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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 10/01/11 in tutte le aree

  1. Confesso che questa discussione così accesa su un articolo del genere da un certo punto di vista mi spiace. Piuttosto che dividerci ed attaccarci partendo dal nulla, cerchiamo di smascherare l'articolo nella sua superficialità assoluta. Si parla di stupidità. Devo dire che non mi sembra particolarmente intelligente confondere il "negro" con lo "spazzino" e con "l'anno domini" come se fossero questioni da mettere sullo stesso piano al 100%. Non che le questioni non possano intrecciarsi, in alcuni casi, ma buttarle così nello stesso calderone è già fazioso ed è, a mio avviso, perfettamente linea con lo spirito che spesso anima questa testata, di accendere gli animi, cosa che spesso purtroppo gli riesce benissimo. Mi chiedo da cosa sia evidente. Ciò che è evidente è la ricerca del capro espiatorio e dello scontro ad ogni costo. Anche il sottolineare che i musulmani hanno l'Egira sta a dimostrare come questo orrendo articolo si rivolga alle persone che hanno bisogno di sentire ribadito il concetto che i musulmani hanno l'Egira. Qualcuno di voi, per caso, non sapeva che presso molti paesi arabi sia in uso l'Egira? Qualcuno di voi aveva bisogno di leggerlo per poi sentirsi più sicuro nelle proprie esternazioni? Il riferimeno a Cristo offenderebbe i musulmani. Qualcuno mi spiegherebbe perché nelle monete egiziane, marocchine, siriane è presente la doppia data? Se fossero così sensibili forse eviterebbero semplicemente di usarla, anche rifiutando l'eventuale artificio della "Common Era" visto che sanno benissimo che quella "Common Era" si riferisce comunque a Cristo. Peraltro nelle monete saudite la doppia data non c'è. A testimonianza, se ce ne fosse bisogno, che la scelta di mettercela è precisa e non casuale. Ma allora perché l'articolo non si intola "Follia anticlericale: avanti Cristo offende l'Islam"? Forse avrebbe dovuto intitolarsi: "Follia anticristiana" o magari "Follia proislamica". Sembrerebbe che per l'autore di questa meraviglia "avanti Cristo" riguarderebbe il clero che è cosa ben diversa dalla cristianità. Non è che forse ques'articolo è una grandissima cazzata?
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  2. Ciao a tutti, sto dando via euro per monete del Regno o Repubblica o Vaticano lire, se qualcuno ha monete da dar via o anche doppie.
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  3. Liberia è un paese africano che discende dagli sforzi di insediamento, iniziati nel 1822 da American Colonization Society, che era stata organizzata nel 1816. L'idea dietro gli insediamenti era che che dovrebbe diventare una destinazione per gli schiavi afro-americani liberati. Nel 1847, Liberia divenne prima Repubblica dell'Africa. Nel corso degli anni, la nazione della Liberia ha occupato un posto speciale nel folklore americano. Ma come avviene quasi sempre con il mito nazionale-making, la realtà è a volte... scomodo. C'è un sacco di idealismo si trovano nell'esperienza liberiano, ma anche non mancano di cinismo. C'erano due questioni della monetazione di rame liberiano, nel 1847 e nel 1862, ma non c'erano liberiani monete d'argento fino a quando il problema di una gamma completa di monetazione in circolazione ha colpito alla zecca Heaton, datata 1896. Che prime monete d'argento liberiana consistevano di tre tagli, il 10-cents, 25-cents e 50-cents, tutti coniati in sterline (. 925) argento. Dieci anni dopo, nel 1906, è stato necessario un ulteriore coniazione di queste monete. Qui è la moneta di 25-cent da tale secondo coniazone, ha colpito anche a Birmingham, Inghilterra: Alcuni 34.000 di questi pezzi di 25-cents liberiano 1906 furono coniate, e come accade, l'immagine di questa moneta comparve anche su prima “moneta” francobollo della Liberia, il blu-e-nero 25-cent del 1906. La stella sola sotto il ritratto suggerisce la singola stella sulla bandiera liberiana, che—dopo aver sostituito la bandiera originale della Croce cristiano—era destinato a simboleggiare l'esistenza della Liberia come nazione indipendente e unita. Ma si noti il ritratto. È un'immagine che personalmente trovo molto gradevole, ma sembra molto più europea rispetto africana.... ----------------------------------------------------- Liberia is an African country that descends from the settlement efforts begun in 1822 by the American Colonization Society, which had been organized in 1816. The idea behind the settlements was that they should become a destination for freed African-American slaves. In 1847, Liberia became Africa’s first republic. Over the years, the nation of Liberia has occupied a special place in American folklore. But as is almost always the case with national myth-making, the reality is sometimes...inconvenient. There’s plenty of idealism to be found in the Liberian experience, but there is also no shortage of cynicism. There were two issues of Liberian copper coinage, in 1847 and 1862, but there were no Liberian silver coins until the issue of a full range of circulating coinage struck at the Heaton mint, dated 1896. That first Liberian silver coinage consisted of three denominations, the 10-cents, 25-cents, and 50-cents, all coined in sterling (.925) silver. Ten years later, in 1906, an additional mintage of these coins was needed. Here is the 25-cent coin from that second issue, also struck in Birmingham, England: Some 34,000 of these 1906 Liberian 25-cent pieces were minted, and as it happens, the image of this coin also appears on Liberia’s first “coin” postage stamp, the blue-and-black 25-cent of 1906. The single star beneath the portrait suggests the single star on the Liberian flag, which—having replaced the original flag’s Christian cross—was intended to symbolize Liberia’s existence as a united and independent nation. But note the portrait. It’s an image that I personally find very pleasing, but it seems much more European than African....
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  4. TRIENTE DI TEATE DA FIRENZE Grazie all’intelligente e lungimirante iniziativa del Medagliere del Museo di Firenze è possibile esaminare e analizzare determinati esemplari ivi presenti. Colgo l’occasione per mostrare un esemplare emesso da Teate (Firenze, inv. 36141) del diametro di 25 mm e peso di 19,48 g. Esso era già stato esaminato da Alessandro Guidarelli e pubblicato sul RIN del 2010 in un articolo intitolato “Identificazione di due monete apule dalle originali caratteristiche” (in particolare, paragrafo 2.1: “Una quatruncia di Teate dal peso dubbio”). La peculiarità di questo esemplare, di sicura autenticità, è data dal suo peso assai elevato per questa emissione con Testa di Atena/Civetta e K e quattro globetti (= 4 uncie). Infatti il Guidarelli ha elencato altri esemplari noti per questa specifica emissione, nota già nel 1746 (Thomas Pembroke). Trascrivo l’elenco, ma riordinando secondo un ordine decrescente di peso e integrando con altri esemplari che ho rintracciato: 1) 14,00 g circa (diam. 25 mm): coll, privata (dal sito del forum: ) 2) 11,65 g (diam. 22-24 mm): coll, privata (fig. 5 del Guidarelli) 3) 11,60 g (diam. 27 mm): ex coll. Battista n. 6 (Museo di Foggia) 4) 10,89 g (diam. 23 mm): Londra, BMC 9 5) 10.62 g (diam. ? mm=): Copenhagen, SNG 694 (non illustrato) 6) 10.60 g (diam. 24 mm): Nomisma asta 22/2002, n. 3 (fig. 6 del Guidarelli) 7) 9,91 g (diam. 23 mm): Londra, SNG Morcom 229 (fig. 8 del Guidarelli) 8) 9,39 g (diam. 23-25 mm): Eugubium listino 13/2003, n. 8 (fig. 7) 9) 8,76 g (diam. 23 mm): Berlino, catalogo 1894, n. 12 10) ? : Napoli, Fiorelli 1866 11) ? : Napoli, Santangelo 2081 Si nota quindi un picco intorno a 11 g, ma richiamo l’attenzione all’esemplare n. 1, che non era noto al Guidarelli, in quanto di alto peso, anche se non meglio specificato e per di più mancante di un pezzo di metallo, per cui è possibile ipotizzare un pezzo intatto sui 16 g. Il Guidarelli ha definito tale nominale come una quatruncia, presupponendo un sistema decimale, ampiamente attestato nell’Apulia nella seconda metà del III secolo a.C. Per spiegare la “anomalia” ponderale dell’esemplare di Firenze, nettamente più pesante degli altri esemplari noti, il Guidarelli ha condotto una lunga disamina che può riassumersi in poche parole: si tratterebbe di uno dei primi esemplari di quatruncia emessi nella serie “pesante” di Teate per facilitare calcoli col sistema duodecimale di Roma. Qui bisogna fare una importante chiarezza a proposito del sistema duodecimale romano (basato sull’asse di 12 uncie) e del sistema decimale apulo (basato sul nummus o destante di 10 uncie e sulla quincuncia di 5 uncie). Come giustamente ha rilevato Vincenzo La Notte nel suo recente volume dedicato alla “Monetazione della Daunia” (in particolare sua pagina 66), in realtà non esiste una reale diversità tra i due sistemi, che altrimenti sarebbe veramente inconcepibile per un romano che si recava nelle colonie romane in Apulia, come Lucera e Venusia, anche in Teate, dove altrimenti sarebbe stato costretto a cambiare le proprie monete per fare acquisti. L’errore (insito nell’articolo del Guidarelli) che si deve evitare è di immaginare che esista una libbra diversa tra Roma (di 327 g) e Teate (di 333 g) (cfr. pagina 94 dell’articolo di Guidarelli), implicando una suddivisione duodecimale per la libbra a Roma e una decimale per la libbra a Teate. In realtà la prospettiva deve essere ribaltata. Roma, con la conquista dell’Apulia e dell’Italia meridionale, con il suo ben noto senso pratico ha UNIFORMATO il sistema monetario di bronzonelle sue varie riduzioni dal sestantale fino al semunciale. Come? Semplicemente uniformando il valore più basso e cioè la semuncia e l’uncia. In questa maniera, quando era entrato in vigore il sistema sestantale, prima delle sue graduali successive riduzioni, era prevista l’uncia di 4,55 g (derivante da 1/12 dell’asse di 48 scrupoli ossia 54,57 grammi). I nominali immediatamente superiori, sestante, quadrante e triente, erano perfettamente identici sia col sistema duodecimale sia col decimale. Mentre i Romani moltiplicavano x 6 per arrivare al semisse e x 12 all’asse, gli Apuli semplicemente moltiplicavano x 5 per arrivare alla quincuncia e x 10 al destante (o nummus). Di Notte correttamente scrive che “il sistema si presentava coerente perché la quincuncia apula non era altro che 5 volte superiore all’uncia romana e di conseguenza 5/12 parte dell’asse romano; il nummus era 10 volte l’uncia romana e di conseguenza la 10/12 parte dell’asse romano. Un cittadino dell’Urbe, che si recava in Apulia, sapeva esattamente che il suo asse equivaleva come peso e valore a 1 nummus apulo + 2 uncie apule (o romane, essendo uguali)”. Fatta questa necessaria premessa, se ne deduce chiaramente che non sono corrette (anche perché fuorvianti) le denominazioni biuncia, teruncia e quatruncia, in quanto IDENTICHE rispettivamente al sestante, quadrante e triente. Quindi la vera denominazione della moneta sopra illustrata deve essere un TRIENS (triente in italiano) e un peso sui 19 grammi si riconduce al pieno piede sestantale (teorici 4,55 g x 4 oppure 1/3 di 54,57 g = 18,19 g). Naturalmente tale emissione dovrebbe porsi all’inizio del sistema sestantale a Teate, che però molto rapidamente subì una svalutazione o quanto meno una progressiva riduzione. Senza essere troppo schematici, è possibile che l’asse di 48 scrupoli (asse sestantale) sia passato a 36 scrupoli (svalutazione ottantale, con asse pari a 40,93 g e quindi uncia di 3,41 g) e poi a 24 scrupoli (svalutazione unciale, con asse pari a 27,29 g e quindi uncia di 2,27 g). In realtà già a partire dal piede sestantale la moneta romana ha assunto progressivamente un carattere fiduciario e non è raro trovare due assi coniati da una stessa coppia di conii (e quindi stesso diametro standard, definito dal circolo di puntini) ma con pesi diversi e quindi la riduzione ebbe un carattere progressivo ma anche variabile. In questa ottica sembra ovvio concludere che gli altri esemplari noti del triente di Teate con K semplicemente sono stati emessi quando il piede sestantale aveva già iniziato la sua discesa ponderale. Moltiplicando x 4 l’uncia ottantale di 3,41 g otteniamo 13,64 g e l’uncia unciale di 2,27 g otteniamo 9,08 g, anche se in realtà, come già accennato si deve parlare più semplicemente di riduzione postsestantale con pesi abbastanza variabili, ma dimensioni grosso modo costanti (più che il diametro della moneta in toto, si dovrebbe lacolare il diametro standard dato dal bordo a puntini, che quindi doveva avere una sua funzione e non solo estetica).
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  5. Più che longobarda, sembrerebbe un denario romano del periodo repubblicano.
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  6. Andarci da turista, magari in alberghetto 5 stelle lusso, è un tantino diverso che essere immigrato, magari da tanti anni e in una mezza topaia a 600 euro/mese. Che un immigrato appunto, dopo aver contribuito per anni al PIL del paese ospitante, possa fare delle proposte mi sembra normale, no? Stiamo concedendo troppo anche secondo me. Ma non riguardo a questioni religiose e soprattutto non ai musulmani. Però si entrerebbe in discorsi diversi e politici, per cui mi fermo. Ma non taccio che, a mio avviso, lo scopo di articoli come quello appena valutato è proprio di distogliere la nostra attenzione da problemi ben più gravi.
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  7. Chiaramente Firenze... Si vede la parte del Giglio e parte di San Giovanni Battista con la legenda ...NES. B. Parte di un grosso??? Non è il mio campo, attendi pareri più auterovoli.
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  8. Dovrebbe essere un denaro emesso dalla zecca di Valencia a nome di Giacomo I (emissione del 1271). D/ : IACOBVS REX; Testa coronata a sx. R/ +VALENCIE; Albero stilizzato. Rif. Crusafont n°163 Bella monetina, complimenti!
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  9. Caro Enrico, voler credere o dare ad intendere che la cultura é tale inquanto "occidentale" mi sembra a prima vista un discorso che si rifà alla "fede" più che all'eventuale oggettivizzazione scientifica (per quanto questa sia possibile, s'intende). Non sono solo i cristiani ad aver tramandato cultura, tutt'altro. A seconda dell'egemonia della zona geografica e del periodo storico, la parte egemone ha raccontato e prodotto la cultura e la storia secondo "il proprio punto di vista" e secondo "le prorprie esigenze" oltre che alle proprie capacità. Forse, e non ne sono nemmeno sicuro, mettendo assieme le varie "culture" con un analisi critica, si potrebbe ottenere un livello di "cultura" superiore (o perlomeno conoscenza superiore). Ammiro le persone che hanno certezze, come mi pare esprima tu relativamente alla bontà del "moderno pensiero occidentale". Io non sono affatto certo che sia il "pensiero migliore" o comunque il "pensiero migliore possibile". Come non lo sono nemmeno per gli altri tipi esistenti, ovviamente. Rimango attento e curioso. Concordo pienamente. Proprio per questo il voler imporre a "tutti" il proprio punto di vista lo trovo assai controproducente, oltre che scorretto. Ma questo é quanto avviene in tutte le società del mondo su tutti i livelli della vita dell'uomo. Dal tipo di linguaggio, alla fede, alla moneta eccetera. Il "libero arbitrio" é tale solo se le scelte possibili sono effettuamente già previste tra le possibilità proposta dal modello societario in qui si nasce e cresce. Perfettissimo. Detto questo però una società che mira a quello che tu qui dici, propone lo studio tanto di S.Agostino quanto dell'Islam, quanto della Torah shebiktav quanto di Marx e via discorrendo. Comprendendo, ovviamente, quanto di meglio ciascuna società/religione ha saputo produrre per il sapere umano. Qualsiasi insegnamento che escluda a priori e a prescindere uno qualsiasi di questi lascia un vuoto di ignoranza. Uguale risultato, se non peggio, si ha quando una "parte" racconta o insegna una parte a "lei" avversa (...) Insignire de facto qualsiasi luogo di "studio" o "apprendimento della sapienza" o "istituzione" in generale, con un qualsiasi simbolo religioso significa avere l'intenzione di comunicare direttamente quello che si presuppone essere "giusto" per quel luogo, quella comunità, quella società. L'approccio "laico", a mio avviso, non dovrebbe MAI far sentire offeso il laico stesso da un qualsiasi simbolo religioso. Tutt'altro, dovrebbe lasciarlo alquanto indifferente sul piano religioso. Se questo tipo di approccio "laico" fosse richiesto dai "credenti" stessi di qualsiasi religione come BASE per uno studio omnicomprensivo non ci vedrei nulla di male o strano. Anzi lo reputerei il metodo più funzionale in termini di risultati, senza che questo possa in alcun modo ne cambiare ne andare ad offendere quelle che potrebbero essere tradizioni culturali, familiari o credi di qualsiasi tipo. Altro capitolo legato alla questione in essere potrebbe essere quello dell'evoluzione, senza la quale non vi può essere progresso (di qualsiasi tipo). In ultimo, tanto per condire un poco di più la cosa, bisognerebbe definire un "tempo" per quelle che si chiamano "tradizioni" in generale. Le stesse infatti sono abbatanza a noi vicine se per ereditarietà si intende quella dei genitori; dai nonni già cominciano uno scostamento più visibile... E via via così dai bisnoni agli avi in su. Ed in un battito di ciglia di tempo ci accorgiamo che gli stessi adoravano chissà quali dei e chissà in che modo... In questo senso il fatto che si collezioni monete dovrebbe essere abbastanza rivelatore. Insomma, e per concludere, l'uomo é un essere in divenire. Come per le parti anatomiche (rimasugli di coda, capezzoli nell'uomo, denti del giudizio e polsi che non si girano...) anche la conoscenza e tutto il resto é un continuo mutamento. Cercare di arroccarsi in modo innaturale non so quanto, anche solo concettualmente, possa essere possibile, prima che utile.
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  10. Sono perfettamente d'accordo con quanto scritto da Magdi! Non condivido affatto la superficialità con cui si sta affrontando l'argomento e questo non tanto per quanto leggo, ma per il metodo. Se dovessimo sottoporre tutte le culture del mondo ad una presunta quanto inutile "modernizzazione laica" dovremmo tagliare dai libri di filosofia le pagine scritte da S. Agostino e poi quelle di Avicenna, anche S. Tommaso d'Aquino ha scritto di Dio ed anche Kant a pensarci bene. Hegel non è da meno. Dovremmo dare un colpo di spugna a tutto ciò che riconduce al Cristianesimo? Bene, facciamolo pure e così perderemo le basi della cultura occidentale. Il Cristianesimo ha tramandato la cultura antica, durante il Medioevo, affinchè giungesse ai nostri giorni e la Chiesa è stata l'unica, in quel periodo, a produrre cultura ed a porre la basi del moderno pensiero e del (diritto) Occidentale, comprese le concezioni antropologiche della modernità. I metodi con cui ha operato ciò possono essere discutibili, ma la storia va studiata e non giudicata...pena l'ignoranza! Ognuno di noi ha una sua identità e questa è composta dal presente (il nostro nome) e dal passato (il nostro cognome). I nostri antenati hanno fondato la nostra famiglia ed essa ci permette di essere riconosciuti nella comunità sociale. Scrivo di "comunità sociale" e lo evidenzio perchè è un concetto dinamico e quindi di relazioni. Ognuno si relaziona con gli altri e, nel fare ciò, mette in dialogo la propria identità con quella altrui; non ho mai sentito che la relazione umana presuppone che uno diventi l'altro per relazionarsi! Un laico ha problemi a studiare S. Agostino? Rimarrà ignorante! Un religioso brucia i libri di Marx? Sarà ignorante anche lui! Ci scandalizza che in Occidente il tempo lo si misuri dalla nascita di Cristo? Bene, misuriamolo dalla nascita di Budda...mi sembra una cosa molto "glam"! Enrico
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  11. scusa ma non concordo... non si tratta di privare qualcuno di una libertà... queste sono usanze che caratterizzano un popolo, cancellarle significa cancellare l' identità del popolo stesso... in italia la religione di stato è il cattolicesimo, questo testimonia ancora di più quanto (pur essendo uno stato aperto ad ogni culto), l' italia abbia una cultura in cui la religione cristiana è sempre stata al centro, è sbagliato volersi cancellare per lasciare spazio agli altri... se in casa mia il tavolo sta in mezzo ad una stanza, l' ospite non puo venirmi a dire "spostalo che a me piace di più appoggiato al muro"... o peggio ancora "buttalo via che a me quel colore non piace", perchè questo significa solo non avere rispetto... l' interazione culturale degli ultimi decenni dovrebbe portare ad un arricchimento di ambedue le parti, e non all' imposizione di una cultura sull' altra... altrimenti si parla di colonialismo e di conseguente intolleranza...
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  12. caro Silvio con le Savoia ho imparato che certe monete trovarle belle è pura utopia quindi" meglio un uovo oggi che la gallina domani" del domani non c'è certezza questo lo ha detto uno famoso non era operaio metalmeccanico una in meno da trovare,un arricchimento in piu' per la tua collezione che pian pianino ormai gli puoi dare del tu
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  13. Segnalo e ringrazio per l'ottimo scambio il caro Uzifox, procedo con la segnalazione in MP(tanto per seguire la procedura :D ), darò il punto e scriverò il commento. Domani, da casa, ricaricherò le liste aggiornate, grazie ancora. Buona giornata a tutti. Giò :)
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  14. Salve. Mai stare in silenzio se una cosa non stá bene. Prima il crocifisso nelle scuole (abbolito qui in Germania) poi negli ospedali (anche questo qui abbolito)adesso ac,dc dopo cosa verra? Magari abboliremo l'olio d' oliva perché usato per la cresima? Signori miei state attenti che concedendo tanto si pigliano tutto. Mentre loro fanno una guerra per far indossare il burca integrale alle proprie donne non capendo che é una cosa vietata Io desidero anzi voglio che i mie figli crescano in una comunitá in cui il dio a cui credere non debba essere messo in dubbio, e fancendo cosi come fate voi cioé accondiscendento tutto ci troveremo un giorno a dover pregare il nostro dio nuovamente nella catacombe. Io invece vorrei vivere in un mondo dove anche Dio sia messo in discussione come tutto il resto, pensa un pò....senza che questosia di pregiudizio a chi vuole credere e a chi non vuole credere...mi sembra molto piu' liberale della tua visione personale..e non servono neanche le catacombe in questo modo.
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  15. Scusami Marco B se faccio il guastafeste, ma anche se non è la "MIA" monetazione, mi sento di avere dubbi sulla autenticità della moneta. Da una sensazione complessive e piu' nei dettagli mi sembra moneta proveniente da montatura che ha subito lucidatura. neI bordo, gli spigoli non mi convincono sembrano irregolari e parzialmente arrotondati L'artiglio destro dell'aquila non mi piace cosi' come la lettera R di Vitto R io - ma questo puo' essere dovuto alla luce della foto Comunque se dovessi comperarla, non lo farei :rolleyes:
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  16. Ciao Fantasmone e ciao Allarmerosso, Visto che mi avete chiamato, cerchero' di rispondere e far presente a te ed ad altri che ne fossero interessati le possibili gioie e dolori da aspettarsi nel lavorare e vivere in America. Non entro nei particolari del conto spesa giornaliero o dei costi dell'educazione o sanita' perche' ci perderemmo a discutere dettagli di un sistema di vivere diverso che funziona in una certa realta' molto differente dalla nostra e difficile da immaginare dal fuori. Cerchero' invece di far presente il tipo di carattere e sacrificio richiesto per un cambiamento di vita di questo tipo. Penso che il modo migliore per fare questo e' per me di raccontarvi la mia esperienza. Non potrei infatti aiutarvi nella parte tecnica, quella delle leggi attuali sull'immigrazione. Voi siete senz'altro al corrente piu' di me. Le leggi sulla immigrazione in questi ultimi 20 anni sono cambiate e divenute piu' restrittive in tutte le nazioni (inclusa l'Italia) per frenare i flussi migratori clandestini e regolare quelli legittimi. La conoscenza di tali leggi e' essenziale per chiunque voglia accingersi a lasciare il propio paese. La visita alle Ambasciate ed ai Consolati dei Paesi di destinazione sono quindi il primo passo da fare per chiunque voglia guadagnare la conoscenza necessaria per intrattenere una delle decisioni piu' importanti della propria vita. Emigrare non e' uno scherzo od una passeggiata. E' una scelta difficile di battaglia e lavoro che richiede nervi saldi e un adattamento psicologico non indifferente.Non e' certo una scelta per tutti. Richiede estrema flessibilita' e prontezzadi adatttamento ad ogni possibile circostanza. Flessibilita' nel mangiare, nel fare di tutto, nel cambiare lavoro e luogo di lavoro, nel muoversi da un posto ad un altro se necessario, nell' ingoiare l'orgoglio, nell'essere umili, nel parlare poco ed ascoltare tanto, nel fare amici ed essere amico, nell'aiutare e nel non aver paura di chiedere aiuto. Sopratutto nel non perdere mai l'ottimismo e la fiducia di riuscire ad avanzare ed avere successo. Si emigra per varie ragioni. Dal cercare un futuro migliore per noi stessi ed inostri figli, al dimenticare circostanze spiacevoli di un passato da dimenticare. Qualunque sia la ragione tale passo va fatto a mio avviso in giovane eta', sotto i 35 anni. Solo un giovane puo' infatti avere i sogni, l'energia, la speranza e la forza di rialzarsi dai rovesci e la volonta' di combattere necessaria per sopravvivere nelle molteplici avversita'. Lasciare il paese significa anche accettare la perpetua situazione di non essere mai pienamente felici. Noi, emigrati, siamo,come dice Dante Alighieri parlando di Virgilio nel Limbo, "… fra color che son sospesi…" . Cioe' quando ci troviamo nel Paese di adozione sogneremo sempre il Paese di origine imbellito dalla distanza e dai ricordi giovanili. Ma dopo essere rientrati nel Paese di origine per vacanza o lavoro, dopo un mese vogliamo assolutamente lasciarlo e ritornare al Paese di adozione…Questo noioso pendolo psicologico ci accompagnera'sempre nella vita. Fortunatamente non e' condiviso dal resto della famiglia,sopratutto dai figli che essendo nati nel Paese di adozione sono parte integrante di quella comunita' e non hanno ricordi nostalgici della Terra paterna. Americani si nasce e non solo in America. Perche' quando si dice America si allude ad una filosofia di vita piu' che al continente americano stesso. America e' l'unica nazione al mondo in cui il diritto alla felicita' individuale e' sancito nella costituzione. Non la ricchezza , ma la felicita' che e' ben piu' importante. E la felicita' per ogni individuo ha un significato differente, ma ha come comune denominatore il raggiungimento libero del proprio obbiettivo nel rispetto delle leggi ed in armonia con i concittadini. Che giova infatti essere ricchi se come conseguenza si avesse la famiglia a pezzi? Se si fosse odiati da tutti? Se tale ricchezza fosse fonte di preoccupazione piu' che di gioia? Liberta'individuale, rispetto delle leggi ed opinioni altrui, volontariato, aiuto reciproco, senso civico, partecipazione queste sono le molle della societa'americana. Cercare di trarre vantaggio dall'aiuto comune senza partecipare o reciprocare al bene e felicita' comune porterebbe presto all'isolamento sociale ed all'ostracismo. L'America infatti basa il suo successo sul lavoro di squadra (team work) non sul successo individuale. Al tempo stesso e' la squadra che produce il "genio". La squadra e' felice di spingere avanti la persona che ha piu' merito perche' sa che solo mandando avanti il migliore potra' trarre benefici. Siamo quindi molto lontani dal nostro modo di vivere. Dalla realta' aberrante del mettere i bastoni fra le ruote a chi cerca di lavorare sodo per l'interesse del gruppo, al tagliare le gambe al migliore, a promozioni date solo per scatti automatici di anzianeta'….Modo di comportamento che porta' solo alla rovina, sia quella individuale che del gruppo stesso. Certamente non porta felicita'. Io sono un architetto,nato a Siena e laureato a Firenze.Lasciai l'Italia dopo aver finito l'Universita' e dopo aver lavorato per unanno in Italia. Nel 1970, a 26 anni . Dopo i moti del '68, mi accorsi che l'Italia si accingeva a disfare quel poco di buono che aveva fatto dal dopo guerra agli anni 60. A mio avviso sarebbe entrata in un tunnel oscuro, la cui via di uscita era per me impossibile prevedere., Avevo pero' la certezza che il rimanere nel tunnel avrebbe significato per me il sacrificare la mia vita apettando risoluzioni e soluzioni che i moti di piazza non potevano e non avrebbero mai potuto dare. Volevo inoltre provare me stesso, fare qualcosa di mio e lasciare piu' spazio ai miei fratelli e sorelle (siamo 6..) nella nostra ditta. Cominciai cosi a pensare ad emigrare nel 1969 ed entrai in contatto con l'Ambasciata Australiana in Roma. L'Australia ha infatti bisogno di manodopera qualificata. E' una nazione delle dimensioni degli Stati Uniti d'America, ma con solo 21.800.000di persone . Un terzo dell'Italia! Andai a Roma , riempii fogli, risposi a domande, sostenni un esamino di inglese.Finalmente mi dissero che mi avrebbero fatto risapere qualcosa. Sei mesi dopo mi arrivo' la notizia: avevo un lavoro in Australia! Il lavoro sarebbe cominciato nel Febbraio. Felice, mentre facevo i preparativi per l' Australia decisi a Dicembre di fare un viaggio in America dove avevo degli amici in San Francisco. L' America mi piacque subito. Trovai il suo modo di vivere stimolante ed eccitante anche se altempo stesso impressionante. Dato che ero in cerca di lavoro gli amici mi consigliarono di fare delle interviste con studi di architettura locali e tastare anche il mercato americano. Cosi feci. Lavoro non ve ne era molto. Il periodo era un periodo difficile . La guerra in Vietnam aveva ridotto la crescita della nazione e l'edilizia marcava il passo. Uno degli studi che mi concesse un intervista apprezzo' pero' i miei progetti e chiese di mandare loro foto aggiuntive dall'Italia. Cosi feci. Dopo unmese, a Gennaio mi arrivo' una lettera. Lo studio si offriva ad essere mio sponsor nel caso fossi pronto ad emigrare e partire da zero.!! Ora avevo due offerte!! L'Australiana e l'Americana! Ero ad un bivio... Scelsi l'America anche se l'offerta Australiana era piu'solida e quantitivamente migliore. Ero pero' pronto alla sfida ed all'avventura. La mia nuova vita ed evoluzione sarebbe cominciata presto ed ero veramente eccitato. Meno eccitato era mio padre che vedeva in me, il primo dei suoi figli, il suo logico successore e lo stava perdendo. Comunque non mi ostacolo'e non oppose mai la mia decisione. Per questo glie ne saro' sempre grato. Sapevo pero'che avrei dovuto cavarmela da solo. E cosi' e' stato. Dal momento che lasciai l'Italia non ho mai chiesto od avuto nulla dalla famiglia. Ho sempre voluto e dovuto cavarmela da solo. Il resto e' storia. In America dovetti ricominciare pressoche' da zero. Lavoravo di giorno in uno studio di architettura accumolando le ore e l'esperienza necessaria per dare l'esame di Stato per la Licenza di Architetto in California. Di notte studiavo l'inglese e Scienza delleCostruzioni a Berkeley. Per l'inglese, tramite un gruppo di volontariato, mi era stata assegnata come aiuto una signora anziana che veniva tutte le notti da Stockton , citta' ad un ora e mezzo di distanza da San Francisco, per insegnarmi gratis l'Inglese! Oggi, dall'Alto,sara' senz'altro felice di vedere che il suo giovane studente ce l'ha fatta! Feci velocemente carriera nello studio in cui lavoravo salendo di posizione e grado. Un giorno, dopo aver preso la licenza di architetto ed essere divenuto membro dell'AIA (American Institute of Architects) la grande decisione : con altri tre soci decidemmo di lasciare lo studio e metterci in proprio !!! Si apriva cosi' un'altra sfida ed un altro capitolo della mia vita. Lo studio ebbe molto successo ed i nostri progetti sono stati pubblicati sulle migliori riviste. Fra i nostri clienti vi sono stati la Apple, la Hewlett Packard, la Cisco System, L'Universita' di Stanford, L'Universita' di Berkeley , l'American Airlines, la Citta' di San Francisco, la citta' di Sacramento e molti altri leaders dell'impreditoria mondiale. Lo studio crebbe in fama ed in grandezza fino araggiungere le 100 persone. Nel frattempo per il successo dei progetti fatti fui elevato ad FAIA (cioe' Fellow dell'American Institute of Architects) Solo il 2% degli architetti in America ha il titolo di Fellow. Un grande riconosciumento quindi. Non mi sono fermato. Ho continuato a studiare e lavorare riuscendo a prendere anche la licensa di Architetto nello Stato di New York e Texas. Fra i progetti fatti che piu' mi hanno impegnato ed affascinato e' il progetto fatto per la nuova linea dei sedili e delle cabine di tutti gli aerei dell'America Airlines, una delle piu' grandi compagnie aeree del mondo. La sua prima classe, "Flagship Suite" ha ricevuto molti premi ed e' l'unica prima classe esistente oggi dove i sedili possono girare dando la possibilita' ai passeggieri di dormire, leggeree pranzare in posizioni diverse . Vi attacco alcune foto. Se avrete occasione di volare in prima classe con l'American Airlines fatemi sapere il vostro parere... Attenzione pero' al prezzo.., e' un po' costoso..... Arrivato ai 63 anni decisi di vendere la mia partecipazione azionaria dello studio che avevo co-fondato , raccogliere i frutti della mia avventura e lasciare posto ai giovani. Ma non mi sono fermato. Con mia moglie, anch'essa architetta, facendo tesoro dell'esperienza fatta nei progetti di bibloteche pubbliche, abbiamo aperto un nuovo studio, piccolo, ma ottimo, specializzato in tale settore. Sapere quando lasciare il passo ai giovani, e condurre attivita' commensurate all'eta' e' un altra lezione che questo Paese ci insegna. Fermarsi mai, ma mai bloccare i giovani che sono la linfa vitale di un continuato successo. Oggi a 67 anni e mezzo lavoro ancora, ma con piu' calma. Mi sto dedicando maggiormente al giardinaggio ed ai miei hobbies incluso la mia adorata collezione di monete. Di solito vengo in Italia a Natale ed in Estate dove vado al mare a Punta Ala, in Maremma. Avrei potuto fare quello che ho fatto in Italia? Non credo. Rifarei il passo sapendo le difficolta' da sormontare? Certamente. Non nego che faccia piacere Googlare il proprio nome e vedere pagine di risposta. E'una cosa da consigliare a tutti? Assolutamente no. Vi sono troppe variabili ed un alto livello di rischio per stabilire se vi sara' piu' o meno successo.. Molto dipende da ciascun individuo e la suavolonta' di farcela ed arrangiarsi. Ma certe volte non basta. Anche con le migliori qualificazioni ed intenzioni l'avventura puo' andar male a causa di componenti estranee al nostro controllo ( economia, salute, disgrazie in famiglia ecc.). Per una storia a lieto fine come la mia, ve nesono cento non andate in porto. Nella vita "Timing" e' essenziale. Cioe' il fare decisioni veloci e tempestive ad ogni bivio che ci si presenta. Piu' si temporeggia e piu' si affonda nelle sabbie mobili dell'incertezza e della stagnazione che portano al regresso. Come non bisogna aver paura a correre dei rischi inevitabili presenze nella nostra esistenza. Ricordiamoci sempre che non vi e' nulla di male nel fare qualche sbaglio. Come diceva Senaca "Errare humanum est" ...ma aggiungeva anche "perseverare autem diabolicum" . Non insistere quindi mai nell' errare.....perche' e' vero si' che nella vita tutti si sbaglia, ma e' vero anche che vince colui che sbaglia meno....... Ciao a tutti,:) Lamberto La classe "Flagship Suite " dell'American Airlines che vi ho accennato sopra. oi
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  18. 6) Il famoso Burgers Pound La prima moneta della ZAR, fu coniata nel 1874 su richiesta del Presidente dell'epoca, Thomas Francois Burgers, che rimase in carica dal 1872 al 1877. Era un liberale ed un uomo molto impulsivo, pertanto quando decise di introdurre nel Transvaal una monetazione indigena, tutto avvenne molto rapidamente ed avventatamente, e ciò, come vedremo, gli causò anche qualche problema politico. In questa foto è ritratto Thomas Francois Burgers, all'epoca della sua presidenza. Nel 1874, Burgers procuratosi l'oro necessario, lo spedì in Inghilterra a Mr. J. J. Pratt, il Console Generale della ZAR nel Regno Unito, per ivi far realizzare le nuove monete. Burgers inviò anche un suo ritratto e dei disegni raffiguranti lo stemma della Zuid-Afrikaansche Republiek. I conii vennero realizzati da Mr. L. C. Wyon, l'Incisore dei Conii nella Royal Mint dell'epoca. Le monete vennero poi coniate, dalla ditta Ralph Heaton & Sons di Birmingham. Aprendo una piccola parentesi proprio sulla Ralph Heaton & Sons di Birmingham, questa ditta doveva essere in quel periodo piuttosto famosa, dato che nel 1860 la Royal Mint, gli diede l'incarico di coniare 60 tonnellate di metallo, in monete da 1 penny. Successivamente nel 1866 ed ancora nel 1867, fu il Regno d'Italia a commissionare alla suddetta ditta, la coniazione di svariati milioni di pezzi da 10 centesimi, recanti l'effige di Vittorio Emanuele II. Uno dei palanconi coniati dalla Ralph Heaton & Sons di Birmingham, per il Regno d'Italia. Illustrazione dal Times di Londra, del 10 maggio 1862, raffigurante le presse della Ralph Heaton & Sons di Birmingham, intente a coniare nuove monete.
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  19. 5) I primi rapporti tra la ZAR e lo Stato Libero dell'Orange Il Presidente Marthinus Wessel Pretorius, aveva la sfrenata ambizione di riunire sotto un unica Grande Nazione, tutti i Boeri del Sud Africa, per questo motivo già nel 1857 con l'aiuto di Paul Kruger, tentò con poche centinaia di uomini, di invadere lo Stato Libero dell'Orange, ma il tentativo fallì senza spargimenti di sangue, anche a causa dell'opposizione interna nella stessa ZAR, fortemente contraria all'impresa. Pertanto, nel giugno del 1857, si addivenne ad un accordo, in base al quale, le due repubbliche Boere si riconoscevano vicendevolmente l'indipendenza e si impegnavano a mantenere buoni rapporti. Tuttavia, nel 1860, grazie al supporto dei suoi sostenitori, Marthinus Wessel Pretorius venne eletto Presidente anche dello Stato Libero dell'Orange; come si può facilmente immaginare, il piano di Pretorius era di procedere ad una unione pacifica tra le due Repubbliche Boere, ma questa nuova elezione provocò forti tensioni. Vennero accordati a Pretorius, sei mesi di "permesso", durante i quali egli potè recarsi a Bloemfontein (capitale dello Stato Libero dell'Orange), ma ancora una volta i suoi obiettivi naufragarono miseramente, di fronte alla realtà dei fatti ed in particolare agli egoismi, ancora esistenti tra le popolazioni Boere. Scaduti i sei mesi, Marthinus Wessel Pretorius tornò nella ZAR e dopo una tempestosa seduta del volksraad, disgustato per tutte le critiche ricevute, decise di rassegnare le dimissioni da Presidente della Zuid-Afrikaansche Republiek. Rimase Presidente dello Stato Libero dell'Orange, fino al 1863; successivamente tornò nel Transvaal, ove riuscì a farsi rieleggere di nuovo e pertanto, prestò un secondo mandato come Presidente della ZAR, dal 1864 al 1871. Bisogna dire, che nel corso di questo secondo mandato, le finanze del paese subirono un drastico peggioramento, ed a nulla valse l'emissione da parte del governo, di ingenti quantità di banconote, che subirono immediatamente un importante deprezzamento, rispetto al loro valore nominale. Ecco l'immagine di una banconota da 1 pound del 1871, emessa dalla ZAR proprio negli anni di maggiore crisi; scusate per le dimensioni della foto, ma non sono riuscito a trovare di meglio: Si tratta di una banconota uniface, pertanto non presenta nessuna raffigurazione sull'altro lato.
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