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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 09/10/11 in tutte le aree

  1. Il paesaggio che si distendeva davanti ai suoi occhi era desolante: rovine fumanti sullo sfondo, attorniate da dolci colline e da quelle che fino a poche settimane prima erano state delle verdeggianti pianure. Urla di dolore, terrore, paura fendevano l'aria e giungevano alle orecchie di molti soldati e, soprattutto, ai membri dello stato maggiore. Questi ultimi accompagnavano il loro imperatore, Marco Cassiano Latinio Postumo, che seguiva le azioni militari da una postazione sopraelevata. << Signore>> Un beneficiarius lo avvicinò presentandogli due centurioni che facevano trascinare dietro di loro dei legionari disarmati e ridotti alquanto male. Dovevano essere almeno quattro, se non pure di più. Postumo fece un veloce conteggio e ne individuò sei. Il beneficiarius si inchinò di fronte alla postazione del suo signore e i militi si misero sull'attenti abbozzando un segno di saluto. << Ti porto questi uomini, Augusto, perchè hanno infranto i tuoi ordini: i loro stessi superiori li hanno fermati e arrestati per portarli qui, di fronte al tuo inalienabile giudizio.>> esordì tutto d'un fiato l'attendente. Postumo li osservò per breve tempo, poi, con fare solenne e altezzoso, si alzò in piedi e iniziò a parlare: <<Quindi, non c'è molto da discutere: hanno vistosamente disobbedito ai comandi del loro imperatore. Tutti sapevano in anticipo che quando questa vile città di Moguntiacum sarebbe caduta nelle nostre mani, nessuno avrebbe avuto il permesso o il diritto di saccheggiarla o di fare del male ai suoi abitanti.>> fece una pausa ad effetto, poi continuò << Ebbene, che siano giustiziati di fronte all'intero esercito e chiunque altro sia sorpreso in un atto di insubordinazione venga subito ucciso. Questi sono gli ordini. Potete ritirarvi. >> Gli uomini legati furono trattenuti a stento dai loro centurioni: si dimenavano, urlavano, qualcuno chiedeva clemenza. Non fu udito. Occorse l'intervento della guardia dell'imperatore per condurli al luogo scelto per l'esecuzione: il vasto spiazzo che si apriva di fronte al Pretorio, dove tutto l'esercito in armi poteva essere schierato e assistere alla giustizia del loro signore. Il fumo nero si alzava in cielo e oscurava a tratti il disco solare, quasi come un cattivo presagio. Di sicuro, con la diffusione dei nuovi ordini, i soldati non erano più gli stessi che Postumo conosceva. Tutto era pronto. Gli arcieri schierati in una corta fila armati di tutto punto e comandati da un optio di origini germaniche prelevato dai ranghi ausiliari. Gli ultimi reparti avevano avuto appena il tempo per ripulirsi e tirare a lucido le proprie armature ed ora erano lì, alcuni non sapevano neanche il perchè. Tutti i legionari, i centurioni, gli optiones e i tesserari erano in bell'ordine sotto il naso dell'imperatore che loro stessi avevano voluto appoggiare e che adesso li ripagava in quel modo: giustiziando dei compagni e mandandoli indietro a bocca asciutta dopo un estenuante assedio dove avevano visto perire moltissimi dei loro commilitoni. L'ostilità nei suoi confronti serpeggiava da qualche giorno nel campo, ma nessuno aveva avuto il coraggio di dimostrarla apertamente. "L'odio represso può nuocere molto e improvvisamente" pensò un uomo posizionato nelle retrovie. Una riccia e corta barba gli ricopriva il mento e gli incorniciava il viso. Aveva occhi vispi e piccoli, un naso dritto e corto che cadeva direttamente su una bocca dagli angoli sempre e costantemente un po' alzati, rendendo la sua espressione quasi inverosimile. Mentre poggiava il braccio sul suo scudo, di cui aveva forgiato personalmente l'umbone metallico, e reggeva il pilum pesante con la destra, Marco Aurelio Mario, uno dei migliori ex fabbri dell'esercito e ora combattente professionista, pensava che tutta quella situazione non avrebbe retto a lungo. << Brutta faccenda questa>> gli sussurrò il compagno che aveva affianco. Mario non fece in tempo ad annuire che un centurione gridò di fare silenzio. Era un personaggio molto conosciuto dalla truppa e, ultimamente, si era fatto più amici che nemici. Postumo, attratto da quell'urlo canzonatorio, si voltò nella direzione delle retrovie. Per un attimo i suoi occhi si specchiarono nel luccichio di quelli di Mario. Un brivido gli persorse la schiena e un improvviso senso di nausea e di vuoto lo costrinsero a farlo poggiare allo schienale del suo scranno da campo. Mario distolse subito lo sguardo, ma notò che qualcosa nell'atteggiamento del suo imperatore non andava. Non se ne curò più di tanto. Dopo il saluto iniziale, Postumo non perse tempo e diede subito l'ordine di proseguire con l'esecuzione. I malcapitati urlavano, si dimenavano e si contorcevano vicino ai pali a cui erano stati saldamente legati. Erano stati spogliati di tutto l'equipoaggiamento, i loro averi sequestrati e messi da parte per la cassa dell'esercito. Erano rivestiti solamente da un perizoma ed esponevano i torsi nudi alle punte delle frecce che gli arcieri, ad un comando secco dell'optio germanico, avevano già provveduto ad incoccare. Mirarono. Alte grida risuonarono nell'aria. I legionari schierati davanti al Pretorio erano immobili. Alcuni sudavano per la tensione, come prima di un combattimento. Altri controllavano la propria rabbia per quello che iniziavano a definire un assassinio, le cui vittime avevano sostenuto il proprio aguzzino. "Paradossale" disse Mario tra sè . I prigionieri piangevano ormai, e uno di loro si era perfino afflosciato lungo il palo che lo sorreggeva. Svenuto. Ai piedi di più di uno si formò una chiazza umida e maleodorante che bagnò la base dello spiazzo in terra battuta. L'optio non attese oltre. Fece un segno in aria con la mano destra, gli arcieri tirarono. I dardi andarono a segno, conficcandosi nella carne, trapassando organi e, nel peggiore dei casi, inchiodando il corpo del prigioniero al palo. In un attimo tutti i lamenti e i movimenti convulsi dei poveri legionari giustiziati cessarono. Solo silenzio. Non un alito di vento si levò a spostare la colonna di fumo nero che proveniva dalle vicine rovine di Moguntiacum, conquistata pochi giorni prima. E anche quegli uomini, che ora giacevano morti nel modo meno onorevole, avevano contribuito alla vittoria i cui meriti erano andati interamente a Postumo. Ma non era stato lui a scendere sul campo e rischiare la sua preziosa esistenza. Anche loro avevano salvato il suo trono dalla ribellione nella città del luogotenente Leliano. E avevano ricevuto la morte in cambio. << Rompete le righe, ognugno al proprio alloggio. >> Questi furono gli ordini. Mario, pur obbedendo come tutti gli altri, pensò che la questione non sarebbe finita lì. Caos. Il disordine più completo regnava nel campo. I centurioni, i tribuni e perfino i prefetti non avevano più nessuna autorità. Molti seguaci dell'imperatore erano stati eliminati. Altri erano stati privati dei loro poteri. Postumo era stato sorpreso dalla ribellione, incapace di controllare gli stessi uomini che poco tempo prima l'avevano elevato agli onori della porpora. Il suo corpo, deturpato e maltrattato da tutti i soldati, compreso gli ausiliari e alcuni membri della sua guardia, fu gettato via come se fosse un abominevole rifiuto. Adesso, migliaia di uomini si trovavano senza una guida. Con Leliano morto, il più accreditato collaboratore del tiranno Postumo, ora non potevano tornare sui propri passi e chiedere clemenza al legittimo padrone di Roma Publio Licinio Egnazio Gallieno. Sarebbero stati puniti severamente, forse decimati o forse alcune delle legioni sarebbero state sciolte e mai più ricostituite. Nessuno poteva saperlo e nessuno voleva e poteva rischiare di essere tolto di mezzo. Molti degli amici di Mario erano accorsi da lui per fargli presente la situazione. <<Non c'è tempo da perdere: se le truppe non hanno un comandante il nostro Impero rischierà di scomparire e le Gallie torneranno nuovamente sotto l'oppressione del governo centrale.>> Aveva detto loro. Tutti erano d'accordo: bisognava agire e in fretta. Il gruppo portò Mario fuori dal suo alloggio e, diretto verso il Pretorio, la parte più caotica e pericolosa dell'intero campo, salirono sul podio che era stato di Postumo e attirarono l'attenzione di tutti i presenti, inducendo a richiamare anche gli altri che si erano dispersi dapperttutto. Mario avanzò di qualche passo e guardò ognuno di loro dritto negli occhi. Molti non ressero il suo sguardo penetrante e indagatore. <<Amici. Compagni. Commilitoni.>> attirò la loro completa attenzione e fu fatto immediatamente silenzio <<Il tiranno è morto!>> Urla di soddisfazione si levarono ma furono subito represse dai collaboratori di Mario che erano sul podio dietro di lui. <<Ora>> continuò appena fu ritornato il silenzio <<l'esercito ha bisogno di una guida: non possiamo permettere di cadere nelle mani di un oppressore ancora più tremendo di Postumo.>> Altre voci, questa volta si trasformarono in un coro di ovazioni. <<Tutti noi abbiamo preso parte a molte imprese che hanno reso grande il nostro Impero e siamo stati gli autori della brillante vittoria di Moguntiacum. Quindi, io dico di prenderci ciò che ci spetta. Inquadrate i ranghi e marciate sulla città: tutto ciò che vedrete e prenderete sarà vostro!>> Grida di gioia, sincere per la prima volta da anni. I soldati si abbracciarono e saltavano per la sicurezza di una felice prospettiva di saccheggiare e fare bottino a spese dei vinti. Mario aveva dato loro ciò che volevano. Era giunto il momento di ripagarlo. <<Miles dives, miles dives>> Tutti i legionari agitarono ciò che avevano tra le mani, cercando di creare un ritmo cadenzato e orecchiabile che accompagnasse le loro parole. Mario sapeva ciò che significavano: volevano che diventasse loro imperatore. Tese le mani e ottenne silenzio: << Volete che vi conduca alla vittoria e alla ricchezza?>> <<Miles dives! Miles dives!>> ancora più forte di prima. <<Ebbene lo farò: accetto di buon grado di guidarvi non come un tiranno oppressore, ma come un imperatore clemente e attento verso i suoi sostenitori! >> La folla andò completamente in delirio. Tutti accorsero ad armarsi e presto lo stesso Mario ricostituì lo stato maggiore dell'esercito inserendo molti suoi amici nei ranghi più alti. Era imperatore adesso. E ciò lo rendeva fiero di sè. Si disse che avrebbe portato a termine il suo compito, a differenza di quelli che l'avevano preceduto. Un attendente della zecca gli mostrava un tondello splendente e ben inciso nonostante il bordo irregolare. <<E' un ottimo lavoro: sembra che mi stia guardando in uno specchio di bronzo lucidato.>> Mario prese in mano la moneta e la rigirò tra le dita osservandone i dettagli. Le righe che rendevano barba e capelli, il panneggio terminante in modo evanescente e, più di tutto, la corona radiata che lo rendeva ancora più grande e autoritario. Era diventato imperatore a spese della città di Moguntiacum. Ma poco gli interessava: oramai non era più la capitale delle Gallie. Aveva spostato la sua residenza e la sua corte ad Augusta Treverorum e vi aveva installato anche una zecca. Il personale che operava a Moguntiacum era stato trasferito a Colonia. <<Davvero ammirevole, Augusto. Un'opera d'arte, oserei dire>>. A parlare era stato un uomo alle sue spalle, uno dei più fedeli che conoscesse e che l'aveva sostenuto fin dall'inizio. <<Già. Ne sono compiaciuto.>> Rivoltò la moneta e fissò la scritta VICTORIA AVG. Sì, lui l'aveva ottenuta una vittoria: contro Postumo e contro Gallieno. Assecondando i soldati aveva assunto il potere e aveva fatto in modo che le Gallie non finissero nelle mani di Roma. Una vittoria schiacciante e decisiva contro ogni sua iniziale aspettativa. Ne fu davvero felice. <<Bene. Procedete con l'emissione di questo tipo: ce ne servono abbastanza per pagare i soldati. Sono loro, d'altronde, ad essere i veri protagonisti del mio regno>> Sapeva che in parte era vero, ma non poteva fare a meno del loro sostegno. L'attendente riprese la moneta dalle mani dell'imperatore, si inchinò ed uscì diretto verso l'edificio che ospitava la zecca. Altro sangue aveva bagnato la terra. Era stato sparso non per il bene dell'Impero, questa volta, ma per questioni del tutto private e personali. La congiura che aveva portato alla morte Mario non era fallita: dopo dodici settimane di regno, finalmente era stato ucciso. Correva l'anno 1022 ab Urbe condita e le Gallie vedevano spegnersi l'ennesimo tentativo di rivalsa. Anche questo soppresso nel modo più violento. Ma si sa, morto un imperatore se ne fa un altro. E mentre su Mario, compianto dai suoi seguaci, calava il sipario della Storia, si apriva, inevce, su di un nuovo personaggio che presto avrebbe rivelato la sua indole dispotica: Marco Piavonio Vittorino.
    3 punti
  2. Buonasera a tutti. Dopo aver recentemente acquistato questa moneta di Valerio Romolo ho pensato di aprire una discussione su questa figura poco conosciuta. Sul web ho trovato pochissimo. Valerio Romolo (294 – 309) è stato il figlio primogenito di Massenzio, cesare e poi usurpatore, e di Valeria Massimilla, figlia dell'imperatore romano Galerio.Nato nel 294 quando Massenzio aveva solo sedici anni, non ebbe mai alcuna rilevanza politica anche per la giovane età in cui morì. Valerio fu insignito del titolo di clarissimus puer da bambino, e in seguito di quello di nobilissimus vir. Tenne il consolato con il padre nel 308 e nel 309; il fatto che Massenzio sia stato console da solo per l'anno 310 suggerisce che Valerio sia morto nel corso del 309. Massenzio seppellì il figlio nel mausoleo lungo la Via Appia, presso la propria villa. Valerio fu divinizzato, e nel Foro Romano gli fu dedicato un tempio. Ringrazio tutti coloro che contribuiranno ad ampliare questa discussione con notizie o con loro considerazioni. Di seguito posto le foto della mia moneta seguita da altre trovate su internet. Vorrei attirare l'attenzione in particolare sul tempio raffigurato al R\, dovrebbe essere proprio il tempio dedicato a Romolo, ma se sbaglio correggetemi. Grazie ancora :)
    1 punto
  3. sesta moneta differisce dalla precedente per la faccia del volto santo piu' piccola.
    1 punto
  4. guarda la sezione delle monete di napoli e sicilia e nota che spessore hanno molte delle discussioni proposte. Infatti, basterebbe che quando si da un parere si cerchi anche di motivarlo, mentre invece in questa sezione sembra che la moda attuale di quasi tutti, sia: buona. oppure BB o ancora quoto, stra quoto, riquoto etc. Ditemi voi cosa può imparare un ragazzo o un neofita da questi "monosillabi" ! Riguardo alle foto, per me sono la chiave dell'interazione tra utenti nel forum, più sono belle e ad alta risoluzione e più è facile discorrerne, quando le foto sono brutte è palese che la difficoltà di individuare la vera conservazione si riduce moltissimo. Forse è anche per quello che alcune volte si prendono delle cantonate sulle conservazioni, Marchet77 tu senza offesa ne sei l'esempio classico, sovente posti foto piccole, sovraesposte o addiritura fuori fuoco di monete rare e/o in alta conservazione, e chiedi dei pareri su conservazioni e/o originalità, devi tener conto che quando la moneta ti arriva a casa, se già non ce l'hai, la puoi osservare dal vivo con tranquillità e lenti potentissime, molti di noi invece la vedevamo tramite un 16 pollici o poco più con foto di scarsa qualità! Cerchiamo di moderare i toni , guardare se stessi prima di giudicare il lavoro altrui e se possibile aiutare gli altri utenti e la comunità con critiche costruttive e non sentenze, condivido il fatto che sia scriteriato pubblicare valori e conservazioni senza averne sufficente cognizione, infatti spero che l'utente rossi46 apprenda appieno le critiche ed i rimproveri emersi da questa discussione valutandoli con serenità. Ma ripeto, non mi sembra giusto prendersela con un'organizzazione cosi ben strutturata e semplice da fruire come questo forum. Che vorrei anche ricordare non è un'iniziativa a scopo di lucro!
    1 punto
  5. Trattasi di una moneta emessa a MIlano da Aureolo per Postumo - se clicchi su Testo , troverai alcune indicazioni che cumunque ri riporto AURÉOLUS au nom de POSTUME - (267-268) 300. Antoninien de poids lourd, 267, Milan, 2Aeém., 2e off., (Ae, 19 mm., 12 h., 4,12 g.) (pd. th. 3,38 g. taille 1/96 L.. , ) A/ IMP POSTVMVS AVG. (Imperator Postume Auguste). Buste radié, drapé et cuirassé de Postume à droite vu de trois quarts en avant (A). R/ [CONCORD] - E-QVIT. (La Concorde de la Cavalerie). Concordia (La Concorde) debout à gauche, drapée, le pied droit posé sur une proue de galère, tenant une patère de la main droite et un gouvernail posé sur un globe de la gauche. W.19a - C.19 - RIC.5II/373 - E.607 - AGK.5 - Lafaurie ANRW.II/354. Très beau portrait. Flan court et poids très lourd. Frappe fruste au revers. R. La plupart des auteurs distinguent cinq émissions différentes pour Auréolus au nom de Postume à Milan qui s'étendraient sur la période 267-268. Il est possible que toutes les émissions aient été seulement frappées en 268. Schulzki a isolé seulement quatre émissions, mais avec deux phases pour la deuxième émission à laquelle appartient notre antoninien. Toutes les légendes de revers se terminent toujours par "Aequit, Equit ou Equitum" en l'honneur d'Auréolus qui était le général en chef de la cavalerie de Milan, corps d'élite créé par Gallien en 260 . Auréolus, "Magister Equitum" depuis 260, pénétra au cours de l'année 267 en Gaule avec Gallien pour reconquérir la "Pars Occidentalis" de l'Empire. Blessé, Gallien rentra en Italie, abandonnant Auréolus qui fut vaincu. Se sentant trahi, Auréolus entra en Italie, s'allia à Postume et s'enferma dans Milan, d'où le monnayage dont nous avons un exemple ici. Gallien accourut et assiégea Auréolus. Mais il fut assassiné à l'instigation du nouveau Maître de la Cavalerie, Claude II, qui laissa ensuite massacrer l'assiégé à qui il avait promis la vie sauve contre sa reddition .
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  6. Torniamo a noi: Dunque le monete in argento comuni in bassa conservazione, hanno in se il prezzo dell'argento contenuto. Quindi con il mutare del prezzo del metallo prezioso, muta anche la quotazione minima intrinseca. Poi non si capisce come mai l'argento vale 1€/g e se lo vendo me lo pagano 0,7 €/g, e non centra la percentuale di fino contenuto. Facciamo un calcolo veloce, per aiutare i meno esperti: 25g in argento 900/1000 significa che il 90% della moneta è d'argento puro. Sono contenuti quindi 22,5g. Il prezzo si aggira sui 0,95€/g. Quindi 0.95x22.5 sono circa 21,4 €. Quindi se una persona ha in mano 21,4, perchè ha venderla gli danno si e no 19 euro? Questo perchè la moneta è sempre più figura astratta e immateriale, dove il costo non equivale al valore. Ingigantite 1000000000 volte questo piccolo ragionamento e capirete come mai alla tv dicono "oggi, a Piazza Affari, bruciati 359milioni di euro"...
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  7. Potrei sbagliare... na a me sembra Postumus... tipo questa CONCORD EQUIT Testo</B>
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  8. 1 punto
  9. Ciao scacchi, si tratta in effetti di una imitazione, una di quelle che sono definite "baiocchelle stile Montalto". Appartiene alla zecca di Castiglione delle Stiviere, che inondò l'Italia di contraffazioni durante il regno di Rodolfo Gonzaga (1586-1593). Purtroppo il tuo esemplare non è integro, pertanto non è facile classificarla in base alle legende, in parte mancanti. In ogni caso ne esistono con SAN FRANCISCI, diversamente abbreviato, ma nel tuo caso mi pare di vedere al rovescio "MON - ET" ai lati della croce in alto, per cui propenderei per una moneta della serie con al rovescio la legenda "MONETA • NO • CAST" che anche in questo caso può essere diversamente abbreviata. Al diritto rimane sempre la figura imitante Sisto V, e la legenda "S • SIXTVS • P • M •" Le diverse varianti sono classificate dal CNI (Vol. IV, Lombardia-Zecche minori) dal n°205 al 223. Anche la corrispondente baiocchella di Fano fu presa di mira dalle contraffazioni della medesima zecca, così come monete di Bologna, Ancona, Macerata ed altre zecche minori :rolleyes:. Ciao, RCAMIL.
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  10. Credo che la zecca sia Villefranche-de-Rouergue, identificata anche dalla V gotica (la lettera che somiglia ad una D), se non ho capito male la seconda lettera indica il maestro di zecca (Coullon ?) Per info: http://www.cgb.fr/monnaies/vso/v05/v050142.html
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  11. Rispondo per essere stato chiamato in causa: forse perchè ragiono come parlo (mica è un difetto, a meno che tu preferisca l'ipocrisia), qualche piccolo incidente di percorso l'ho avuto anche io e per colpa della mia poco avvedutezza. Nessuno però è perfetto e quindi mea culpa. Che io sia militare non significa che sia una pedina. Faccio parte di una organizzazione professionale, non mi reputo una marionetta e grazie a Dio ragiono ancora con la mia testolina. Magari darò un po' fastidio ma sono fatto così. Non so da dove scaturisce la tua rabbia (curala con la camomilla e qualche buona lettura o buon film), ma qui si parla di numismatica. Se hai un problema concreto, un dubbio un chiarimento da chiedere, siamo qui e sono qui nei limiti delle mie possibilità. Se dobbiamo lamentarci su norme che ritieni restrittive, arcaiche, inique e ingiuste, allora perdiamo solo tempo: sono le classiche chiacchere da bar. Non portano a nulla. Sfogarsi fa bene, ma ogni tanto. :)
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  12. TIBERIVS CLAVDIVS MARINVS PACATIANVS. Nato in una data incerta, Tiberio Pacaziano era figlio di un certo Claudius Sollemnius Pacatianus(?) e di una poco nota Cornelia Optata Flavia. Si sa che il padre, sotto il regno di Alessandro Severo, ricoprì prima la carica di Governatore d'Africa e poi di Governatore Consolare di Celesiria. Una delle fonti epigrafiche più autorevoli è un'iscrizione rivenuta a Bostra, nel sud della Siria, dove viene nominato "Claudius Marinus, clarissimus puer" figlio di "Claudius Sollemnius Pac[...]". Secondo la testimonianza storiografica di Zosimo e Giovanni Zonara, Pacaziano intraprese la carriera militare partendo dai ranghi più bassi dell'esercito, nonostante fosse il figlio di un importante uomo politico. La sua legione fu portata in Mesia, sul limes danubiano, il più esposto, in questo periodo, ai continui attacchi dei Goti, una tribù barbarica di ceppo germanico orientale. I legionari, intimoriti dalle azioni militari dei nemici e stanchi della vita di frontiera, iniziarono a dare origine a fenomeni di insubordinazione. Le legioni della Pannonia e della Mesia, in breve tempo, diventarono ostili alla disciplina dell'esercito e sempre più timorosi nei confronti degli eserciti goti. Una situazione insostenibile che presto sfociò in un'aperta rivolta nel periodo compreso tra il 248 eil 249 d.C. La ribellione raggiunse il suo punto culminante quando i legionari delle due Province decisero di riconoscere come loro imperatore Tiberio Pacaziano che, intanto, era riuscito a mettersi in evidenza. In questo lasso di tempo non sono documentati ritrovamenti monetali presso Viminacium, la zecca che forniva la paga alle legioni di Mesia e Pannonia, a nome del legittimo imperatore Filippo I detto l'Arabo, mentre sono presenti emissioni a nome dell'usurpatore Pacaziano che intraprese un interessante programma propagandistico. Infatti, troviamo elementi fondamentalmente esposti anche da Filippo I come la celebrazione del sostegno dell'esercito, della eternità di Roma e dell'impero, della prosperità e della pace promessa. Furono proprio le ultime due proposte, probabilmente, a portare all'apice del potere Pacaziano che fu incaricato di proteggere le Province di nord-est dalle incursioni dei Goti. Alcuni studiosi hanno pensato che Pacaziano avesse regnato per un breve periodo solamente nell'anno 248 d.C., cioè qunado fu innalzato agli onori della porpora, ma, grazie al ritrovamento di monete a suo nome che celebrano il 1001º anno dalla fondazione di Roma, che coincide con il 249 d.C., furono costretti a datare il regno di questo usurpatore dal 248 al 249 d.C. Intanto, Filippo I era sempre più preoccupato della piega che stava prendendo al situazione, dato che Pacaziano non fu l'unico ribelle attivo in questo periodo. Così, l'Imperatore legittimo si vide costretto a far intervenire il senatore Decio che, però, affermò che tutti gli usurpatori sarebbero morti per mano dei loro stessi uomini. Stranamente, la "profezia" di Decio si avverò: Pacaziano, non essendo riuscito a difendere le Province che l'esercito gli aveva affidato, fu assassinato dai suoi stessi soldati. Non è da escludere, dato che la morte di Pacaziano è avvenuta in circostanze non molto chiare, che Decio avesse avuto degli appoggi tra i seguaci dell'usurpatore e che avesse dato ordine di sobillare la folla e di toglierlo di mezzo, facendolo apparire come un poco di buono, un capo inefficiente che aveva fallito nel suo intento. Con la morte di Pacaziano, però, Filippo affrettò anche la sua: infatti, Decio, ormai sempre più ostile nei confronti dell'imperatore, fu inviato a presidiare le Province lasciate incustodite dalla morte dell'usurpatore. I legionari dell'esercito danubiano, per evitare sicure punizioni da parte del nuovo governatore, elessero Decio imperatore. Le legioni gli furono fedeli fino a quando non marciò contro Filippo I e lo sconfisse prendendo il controllo di tutto l'Imperium Romanum.
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  13. Secondo me non è proprio esatto, la 1970 P è una nota variante, riportata su tutti i cataloghi come NC e con una propria valutazione, mentre quel difetto di conio è un difetto riscontrabile anche su altre annate, certo è una moneta da tenere. E' un noto difetto di conio, variante sarebbe stata se l'incisore avesse voluto veramente incidere una P, cosa che non è stata, sono varianti le 5 lire del 1954 firma distante e vicina al bordo, le 100 Lire del 1993 testa grande o piccola etc... Cordiali saluti. Marfir. :)
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  14. Era un evidente tentativo di turlupinare qualche pollo, se provi a mettere questa moneta a 1€ in un'asta normale e pulita faticherai a vederla andar via. Nel caso segnalato il venditore truffaldino ha inserito la moneta a un prezzo di partenza già assurdo (50€), poi con due compari ha fatto credere che si trattasse di un'asta vera, sperando che qualche babbeo, vedendo i rilanci, ci cascasse. Questo deve anche far riflettere su quello che si vede su ebay, perchè a volte non è tutto come sembra. Per questo dico sempre che una singola asta non ha nessun significato per valutare una moneta: bisogna sempre guardare una serie di aste, possibilmente in un certo periodo di tempo.
    1 punto
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