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  1. tuttonero

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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 10/19/11 in tutte le aree

  1. Nell’antica Roma le corone erano dei premi assegnati a chi compiva azioni che richiedevano un grande coraggio unito ad un alto valore morale. Ogni azione eroica veniva riconosciuta pubblicamente mediante un tipo specifico di corona. La CORONA CLAUSTRALE veniva tributata al soldato che entrava per primo nel campo nemico scavalcandone lo steccato. Questa corona era guarnita di punte che simulavano le difese degli accampamenti. La CORONA CIVICA era la ricompensa assegnata al legionario che salvava la vita di un camerata che stava per cadere in mano nemica. L’assalitore doveva essere ucciso ed il soldato salvato doveva testimoniare il valore del suo salvatore perché il riconoscimento venisse tributato. Tale corona era composta da due rami di quercia. Questo riconoscimento venne tributato ad Augusto nel 24 a. C. La CORONA GRAMINALE O OSSIDIONALE veniva attribuita ai soldati a capo di una legione che salvavano, con il loro coraggio, i commilitoni da un disastro gravissimo ed imminente. Essa venica composta intrecciando fili d'erba o fiori raccolti nel campo nemico La CORONA MURALE veniva posta sul capo di chi, per primo, avesse scavalcato le mura di una città assediata. Aveva la forma e la struttura che ricalcava le mura e le torri di un'antica città fortificata. La CORONA ROSTRALE apparteneva a chi entrava per primo in collisione con una nave nemica dando una svolta vincente alla battaglia. Tale tipologia di corona veniva detta “rostrale o rostrata” perché era ornata da un becco che ricalcava il rostro delle navi che altro non era che uno sperone in bronzo collocato sulla parte anteriore delle navi da guerra e serviva ad arpionare le navi nemiche. Famosi, a Roma, erano i rostri collocati nel Foro e che provenivano dalla battaglia di Anzio, dove Agrippa aveva sconfitto la flotta di Antonio e Cleopatra nel 31 a. C. In questa moneta (RIC I 158) troviamo i ritratti di Augusto ed Agrippa. Augusto indossa la corona civica con rami di quercia, mentre Agrippa presenta la corona rostrata. In questo denario (RIC 414) con l'indicazione del monetario Cossus Cn. F. Lentulo, vediamo Agrippa sia con la corona rostrata che con quella murale. La CORONA TRIONFALE era costituita da due rami di alloro e simboleggiava la vittoria. Nel periodo repubblicano era la ricompensa per i generali vittoriosi, mentre durante l’Impero era il simbolo inscindibile del titolo di imperatore. Essa divenne così un attributo del principe e segnava il suo potere supremo. La CORONA RADIATA simboleggiava il sole e venne assegnata ad Augusto, dal Senato, dopo la di lui morte. A partire dal 66 d. C., durante l’impero di Nerone, tale corona distingueva il dupondio dall’asse mentre da Caracalla in poi divenne la caratteristica iconografica principale dei nuovi pezzi coniati dall’imperatore: gli antoniniani che valevano due denarii. In questo tipo di moneta, l’effigie dell’imperatrice è collocata su un crescente lunare in modo che la coppia imperiale viene ad essere assimilata al Sole ed alla Luna. Sempre la corona radiata, dall’imperatore Decio, venne incisa ad indicare il doppio sesterzio. Ho aggiunto a queste brevi note le immagini della colonna rostrata che compare nel ritratto di Agrippa e che è la corona che mi piace di più; lascio a voi la composizione di una galleria di ritratti con altri tipi di corona :P Enrico :)
    2 punti
  2. Che Giampaoli, in libera creazione, possa aver inserito il pegaso come simbolo della libertà del popolo italiano, fra le varie ipotesi proposte, mi sembra quella più attinente allo spirito della moneta e, considerando che la figura presenta una certa somiglianza con il pegaso stesso, la ritengo interessante e plausibile. In realtà, è un po' quello che è stato fatto da tutti, ogni volta che si è cercato di ricondurre il simbolo alla vita privata dell'artista. Se, infatti, il disegno fosse riferito a qualcosa di personale, per quel che ne sappiamo e per la forma incerta con cui gli "stemmi nascosti" si presentano, vai tu a sapere quale ispirazione Giampaoli ha seguito. Sarebbe necessario - a mio avviso - un documento che ci desse conferma, altrimenti davvero ci si potrebbero vedere molte cose (compreso forse il canguro e sempre fin quando non capiti qualcosa di talmente lampante da non lasciare spazio a ulteriori dubbi). Chiaramente anche nel caso del pegaso servirebbero conferme, nel momento in cui la documentazione ufficiale latita, ma, anche senza, il riferimento al popolo italiano - e non alla vita privata dell'autore - cambia di molto la qualità dell'ipotesi. :)
    1 punto
  3. Semplice: non può. Queste monete sono di mistura al 20%, vale a dire: 80% di rame. Chi ha un minimo di familiarità con le monete in mistura sa bene che a questo tenore di fino il tondello deve essere bianchito, vale a dire deve essere sottoposto a trattamento con acidi per ottenere la rimozione differenziale del rame dallo strato superficiale e quindi fare in modo che la superficie della moneta abbia un aspetto "argentoso", altrimenti sembra praticamente rame puro. Non ho mai fatto una prova pratica ovviamente, ma tenderei ad escludere che un tondello in mistura 200/1000 possa sopportare una lavorazione di tipo "proof" mantenendo l'aspetto di una moneta d'argento ad alto titolo: non ne verrebbe compromesso proprio lo strato superficiale arricchito d'argento? Come pure mi pare difficile credere che una moneta in bassa mistura, per quanto in fdc assoluto e proveniente dalla primissime battute di conio, possa assumere spontaneamente questo aspetto da "commemorativa moderna", come ha scritto qualcuno. Fondi lucidi sì, senza dubbio è possibile; fondi speculari e rilievi satinati, lo escludo. Senza contare, come già osservato, l'assoluta mancanza di quei difetti del bordo presenti in varia misura praticamente su tutte le monete della Repubblica Romana del 1849 e anche su grandissima parte della coeva monetazione pontificia. Sarebbe interessante, a questo punto, conoscere i valori esatti di peso, diametro e anche spessore per capire la composizione presunta del tondello in esame. Il discorso sugli esemplari "di presentazione" coevi, poi, è palesemente assurdo: a parte che lo è dal punto di vista delle circostanze storiche, la coniazione di una moneta del genere, dato che non esiste alcuna traccia documentale (e la documentazione della Repubblica Romana del 1849 ci è pervenuta integra e completa, stessa ragione per cui sono ugualmente scettico sul 3 baiocchi fuso di Ancona, che pure è presente in Collezione Reale) non potrebbe essere considerata altro che una iniziativa privata, dal valore storico-numismatico molto discutibile. Per concludere, non posso non far notare che di esemplari del genere ne ho già visti diversi anche dal vivo, l'ultimo a Verona l'anno scorso (è una monetazione che mi interessa, e mi manca proprio il 40 baiocchi per completare la serie): mi hanno sempre dato, a pelle, una sensazione di oggetti assolutamente incongrui. In un'asta Muenzen und Medaillen di non molto tempo fa c'era pure la serie di tutti i valori in FS (stavano tra le medaglie rivoluzionarie...) Sempre pronto a ricredermi, ma l'ipotesi di una battitura recente "ad hoc", magari utilizzando il materiale creatore originale, mi pare la più probabile, Bazzoni o non Bazzoni, il quale, ahimé, non può più né confermare né smentire...
    1 punto
  4. Buona serata Proprio qualche giorno fa ho espresso il mio pensiero al riguardo ringraziando gli Amici che mi hanno fatto gli auguri di compleanno. Non posso far altro che ripetermi: Ho sempre immaginato questo forum come una carrozza di un treno; non quelle ipermoderne tanto reclamizzate oggi; sempre in orario e con un confort da paura, ma una di quelle vecchie carrozze di qualche decennio fa, con i sedili in legno lustri di flatting e con le cappelliere e con quel “profumo” di antico che è per me il preludio ad un viaggio lungo e piacevole. In questo vagone, per me in verità molto comodo, trovo quasi sempre dei compagni di viaggio sorprendenti nella loro unicità; persone con interessi diversi, ma sempre molto interessanti, che liberalmente dispensano sapere ed ai quali, spero ogni volta, di regalare un po' del mio, anche se piccolo ed impreciso. Capita che questi interessi coincidano con i miei ed i racconti si intrecciano piacevolmente; altre volte sono racconti a me sconosciuti ed è ancora più piacevole starli ad ascoltare. Talvolta si affaccia qualcuno nello scompartimento solo per chiedere una informazione, ma non è un grosso disturbo; veniamo interrotti solo per un momento, poi la storia che ci interessa riprende. Non vorresti finisse mai. C'è chi fa un viaggio lungo e chi scende poco dopo essere salito, ma non è un addio, perché quasi sempre ci si rincontra dopo un po' e i nostri racconti riprendono come se non ci fossimo mai interrotti. Anche quando sono io a dover scendere, so che rivedrò questi amici al mio prossimo viaggio. Taluni compagni di avventura sono sintetici, altri sono dei veri affabulatori che sanno coinvolgerti e letteralmente ti rapiscono per portarti in epoche lontane, magari quelle che proprio preferisci; cosa si potrebbe chiedere di più? E' un bel treno questo, non importa se è fuori orario e nemmeno ti disturba che sia affollato; un posto a sedere c'è sempre. Saluti Luciano
    1 punto
  5. Salve. Davvero interessantissima questa discussione: i miei complimenti, Minerva, per un'idea originale e curiosa come questa. :) Ormai le principali corone sono state trattate tutte a grandi linee. Vorrei contribuire con qualche altro piccolo accenno a questi tipi di corone: 1) La corona castrensis. Detta anche "corona vallaris", cioè corona del vallo, questo copricapo fu utilizzato sia durante il periodo repubblicano che quello imperiale. Si può dire che era il corrispettivo della corona muraria: infatti, mentre quest'ultima spettava al primo che avesse oltrepassato le mura di una città nemica sotto assedio, la corona castrense era donata a colui il quale era riuscito a penetrare con le armi in un accampamento nemico. Non a caso la sua forma caratteristica è quella di una palizzata con punte aguzze in cima. 2) Il diadema. E' un ornamento regale che ha avuto origine presso i sovrani ellenistici e achemenidi per poi passare a quelli romani. Il termine, anch'esso di origine greca (διαδὴμα) e significa "oggetto che cinge (la testa)". Inizialmente, il diadema era composto da una fascia di soffa che si legava dietro la testa ed era simbolo delle alte autorità religiose. Col passare del tempo, poi, dalla stoffa si è passati a forgiare diademi in vari metalli, anche in oro e pietre preziose per personalità illustri. A Roma, durante la Repubblica, venne introdotto come simbolo di potere per soppiantare la corona regia, dato che questa forma di governo era divenuta ormai invisa al suo popolo. Si continuò ad usarlo anche durante l'Impero, soprattutto nei primi secoli, e cinse anche il capo di diversi imperatori bizantini. Ecco, a titolo di esempio, un tondello tardoimperiale su cui si può ammirare un grazioso esempio di diadema composto da perle e pietre preziose: AV Solido di Onorio della zecca di Milano coniato tra il 395 e il 402 d.C. D/ D N HONORI-VS P F AVG, busto diademato, drappeggiato e corazzato a destra. R/ VICTORI-A AVCCC, Onorio in abiti militari stante a destra regge uno stendardo e una Vittoria su globo e calpesta un prigioniero seduto e legato ai suoi piedi. Nei campi il segno di zecca M-D, in esergo COMOB. Rif.: RIC X 1206; DOCLR 712ff.
    1 punto
  6. bellissimo argomento....dai Appunti di numismatica del Gnecchi riporto: la corona Obsidionalis (la corona di Giulio Cesare) la corona di mirto "...Di foglie di Mortella e non d'Alloro,....deve intendersi la corona che cinge il capo di Venere,.....,.....debba ritenersi di Mirto anche la corona che cinge il capo di Lepido....... i piccoli successi della guerra spagnola pare non dovessero bastare a fargli decretare la corona obsidionalis. Bisognava quindi accontentarsi della corona ovalis, la corona di ovazione pei piccoli trionfi, la quale era appunto formata da rami di Mirto ...." la corona di ulivo "Ai militari che non avevano combattuto, ma che avevano contribuito ad ottenere una vittoria e conseguentemente la pace, era concordata una corona d' Ulivo.....puo' darsi che talvolta sia appunto d'Ulivo la corona di Antonino Pio, di M. Aurelio, di Commodo o d'altro quando rappresentati a cavallo da pacificatori....." corona di pioppo "Si narra che Ercole, ritornando dagli inferi cogliesse due rami di un Pioppo,.....se ne facesse una corona, intendendo simboleggiare, col doppio colore delle foglie, la duplicita' delle su fatice compiute nell'altro modo e negli inferi. Cosi' il Pioppo resto l'albero sacro ad Ercole. La testa di Ercole non ci appare mai coronata.........; ma abbiamo un medaglione di L. Vero, in cui Ercole trionfante si incorona......Quella corona deve dunque ritenersi di Pioppo,......e un Pioppo e' l'albero che gli sta accanto." la corona di pino "...e pure di Pino era la corona di Silene o Silvano.......perche' di pino erano costruite le navi, il Pino venne scelto da Nettuno quale suo emblema. E precisamente di pino e' la coronata la testa di Nettuno sui denari......Essa e' chiaramente riconoscibile nelle monete di buona conservazione..." la corona di fico la corona di noce e di rosmarino domani vi riporto i diversi significati Buonanotte!!
    1 punto
  7. Carissimo Min_ver, ti ringrazio per i complimenti sul parere, che ovviamente non merito. Ti ho definito così semplicemente perché credo che tu sia un grande collezionista, e conseguentemente anche un esperto, di monete in oro rare. Ho controllato qualche recente aggiudicazione in asta (più o meno dal 2009-2010 ad oggi) del 1812. Rispetto alla precedente indicazione di prezzo e ferma restando la mia perdurante incertezza sui valori attuali delle monete in oro rare, direi che ci potrebbe stare anche una valutazione lievemente superiore, proprio come quella indicata da Min_ver. Molto dipende dall'esistenza o meno di fondi ancora lucenti (che la foto non evidenzia e che talvolta si ritrovano anche su monete napoleoniche in BB/BB+ ), dalla presenza o meno di colpetti sul bordo, ecc... A proposito dei colpetti, è bene ricordare che essi non vanno confusi con i bordi deturpati, comunissimi in questa tipologia, o con i graffi di conio, specie sul bordo, anch'essi abbastanza frequenti. I primi, cioè i colpetti, incidono ovviamente sul valore della moneta, gli altri no. Molto infine dipende dal venditore, dallo sconto che si riesce a spuntare, ecc...
    1 punto
  8. Carissimo Oento, mi pare che un parere, davvero autorevole, te lo abbia già dato il grande Min_Ver, che saluto con piacere. Rispetto a quanto da lui affermato, posso solo aggiungere qualche dato. I marenghi di Napoleone coniati a Torino sono tutti piuttosto rari. I meno rari sono indubbiamente quelli coniati nel 1806 e nel 1811. A seguire, direi, c'è quello del 1812 (tra R e R2), poi quello del 1810, che per me è già R2. Decisamente più rari sono quelli del 1807 e del 1809, che collocherei in R3. Tra i due, a mio avviso, quello del 1807 è ancora un po' più raro. Della massima rarità sono poi gli altri tre, e cioè quelli del 1805 (An14), del 1808 e del 1813 (quest'ultimo forse ancora più degli altri due). Sulla conservazione di questa tipologia dobbiamo tener presente che è assai difficile trovarne in conservazione dallo Spl in su. Nelle aste si vedono talvolta degli esemplari, spacciati per Spl e giù di lì, che in realtà si aggirano sul BB+ o, al massimo, sul qSPL. Sotto questo aspetto, si può dire che l'unico termine di paragone, utilizzabile per conprendere davvero il grado di conservazione di un marengo naopoleonico, ci venga fornito dalle aste francesi (ad esempio CGB Numismatique), ove vengono spesso venduti esemplari di grande bellezza, ancorché coniati prevalentemente a Parigi (e dunque assai più comuni). Il tuo esemplare mi pare che si aggiri sul BB/BB+. Come accade assai spesso con questa tipologia, il R si presenta in condizioni lievemente migliori rispetto a quelle del D, che, comunque, è anch'esso ampiamente nella media. Sul valore, in questo momento, non saprei che dirti. Oggi come oggi, con il valore dei marenghi di borsa e, più in generale, dell'oro, in ascesa persino sproporzionata rispetto ai marenghi rari, ci sto capendo sempre meno. Io, comunque, mi attesterei sugli 800-1000 Euro. Ma potrei sbagliarmi. Un carissimo saluto. Giulio
    1 punto
  9. Ciao oento I marenghi della Repubblica francese in Italia non sono mai stati comuni sul mercato numismatico. Per la zecca di Torino le date meno rare sono 1810, 1811 e 1812. Il tuo esemplare, assolutamente autentico, presenta una conservazione che io valuto BB+, molto piacevole e senza colpi deturpanti. Il prezzo a mio parere può situarsi tra 1.200 e 1.400 euro. M
    1 punto
  10. Le discussioni si chiudono dopo aver tentato di tutto per evitarlo. L'errore che si continua a fare (invece di utilizzare semplicemente il tasto segnala) è quello di non sottrarsi alla polemica e buttarsi nella "mischia"... risultato discussione rovinata e topic chiuso. Anche questa discussione (e l'altra nel forum proposte) non aiuta di certo a mantenere un clima sereno e viola il regolamento in più punti: E' VIETATO 4.6 Assumere atteggiamenti d'aperta polemica verso il regolamento, lo staff, o altri utenti, impedendo in tal modo un tranquillo uso del forum ed una normale fruizione del servizio 4.7 Contestare le decisioni dei moderatori o dello Staff di lamoneta.it pubblicamente. Qualora si necessiti di chiarimenti sul loro operato, si provvedera' a contattarli privatamente ( pm od email ). In caso di mancato chiarimento, si potrà rivolgersi agli Admin, sempre privatamente ( pm, email o forum apposito ) 4.9 E' espressamente vietato aprire nuove discussioni dove l'argomento è la contestazione di chiusura di un Topic o l'operato di un moderatore. Il regolamento è stato scritto sulla base di esperienze acquisite nel tempo, basterebbe rispettarlo. Chiudo.
    1 punto
  11. Forse l' hanno chiusa per questo la zecca di Napoli! :lol: :lol: .......
    1 punto
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