senso politico). Peraltro, volendo scindere la questione prettamente numismatica da quella geopolitica, ossia dimenticandosi di cosa vorrebbe dire per tutti un crollo dell'Euro che sarebbe prima di tutto un crollo dell'Europa intera, è abbastanza evidente che collezionisticamente parlando l'Euro diventerebbe una moneta molto più ricercata di quanto non sia ora (ovviamente diventerebbe ciò solo una volta che sia passato il nuovo medioevo che ci troveremmo di fronte) .1 punto
Questa classifica è impostata su Roma/GMT+01:00
Lamoneta.it
La più grande comunità online di numismatica e monete. Studiosi, collezionisti e semplici appassionati si scambiano informazioni e consigli sul fantastico mondo della numismatica.