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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 09/09/11 in tutte le aree

  1. Sembrerebbe proprio una delle normalissime medaglie "uniface" che vengono date in premio agli sportivi, o comunque a chi in qualche modo si è piazzato "ai primi posti" in qualche modo, da qualche parte... la faccia liscia, normalmente, viene incisa per ricordare l'evento per il quale la medaglia è stata data quale premio (magari anche una mostra di qualche cosa...). La faccia volta a sinistra dovrebbe essere una sorta di rappresentazione della "vittoria". Si trovano comunemente dai rivenditori ed incisori di coppe, targhe, medaglie... peccato che la mancata incisione della faccia liscia non ci dica a quale evento si riferisce (c'è chi raccoglie medaglie di eventi sportivi, accademici, culinari, e chi più ne ha ...)
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  2. TIBERIVS CLAVDIVS MARINVS PACATIANVS. Nato in una data incerta, Tiberio Pacaziano era figlio di un certo Claudius Sollemnius Pacatianus(?) e di una poco nota Cornelia Optata Flavia. Si sa che il padre, sotto il regno di Alessandro Severo, ricoprì prima la carica di Governatore d'Africa e poi di Governatore Consolare di Celesiria. Una delle fonti epigrafiche più autorevoli è un'iscrizione rivenuta a Bostra, nel sud della Siria, dove viene nominato "Claudius Marinus, clarissimus puer" figlio di "Claudius Sollemnius Pac[...]". Secondo la testimonianza storiografica di Zosimo e Giovanni Zonara, Pacaziano intraprese la carriera militare partendo dai ranghi più bassi dell'esercito, nonostante fosse il figlio di un importante uomo politico. La sua legione fu portata in Mesia, sul limes danubiano, il più esposto, in questo periodo, ai continui attacchi dei Goti, una tribù barbarica di ceppo germanico orientale. I legionari, intimoriti dalle azioni militari dei nemici e stanchi della vita di frontiera, iniziarono a dare origine a fenomeni di insubordinazione. Le legioni della Pannonia e della Mesia, in breve tempo, diventarono ostili alla disciplina dell'esercito e sempre più timorosi nei confronti degli eserciti goti. Una situazione insostenibile che presto sfociò in un'aperta rivolta nel periodo compreso tra il 248 eil 249 d.C. La ribellione raggiunse il suo punto culminante quando i legionari delle due Province decisero di riconoscere come loro imperatore Tiberio Pacaziano che, intanto, era riuscito a mettersi in evidenza. In questo lasso di tempo non sono documentati ritrovamenti monetali presso Viminacium, la zecca che forniva la paga alle legioni di Mesia e Pannonia, a nome del legittimo imperatore Filippo I detto l'Arabo, mentre sono presenti emissioni a nome dell'usurpatore Pacaziano che intraprese un interessante programma propagandistico. Infatti, troviamo elementi fondamentalmente esposti anche da Filippo I come la celebrazione del sostegno dell'esercito, della eternità di Roma e dell'impero, della prosperità e della pace promessa. Furono proprio le ultime due proposte, probabilmente, a portare all'apice del potere Pacaziano che fu incaricato di proteggere le Province di nord-est dalle incursioni dei Goti. Alcuni studiosi hanno pensato che Pacaziano avesse regnato per un breve periodo solamente nell'anno 248 d.C., cioè qunado fu innalzato agli onori della porpora, ma, grazie al ritrovamento di monete a suo nome che celebrano il 1001º anno dalla fondazione di Roma, che coincide con il 249 d.C., furono costretti a datare il regno di questo usurpatore dal 248 al 249 d.C. Intanto, Filippo I era sempre più preoccupato della piega che stava prendendo al situazione, dato che Pacaziano non fu l'unico ribelle attivo in questo periodo. Così, l'Imperatore legittimo si vide costretto a far intervenire il senatore Decio che, però, affermò che tutti gli usurpatori sarebbero morti per mano dei loro stessi uomini. Stranamente, la "profezia" di Decio si avverò: Pacaziano, non essendo riuscito a difendere le Province che l'esercito gli aveva affidato, fu assassinato dai suoi stessi soldati. Non è da escludere, dato che la morte di Pacaziano è avvenuta in circostanze non molto chiare, che Decio avesse avuto degli appoggi tra i seguaci dell'usurpatore e che avesse dato ordine di sobillare la folla e di toglierlo di mezzo, facendolo apparire come un poco di buono, un capo inefficiente che aveva fallito nel suo intento. Con la morte di Pacaziano, però, Filippo affrettò anche la sua: infatti, Decio, ormai sempre più ostile nei confronti dell'imperatore, fu inviato a presidiare le Province lasciate incustodite dalla morte dell'usurpatore. I legionari dell'esercito danubiano, per evitare sicure punizioni da parte del nuovo governatore, elessero Decio imperatore. Le legioni gli furono fedeli fino a quando non marciò contro Filippo I e lo sconfisse prendendo il controllo di tutto l'Imperium Romanum.
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  3. Il monetario Lucius Flaminius Cilo non presenta la H nel cognomen; essa è invece presente in quella del suo omonimo, monetario nel 710 (44 a.C.) e che troviamo come in legenda come: L. FLAMINI CHILO Cilo risulta sconosciuto alla storia e sono solo le monete che ci riportano il suo nome; lo stile dei rilievi ci fanno supporre che Cilo fosse collegato in qualche modo a Manlius Aquillius ed a Lucius Memmius. La gens Flaminia prende il nome dalla carica di flamen e lo ha dato al Circo Flaminio ed alla via Flaminia in virtù dell'illustre antenato Caius Flaminius, tribuno del popolo nel 232 a. C. Egli si oppose violentemente al Senato in occasione della distribuzione delle terre dell'ager gallicus Picenus recentemente conquistato. Enrico :)
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  4. No, magdi, nonostante i minimi ed i massimi permessi dalla tolleranza, si vede che le prime serie hanno un peso medio più basso, mentre le successive (cfr. anche tipologia del ripostiglio di Orte) mostrano una media ponderata di 1,70-75 g, in linea con le coeve serie da 12 delle altre zecche toscane. Ma al di là degli accenni che ne ho fatto sul libro di Pisa, questa è "un'altra storia" che vorrei scrivere anche a stampa, con tutti i dettagli e le fonti del caso, e per ciò per ora mi fermo qui. Saluti a tutt* MB P.S. Per quanto riguarda il mio studio su Pisa vi faccio riferimento perchè so che molti di voi lo possiedono già, perchè so che ci sono molte informazioni tra note, schede e altro che magari possono non essere state notate a prima vista...e poi per non far sentire solo Paleologo quando gli dico che non legge i miei contributi a stampa ;)! Spero non me ne vogliate... troppo :)
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  5. Complimenti, una discussione molto interessante, su un imperatore poco conosciuto e ...molto raro. Grazie per il tuo impegno, spero che altri vorranno contribuire a questa discussione.
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  6. Denario. 109-108 a.C. Zecca di Roma. Gens Flaminia. D/ ROMA. Testa di roma a destra. R/ L.FLAMINI CILO. Vittoria in biga verso destra. Riferimento: Crawford 302/01 Questi gli esemplari del The Fitzwilliam Museum, tra cui figura anche un suberato e un ribattuto al dritto: http://www.fitzmuseum.cam.ac.uk/support/friends/opac/cataloguesummary.html?_searchstring_=(maker='Lucius%20Flaminius%20Chilo')&_limit_=100&_function_=xslt&_resultstylesheet_=imagecs moneta comune, ma come tutte le repubblicane, molto affascinante! chilo o cilo... è lo stesso personaggio... credo che "chilo" sia l'italianizzazione del nome latino.
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  7. Ciò che può essere considerato da qualcuno una cosa stupida, può invece venir vista da altri come una cosa lovedole, e addirittura ammirevole, nel collezionismo credo che ogni uno abbia la facoltà di ragionare secondo il propio arbitrio, permettedosi perciò di collezionare ciò che più gli piace e come meglio crede. ( "fregandosene un po" ( egoisticamente parlando) del giudizio altrui.
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  8. Durante il III secolo d.C. molti furono i problemi che l'Impero Romano, avviato ormai a misurarsi con la sua progressiva decadenza, dovette affrontare. Una delle maggiori preoccupazioni dei governanti era tenere a bada i propri generali affinchè non costituissero una minaccia al loro potere. Le truppe, in particolar modo in questo periodo, svolgevano un ruolo di primaria importanza: ricevere il consenso dei soldati (non solamente pretoriani, come accadeva in precedenza) significava ricevere il trono. Ma i soldati richiedevano in cambio principalmente denaro e congedi al momento adatto. La ferma nell'esercito durava una ventina d'anni e spesso i veterani venivano richiamati nei periodi di grandi guerre e contrasti per rimpolpare i ranghi e affiancare le reclute. Uno dei casi di rivolta militare forse meno discusso che si realizzò nel III secolo fu quello di Gaio Quinto Bonoso. Costui era nato nella Provincia d'Hispania da padre romano originario della Britannia e da madre gallica. Perso il padre in tenera età, Bonoso fu educato dalla madre, educazione che gli permise di intraprendere la carriera militare (uno degli sbocchi più facili per un personaggio come lui che non era un romano in piena regola). Sotto le armi, il giovane si mise subito in evidenza per le sue capacità e portò avanti un servizio eccellente. Il disastro avvenne sul Reno dove era stato nominato comandante della "classis germanica", ovvero la flotta fluviale romana che era stanziata lungo il limes renano e che serviva di appoggio alle truppe terrestri: infatti, egli permise ai Germani di bruciare l'intera flotta di cui lui era il responsabile. Era una grave perdita: le acque del Reno rimanevano scoperte in balia di possibili attacchi delle tribù germaniche. Un pericolo reale e non da poco per l'Impero che già aveva i suoi problemi da gestire all'interno. Bonoso, temendo la reazione delle autorità da Roma, si ritirò a Colonia Agrippina, nella Germania Inferiore, e chiese l'appoggio delle legioni che vi risiedevano. Era l'anno 281 d.C. Nello stesso anno anche Tito Ilio Proculo aveva accettato la porpora imperiale offertagli dalla popolazione gallica di Lugdunum. Gli abitanti di questa città avevano ricompensato in questo modo l'abile generale, poichè li aveva liberati dalla minaccia di un'invasione nemica da parte degli Alamanni. Probo, il legittimo imperatore, non poteva fronteggiare il pericolo dato che si trovava in Oriente a combattere i Sassanidi. Si noti che pure Proculo aveva fatto carriera nell'esercito e che nelle sue vene non scorreva solo sangue romano: egli era, infatti, imparentato con la tribù dei Franchi, una popolazione di stirpe germanica che giocò un ruolo fondamentale in seguito come "foederati" del tardo Impero Romano. Quindi, Bonoso e Proculo si associarono nel potere costituendo un blocco governativo se non unico, almeno collaborativo. Purtroppo questa esperienza terminò quando Probo fece ritorno dall'Oriente: Proculo fu messo in ritirata e, costretto a rifugiarsi a nord, chiese l'aiuto dei suoi parenti Franchi che, però, lo tradirono e lo consegnarono al legittimo imperatore. La sua sorte era segnata: i suoi beni furono confiscati, la famiglia risparmiata e lui fu messo a morte in quanto usurpatore e traditore della Res Publica. Sorte analoga toccò all'oggetto di questa discussione: Bonoso, senza più il sostegno del suo alleato, organizzò un'eroica resistenza in Germania coinvolgendo principalmente le legioni che gli avevano giurato fedeltà. La rivolta fu dura da reprimere: Probo non vi riuscì fino a quando, sfiduciato, Bonoso si suicidò impiccandosi. Solo allora l'imperatore riuscì a ricondurre a sè le legioni in rivolta. Riconoscendo il coraggio e le capacità militari del suo defunto avversario, Probo risparmiò la sua famiglia che fu trattata con tutti gli onori che spettavano ad una donna e ai suoi due figli che avevano accompagnato una figura così ambigua e nello stesso tempo audace come quella del generale Bonoso. Venendo al lato numismatico, non potevano mancare le monete, rare, naturalmente, coniate a nome di questi due usurpatori: 1) per Bonoso abbiamo un AE antoniniano coniato intorno al 280 d.C. con al D/ [M] C BONO~SVS [///], testa radiata verso destra; al R/ ...AVG, incerta divinità in piedi, forse la Salus, dato che ha un serpente in mano. Rif.: RIC 2cf. Segue:" This is what RIC writes about this issue: <<The coins of this reign suggest a somewhat earlier date than 280 AD. They are of small diameter, thick... The neck is always bare, the workmanship barbarous and the lettering blundered.>> On this particular coin the wavy arms of the deity on reverse are almost identical in style to the style of RIC 2 coin, where Pax is depicted in a very similar manner, and the dies for these coins were probably cut by the same person." 2) sempre per Bonoso, un altro antoniniano coniato nel 280 d.C. Al D/ M C BONOS AVI (?), busto radiato e drappeggiato verso destra; al R/ IOVL X AIVN, Bonoso in piedi andante verso destra regge una lancia di traverso. Rif.: RIC p592. Per Proculo, invece, c'e da segnalare un AE antoniniano di una zecca incerta della Gallia, coniato intorno al 280-281 d.C. Sembrerebbe un unicum apparso in asta nel 1994 al lotto n° 640. Al D/ IMP C PROCVLVS AVG, busto radiato e corazzato a destra; al R/ (VI)CTORIA AV(G), figura femminile stante a sinistra regge una corona e uno scettro. Rif.: Auction 1994 lot. 640. Di seguito, come faccio di solito, allego le immagini tratte dal web degli esemplari sopra descritti.
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  9. OPPORTUNE RIFLESSIONI SUL PROBLEMA DELLE IMITAZIONI NEL MERCATO NUMISMATICO. Premessa. Forse sono stato frainteso. Non sono per niente ottimista...tutt'altro. Pensavo anzi di essere stato un tantino pessimista. :D L'aggettivo pessimista con il sorriso...sembra un ossimoro. Merito. Numerose tipologie di falsi sono stati immesse negli ultimi 15 anni (più o meno) tra le monete classiche. Tra le greche, anche da prima. Ciò ad arricchire le tipologie già presenti sul mercato da sempre. Gli aurei romani sono una monetazione a forte rischio d'imitazione...non parliamo dei solidi. L'oro in genere è il metallo che meglio si presta per l'arte del falsario. Tra le medievali nulla so. Le pontificie dalla fine del 1600 a Clemente XII sembrerebbero "quasi" immuni...le piastre e le mezze piastre non sono facili per il falsario: crepature e difetti del metallo, patine originali inimitabili, colorazione dell'argento particolare, uno stile barocco che - ove imitato - diventa immediatamente freddo. Gli altri periodi pontifici sono leggermente più a rischio. Il Regno fino a V.E. III è ben fornito...di falsi, anche se sembrerebbe abbastanza semplice individuarli. Il rinascimento è ben imitatto.. da sempre. Le moderne abbastanza. Ci possiamo fermare...ma solo per darci un taglio. L'elenco potrebbe essere meglio dettagliato. Non vedo ragione di ottimismo. A questo si aggiunge il rischio incombente di imitazioni sempre più sofosticate (dall'aspetto genuino) che periodicamente vengono immesse per testare il mercato. In questa discussione, chi volesse andare a ritroso, ne può ben vedere alcune. Non mi cimento a specificare i siti delle zecche note specializzate nell'imitazione, individuabili sul territorio (europeo, microasiatico ed asiatico), perchè sarebbe solo una cusiosità geografica priva di valore tecnico aggiunto. Posto quanto precede, il fatto che discussioni come questa vengano iniziate è di enorme utilità per gli utenti di questo Sito. Forse, mentre ognuno interviene, non ce se ne rende conto a sufficenza. Il dubbio è una delle leve del progresso dell'umanità. Senza il dubbio, l'esercizio critico e la libertà di esercitarlo e manifestarlo nelle forme opportune e lecite, si torna indietro. I tempi che corrono sono sotto gli occhi di tutti: lo scientismo è in progress...il pensiero corrente regredisce (più o meno all'età del bronzo..e non è una butade del sottoscritto). Per cui, cari amici, solo per tali motivazioni...questa discussione meriterebbe di essere almeno alimentata... all'infinito. Ma l'uomo è un essere dal carattere molto complesso e dalle singolari reazioni...negli ultimi anni tende a chiudersi nel proprio...nessuno vuole portare la bandiera ed ognuno tende a salvare o gestire ciò che gli appartiene, informazioni comprese...magari solo per una sorta di pigrizia e disincanto. Quanto precede significa, per definizione, fare il gioco del "nemico". Punto. Il fatto che in discussioni come questa nessun esperto, o latore di esperienze, intervenga...per mettere in comune le proprie informazioni è: - cosa perniciosa; - una prova provata di quanto sopra espresso; - un motivo di forte demotivazione. Quando il numero deglli appassionati potenziali acquirenti e dei collezionisti (già relativamente poco numeroso se in italia si parla di circa 10.000 persone omnia) diminuirà sino a dimezzarsi...o peggio, sarà troppo tardi. Ma in Italia siamo così: troppo attenti al particulare. Fonte: Guicciardini e Machiavelli. Gli storici inglesi, chissà perchè, si entusiasmano a scrivere corposi libri su queste nostre peculiarità...per loro singolari al limite dell'incomprensibile. Conclusioni. Un commerciante americano...noto agli operatori del settore...che da qualche tempo non vedo più frequentare l'ambiente numismatico pubblico...qui in Italia, così diceva già una decina di anni or sono: non c'è l'autentico e non c'è il falso...solo ciò che si vende e ciò che non si vende. :( Ecco, con questa massima che raggiunge vertici filosofici degni di Eraclito di Efeso...e nel contempo è una lezione di pragmatismo anglosassone, abbiamo finito. :)
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