Ciao Magdi,
ti do del tu perché sei molto più giovane di me, ma se preferisci ci diamo del lei.
Il fatto che il nome di Roggero de'Ricci non compaia neppure nelle più recenti cronotassi, come quella che si trova nella relativa pagina web della Diocesi di Volterra o quella (peraltro differente) che si può leggere in Wikipedia, mi stupisce non poco. Se, come dici (e non ho motivo di dubitare della veridicità delle tue parole) ci sono molti documenti che ne attestano il regno per gli anni a cavallo del Tredicesimo secolo, perché questo presule non è stato recepito dalla più recente storiografia? Forse qualche studioso di storia ecclesiastica ha recentemente scritto qualcosa in proposito?
Credo che la questione non sia di poco conto e che valga la pena di essere approfondita, se non altro per giungere ad una conclusione, se possibile, univoca. Nel qual caso non solo sarà offerto un dato inequivocabile alla numismatica, ma sarà dato anche un grande contributo alla storia della diocesi volterrana che evidentemente, mi sembra di capire, ignora tutt'oggi l'esistenza di uno dei suoi vescovi più significativi.
Rimane anche il "mistero" della differente cronologia delle date di regno di altri vescovi, che ti invito dunque a verificare.
Premesso che non sono un esperto di monetazione toscana, vorrei poi dire due cose a proposito del fantomatico denaro volterrano che sarebbe stato emesso precedentemente il conferimento del diritto di monetazione, nel 1189: a leggere il testo di Winseman-Falghera, parrebbe che l'ipotesi si basi fondamentalmente su due documenti, uno del 1165 ed un secondo del 1175, citati da Lisini [1909] ma da lui non visti. Ora, lo stesso Winseman fa notare come nel primo caso si sia trattato di una clamorosa svista, mentre nel secondo non si può avere la certezza assoluta dell'autenticità del documento in questione. L'atto in questione, riportato inizialmente da un "noto" falsificatore di documenti (il Pagnini), sarebbe effettivamente stato visionato anche da un altro erudito che ne avrebbe stabilito l'autenticità, ma già al tempo di Lisini di questa pergamenena non vi era più traccia (cfr. pp. 120-121).
Domando allora: ma siamo dunque proprio sicuri di emissioni volterrane prima dell'acquisizione del diritto di zecca? Esiste veramente questo (unico?) documento che cita i denari volterrani nel 1175? Perché se dal 1909, vale a dire da quando Lisini scrisse il suo saggio sulla moneta di Volterra, non sono stati rintracciati altri documenti in proposito, allora io non sarei così sicuro dell'esistenza di denari volterrani/lucchesi battuti senza autorizzazione. Nel qual caso l'ipotesi che l'imperatore abbia sancito con la sua autorizzazione uno stato di cose de facto già posto in essere dai vescovi da alcuni decenni, verrebbe a cadere. Se invece esistono altri documenti inequivocabilmente autentici, oltre a quelli del 1165 ed il 1175, quali sono? Quali autori li riportano?
Se me lo consenti, Magdi, vorrei continuare a "incalzarti" con le mie cavillose domande, perché credo che il solo fatto di rispondermi possa aiutare ad avere un quadro della situazione sempre più "chiaro e distinto" (come direbbe "l'amico" Cartesio).
E questo non può essere che un bene, credo.
Cordialmente, Teofrasto