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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 10/06/11 in tutte le aree

  1. Colgo l'occasione dell'asta Nomos 5, che proporrà la seguente moneta assolutamente inedita: http://www.sixbid.com/nav.php?p=viewlot&sid=461&lot=119 Tralascio per amor patrio l'accenno che era una moneta tenuta da anni in una collezione privata, soprattutto per giustificare come sia comparsa solo ora e in un periodo di restrizioni sull'importazione di monete siceliote. Si tratterebbe di un inedito assoluto e il suo peso, 2,07 g, indicherebbe che è la metà dell'unica altra moneta d'oro nota per i Sicelioti, una comunità che si era asserragliata a Morgantina contro i Romani, nel 213-212 a.C.. Infatti in precedenza era nota solo il dracma in oro, del peso di 4,3 g (a me noto in almeno 4 esemplari): La stessa comunità dei Sicelioti ha coinato anche in argento, e sono noti almeno 4 nominali: 12 litre (testa Zeus/Fulmine), 8 litre (testa Persefone/Quadriga), 4 litre (testa Persefone/Biga), 2 litre (testa Zeus/cavaliere). Puer essendo apparentemente ben fatta, la moneta suscita in me alcuni dubbi. Al diritto il simbolo fulmine appare piuttosto sciatto e non somiglia all'accurato fulmine della moneta in argento di 12 litre e inoltre il circolo presenta un andamento molto irregolare e non si vedono bene i puntini (molti falsi cadono nella trappola del bordo di puntini, dove i puntini stessi non appaiono bene definiti, ma come "scivolati"....). Al rovescio l'etnico SIKELIOTAN in greco appare scritto piuttosto male e si sovrappone alla linea di esergo sulla quale poggia la civetta e questa linea addirittura un poco continua anche oltre il bordo lineare. Il tutto è privo di armonia, che si coglie invece bene sulle altre emissioni, molto curate. Con l'occasione vorrei richiamare l'attenzione anche sul riferimento del curatore del catalogo alla moneta d'oro di Panormos (cfr SNG ANS 576), con testa di Atena/Civetta e monogramma formato da pi e alpha, del peso di circa 0,5 g. Per la verità Head aveva preferito l'attribuzione a Tauromenion, attribuzione che era stata accolta da Campana nella sua monografia su Tauromenion, pag. 113 n. 19. Un mio amico inglese ha voluto richiamare l'attenzione sulla stretta somiglianza di questa monetina d'oro di Tauromenion (o Panormos) con analoghe monetine d'oro dello stesso peso di Tarentum (N.H. 991 con monogramma NK, pari a 1/16 di statere tarentino). Egli reputa che il monogramma pi alpha, per la verità piuttosto diffuso anche in Italia, possa costituire l'abbreviazione del nome APOL, che figura su un'altra emissione tarentina d'oro dello stesso gruppo (H.N. 992). Quindi anche queste monetine in passato attribuite a Panormos sarebbero in realtà tarentine. In questa ottica anche l'altra emissione definita panormitana (cfr. SNG ANS 577, con Apollo /Lira e peso 0,34 g) sarebbe in realtà tarentina e corrisponderebbe a 1/24 statere tarentino. La scienza numismatica è affascinante, ma anche molto complessa e mi auguro vivamente che altri esperti possano esaminare da vicino questo inedito dei Sicelioti per esprimere il loro giudizio. Purtroppo non possiamo dimenticare il famoso aureo inedito di Stiela su Triton VI/2003, n. 104, ormai unanimemente condannato come falso.
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  2. Molte volte mi sono domandato quali siano gli obblighi morali di un commerciante di monete o numsmatico nella trattativa commerciale; quanto sia lecito pagare una moneta in rapporto al valore commerciale della medesima ed a quanto sia opportuno venderla senza approffittare della buona fede altrui. Non sono pratico della materia, ricordo solo, e forse a torto che mi dissero che per un commerciante non era etico acquistare una moneta a meno del 60% del valore comunemente ritenuto tale per la stessa moneta. In buona sostanza una moneta stimata 100 euro il commerciante non dovrebbe pagarla meno di 60. Non so se questo sia vero, oppure frutto di una mia fantasia. Non ricordo invece nulla quanto al ricarico da applicare alla moneta. Questo, dato che verrebbe in teoria proposta a persone competenti, dovrebbe essere l'acquirente stesso a poterne giudicare il reale valore, e quindi decidere se procedere o meno all'acquisto. Molte volte in asta si vedono cifre folli per monete che in un differente contesto con ogni probabilità spunterebbero meno della metà. Si sa che l'asta è fortemente emotiva e ciò porta ad una manifestazione di esaltazione personale, che talvolta si paga cara e salata. Detto questo, parteciparvi è un atto di assoluta liberalità, e chi vi partecipa è generalmente una persona competente, che conscia della propria follia non esita a pagare 2 ciò che vale 1. Il problema mi è nato ieri, mentre in aereo ho sbirciato sulla copia de La Stampa che il mio vicino stava leggendo. Sono rimasto così impressionato che alla fine mi sono fatto dale la pagina pubblicitaria che promuoveva l'acquisto di due marenghi per celebrare il 150mo dell'unità d'Italia. Ho letto e riletto tre o quattro volte l'annuncio e sono rimasto costernato di come si possa fare della numismatica un perfetto mezzo per carpire la buonafede altrui e trarre vantaggio dalla rivalutazione dell'oro e da un evento storico ed irripetibile un eccellente mezzo di profitto. L'annuncio è di una Azienda ben nota in Italia ed all'estero con numerosi dipendenti ed interessi in più o meno tutte le propaggini del collezionismo d'arte. In poche parole viene pubblicizzata la vendita di due marenghi per 925 euro, senza spese aggiuntive per la spedizione ed anche in comode rate mensili. Il prezzo rimane tale, fatto salvo l'adeguamento del prezzo di vendita sull'agio dell'oro; evidentemente devono essere piuttosto stretti con il margine. La pubblicità è ingannevole (e sono pienamente responsabile di ciò che scrivo), vengono pubblicate due monete una da 20 lire 1853 Genova in conservazione BB di V.E. II Regno di Sardegna datata 1853 ed un 10 lire 1863 Torino in BB, chiamando tutte e due le monete "marenghi". Non viene specificato l'anno, la zecca, e la conservazione della moneta che verrà fornita al momento dell'acquisto. Le due monete vengono garantite autentiche e "Conservate in perfetto stato di conservazione" e questa è la frase più sibillina; cosa significa : CONSERVATE IN PERFETTO STATO DI CONSERVAZIONE ? chiaramente tutto corredato di un elegante cofanetto. Ammesso e non concesso che siano effettivamente le monete illustrate a venire vendute; una stima di 200 euro per il 20 lire e di 120 euro per il 10 lire sarebbe fin tanto generosa. A questo aggiungo ben 10 euro per il certificato ed altrettanti 10 ... ma anche 20 euro per l'elegante cofanetto in plastica telata o raso. In tutto non arriviamo a 350 euro. E' giusto guadagnare, ci sono spese di comunicazione, marketing, costi fissi etc. etc.. Considerato che opera dal 1890 devono essere ben bravi, 50% di utile lordo: arriviamo a 525 / 550 euro. Gli altri 400 euro chiesti per l'incredibile dittico sono al limite ed oltre del carpire la buona fede altrui. E' vero che nessuno è obbligato all'acquisto dell'incredibile dittico ... ma questo tipo di comunicazione non fa che danneggiare la numismatica. Mi auguro solo che chi acquista il dittico non abbia mai bisogno di rientrare in possesso del proprio denaro, o sperare che l'oro varrà 5.000 $ l'oncia
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  3. Sono d'accordo, un'azione del genere la giudico riprovevole. Proprio nel senso che se conoscessi una persona che lo fa normalmente, con quella persona mi sentirei a disagio e in ogni caso non sarei lì a fargli i complimenti. Certo una ditta del genere dovrà sostenere spese per la pubblicità e probabilmente non evade nulla, però i prezzi rimangono del tutto eccessivi. Devo poi aggiungere che neppure mi piace il modo di proporre, talvolta sordidamente ammiccante, come nel caso del riconio viennese del tallero di Maria Teresa a 79 euro (79? sì 79) accompagnato dalla nota: "Curiosità: pare che buona parte della fortuna di questa moneta sia dovuta alla generosa scollatura sfoggiata dalla regina!" Che poi poco sotto si sostenga, dopo preziose note storiche, che la valuta rumena si chiami "lei" anziché "leu", si può anche perdonare, si legge di peggio. Anche mescolare il 20 zloty "cadavere di Giovanni Paolo II" con l'argento di athena (sic), come se in fin dei conti, prezzo a parte, sono la stessa cosa mi pare una scelta di infimo profilo. Non parliamo poi dei 5 dollari delle Solomon Islands (ma ha importanza che siano proprio delle Solomon?) coniati per l'imprescindibile elezione delle meraviglie del mondo moderno, la cui tiratura è limitata a sole 7.000 serie (serie? sì, serie) per tutto il mondo. Se non piacessero, nella pagina a fianco, c'è il 1.000 franchi 3D con le ali di farfalla, coniato dal Camerun (forse per il pianeta Pandora?) a 140 euro. Il tutti felicemente sposato con euro, vaticano storico, divisonali europee, regno d'Italia, cofanetti, cards, punti premio (?) in un mondo in cui regna sovrana l'armonia del simpatico Dio Quattrino.
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  4. Buona sera a tutti. L'Associazione Numismatici della Sardegna torna a tediarVI ..( con uno studio del sottoscritto su un aspetto poco o per nulla noto sulla data di decorrenza del corso legale della moneta da centesimi 20 di nichelio misto, coniata a nome di Umberto I. Lo studio prende le mosse dalla scoperta di un Decreto Ministeriale che anticiperebbe la decorrenza del corso legale della moneta di alcuni giorni rispetto alla decorrenza stabilita dal Regio decreto 26 aprile 1894, nr. 161. Grazie alla collaborazione tecnica di incuso che ha consentito di caricare lo studio qui: http://numismatica-italiana.lamoneta.it/docs/201110/Nichelinopdf.pdf ora potete darci un'occhiata tutti. Non siate troppo severi e fatemi sapere cosa ne pensate... Saluti. Michele
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  6. mi va di ricordarlo così http://www.youtube.com/watch?v=8ogACjJcNzc&feature=share
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  7. facciamo un riassunto completo... : prima sestina cominciando da in alto a sinistra Carlo Emanuele I 9 fiorini IV tipo 1629 MIR 616 rarità R6 http://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-CE1/67 Scudo III tipo senza data MIR 620 rarità R6 http://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-CE1/58 Ducatone VIII tipo 1604 MIR 606 rarità R7 http://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-CE1/77 in basso da sinistra Mezzo Ducatone IV tipo due date D 1607 R 1606 MIR 624 rarità R9 http://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-CE1/60 Mezzo Ducatone I tipo senza data ai lati dello scudo MIR 621d rarità R8 http://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-CE1/63 Emanuele Filiberto Testone I tipo 1559 MIR 508 rarità R8 http://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-EF/56 seconda sestina..... Vittorio Amedeo I Lira V tipo (delle bandiere) 1634 MIR 712 rarità R8 http://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-VA1/11 idem come sopra Lira IV tipo (delle bandiere) 1632 MIR 711 rarità R9 http://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-VA1/12 seconda fila Emanuele Filiberto Mezza lira 1564 MIR 515e rarità R9 http://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-EF/49 Vittorio Amedeo I Ducatone 1632 MIR 706b rarità R6 http://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-VA1/15 Mezzo Ducatone 1632 MIR 707 rarità R8 http://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-VA1/14 ecco il sunto.... :) ho segnalato i tipi e le rarità seguendo la classificazione del MIR, quindi in alcuni casi i tipi non corrispondono con quelli del nostro catalogo.... ;) probabilmente ho l'occasione di aggiungere alcune foto al catalogo :D
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  8. Ciao. "“Perché scavano i tombaroli? Lascia perdere la filiera criminale adombrata da Elledi (esistente ma non rilevante in questo caso). Qual'é il terminale ultimo? Sono le collezioni. Ed il mondo del collezionismo. Ci vuole tanto ad ammetterlo? No. Pero' non l'hai fatto”. Non l'ho fatto non certo per ipocrisia ma perchè l'ho do per scontato. Una volta che abbiamo riconosciuto questa verità cosa abbiamo ottenuto? Non certo l'equazione che tutti i collezionisti si approvvigionano dai canali illeciti. Capisco che forse la percezione del problema dalla “trincea” (cioè dalle aule di Tribunale) è alquanto diversa da quella che si può avere stando magari in un “salotto” ma, ancora una volta suggerirei di non abbandonare l'approccio concreto ai casi moltissimi casi singoli di soggetti coinvolti in procedimenti giudiziari che con i “tombaroli” nulla hanno a che vedere. "Pero', dato che i tombaroli non delinquono per amore del rischio e dell'avventura, possiamo anche presumere (con qualche probabilità di azzeccarci) che una quota più o meno ampia di quella che é la comunità dei collezionisti rientri anche nella comunità degli acquirenti (diretti o indiretti) dei tombaroli. Senza collezionisti senza scrupoli di questo genere i tombaroli, e con loro la spoliazione di beni che appartengono ad ognuno di noi in quanto cittadini, non avrebbero ragione di esistere." Possiamo anche presumerlo qui in "salotto", ma nelle aule di giustizia, dove si rischia sulla propria pelle, non basta presumere ma bisogna dimostrare. "E qui torno alle origini della discussione, seguendo il tuo invito: quella che per te é una buona notizia, ossia il dispositivo della sentenza di Cagliari, per me non lo é affatto. Non per il "senso" (assoluzione dell'imputato, di cui mi rallegro sinceramente) ma per le motivazioni. Motivazioni che per una serie di motivi già esposti sopra (non voglio ripetermi ulteriormente) ritengo vadano in senso opposto all'esigenza di salvaguardare il patrimonio culturale, non fosse altro perché potrebbero essere applicate alla lettera anche a casi in cui ci si dovesse trovare di fronte ad un caso di reale ricettazione, ma con monete pulite, di poco valore e "decontestualizzate"... ma provenienti da scavo." Allora per Te quale sarebbe dovuta essere la “buona notizia”? Che il Tribunale avesse comunque condannato l'imputato, pur in assenza della “culturalità” del materiale in sequestro, culturalità espressamente richiesta dalla norma incriminatrice e che non è affatto emersa nel corso del dibattimento per stessa ammissione del perito dell'Accusa (lo stesso perito che guarda caso però, nella fase delle indagini preliminari, aveva invece inspiegabilmente sostenuto il contrario...)? Che il Tribunale avesse condannato comunque l'imputato per non essere stato in grado di dimostrare, documenti alla mano, che tutte le monete sequestrate, pur non rivestenti la culturalità, non avevano la documentazione di provenienza risalente almeno al 1909? Che il Tribunale avesse condannato l'imputato pur con la richiesta di assoluzione del P.M.? Come dicevo i casi vanno sempre contestualizzati...non si dovrebbe “presumere” nelle aule di giustizia (qualche volta, in assenza di prove, si possono anche utilizzare le presunzioni ma solo se sono “gravi, precise e concordanti”) ma si dovrebbe applicare sempre e solo la legge ed i suoi schemi. Il timore che le Istituzioni dello Stato non siano in grado di reprimere il fenomeno del saccheggio dei bb.cc. è certamente fondatissimo, ma questa inefficienza non può mai ripercuotersi sul cittadino (collezionista e non) che non può essere giudicato sulla base di presunzioni o di evidenti forzature giuridiche (non venitemi a dire che non sia una palese forzatura la richiesta di documentazione ante 1909 per dimostrare il lecito possesso...). Il settore dei bb.cc. non è il solo, purtroppo, che soffre di questa mancanza di attenzione da parte delle Istituzioni. Lo sappiamo tutti che in Italia ci sono i falsi invalidi che percepiscono una pensione (che facciamo, gli incriminiamo tutti per truffa e poi vediamo in Tribunale se sono davvero invalidi?), sappiamo degli evasori fiscali che non pagano le tasse (anche qui, che facciamo? Presumiamo che tutte lae“partite iva” evadano il fisco e le portiamo in Tribunale?) ecc. ecc. Ma dobbiamo tenere i ruoli distinti. Chi è preposto alla tutela si occupi di tutela: chi è preposto a giudicare, giudichi secondo le leggi vigenti. Non posso accettare, per il principio di legalità, che chi è preposto a giudicare debba svolgere anche ruoli di “supplenza” verso chi non può o non vuole o non riesce a svolgere adeguatamente il suo ruolo di controllore. Sei al corrente che ci sono numerosi cittadini/collezionisti che, pur essendo stati prosciolti dall'accusa di impossessamento illecito di bb.cc., si sono visti comunque sottrarre le loro monete, che sono finite nei magazzini delle Soprintendenze, perchè non avevano la documentazione che certificava gli acquisti? Dove sta scritto che devo conservare sine die la documentazione relativa all'acquisto di una moneta? Non stiamo forse assistendo ad una forma surrettizia di “supplenza” giudiziaria (molto “all'ingrosso”, fra l'altro) rispetto a chi dovrebbe svolgere i compiti di tutela? Che fa uso di presunzioni e di pareri tecnici spesso privi di reale motivazione (vuoi un esempio? Ecco cosa scrive conclusivamente un Perito della procura: “Nonostante le monete in questione siano conosciute in un gran numero di esemplari e alla letteratura specializzata, si consiglia la acquisizione dell'intera raccolta alla Collezioni dello Stato poiché di interesse archeologico e quindi sottoposte a tutela ai sensi del D. Lvo 42/2004”)! Se lo stesso Ministero dei bb.cc., attraverso una sua Soprintendenza ed in risposta ad un collezionista che era solito comunicare tutte le sue acquisizioni, ha scritto che non è obbligatorio notificare il possesso delle monete (trovi la scansione della risposta da qualche parte in questa sezione del forum)? Scendiamo dagli intermundia epicurei e caliamoci nella concreta realtà di tutti i giorni. Quanti collezionisti/cittadini, che non hanno mai avuto contatti con tombaroli e lestofanti vari, potrebbero dimostrare di avere tutte (dico tutte) le loro monete corredate da documentazione? Tu ed io (e tutti gli altri che ci leggono) lo sappiamo benissimo. Nessuno. E questo è sufficiente per presumere che essi siano potenziali riciclatori di bb.cc. asportati clandestinamente? Siamo tutti dispiaciuti del saccheggio che subisce il nostro patrimonio culturale, così come siamo tutti contrari ai falsi invalidi e all'evasione fiscale, ma, detto questo credo che si debba anche pretendere che si giudichino le persone sulla base delle regole di diritto anziché con l'applicazione di presunzioni e, soprattutto, non con l'intento di supplire a deficienze che riguardano altri apparati dello Stato. Ecco perchè continuo a ritenere una “buona notizia” quella che arriva dal Tribunale di Oristano. Nella facciata della facoltà di giurisprudenza della mia città c'è la seguente iscrizione: “UNICUIQUE SUUM TRIBUERE” In questo caso troverei ancor più azzeccato che si tenesse presente un altro brocardo, coniato per l'occasione: unusquisque suum faciat! Saluti. Michele
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  9. Credo che il discorso sia molto diverso... se vai in un bar e chiedi un succo di frutta perchè hai sete, sei in grado di confrontare il prezzo di quel succo di frutta con quello degli altri che hai già bevuto e di metterlo in relazione con il bisogno che hai di quel succo di frutta... se nello stesso bar, si reca un bambino di 5 anni che non ha mai comprato da solo un succo di frutta e non riesce a metterlo in relazione con niente, il barista puo chiedergli 10 €... il bambino gli pagherà quello che chiede; certo, se vogliamo la cosa è lecita giuridicamente (e forse nemmeno giuridicamente), ma moralmente quel barista si è comportato molto molto male. Saluti, Magdi
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  10. Anche i francesi del 1789 non ce la facevano più, ma non si limitarono a lamentarsi, fecero "qualcosa" di più........
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  11. Informazioni? Quali informazioni? Che una certa moneta é stata trovata in un certo posto da un tipo che girando col metal detector ha "sentito" qualcosa e ha scavato una buca? Un po' pochino... E le informazioni di contesto? Irrimedialmente distrutte, qualora ci fossero state. Non confondiamo la "democratizzazione" delle informazioni in tema di rinvenimenti, rispetto al quale al Regno Unito bisogna fare tanto di cappello, al valore delle informazioni che vengono ricavate attraverso la legislazione sui "tesori" e quindi divulgate: la quantità di informazioni distrutte, relativizzando alla situazione inglese, é enorme. Certo é che gli inglesi pubblicano tutto, ed in tempi normalmente molto rapidi. Mentre da noi ritrovamenti importantissimi, rispetto ai quali in fase di scavo una quantità enorme di informazioni é stata raccolta, attendono da anni lo studio e la pubblicazione. E per di più, quando la pubblicazione arriva, é veicolata in contesti accessibili con difficoltà dal "grande pubblico". Ma questo é un altro discorso, che ha piuttosto a che vedere con una certa tradizione accademica italica, e non ha nulla a che vedere con la regolamentazione dello scavo. Riassumendo. Ci sono due momenti: - quello del ritrovamento, e dell'acquisizione delle informazioni sul campo. Rispetto a cio' il Treasure Act inglese non credo proprio possa rappresentare un modello, tutt'altro: applicato da noi avrebbe effetti catastrofici. Per contro il manuale del Barker dall'inizio degli anni 80 almeno ha rappresentato un modello di riferimento per la ricerca sul campo italiana. Ma il manuale del Barker, pur essendo inglese, non trova, né puo' trovare, applicazione nei contesti operativi indirizzati dal Treasure Act nella stessa inghilterra. - quello dello studio delle informazioni acquisite e della loro pubblicazione. Su questo non c'é discussione: dobbiamo solo imparare dagli inglesi (magari cercando di superare, in fase di studio, una certa attitudine un po' categorica e semplificatrice tipicamente anglosassone...) E qui siamo veramente andati OT :P
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  12. DE GREGE EPICURI Dovrebbe essere un bronzo di Nisyros (Isole della Caria), un AE 10-11 mm., del IV secolo a.C.
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  13. Da Inasta, n. 40, lotto 4881. Si tratta di una placchetta in piombo, che riporta sulle due facce le impronte dei coni di una moneta d'argento (non comune) della Gallia meridionale. La moneta è considerata un'imitazione di prototipi (datati tra il 218 ed il 180 aC) emessi della colonia greca di Emporion (l'attuale Ampurias, in Catalogna. A titolo esemplificativo, di seguito l'unico pezzo della Bibliothèque Nationale riportato nell'Atlas del De La Tour: DE LA TOUR 3587 Queste emissioni sono tradizionalmente attribuite agli Elusates. Più recentemente S. Scheers ne ha proposto l'attribuzione ai Sotiates, sulla base di dati di rinvenimento in base ai quali si individua un'area di dispersione corrispondente ai pezzi (successivi) di Adietuanus, re dei Sotiates. Questi ultimi sono pezzi d'argento di basso titolo - o addirittura di bronzo- e di peso ridotto, che pur riportando una raffigurazione del dritto molto simile sono contraddistinti dalla legenda REX ADIETVANUS FF / SOTIATA. DE LA TOUR 3605 Per ciò che concerne la datazione dei pezzi anepigrafi (vale a dire di quelli di cui apparentemente la placchetta in piombo di Inasta riproduce una coppia di coni), non vi è molta letteratura, nè molto dibattito, e di conseguenza è ritenuta la datazione tradizionale derivata dai ritrovamenti in associazione a monete "à la croix": II o I sec a.C. Certo é che al contrario sulla datazione delle varie emissioni delle monete "à la croix" (imitazioni di Rhodas, altra colonia greca in Catalogna) un certo dibattito c'è, con tutto ciò che ne consegue per la datazione di questa serie.. Tornando alla placchetta in piombo di Inasta... Personalmente non ho idea di cosa rappresenti. Solo posso dire che non mi era mai capitato precedentemente di vedere un conio di dritto di questa serie riprodotto nella sua interezza. Interessante.
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