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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 10/14/11 in tutte le aree
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DECADRAMMI SIRACUSANI A scanso di confusioni sul numero dei conii usati, vorrei segnalarvi anche il recente studio di Rosa Scavino, sul RIN 109 (2009), p. 133-174, che riprende sia la classificazione sia il noto problema della cronologia dei decadrammi emessi a Siracusa. Tale studio in qualche modo aggiorna i due famosi pionieristici studi, rispettivamente sui decadrammi incisi da Kimon (Jongkees J.H., The Kimonian decadrachms, Utrecht 1941) e su quelli ad opera di Euainetos (Gallatin A., Syracusan decadrachms of the Euainetos Type, Cambridge/Harvard 1930). La fondamentale differenza tra i decadrammi di Kimon e quelli di Euainetos risiede nell’acconciatura della testa della ninfa Aretusa al rovescio, che in Kimon porta i capelli raccolti in una reticella sulla nuca e trattenuti sulla fronte da un ampyx; in Euainetos ha invece le chiome raccolte e trattenute da un serto di foglie di canna. decadramma di Kimon decadramma di Euainetos La Scavino ha esposto i seguenti dati. Per Kimon ci sono 80 esemplari autentici da 3 conii di D/ e 13 conii di R/ (riconfermando quindi i risultati ai quali era già pervenuto Jongkees oltre mezzo secolo fa). Risulta confermata anche la sua sequenza cronologica, che inizia con i conii del rovescio (con la testa di ninfa) con la firma (R1-R6), seguiti da conii senza firma (R7-R13). Per Euainetos ci sono 217 esemplari da 22 conii di D/ e 39 conii di R/. Quindi i decadrammi di Euainetos sono più comuni di quelli di Kimon. Ha corretto un poco il vecchio studio di Gallatin (che aveva visto 24 conii D/ e 42 conii R/, ma la Scavino ha emendato alcuni conii in quanto sospetti….). La sequenza dei decadrammi di Euainetos è più complessa e la Scavino ha individuato almeno 3 incudini utilizzate in contemporanea, anche per aumentare la capacità produttiva dell’officina monetaria. Rimando al suo studio per una visione più accurata dei vari conii usati. Apparentemente la serie di Kimone è iniziata all’incirca contemporaneamente alla serie più lunga ma anche più articolata di Euainetos. Fiumi di inchiostro sono stati spesi sul problema della cronologia di questi autentici capolavori di arte monetaria. A lungo si sono scontrate due scuole di pensiero. La prima scuola (Evans, Gallatin, Jongkees, Rizzo) ha sostenuto che i decadrammi furono emessi nel 412 a.C. in occasione delle feste Assinaria, istituite per celebrare il primo anniversario della famosa vittoria riportata dai Siracusani sugli Ateniesi presso il fiume Assinaros (Plutarco, Nicia, 28, 1). La seconda scuola di pensiero, a partire dal 1960 (Jenkins, Kraay, Alfoldi, Mildenberg, Fischer-Brossert e Garraffo) ha sostenuto una cronologia “ribassista”, ritenendoli emessi a partire dal 405 a.C. ad opera di Dionisio I quale moneta necessaria al tiranno a far fronte alle sue numerose campagne militari. Fuori dal recente coro “ribassista” si è posta la prof.ssa Caccamo Caltabiano, la quale nel 1987 ha riproposto la cronologia “alta”, al 412 a.C., ma con una diversa finalità. Secondo la studiosa messinese i decadrammi non sarebbero stati emessi in occasione della vittoria siracusana sugli Ateniesi, ma per finanziare la spedizione siracusana in Asia Minore negli anni 412-409 a.C., a seguito dell’alleanza stipulata da Siracusa con Sparta e Persia in funzione antiateniese. Poi la scuola “ribassista” aveva strettamente collegato i decadrammi con le emissioni auree da 100 litre (Testa femminile/Ercole strangolante il leone Nemeo, detti anche “ercolini”) e da 50 litre (Testa maschile/Cavallo), anche per la comunanza di firme e simboli. Grazie al fondamentale studio di Denise Bérend, conosciamo ora la catalogazione esaustiva delle emissioni auree (comprendendo anche i rari nominali da 20 e 10 litre), da lei fatte partire dal 404 a.C., con l’affermazione del potere di Dionisio I e quindi allineandosi di fatto con la scuola “ribassista”. Tuttavia deve esistere in realtà un leggero sfasamento sui tempi di emissione tra gli “ercolini”, che contengono leggende sia con il vecchio omicron ΣYPAKOΣION che con il più recente omega ΣYPAKOΣIΩN, e i decadrammi che contengono esclusivamente l’omega. Quindi è necessario prima conoscere l’esatta cronologia degli “ercolini”, dal momento che i decadrammi devono essere di poco posteriori. La Scavino svolge un’accurata analisi del problema e conclude dando sostanzialmente ragione all’ipotesi della Caccamo Caltabiano e cioè che gli “ercolini” non possono che risalire al tempo della spedizione ateniese in Sicilia o, al più tardi, al 413/412 a.C. La Scavino ipotizza che l’emissione degli “ercolini” sia iniziata nel 413 a.C. e poco dopo anche dei decadrammi, sia di Euainetos che di Kimon. Se la datazione è corretta, allora diventa inevitabile collegare queste monete, come già la prima scuola di pensiero, con la vittoria siracusana contro Atene, confermata anche dalla leggenda AΘΛA (= premio o trofeo) posta vicino alla panoplia. Nello stesso tempo però non sarebbe nemmeno corretto considerare queste monete come semplici “monete commemorative”, visto anche l’elevato numero dei conii usati e un’abbondante produzione, che dovrebbe soddisfare soprattutto a finalità più strettamente economiche. Ecco quindi giustificata la nota ipotesi della Caccamo Caltabiano, la quale ha collegato questa importante produzione monetaria agli sforzi economici per sostenere le spese per la spedizione di Ermocrate in Oriente, che appunto si volse tra 412 e 409 a.C. A dimostrare una forte contiguità tra Siracusa e l’Oriente esistono i due tesoretti rinvenuti ad Avola in cui sono presenti aurei siracusani frammisti a darici persiani (e anche ad aurei di Lampsaco e Abydos, due città coinvolte nelle lotte tra Sparta e Atene, che videro appunto il coinvolgimento di forze navali siracusane). La presenza dell’elmo di foggia “frigia” nella panoplia raffigurata sui decadrammi sembra costituire la prima presenza in Occidente di questo particolare elmo di origine orientale e di conseguenza siamo di fronte a un ulteriore elemento a favore dell’ipotesi della spedizione navale siracusana in Oriente. Allo stato attuale, come dimostrato anche dai cataloghi di asta, prevale ancora l’ipotesi “ribassista” (dopo 405 a.C.), ma resta assai interessante la proposta della scuola messinese per una “datazione rialzista” (412-409 a.C.). Dopo questa lunga premessa, appare evidente che il decadramma siracusano non può essere definita una moneta molto rara, ma comunque molto ricercata dai collezionisti, con prezzi veramente alti per esemplari di alta conservazione, in genere un poco più elevati per i pezzi di Kimon rispetto a quelli di Euainetos. Poi c’è da considerare che diversi esemplari risultano riproposti in differenti aste, anche a breve distanza di tempo, facendo sembrare ancora più numerosi i pezzi noti. E’ difficile, se non impossibile, dire quanti pezzi Siracusa riusciva a ricavare da una coppia di conii. Molto probabilmente almeno qualche migliaio. Se abbiano 13 conii R per Kimon e 39 conii R per Euainetos, con circa 5000 pezzi per conio, è possibile che la produzione totale possa arrivare a circa 250.000 esemplari (e quindi oltre 11.000 kg !! di argento). C’è anche da dire che diversi esemplari di decadramma presentano dei fondi molto “ruvidi”, come se i conii utilizzati si fossero nel frattempo arrugginiti. E’ quindi anche possibile che tali conii, non ancora rotti ma arrugginiti, siano stati successivamente (dopo 10-15 anni) riutilizzati da Dionisio I. Questo dettaglio non appare trattato dalla Scavino. In questa maniera ambedue le scuole di pensiero sopramenzionate troverebbero la loro giustificazione…..4 punti
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Salve a tutti. Come anticipato dalla descrizione che accompagna il titolo di questa discussione, vorrei trattare di un noto personaggio della prima dinastia imperiale romana, una delle mie preferite, dal punto di vista storico, soprattutto. Gaio Asinio Gallo era figlio di uno degli uomini politici più importanti e in vista della Res Publica che rispondeva al nome di Gaio Asinio Pollione. Lo ritroviamo con Cesare, Marco Antonio e, infine, riuscì ad ottenere una buona posizione sotto il suo rivale, Ottaviano Augusto. Grazie alla sua capacità di arrampicatore sociale riuscì ad approfittare della situazione politica travagliata di questo periodo per riuscire a ritagliarsi un posto quantomeno indipendente nel nuovo assetto governativo di Roma: il Principato di Augusto. Pollione fu ricordato in particolar modo come oratore e autore di carmi e poesiole che, in primo momento, attirarono critiche fortemente negative da parte del famosissimo Virgilio. Ma, in un secondo momento, il poeta latino lodò l'attività letteraria di Asinio Pollione. Perché questo cambiamento di opinioni da parte di uno dei più famosi scrittori della classicità? Semplice: Virgilio possedeva degli appezzamenti di terreno nei pressi della sua città natale, nelle campagne di Mantova, a cui era molto legato (sembra che fosse l'eredità paterna). Pollione fu incaricato dallo stesso Augusto di provvedere al congedo dei veterani che avevano combattuto per lui nella recente guerra civile. La questione dei veterani era un problema serio che affliggeva Roma fin dai tempi di Cesare e di Gaio Mario, il grande riformatore delle legioni, nonchè zio dello stesso Giulio Cesare. Ebbene, Pollione doveva sgomberare i vasti territori della pianura nei pressi di Mantova e dintorni per frazionarli e consegnarli come dono di congedo ai veterani. Naturalmente questa situazione non era favorevole per Virgilio che, per tenersi le sue proprietà, strinse amicizia con l'inviato di Augusto, riuscendo nel suo intento. Il successo, tuttavia, era solo apparente: una seconda ondata di congedi non risparmiò i terreni di Virgilio che gli furono strappati assieme al loro carico di ricordi. Quindi, il padre del nostro Gallo, fu un politico, un militare e un letterato di grande spessore, nonostante venga dipinto come un uomo poco disponibile e tutt'altro che ben disposto nei confronti dei suoi sottoposti. Sulle orme del genitore, anche Asinio Gallo, di cui non si conosce la data precisa (alcuni propendono per l'anno 41 a.C.) nè il luogo di nascita, intraprese la carriera politica e, conseguentemente, oratorio-letteraria. Infatti, ci rimane la notizia che fu l'autore di un libro dal titolo "De comparatione patris et Ciceronis", in cui dava la palma oratoria al padre, come se si fosse trattato di una gara di eloquenza tra il padre, che, a quanto pare, teneva in grande considerazione, e Cicerone, l'altro grande politico, primo oratore nell'Urbe, unico ostacolo per la carriera oratoria di Asinio Pollione. Con quest'opera, anadata perduta, suo figlio Gallo tenta quasi di riscattarlo mettendolo al di sopra del suo "concorrente" e facendolo uscire vincitore dalla disputa - cosa che nella realtà storica sarebbe stato un po' difficile credere. Entrato, così, in Senato, Gallo, intorno all'11 a.C., sposa Vipsania Agrippina, figlia del celebre Marco Vipsanio Agrippa e prima moglie di Tiberio Claudio Nerone, futuro figlio adottivo del Princeps, nonchè Imperatore a sua volta, a cui, si dice, fosse molto affezionato. Il divorzio forzato fu una triste delusione per entrambi, ma solo in questo modo il nostro Gallo riuscì ad entrare negli ambienti che circondavano la dinastia Giulio-Caludia. Percorrendo con velocità le tappe del Cursus Honorum, venne nominato console nell'8 a.C. e proconsole in Asia tra il 6 e il 5 a.C. Fu l'incarico più prestigioso che ricoprì. Proprio in questo periodo furono coniate le monete recanti al sua effige, unico materiale che ci fornisce, oggi, il suo ritratto. Il suo astro iniziò a calare quando provò a conquistare le attenzioni della vedova di Germanico, Agrippina. Tiberio non vedeva di buon occhio il suo comportamento nei confronti della parente e, nel 30, indusse il Senato a dichiararlo nemico pubblico e detenuto in condizioni davvero ostili. Lo si capisce dalle parole dello storico Cassio Dione (58.3): <<Non aveva compagni o servi con lui, non parlava con nessuno e non vedeva nessuno, eccetto quando qualcuno doveva portargli del cibo, di scarsa qualità e quantità, tanto che non gli dava nessuna forza o soddisfazione da portarlo alla morte>>. La sua fine è alquanto dubbia, ma grazie alle testimonianze di storici come Tacito, possiamo affermare che morì di fame in prigionia intorno al 33 d.C. Agrippina, la vedova da lui corteggiata, morì nello stesso anno, nel mese di ottobre. Questa coincidenza indusse l'Imperatore Tiberio ad accusarla, nonostante fosse deceduta, di immoralità e adulterio. Per questo subì la damnatio memoriae, ma solo marginalmente, sotto il regno di Tiberio: dopo la morte dell'Imperatore, infatti, questa pratica nei suoi confronti fu ritirata. Si conclude così la vicenda storica e biografica di uno dei personaggi più importanti del Principato di Augusto. Non potevano mancare le monete coniate a suo nome, prima di tutte quelle emesse durante il suo governatorato in Siria (tratte dal web): 1) Bronzo AE 16, zecca di Temnus, in Aeolis. Battuta intorno al 6-5 a.C. Al D/ si trova la legenda greca ACINIOC GALLOC AGNOC che accompagna la testa nuda rivolta a destra di Gallo; al R/ AROLLAC QAINIOU TAMNITAN circonda la testa coronata di edera di Dioniso verso destra. Rif.: RPC 2447. Segue la serie di esemplari coniati per Augusto: 2) AE Sesterzio coniato nella zecca di Roma intorno al 16 a.C., quando Asinio Gallo era monetiere di Augusto. Al D/ OB-CIVIS-SERVATOS, dove CIVIS sta in uan corona di foglie di quercia, OB al di sopra e SERVATOS al di sotto, con ai finachi due rami di lauro; al R/ C ASINIVS C F GALLVS III VIR A A A F F , intorno a S-C larghi, nel campo. Rif.: RIC I 370; BMCRE 157 = BMCRR Rome 4594. 3) Dupondio in oricalco della zecca di Roma, datato al 16 a.C. Al D/ AVGVSTVS TRIBVNIC POTEST in una corona di quercia; al R/ CASINIVSGALLVSIIIVIRAAAFF intorno a S-C larghi, nel campo. Rif.: RIC 372. 4) AE Asse in bronzo della zecca di Roma datato al 16 a.C. Al D/ CAESAR AVGVSTVS TRIBVNIC POTEST, testa di Augusto nuda rivolta a destra; al R/ C ASINIVS GALLVS III VIR AAAFF che circonda S-C nel campo. Rif.: RIC I 373; Cohen 369; BMCRE 161.1 punto
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Buonasera a tutti. :) Apro questa discussione per analizzare la poco conosciuta figura di Lucio Giulio Aurelio Sulpicio Severo Uranio Antonino e le sue monete. Questa è la biografia dell'imperatore che ho ricavato dalle informazioni trovate in internet. Lucio Giulio Aurelio Sulpicio Severo Uranio Antonino (latino: Lucius Iulius Aurelius Sulpicius Severus Uranius Antoninus) è stato un usurpatore al tempo degli imperatori romani Valeriano e Gallieno, ribellatosi nelle province orientali nel 253/254. Zosimo riporta che nel 221 un certo Uranio si sarebbe ribellato ed avrebbe assunto la porpora contro uno dei Severi, Eliogabalo o Alessandro Severo, senza successo. Tale resoconto, secondo alcuni storici moderni, potrebbe nascere da un errore dello storico nel riportare la storia di Uranio Antonino, altro usurpatore del trono imperiale nel 253 contro Valeriano. Secondo tali storici, l'Uranio di Zosimo sarebbe dunque Uranio Antonino. In Siria, Uranio Antonino coniò delle monete con legende greche che lo proclamano imperatore, e datate al 253/254 in base alle ere seleucidi, seguite da altre che ne ridimensionano le pretese. È stata proposta l'identificazione di Uranio con il sacerdote Sampsigeramus, citato da Giovanni Malala come colui il quale guidò una limitata forza di soldati armati di fionde che inflissero una sonora sconfitta al re sasanide Sapore I durante la sua terza invasione del territorio romano. Secondo questa interpretazione, Uranio sarebbe diventato imperatore in occasione di questa invasione sasanide, in quanto la latitanza del potere centrale imponeva le personalità locali a provvedere alla difesa del territorio mediante la raccolta di forze autoctone, e l'autorità di un imperatore, sia pure locale, avrebbe facilitato questa opera. Con l'approssimarsi di Valeriano e del suo esercito, Uranio avrebbe ridotto le proprie pretese, forse a seguito di un compromesso con l'imperatore. Ora tocca a voi... ;)1 punto
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Salve. Le monete valgono quello che qualcuno è disposto a pagarle, questo è il bello di questo gioco, peralto molto difficile dove non esiste obiettività (perchè è un lusso che nessuno o quasi...vuole regalare). La suddetta regola abbisogna di tre sole precisazioni: 1) Poichè è un gioco...è importante scegliere bene dove mettersi a giocare (vendere le proprie monete), se si sbaglia la location o il compagno di gioco..è possibile che le proprie monete valgano meno, anche molto meno di quanto qualcun altro potrebbe invece apprezzarle (pagarle). 2) Le monete comuni hanno un prezzo comune, quelle egrege un prezzo egregio...chi confonde le due cose o è sprovveduto (di solito chi vende) o vuole fare l'affare (di solito chi compra).;) 3) L'operatore professionale (non occulto ma noto come tale...) per forza di cose non può pagare le monete (sopra tutto quelle comuni) più di un tanto che consenta agio e rientro spese. Misurare quantitativamente l'agio è impossibile (cioè cosa vana)...atteso che se Gesù scacciò i mercanti dal Tempio...una ragione ci dovrà essere stata. D'altronde i Mercanti sono necessari e spesso anche simpatici, la prima ed unica cosa che si deve chiedere loro è la Competenza...il resto lasciamolo stare. Per quanto cocerne la nota ditta che si pubblicizza sui giornali...trattasi di cosa opinabile e complessa in un ambiente parimenti difficile. A mio modesto parere...ci vorrebbe un avvocato. :)1 punto
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Bisogna dire che una minima parte del materiale numismatico, quello proveniente da ripostigli e scavi, viene edita nel Bollettino di Numismatica, ora reperibile anche nel noto Portale, curato dalla prof.ssa Balbi di Caro, guarda caso per molti anni incontrastata direttrice del Medagliere del Museo Nazionale Romano, prima di andare in pensione.... A parte che la la collezione reale deve essere ancora postata nel portale, a parte pochissimi esemplari, noto che questo portale, in teoria un ottimo veicolo per portare a conoscenza del materiale ivi custodito, va molto a rilento e dovrebbe comunque essere esteso anche alle altre collezioni ivi custodite!!! Non c'entra tanto la scarsità di mezzi (la messa a punto del software per il Portale Numismatico dello Stato è costata un fior di quattrini e ci sarebbe da indagare su questo...) quanto la vera volontà politica. Anche Firenze ha scarsi mezzi, ma grazie alla volontà e alla politica "aperta" ai volontari in grado di svolgere gratuitamente un lavoro, è riuscita a rendere fruibile il suo materiale. Penso anche ai tanti laureandi e dottorandi che potrebbero benissimo spendere una parte delle loro energie per sistemare il tanto materiale esistente a Roma. So di laureati italiani che sono spediti all'estero per svolgere lavori di sistemazione di collezioni fuori Italia nell'ambito della loro specializzazione di dottorato.1 punto
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Difficile dire qualcosa di attendibile con queste foto... Potrebbe essere Tetrico, ma non giurerei nemmeno che sia barbuto... lo stile sembra piuttosto rozzo, ma forse è solo un'effetto delle concrezioni. Con un "diametro 0,20" (immagino 20 mm) servirebbe sapere il peso per pensare ad una imitativa. Non riesco ad inquadrare il rovescio, la figura sembra per metà fuori dal tondello, riesco a leggere solo quella che dovrebbe essere la parte finale della legenda ...AVG (?) come potrebbe invece essere la parte iniziale, ad esempio PAX e la moneta potrebbe essere capovolta. Forse si vede un braccio di una figura in piedi, ma non sono per nulla sicuro... potrebbe anche essere il manico di un'urna o uno scudo. Qualche bagno in acqua distillata e spazzolino morbido, e anche foto più dettagliate, potrebbero rivelare qualche altro particolare. Sentiamo qualche altro parere. Ciao, Exergus1 punto
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Avete ragione La biblioteca fu venduta (ad assai caro prezzo) allo Stato che l'ha collocata al museo nazionale romano , ed è attualmente accessibile solo ai funzionari che vi lavorano o eventualmente alle pochissime persone ammesse a farvi ricerca (in pratica bnessuno vista la disponibilità dei detti funzionari (provata personalmente diversi anni fa). Visto che la biblioteca, pagata uno sproposito, è stata acquisita con fondi pubblici, dovrebbe in teporia essere disponibile agli studiosi e a quanti abbiano interesse a consultarla. Cosi non è. Inoltre i funzionari del MNR che hanno a disposizione pare risorse che altri musei o istituzioni pubbliche si sognano (guardate la qualità delle foto della collezione ex Reale, o questa favolosa biblioteca o anche il caveau dove vengono conservate le collezioni..), ebbene non sono riusciti a produrre un solo catalogo di quanto da loro presieduto e custodito in più di 50 anni. Di solito ci si lamenta che non si riesce a produrre per la mancanza di risorse, ma qui c'è proprio tutto : le collezioni di base (alcune tra le piu complete e miglioro al mondo) un apparato bibliografico di primissimo ordine e superiore a quello che (Brera esclusa e forse Firenze) hanno la maggior parte degli altri musei in Italia strumentazioni e strutture di alta qualità e fondi a sufficienza funzionari il cui lavoro e responsabilità è quello di curare e valorizzare queste collezioni c'è tutto, giusto ? e allora perche non abbiamo uno straccio di catalogo ? Qualsiasi altra istituzione con tali mezzi sarebbe stata "onorata" di poter produrre qualcosa di qualità sui "tesori" che custodisce ... almeno cosi la penso io..1 punto
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Ciao. "“Perché scavano i tombaroli? Lascia perdere la filiera criminale adombrata da Elledi (esistente ma non rilevante in questo caso). Qual'é il terminale ultimo? Sono le collezioni. Ed il mondo del collezionismo. Ci vuole tanto ad ammetterlo? No. Pero' non l'hai fatto”. Non l'ho fatto non certo per ipocrisia ma perchè l'ho do per scontato. Una volta che abbiamo riconosciuto questa verità cosa abbiamo ottenuto? Non certo l'equazione che tutti i collezionisti si approvvigionano dai canali illeciti. Capisco che forse la percezione del problema dalla “trincea” (cioè dalle aule di Tribunale) è alquanto diversa da quella che si può avere stando magari in un “salotto” ma, ancora una volta suggerirei di non abbandonare l'approccio concreto ai casi moltissimi casi singoli di soggetti coinvolti in procedimenti giudiziari che con i “tombaroli” nulla hanno a che vedere. "Pero', dato che i tombaroli non delinquono per amore del rischio e dell'avventura, possiamo anche presumere (con qualche probabilità di azzeccarci) che una quota più o meno ampia di quella che é la comunità dei collezionisti rientri anche nella comunità degli acquirenti (diretti o indiretti) dei tombaroli. Senza collezionisti senza scrupoli di questo genere i tombaroli, e con loro la spoliazione di beni che appartengono ad ognuno di noi in quanto cittadini, non avrebbero ragione di esistere." Possiamo anche presumerlo qui in "salotto", ma nelle aule di giustizia, dove si rischia sulla propria pelle, non basta presumere ma bisogna dimostrare. "E qui torno alle origini della discussione, seguendo il tuo invito: quella che per te é una buona notizia, ossia il dispositivo della sentenza di Cagliari, per me non lo é affatto. Non per il "senso" (assoluzione dell'imputato, di cui mi rallegro sinceramente) ma per le motivazioni. Motivazioni che per una serie di motivi già esposti sopra (non voglio ripetermi ulteriormente) ritengo vadano in senso opposto all'esigenza di salvaguardare il patrimonio culturale, non fosse altro perché potrebbero essere applicate alla lettera anche a casi in cui ci si dovesse trovare di fronte ad un caso di reale ricettazione, ma con monete pulite, di poco valore e "decontestualizzate"... ma provenienti da scavo." Allora per Te quale sarebbe dovuta essere la “buona notizia”? Che il Tribunale avesse comunque condannato l'imputato, pur in assenza della “culturalità” del materiale in sequestro, culturalità espressamente richiesta dalla norma incriminatrice e che non è affatto emersa nel corso del dibattimento per stessa ammissione del perito dell'Accusa (lo stesso perito che guarda caso però, nella fase delle indagini preliminari, aveva invece inspiegabilmente sostenuto il contrario...)? Che il Tribunale avesse condannato comunque l'imputato per non essere stato in grado di dimostrare, documenti alla mano, che tutte le monete sequestrate, pur non rivestenti la culturalità, non avevano la documentazione di provenienza risalente almeno al 1909? Che il Tribunale avesse condannato l'imputato pur con la richiesta di assoluzione del P.M.? Come dicevo i casi vanno sempre contestualizzati...non si dovrebbe “presumere” nelle aule di giustizia (qualche volta, in assenza di prove, si possono anche utilizzare le presunzioni ma solo se sono “gravi, precise e concordanti”) ma si dovrebbe applicare sempre e solo la legge ed i suoi schemi. Il timore che le Istituzioni dello Stato non siano in grado di reprimere il fenomeno del saccheggio dei bb.cc. è certamente fondatissimo, ma questa inefficienza non può mai ripercuotersi sul cittadino (collezionista e non) che non può essere giudicato sulla base di presunzioni o di evidenti forzature giuridiche (non venitemi a dire che non sia una palese forzatura la richiesta di documentazione ante 1909 per dimostrare il lecito possesso...). Il settore dei bb.cc. non è il solo, purtroppo, che soffre di questa mancanza di attenzione da parte delle Istituzioni. Lo sappiamo tutti che in Italia ci sono i falsi invalidi che percepiscono una pensione (che facciamo, gli incriminiamo tutti per truffa e poi vediamo in Tribunale se sono davvero invalidi?), sappiamo degli evasori fiscali che non pagano le tasse (anche qui, che facciamo? Presumiamo che tutte lae“partite iva” evadano il fisco e le portiamo in Tribunale?) ecc. ecc. Ma dobbiamo tenere i ruoli distinti. Chi è preposto alla tutela si occupi di tutela: chi è preposto a giudicare, giudichi secondo le leggi vigenti. Non posso accettare, per il principio di legalità, che chi è preposto a giudicare debba svolgere anche ruoli di “supplenza” verso chi non può o non vuole o non riesce a svolgere adeguatamente il suo ruolo di controllore. Sei al corrente che ci sono numerosi cittadini/collezionisti che, pur essendo stati prosciolti dall'accusa di impossessamento illecito di bb.cc., si sono visti comunque sottrarre le loro monete, che sono finite nei magazzini delle Soprintendenze, perchè non avevano la documentazione che certificava gli acquisti? Dove sta scritto che devo conservare sine die la documentazione relativa all'acquisto di una moneta? Non stiamo forse assistendo ad una forma surrettizia di “supplenza” giudiziaria (molto “all'ingrosso”, fra l'altro) rispetto a chi dovrebbe svolgere i compiti di tutela? Che fa uso di presunzioni e di pareri tecnici spesso privi di reale motivazione (vuoi un esempio? Ecco cosa scrive conclusivamente un Perito della procura: “Nonostante le monete in questione siano conosciute in un gran numero di esemplari e alla letteratura specializzata, si consiglia la acquisizione dell'intera raccolta alla Collezioni dello Stato poiché di interesse archeologico e quindi sottoposte a tutela ai sensi del D. Lvo 42/2004”)! Se lo stesso Ministero dei bb.cc., attraverso una sua Soprintendenza ed in risposta ad un collezionista che era solito comunicare tutte le sue acquisizioni, ha scritto che non è obbligatorio notificare il possesso delle monete (trovi la scansione della risposta da qualche parte in questa sezione del forum)? Scendiamo dagli intermundia epicurei e caliamoci nella concreta realtà di tutti i giorni. Quanti collezionisti/cittadini, che non hanno mai avuto contatti con tombaroli e lestofanti vari, potrebbero dimostrare di avere tutte (dico tutte) le loro monete corredate da documentazione? Tu ed io (e tutti gli altri che ci leggono) lo sappiamo benissimo. Nessuno. E questo è sufficiente per presumere che essi siano potenziali riciclatori di bb.cc. asportati clandestinamente? Siamo tutti dispiaciuti del saccheggio che subisce il nostro patrimonio culturale, così come siamo tutti contrari ai falsi invalidi e all'evasione fiscale, ma, detto questo credo che si debba anche pretendere che si giudichino le persone sulla base delle regole di diritto anziché con l'applicazione di presunzioni e, soprattutto, non con l'intento di supplire a deficienze che riguardano altri apparati dello Stato. Ecco perchè continuo a ritenere una “buona notizia” quella che arriva dal Tribunale di Oristano. Nella facciata della facoltà di giurisprudenza della mia città c'è la seguente iscrizione: “UNICUIQUE SUUM TRIBUERE” In questo caso troverei ancor più azzeccato che si tenesse presente un altro brocardo, coniato per l'occasione: unusquisque suum faciat! Saluti. Michele1 punto
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L’associazione che solitamente segue alla lettura del nome “Capricorno” è quella dell’omonima costellazione, ma l’origine mitologica della figura che identifica l’asterismo è da ricercarsi nella vicenda della Titanomachia che movimentò gravemente, per dieci anni, le celesti vicende dell’Olimpo. Esiodo, nella “Teogonia”, ci narra di quando Zeus ebbe a combattere contro i Titani. Dalla sua parte vi erano tutti gli dei dell’Olimpo, i Ciclopi ed i Giganti dalle cento braccia (Ecatonchiri); i Titani erano invece guidati da Crono. Quando il Titano Tifone tentò di scalare le pendici dell’Olimpo, gli dei ebbero tanta paura che fuggirono terrorizzati in Egitto e si trasformarono in animali per nascondersi meglio. Zeus si trasformò in ariete, Afrodite in pesce, Apollo in corvo, Dioniso in capra, Era in mucca bianca, Artemide in gatto, Ares in cinghiale ed Ermes in un Ibis. Pan, di suo, si presentava già con zampe irsute e zoccoli da animale, il busto umano ed il volto barbuto, terribile e con corna da capra: non fece altro che trasformare la parte inferiore del suo corpo in pesce e nascondersi in un fiume. Dopo una lunga serie di vicende belliche, Zeus riuscì a sconfiggere anche il mostro Tifone ed a seppellirlo sotto una montagna di fulmini nelle viscere dell’Etna. Il dio Pan, però, aveva contribuito decisamente alla vittoria di Zeus su Tifone ed il premio che Zeus gli accordò fu quello di immortalare nella volta notturna del cielo l’aspetto assunto in Egitto dal dio caprino: il Capricorno che è capra nella parte superiore e pesce in quella inferiore e che viene anche denominato “Aegipan”. Il contributo che provenne da Pan nella battaglia fu quello di terrorizzare con un urlo agghiacciante Delfine, sorella di Tifone, che teneva prigionieri i tendini e le forze che il Titano aveva estratto a Zeus. L’urlo terrificante di Pan permise ad Ermes di rubare alla sconcertata Delfine le forze di Zeus. Non è un caso che Pan sia stato associato ad uno stimolo terrificante visto che è il suo nome a dare significato al termine “panico”. Fin dal primo momento della sua nascita egli è stato motivo di terrore: la madre lo abbandonò inorridita dalla sua bruttezza; mentre seguiva Dioniso per i boschi si divertiva a spaventare i viaggiatori ed era considerato l’artefice dei rumori notturni. Pan, inoltre, è l’unico dio per cui viene contemplata la morte e Plutarco (Dialoghi Delfici) ci descrive che la notizia di questo evento venne urlato in mare dal timoniere Thamos e da ogni angolo della terra seguirono a tale annuncio urla e gemiti. Anche le sue statue incutevano il panico e Pausania ci informa che i Galli, mentre saccheggiavano la Grecia, si imbatterono in una scultura che lo raffigurava nel tempio di Delfo e si spaventarono a tal punto che fuggirono inorriditi. Il Capricorno, quindi, nel mondo classico è allegoria del dio Pan, ma l’origine del simbolo che troviamo celebrato nella monetazione dell’imperatore Ottaviano Augusto ha un’altra fonte che comunque non è aliena da quello che è il segno astrologico. Il Capricorno compare di frequente sulle monete di Augusto ed anche su gemme incise, paste vitree e gioielli del periodo in cui regnò il primo imperatore: il segno astrologico divenne una vera e propria moda che celebrava Ottaviano. L’origine di tale associazione ce la chiarisce Svetonio (Vita dei Cesari) che scrive dei numerosi presagi che già prima della nascita di Ottaviano fecero prevedere la sua futura grandezza e la sua costante ascesa. Fra i diversi e significativi prodigi, verso la fine del capitolo XCIV, Svetonio scrive: “Durante il suo ritiro ad Apollonia, Augusto era salito, insieme con Agrippa, all’osservatorio dell’astrologo Teogene. Agrippa lo consultò per primo, ma quando Augusto vide che Teogene gli faceva splendide previsioni, quasi incredibili, si rifiutò ostinatamente di fornirgli i dati relativi alla sua nascita, per il timore e la vergogna di essere considerato di origini oscure. Quando, finalmente, dopo molte preghiere vi ebbe acconsentito, pur esitando, Teogene si alzò dal suo seggio e lo adorò. In seguito Augusto ebbe tanta fiducia nei suoi destini che fece pubblicare il suo oroscopo e coniare una moneta d’argento con il segno del Capricorno, sotto il quale era nato”. Augusto era molto superstizioso e durante tutta la sua vita investì sempre di una grande considerazione i segni premonitori e le indicazioni dei religiosi preposti alla lettura dei segni del destino. Si prodigò molto anche per la custodia e la consultazione dei Libri Sibillini. Il Capricorno nei denarii di Ottaviano lo troviamo in monete che presentano legende sia in Greco che in Latino. http://www.coinarchives.com/a/lotviewer.ph...25&Lot=1255 La corona d’alloro che osserviamo sul rovescio del precedente cistoforo allude ad Apollo. La costellazione verrà riprodotta spesso in occasione di vittorie e trattati di pace e sempre per ricordare che Augusto era stato destinato dalle stelle alla salvezza dello Stato. http://www.coinarchives.com/a/lotviewer.ph...333&Lot=219 http://www.coinarchives.com/a/lotviewer.ph...334&Lot=462 Il Capricorno compare inciso anche su monete di Tiberio e Vespasiano: http://www.coinarchives.com/a/lotviewer.ph...333&Lot=324 tale segno è associato al globo che sappiamo già essere allusivo all’Impero. Il messaggio sotteso è così il periodo di prosperità che l’Imperatore saprà procurare a Roma proprio come fece Augusto. http://www.coinarchives.com/a/lotviewer.ph...327&Lot=699 La cornucopia presente sul precedente aureo rafforza lo stesso messaggio che verrà utilizzato anche da Tito, Domiziano, Adriano ed Antonino Pio: http://www.coinarchives.com/a/lotviewer.ph...358&Lot=813 Nel precedente sesterzio, il Capricorno è un dono di cui è decorata la mano della Felicità. Si può riscontrare lo stesso simbolo anche per indicare delle legioni romane che lo avevano adottato per identificarsene. Troviamo tale associazione soprattutto con le monete di Gallieno per le legioni: “Prima Adjutrix”, “Septima Pia” e “Septima Fidelis”. http://www.coinarchives.com/a/lotviewer.ph...334&Lot=684 L’importanza del Capricorno nella cultura romana antica aveva radici molto remote e riscontri nella mitologia etrusca. La tenacia per la conquista di una solida affermazione personale era la caratteristica della bellissima Tanaquilla che oltre ad essere una bellissima e potente donna era anche capace di leggere i segni divini e di trasformarli in desideri personali; faceva ciò allontanando da sé tutti quei significati che l’avrebbero potuta ostacolare nella conquista del potere. Tanaquilla era l’emblema dell’essere nati sotto il segno del Capricorno ed era la moglie di Lucio Tarquinio Prisco: il primo re di Roma che divenne tale proprio grazie alla moglie ed al suo simbolo astrologico che ritroveremo identificare anche il primo imperatore. Prossimamente spero di riuscire a fornire una lettura di vari altri simboli che sono presenti sulle monete di Augusto. Enrico :)1 punto
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Il dio latino Mercurio non è altro che il greco Ermete che “fra tutti gli dei è il migliore amico degli uomini ed il più ricco dispensatore di doni” (Aristofane, Pace, 393 sg.). La sua natura è libertà, forza e destrezza oltre che saggezza, prontezza ed arte occulta. Ermete è il messaggero tra gli dei e gli uomini ed il suo ruolo è spesso quello dell’interprete tanto che ancora oggi nella parola “ermeneutica” ritroviamo Ermes legato al significato di interpretazione dei significati nascosti. Questa astuta ed affascinante divinità, però, dona anche felicità all’uomo tanto che i greci definivano “hermaion” un uomo fortunato. I doni che provengono da Ermes sono il potente risultato della sua magia che Omero ci permette di intendere originarsi dalla sua “bacchetta meravigliosa d’opulenza e dovizia, d’oro a tre foglie, che ti proteggerà da ogni male”. Proviene da Ermes il guadagno, sia quello atteso che quello imprevisto, e sempre suoi doni sono il colpo di fortuna e l’occasione propizia. Ermes, principalmente, è l’araldo degli dei e conduce i loro messaggi agli uomini; di questi poi ne accoglie le preghiere per destinarle alle varie divinità. Per adempiere a tale ruolo percorre velocemente grandi distanze “ed ha calzari dorati che gli permettono di sorvolare i mari e le immense terre con lo spirare dei venti” (Iliade, 24, 340 sgg.). E’ per questo il protettore dei viandanti ed oltre ai calzari alati ha anche il copricapo del pellegrino. http://www.coinarchives.com/a/lotviewer.ph...347&Lot=268 Principalmente è la guida dei viandanti solitari e quando la notte o il pericolo rendono vulnerabile l’uomo alla paura, Ermes compare di sorpresa ad aiutare generosamente con la sua scorta miracolosa e a donare la sensazione di sentirsi protetti da una presenza benevola. Essendo un dio scaltro e disinvolto è anche il protettore dei ladri e degli ingannatori: l’attributo che palesa questa sua indole è il mantello che rende invisibili e che lo elegge a divinità della notte e dei sogni; “egli medesimo si chiama guida dei sogni, ragion per cui dopo un sogno ci si ricorda di lui e gli si tributano onori” (Apollonio Rodio, 4, 1731). http://www.coinarchives.com/a/lotviewer.ph...359&Lot=696 Il caduceo che insieme ai sandali alati ed il cappello da viandante è il simbolo distintivo di Mercurio, consiste in una bacchetta magica da araldo. Intorno ad essa si attorcigliano simmetricamente ed in senso inverso due serpenti che hanno orientate le teste una di fronte all’altra. In alcune raffigurazioni troviamo anche il caduceo con due ali sulla punta e nelle tradizioni più antiche, al posto dei serpenti, si possono trovare due nastrini. http://www.coinarchives.com/a/lotviewer.ph...366&Lot=272 La bacchetta dai poteri strepitosi fu un dono di Apollo al fratello per ricambiare con essa i regali della cetra e del flauto che fu Ermes ad inventare. La leggenda narra che quando Mercurio giunse in Arcadia, trovò due serpenti che si mordevano a vicenda finchè il dio non gettò la sua bacchetta grazie alla quale essi trovarono l’accordo. Troviamo in questo aneddoto e nella particolare identità mitologica della divinità, il significato del simbolo che è un segno di concordia: il veleno della guerra viene placato ed annullato mediante le parole di pace. Ermes, infatti, è anche maestro d’eloquenza ed in Esiodo (Opere, 79) è colui che dona la voce a Pandora. Tra le qualità di araldo, inoltre, aveva una voce così potente da aver guadagnato la vittoria in una gara con Stentore che a sua volta possedeva un timbro pari a quello di cinquanta uomini e lo si sentiva a miglia di distanza; ancora oggi utilizziamo l’espressione di “voce stentorea”. Tale araldo dei guerrieri greci perse la vita proprio per essere uscito perdente dal duello con Ermete (Iliade, 5, 785). Nella monetazione imperiale il caduceo è largamente presente ed è sempre associato a messaggi di concordia, pace, abbondanza ed auspicio di buona sorte. Lo riscontriamo in monete di Augusto, Tiberio, Nerone, Vespasiano, Tito, Domiziano, Nerva, Traiano e Postumo. http://www.coinarchives.com/a/lotviewer.ph...361&Lot=424 http://www.coinarchives.com/a/lotviewer.ph...359&Lot=575 Il caduceo tra le due cornucopie indica la concordia. L’intervento apportatore di fortuna e felicità di Mercurio viene invocato anche in questo splendido sesterzio che ci narra una storia in cui due fratelli vengono celebrati gemelli quando non solo non lo erano, ma probabilmente non erano nemmeno progenie degli stessi genitori. http://www.coinarchives.com/a/lotviewer.ph...283&Lot=495 Il caduceo in mano a Mercurio lo troviamo in monete coloniali di Tiberio, Antonino Pio, Marco Aurelio, Erennio, Ostiliano, Gallieno e Postumo con legenda MERCURIO FELICI http://www.wildwinds.com/coins/ric/postumus/RIC_0313v.jpg Ritroviamo rappresentato il simbolo anche in mano a Felicità, Pace, Concordia, Sicurezza e questo per i vari imperatori da Augusto fino a Costantino. http://www.coinarchives.com/a/lotviewer.ph...=362&Lot=63 Mercurio è il compagno di viaggio dell’uomo e l’alleato nelle imprese ardue; non lascia alcuno da solo neppure lungo il tragitto per i Campi Elisi e ritroviamo spesso la sua presenza nella celebrazione del mito di Orfeo ed Euridice http://www.coinarchives.com/a/lotviewer.ph...=73&Lot=789 Questa associazione iconografica era molto cara agli antichi e la ritroviamo anche nell’eccezionale bassorilievo di Orfeo che è conservato nel Museo Archeologico di Napoli. In questa scultura notiamo con quanta delicatezza Ermes prende la mano di Euridice per ricondurla nell’Ade dopo che Orfeo si è voltato a rispondere alle invocazioni dell’amata: trasgressione che pagò con la disperazione. Il prossimo simbolo sarà quello del Capricorno. Enrico :)1 punto
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“C’è un’isola sul fianco della Sicilia, vicino a Lipari, nelle Eolie, che è sede di Vulcano e si chiama Vulcano. E’ un’isola coronata di rupi alte e fumanti ed è scavata sotto da profonde caverne simili a quelle di Etna: bruciate dalle fucine dei Ciclopi, assordate dai rimbombanti colpi dei magli sulle incudini che echeggiano lontano, mentre stridono le masse di metallo dei Càlibi ed il fuoco nelle fornaci anela. Scese qui dall’alto cielo Vulcano. Nella grande caverna i Ciclopi: Sterope, Bronte e Piracmone, nude le membra immani, lavoravano il ferro. Le loro mani forgiavano un fulmine, levigato già in parte, uno di quelli che Giove in quantità scaglia da tutto il cielo sulla terra. Congiunto avevano tre raggi di pioggia, tre di grandine, tre di splendente fuoco e tre di vento alato: vi aggiungevano adesso terrificanti bagliori, gran fragore, spavento, l’ira con le sue fiamme”. Con queste suggestive immagini dell’VIII Libro dell’Eneide, Virgilio ci descrive le fucine in cui i fulmini venivano forgiati e levigati per Giove e ritroviamo nelle monete l’immagine di un fulmine che iconograficamente ci appare come un complicato “marchingegno” meccanico pronto per essere lanciato: http://www.coinarchives.com/a/lotviewer.ph...349&Lot=389 http://www.coinarchives.com/a/lotviewer.ph...350&Lot=295 Sempre nell’iconografia numismatica imperiale troviamo Vulcano che alla presenza di Minerva assembla sull’incudine il fulmine: http://www.coinarchives.com/a/lotviewer.ph...290&Lot=163 Come si era accennato trattando dell’immagine dell’aquila, anche il fulmine è un attributo iconografico e simbolico di Giove e questo già fin dall’antica tradizione dell’iconografia numismatica greca come giustamente ci ha ricordato Skubydu. http://www.coinarchives.com/a/lotviewer.ph...=362&Lot=36 http://www.coinarchives.com/a/lotviewer.ph...362&Lot=156 E’ questa associazione simbolica della saetta con il padre degli dei che verrà utilizzata per comunicare, dagli imperatori romani, messaggi di potere attraverso le monete. http://www.coinarchives.com/a/lotviewer.ph...37&Lot=1932 Al dritto di questo asse fatto coniare da Tiberio in onore di Augusto troviamo il fulmine vicino al ritratto e la legenda DIVUS AUGUSTUS PATER. Il significato sotteso è quello della divinizzazione di Augusto che viene associato ad una sorta di “Giove romano” che era stato in grado di fondare con il potere un nuovo regno per gli uomini e gli dei: l’Impero. Domiziano giungerà a farsi raffigurare, in un sesterzio, come Giove con il fulmine in mano mentre riceve una corona dalla Vittoria (RIC 403). Sempre a significare il potere assoluto dell’Imperatore è votata l’iconografia del trono con sopra, in orizzontale, un fulmine; troviamo tale iconografia in denari di Vespasiano, Tito (RIC 23b, C. 314) e Domiziano (RIC 24). Il trono rappresenta la sede di Giove. Che il fulmine rappresenti il padre degli dei o il favore che egli avrebbe accordato ad un suo eletto lo testimonia anche l’iconografia di monete di Tito e Domiziano che rappresentano la dea Minerva con il fulmine in mano e quindi vicaria del padre che in lei riponeva un gioioso orgoglio che si ritrova cantato nell’Iliade allorchè si tratta della sua nascita: “Io canterò di Pallade Atena, la dea augusta, glaucopide, sempre saggia, inflessibile, pura vergine, gagliarda protettrice della città, sempre prudente … che Zeus medesimo, Signore della prudenza, ha partorito dal suo santo capo tutt’armata splendente d’oro. Si scossero gli dei alla sua vista, quand’ella balzò fuori dal capo immortale dell’egioco Zeus agitando il giavellotto acuto; il grande Olimpo tremò sotto il peso della glaucopide, tutt’intorno rintronò profonda la terra e mugghiante si gonfiò il mare sollevando le oscure onde; sulla riva si riversarono i flutti salsi; il potente figlio di Iperione fece lungamente sostare i cavalli solari, finchè la vergine Pallade Atena si tolse finalmente dalle spalle l’armatura divina; Zeus, Signore di prudenza, gioì” (Iliade, XXVIII). http://www.coinarchives.com/a/lotviewer.ph...346&Lot=135 Giove con la folgore lo troviamo associato alla legenda: IUPPITER CUSTOS http://www.coinarchives.com/a/lotviewer.ph...359&Lot=558 ed in monete con la legenda: CONSERVATORI PATRIS PATRIAE in cui vediamo inciso Giove che tiene la sua mano protettrice, armata di fulmine, sulla testa dell’Imperatore. http://www.coinarchives.com/a/lotviewer.ph...167&Lot=475 Nel tempo, poi, il simbolo del fulmine arriverà ad essere associato anche alla legenda: PROVIDENTIA DEORUM e l’iconografia prevederà un leone con la folgore fra le fauci http://www.coinarchives.com/a/lotviewer.ph...362&Lot=133 ed alla legenda JUPITER PROPUGNATOR http://www.coinarchives.com/a/lotviewer.ph...75&Lot=2453 Il prossimo simbolo sarà il caduceo. Enrico :)1 punto
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