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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 10/16/11 in tutte le aree
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Descrizione: Roma, Gregorio XIII (1572-1585). Testone senza data. Muntoni 27, C.N.I manca. D:/ Busto a destra con piviale con S. Pietro – (s): • GREGORIVS • XIII • PONT • M • R:/ Gesù a destra, consegna le chiavi a S. Pietro inginocchiato -(s): • ET • TIBI • DABO • _ • CLAVES, in basso a destra segno di zecca 69. All’esergo: • ROMA • T:/ Liscio. Note: è l’esemplare delle collezione Muntoni (illustrato in Tavola 51, Munt vol. 2) e classificato dal Muntoni stesso come “inedito”. Considerazioni: Durante l’anno giubilare 1575 (anno di coniazione della moneta in questione), sono stati richiamati a Roma, al fine sopperire alle aumentate richieste di moneta legate al flusso di pellegrini, innumerevoli artisti ed incisori. Il Martinori riporta: “Nel 1575 altri artisti furono chiamati alla Zecca per preparare le monete e le medaglie che in gran copia vi si coniavano per l’occasione della grande solennità del Giubileo. Tra questi troviamo uno che firmò una medaglia di Gregorio XIII con M . B . R . F . che il Milanesi legge MICHAEL BALLA ROMANUS FECIT. Un altro medaglista, di nome Pietro Paolo Galeotti, detto Il Romano, che firmava le sue medaglie PP . R . ovvero P . P . , lavorò nel 1575 come incisore di conii alla Zecca Papale. Era pesatore Cortese Baccino. Da una lettera del Marini all’Affò veniamo a conoscere come ai 10 di maggio del 1575 Leoni Ludovico fu levato dall’impiego e sostituito dal Galeotti, ed ai 12 dicembre dello stesso anno, il Leoni fu reintegrato nell’officio di “compressore ed intagliatore delle stampe” unitamente al Fragni.” Questa nota rende l’idea di come fossero concitate le attività in Zecca durante questo periodo. Per la tipologia in esame esistono diverse varianti (censite dal Munt 19 al 27): - Nell’accoppiamento dei conii (stemma o busto del pontefice al D/ e raffigurazione al R/). - Nelle legende del D/ e del R/ (ad esempio in alcune TIBI DABO viene invertito diventando DABO TIBI etc…) - Nella punteggiatura - Nei segni di zecca (classificati dal Munt ai numeri 67, 68 e 69) I segni di zecca che si possono trovare, come detto, sono 3: - n° 67: simbolo della zecca di Roma (Muntoni 19). Il Martinori riporta: “Una innovazione avvenne nella Zecca durante l’anno terzo del pontificato di Gregorio XIII, quello cioè di apporre alle monete coniate in economia dalla Zecca stessa, uno stemmetto che vediamo riprodotto in molte fogge differenti, e che denota la gestione della Zecca e le chiavi con le quali si chiudeva il cassone, contenente il numerario coniato, che erano custodite dagli officiali a ciò designati.” - n° 68: (Muntoni 24). Il Martinori riporta “Troviamo sopra alcuni Testoni e Giuli del 1575 e sopra altri senza data la cifra (68) che, non essendo attribuibile ad alcun altro zecchiere del tempo, potrebbe essere quella del D’Alessandri. - n° 69: Non viene riportata alcuna nota specifica (Muntoni 27) Il Munt 27 in particolare, è identico al Munt 24 ad eccezione del solo segno di zecca, che nel caso del Munt 24 è il 68, mentre nel Munt 27 è il 69. Lo stemma 67 rappresenta uno scudo con 2 piccole chiavi all’interno, mentre il 68 è forse riconducibile al D’Alessandri. Il Martinori non indica alcuna informazione per il 69. Si può quindi dire che, pur essendo coniate tutte nel 1575, le monete con i simboli 68 e 69 siano precedenti a quella con simbolo 67, infatti il simbolo che raffigura le chiavi (67) è stato introdotto sostituendo i simboli a monogramma precedentemente presenti sulle monete. Segni di zecca a confronto: - Nelle tavole del Muntoni i due simboli (68 e 69) sono rappresentati IDENTICI ma specchiati orizzontalmente. - Confrontando il Munt 24 con il 27 emerge che in realtà i due simboli sono diversi anche nella forma: il 68 più rotondeggiante e con la con la parte alta più prominente, il 69 più schiacciato e largo. Il fatto quindi che il simbolo di zecca 69 sia diverso e non ruotato rispetto al 68 implica la preparazione di un punzone apposito. Simbolo di zecca 69: Al fine di trovare ulteriore riscontro documentale al simbolo di zecca 69, abbiamo cercato nel Muntoni altre monete che portassero questo simbolo. Alla luce delle nostre ricerche risulta che solo il Munt. 28 (tipo diverso dal testone in oggetto) ha lo stesso simbolo di zecca del Munt 27. Le due monete sono state entrambe coniate durante l’anno giubilare 1575. Ipotesi: - Lo zecchiere che ha coniato i Munt 27 ha lavorato solo per questa coniazione e per il testone al Munt 28. - I Munt 27 sono stati gli ultimi testoni prima del passaggio agli stemmi (vedi nota Martinori), quindi coniati (in poche unità) con un simbolo che poi non è stato più utilizzato in quanto soppiantato dagli stemmi con le chiavi. Rarità Il fatto che la moneta non sia stata censita da altri oltre al Muntoni è attribuibile a due fattori: - Rarità oggettiva del pezzo. - Mancata distinzione tra i simboli di Zecca 68 e 69. È più probabile comunque che l’aspetto legato alla rarità sia di maggiore rilievo, infatti: - L’esemplare qui presentato è quello appartenuto al Muntoni stesso. Nel nostro archivio di passaggi d’asta non abbiamo rilevato nessun’altra apparizione, ad eccezione di un listino online in cui è presente un esemplare in conservazione molto bassa considerato solo “R”. - Il Muntoni 28 (unica altra moneta con simbolo di zecca 69) è stata catalogata anche dal CNI al numero 59. Il Muntoni 24 (con simbolo di Zecca 68) è stato classificato al C.N.I. 281. L’esistenza del simbolo 69 era nota dunque anche ai compilatori del C.N.I. Riteniamo quindi che la moneta sia realmente molto rara e che questa rarità sia dovuta alla presenza di un simbolo di Zecca utilizzato sulle monete di Gregorio XIII per un tempo brevissimo nell’anno 1575. Creando una struttura di verosimile successione temporale delle emissioni, possiamo dire: - Coniazione dei Munt 24 (con simbolo 68) (moneta R-RR) - Coniazione dei Munt 27 (con simbolo 69) (in contemporanea anche alla coniazione del Munt 28 con simbolo 69) --- sostituzione dei vecchi simboli con gli stemmi con le chiavi dei forzieri --- - Coniazione dei Munt 19 (con simbolo 67) (moneta R) Anche le rarità dei Munt 24 e 19 sembrano coerenti con la struttura proposta. Il “picco” di rarità del Munt 27 è quindi attribuibile ad un’interruzione di coniazione quasi immediata per sostituire il punzone del simbolo 69 con lo stemma 67.1 punto
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Buonasera a tutti. :) Apro questa discussione per analizzare la poco conosciuta figura di Lucio Giulio Aurelio Sulpicio Severo Uranio Antonino e le sue monete. Questa è la biografia dell'imperatore che ho ricavato dalle informazioni trovate in internet. Lucio Giulio Aurelio Sulpicio Severo Uranio Antonino (latino: Lucius Iulius Aurelius Sulpicius Severus Uranius Antoninus) è stato un usurpatore al tempo degli imperatori romani Valeriano e Gallieno, ribellatosi nelle province orientali nel 253/254. Zosimo riporta che nel 221 un certo Uranio si sarebbe ribellato ed avrebbe assunto la porpora contro uno dei Severi, Eliogabalo o Alessandro Severo, senza successo. Tale resoconto, secondo alcuni storici moderni, potrebbe nascere da un errore dello storico nel riportare la storia di Uranio Antonino, altro usurpatore del trono imperiale nel 253 contro Valeriano. Secondo tali storici, l'Uranio di Zosimo sarebbe dunque Uranio Antonino. In Siria, Uranio Antonino coniò delle monete con legende greche che lo proclamano imperatore, e datate al 253/254 in base alle ere seleucidi, seguite da altre che ne ridimensionano le pretese. È stata proposta l'identificazione di Uranio con il sacerdote Sampsigeramus, citato da Giovanni Malala come colui il quale guidò una limitata forza di soldati armati di fionde che inflissero una sonora sconfitta al re sasanide Sapore I durante la sua terza invasione del territorio romano. Secondo questa interpretazione, Uranio sarebbe diventato imperatore in occasione di questa invasione sasanide, in quanto la latitanza del potere centrale imponeva le personalità locali a provvedere alla difesa del territorio mediante la raccolta di forze autoctone, e l'autorità di un imperatore, sia pure locale, avrebbe facilitato questa opera. Con l'approssimarsi di Valeriano e del suo esercito, Uranio avrebbe ridotto le proprie pretese, forse a seguito di un compromesso con l'imperatore. Ora tocca a voi... ;)1 punto
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Mi permetta di dissentire... qua non parliamo di "pesce furbo mangia pesce scemo" (che oltre tutto è anche immorale...) perchè chi si affida ad un buon numismatico paga per avere un prodotto ma soprattutto per avere la certezza che quel prodotto sia autentico e merita di riceverne una descrizione reale... se la moneta era presentata come "conservata in ottimo stato" tale doveva essere... e poi torniamo al discorso del prezzo, il quale probabilmente non crea un danno legalmente riconosciuto, ma sicuramente non è eticamente corretto... il fatto poi, che questo non debba essere il presupposto per accanirsi non coincide con il mio pensiero... lei dice "non spetta a noi fare la guerra"... e a chi altro spetterebbe dico io? siamo una comunità che condivide delle problematiche, e io credo che il modo migliore per affrontarle sia condividerle scrivendo; poi, visto che altro non possiamo fare, chiariamo una volta per tutte quali negozi creano problemi e quale tipo di problemi, in modo tale che possiamo guardarci dal prendere fregature... ormai alla numismatica non è rimasta che l' autotutela, e credo che una piazza virtuale come questa sia il posto migliore in cui dire "ATTENZIONE! io sono stato truffato da tizio", oppure "tizio mi ha fatto il prezzo X perchè si è approfittato della mia inesperienza"... forse farebbe aprire gli occhi a molti e chiudere bottega ad altrettanti.... condivido pienamente il pensiero di Picchio, anche perchè è precisamente quello che pensai comprando una delle mie prime monete in una bancarella dopo averla pagata il doppio del suo valore... questa gente rovina la nostra reputazione!!! un neofita che fa una esperienza simile è costretto a pensare che i numismatici siano tutti dei ladri... e questo non è bello!!!!1 punto
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Pongo cheste foto ....fra qualchi anni :( tutto questo sera monte di pietra .........la corsica perde la sua storia ...corre il tempo.... come sangue della ferita .. :angry: ..................URL=http://imageshack.us/photo/my-images/266/1000009j.jpg/][/url] a torra .................................... .....................................URL=http://imageshack.us/photo/my-images/200/1000014x.jpg/][/url].................URL=http://imageshack.us/photo/my-images/594/1000013uk.jpg/][/url] .................. a presto.......... :unsure:1 punto
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La N°2- Zecca di Napoli, fiorino, battuto sotto la regina Giovanna I D'Angiò (1343- 1382), P.R.,2, per la valutazione lascio ad altri il compito. Ciao Borgho. Un migliaio di euro, io li spenderei ;)1 punto
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La N°1- Francia, scudo d'oro, battuto sotto il Re Filippo VI (1328-1350),Friedberg,19. - Ciao Borgho.1 punto
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E allora dillo in chiaro: Poliziotto, Agente di Pubblica Sicurezza, Polizia di Stato...mica c'è nulla di male, anzi... Però , a questo punto, devo anche dirti che da un'addetto ai lavori, certe domande non me le sarei aspettate...sbaglio? avere chiesto consiglio ad esperti , sta colmando la mia ignoranza per evitare di fare errori ...errori che non posso compiere . perciò , grazie delle delucidazioni , eviterò di comprare fibule ed " affini " avevo iniziato tenendo in considerazione solo monte della mia Città , poi mi sono allargato alla regione , ho continuato con le Romane ...adesso le Celtiche , sempre aggiudicate da aste Europee , conservo e stampo : la fattura PayPal quella Ebay e l'inserzione dove si evince aggiudicazione , una domana :- così va bene ? Compra monete, lascia stare fibule e affini, non perché siano proibite o altro, ma solo perché vista la "elasticità" a cui si presta la legge vigente, ti eviti guai immeritati. Le monete comprale da chi ha buona volontà di rilasciarti due righe scritte e firmate in cui si legga che la moneta la hai comperata alla luce del sole e ad un prezzo congruo, e poi, teoricamente, sei a posto...un consiglio gratis: occhio alla baia perché di là non sai mai chi c'è e in che situazione è, ma non devo certo insegnartelo io visto i mestiere...1 punto
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Direi che : se l'attività di vendita di monete e reperti è strettamente regolamentata, chi opera in tali contesti professionalmente è autorizzato a farlo...no?1 punto
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ma ti posso affirmare,che oggi,quando delle volte viene a mancare il lumo.....sono contento di attivarla per non stare nel buio.... :lol: salutoni a prestu.... :)1 punto
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Salve a tutti. Prima di iniziare vorrei ringraziare gpittini che nella sua precendente discussione, nel mostare proprio un grazioso esemplare di questo usurpatore, ha dato una notevole esortazione per la stesura di questa piccola ricerca. Senza il suo accenno credo che, nel migliore dei casi, questo argomento sarebbe stato trattato più lontano nel tempo. Introduzione. Nell'ultimo secolo di vita dell'Impero Romano d'Oriente ci furono molte personalità che hanno tentano di affacciarsi sulla scena politca e di opporsi definitivamente al potere centrale. La storia ci ha tramandato i più noti, ma ce ne sono altri il cui nome resta un ricordo lontano, quasi evanescente, la cui figura incorporea sfugge a noi che non possiamo comprendere i loro gesti e le loro vicende se non attraverso echi riflessi che sono poco più che cenni involontari del loro passaggio. E' questo il caso che ci apprestiamo ad analizzare, quello di un usurpatore di cui avremmo posseduto solo il nome e qualche notiziola di poco conto, se non fosse per alcune delle sue rare coniazioni. Cenni storico-biografici. Nato nel 325 d.C. in Cilicia, Procopio era cugino dell'Imperatore Flavio Claudio Giuliano, detto Apostata, per parte di madre. Ambasciatore sotto Costanzo II e Ufficiale superiore dell'esercito imperiale sotto il regno di Giuliano, Procopio apparteneva alla fascia più alta dell'aristocrazia dell'epoca, anche per via della parentela che lo univa alla famiglia imperiale. Prese parte, nel 363, alla campagna militare condotta dall'Imperatore contro i Sasanidi. Lo troviamo a capo di un distaccamento di circa diciottomila uomini che aveva il compito di stipulare un trattato d'alleanza con il re dell'Armenia Arsace. Ottenutolo, Procopio col collega Sebastiano, altro importante generale dello Stato Maggiore, si riunì con le truppe di Giuliano che si erano stabilite in Assiria. L'Imperatore morì durante gli scontri che seguirono nelle retrovie del suo esercito, forse per un colpo di lancia inflittogli al fianco scoperto dell'armatura. Sul letto di morte l'Imperatore chiese a Procopio di far trasportare il suo corpo a Tarso e lì avrebbero dovuto avere luogo le esequie solenni. Il cugino si attenne fedelmente alle ultime istruzioni ricevute e, terminato il suo compito, si ritirò a vita privata, molto probabilmente presso alcune proprietà che aveva a Cesarea in Cappadocia. Intanto Valentiniano I, Imperatore d'Occidente, aveva posto sul trono orientale, nel 364, il fratello Valente che mal sopportava il ricordo, ancora vivo, del defunto Giuliano. La parentela con questo Imperatore costrinse Procopio a spostarsi continuamente: Valente lo osteggiava con tutti i mezzi che disponeva, vedendo in lui anche un potenziale rivale al potere politico dell'Impero d'Oriente. Posto sotto stretto controllo dalle autorità imperiali, Procopio si rifugiò prima in Bitinia per poi spostarsi a Costantinopoli dove, approfittando dell'assenza di Valente, peraltro male accetto da parte della maggioranza del popolo e dell'esercito, con l'aiuto dei suoi seguaci, armò due legioni e dei reparti di volontari. Era, infatti, convinto che, oltre a sottolineare la scomoda parentela in senso propagandistico a danno del già malvoluto Valente, una forza armata sarebbe stata indispensabile per affermarsi nella capitale dell'Oriente. A Costantinopoli, invece, non ci fu bisogno di spargere sangue: il Senato, quindi l'aristocrazia della città, in accordo con l'esercito, accettarono immediatamente la presenza di Procopio riconoscendolo addirittura come loro Imperatore il 24 settembre del 365 d.C. Procopio era riuscito ad ottenere la porpora anche grazie all'aiuto dei Visigoti e delle armate orientali di origine germanica. Valente, venuto a conoscenza degli avvenimenti, mosse subito contro il rivale in Galazia. Suo fratello non potè inviargli aiuti militari nè di altro genere, poichè anch'egli stava avendo a che fare, proprio nello stesso periodo, con dei Germani ribelli al confine nord dell'Impero. A Mygdos le truppe di Valente e di Procopio si incontrarono, ma le divisioni degli Iovii e dei Victores abbandonarono l'esercito del legittimo Imperatore per passare dalla parte dell'usurpatore, annullando, così, lo scontro e segnando il primo ed unico punto a favore di Procopio. Valente, trovandosi in difficoltà, si rifugiò an Ancyra da dove coordinò le azioni militari contro il rivale. Intanto Procopio si preoccupò di radunare vettovaglie, reclute e denaro in numero sufficiente in vista dello scontro finale che avrebbe dovuto togliere di mezzo Valente e affermare la sua supremazia. Scontro finale che, per colpa dell'avvenuta defezione di alcuni corpi militari dell'armata di Procopio e per l'incapacità di alcuni suoi generali, si frammentò in più battaglie durante le quali l'esercito dell'usurpatore ebbe più volte la peggio e fu costretto a ritirarsi. A peggiorare la situazione di un Procopio abbandonato ed in fuga contribuirono alcuni suoi collaboratori germanici che prima finsero di aiutarlo a scappare dalle grinfie del legittimo Imperatore e poi lo tradirono consegnandolo a Valente il 27 maggio del 366 d.C., dopo soli otto mesi di regno. Procopio fu giustiziato (non si sa con sicurezza se decapitato o squartato) insieme a tutti i suoi fedelissimi che lo seguirono fino alla fine della sua movimentata avventura.1 punto
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Salve Gianfranco. Concordo con quanto ha detto Minerva. :) Se vuoi, puoi dare un'occhiata a questa discussione in cui mi sono occupato in modo un po' più approfondito di questa legge (che mi segnalarono difficile da trovare):1 punto
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PAN....... è un buon venditore ma quello che vende è tutto frutto del SUO scavo personale....lo seguo da quando ha iniziato con piccoli bronzetti, ora vende opere d'arte....attenzione! ( con la legge italiana non con il venditore) R.1 punto
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Non ero a conoscenza degli intrallazzi di Virgilio :D Complimenti, Caio Ottavio, per l'ottimo studio oo) Enrico :)1 punto
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Avete ragione La biblioteca fu venduta (ad assai caro prezzo) allo Stato che l'ha collocata al museo nazionale romano , ed è attualmente accessibile solo ai funzionari che vi lavorano o eventualmente alle pochissime persone ammesse a farvi ricerca (in pratica bnessuno vista la disponibilità dei detti funzionari (provata personalmente diversi anni fa). Visto che la biblioteca, pagata uno sproposito, è stata acquisita con fondi pubblici, dovrebbe in teporia essere disponibile agli studiosi e a quanti abbiano interesse a consultarla. Cosi non è. Inoltre i funzionari del MNR che hanno a disposizione pare risorse che altri musei o istituzioni pubbliche si sognano (guardate la qualità delle foto della collezione ex Reale, o questa favolosa biblioteca o anche il caveau dove vengono conservate le collezioni..), ebbene non sono riusciti a produrre un solo catalogo di quanto da loro presieduto e custodito in più di 50 anni. Di solito ci si lamenta che non si riesce a produrre per la mancanza di risorse, ma qui c'è proprio tutto : le collezioni di base (alcune tra le piu complete e miglioro al mondo) un apparato bibliografico di primissimo ordine e superiore a quello che (Brera esclusa e forse Firenze) hanno la maggior parte degli altri musei in Italia strumentazioni e strutture di alta qualità e fondi a sufficienza funzionari il cui lavoro e responsabilità è quello di curare e valorizzare queste collezioni c'è tutto, giusto ? e allora perche non abbiamo uno straccio di catalogo ? Qualsiasi altra istituzione con tali mezzi sarebbe stata "onorata" di poter produrre qualcosa di qualità sui "tesori" che custodisce ... almeno cosi la penso io..1 punto
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