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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 08/16/11 in tutte le aree
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La motivazione per l'apposizione di questi segni distintivi è piuttosto discussa e credo che un'interpretazione univoca e corroborata da prove certe non sia ancora stata fornita. Almeno per il periodo che precede la disposizione della Tabella delle istruzioni della Zecca Napolitana del 21 gennaio 1623. Il De Sopo per comodità suddivide la storia di questi segni in un "prima" e un "dopo" che usa come discrimine proprio questa importante disposizione. Quello che precede la disposizione lo denomina "Periodo dei segni di zecca" (1503-1621) e in questo periodo sostiene che "l'abitudine di variare i conii con questi segni era più che altro derivata dal desiderio di lasciare sul nuovo conio un segno diverso dal conio precedente e che servisse a qualificare e differenziare la Zecca stessa, più che a distinguere il personale addetto alla lavorazione". Che questi segni vogliono effettivamente "esprimere e significare solo il fatto materiale della varietà di conio e non, come dal secondo periodo in poi, il segno di riconoscimento del coniatore". Questo secondo periodo infatti il De Sopo lo chiama "Periodo delle varietà monetarie" (1621-1684) e in realtà comincia precisamente con le disposizioni impartite il 21 gennaio 1623 dalla Regia Camera della Sommaria al Credenziere Maggiore Gian Donato Turbolo, sotto il nuovo viceré Antonio Alavrez de Toledo, duca d'Alba. Questo è il primo documento in cui si collega la presenza di questi segni all'attività dei singoli "cugnatori", ossia gli operai addetti alla coniazione: "Darreti ordini, et così farreti osservare che lo Mastro di Cugno debbia e sia tenuto dare alli 25 cugnatori che sono in detta R.a Zecca ad ogni uno di essi dare una pila, et tre ferri per battere et cugnare le monete et in quale essa pila debia fare fondere uno segno quale habbia da servire per insino che durerà il servitio del cugnatore, acciò che la moneta che esce da detti cugnatori si possa conoscere da chi cugnatori sta' fatta, et perché nessuno cugnatore possa prestare ne cugnare alla pila dell'altro,et tutto ciò occorrendo trovarsi alcuna fraude in alcuna moneta si possa sapere da chi cugnatore fosse stata fatta del quale segno detto Mastro di Cugno debia far notamenti in suo libro conlo nome del cugnatore, et conservarlo con molta cautela, et questo sottopena di perdere li emolumenti de un anno". (cit. in G. De Sopo, Le monete di Napoli, pp. 116-117) Insomma, da questa disposizione in poi si capisce che i segni di zecca erano identificativi dei singoli operai addetti alla coniazione, e servivavo appunto a riconoscere il responsabile in caso di frodi, e credo anche per il riconoscimento dei conii autentici dai falsi. Sul periodo precedente a questa disposizione anche il De Sopo è parecchio fumoso. Non è da escludere che anche in questo primo periodo tali segni avessero un qualche riscontro nelle regole interne della zecca, ma non mi risultano documenti atti a comprovare quest'uso. Oltre al "tuo" tarì e al carlino di Giuseppe linkato da Pietro, a me è capitato di vedere un mezzo scudo con il doppio trifoglio, un segno piuttosto comune sui testoni, ma che non avevo mai visto sui mezzi scudi. Anche questo caso tuttavia non è sfuggito al Corpus, che ne classifica un esemplare, anch'esso mi pare dalla Collezione Reale. Insomma; ragazzi miei, avete opere rarissime e ricercate (il Pannuti-Riccio!!!). Cosa aspettate a procurarvi un'altra opera davvero indispensabile e dal prezzo tutto sommato ancora ragionevole in anastatica Forni? ;) Il Pannuti e il Corpus messi insieme fanno scintille come lo yin e lo yang :beerchug:2 punti
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Gentili AMici, mi é stata concessa dall'UFN una divisionale FDC 2011. E' un prodotto che NON MI INTERESSA, pertanto se qualcuno la volesse al prezzo di costo, sarei ben contento di Darla a lui. il costo sarà di 30 € divisionale + spese postali da me al Vaticano (obbligatorie), + spese postali da ME a Voi. (purtroppo obbligatorie anche quelle) + temo l'IVA di più o meno 5 € che, Francia e Svizzera applicano alle Buste Provenienti dallo SCV. se interessati, basta che inviate qui in discussione il Vostro pseudonimo. verrò fatta una lista di priorità. sappiate comunque che, ISCRIVERSI A QUESTA RAZZIA, (come a tutte le altre mie operazioni) é UN IMPEGNO VINCOLANTE, e nel caso non onoraste il vostro impegno, sarete BANDITI DALLE MIE prossime Iperazioni ed il Vostro nickname e ip, saranno comunicati agli altri RAZZIATORI. S.B. P.S. c'è la possiblità di aggiungere anche la COINCARD alla divisionale (maggiornado la spesa di 3,00 €) - p.s. nemmeno quella mi interessa!...=) S.B. P.P.S: Razzia aperta a chi ha più di 50 mssaggio sul Forum e/o un anno di iscrizione con meno di 50 messaggi OPPURE ha già partecipato ad altre razzia con Feedback positivo!1 punto
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Grazie, tempo fa pensai che i tempi fossero maturi per il forum per dei post diciamo intimistici, riflessivi,fermo restando la peculiarità per gli aspetti tecnico/scientifici e informativi ; pensavo ci fosse spazio, sempre tenendo come partenza la numismatica, per qualche pausa introspettiva : tutto sommato credo di averci visto bene, letture, riscontri, validissime discussioni su queste tematiche di diversi utenti, alcuni anche giovani. Quest'ultimo post , peccato per il periodo ferragostano e vacanziero che forse ha un pò condizionato le letture, è secondo me emblematico e rappresentativo, parla di noi,, dei collezionisti, della vita : il giovane che inizia il suo percorso, l'uomo maturo che inizia ad avere delle difficoltà personali, l'ultimo periodo della vita, manca solo il periodo più fortunato e rappresentativo,quello della maggior parte di noi, quello delle gioie e delle gratifiche del collezionismo, il tutto entro un giro, un giro di giostra, così diceva in modo più gioioso il maestro di vita citato nel primo post, il nostro giro, il giro della vita.1 punto
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Bellissime monete queste coloniali greche, mi sembrano ancora più affascinanti delle altre, un misto tra le due culture particolare, non ne avevo mai viste. Sbaglio o la contromarca dell'ultima moneta è una civetta? Grazie per questa bellissima discussione LittleJohn. Giò :)1 punto
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Ciao, la terza e la quarta moneta postata sono due monete papali coniate a Gubbio. La terza, molto vissuta, è un quattrino con San Paolo al rovescio. Il Papa potrebbe essere uno compreso tra Alessandro VII e Clemente XI, non vedo bene lo stemma e non leggo quasi niente della legenda. La quarta moneta è un mezzo baiocco di Papa Innocenzo XI. Guarda non voglio deluderti per l'affare, ma esclusa la prima moneta che non conosco, le altre tre hanno un valore venale molto basso in questa conservazione. Ma attendi altre risposte per una conferma. Saluti, Numitoria1 punto
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Penso si tratti di 2,6 soldi,in mistura battuti sotto Vittorio Amedeo III di Savoia (1773-1796),zecca di Torino. Ciao Borgho.1 punto
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Salve. Anche se non me ne intendo molto di conii greci, provo a darti qualche indicazione: 1) Rhodes. 166-88 B.C. AR Drachm. 2.227 grams. Obverse: Head of Helios, radiate, r. Reverse: Full-blown rose to front; magistrate's name and symbol; all within incuse square. Il riferimento bibliografico non posso inserirlo, dato che varia in base al nome del magistrato e sul tuo esemplare è quasi del tutto scomparso a causa delle condizioni di conservazione della moneta; 2) Con qualche dubbio, ma credo sia questa: IONIA: MILETOS. 250-200 BC. Silver Hemidrachma, 15mm (2.28 gm). O: Head of Apollo, r.. R: Lion standing, r., looking back at a star. cf. SG. 4508. Ionia, Miletos AR Hemidrachm. 250-200 BC. Laureate head of Apollo right / MILHSIWN, lion standing right, looking back at star; 3) Sembrerebbe qualche cosa tipo: Ionia, Ephesos, ca 480-415 BC, AR Drachm (16mm, 3.29 gm.) ca 450-415 BC. Bee with curved wings / Quadripartite incuse square. Credo che questa moneta non andrebbe pulita, perchè quella sull'argento non mi sembra una macchia di incrostazione o roba simile. Perciò direi che sia una specie di "patina" del tutto naturale (l'argento col tempo si scurisce) e sarbbe un peccato portarla via: i conii d'argento con una bella patina acquistano più importanza. ;)1 punto
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Grazie aukro, la moneta così è senza dubbio più leggibile, e posso classificarla meglio anche per quanto riguarda le interpunzioni. Quindi in realtà nelle iscrizioni si dovrebbe leggere: D/ + : PROTEGE . VIRGO : PIS ; R/ +.FEDERIC' (.) IHPATOR , che corrisponde al mio tipo A-X.1a., ci cui io conosco 6 esemplari (solo 5 schedati in pubblicazione), cui si aggiungono altri 2 presenti nel volume di Vanni. Questo per darti una conferma dell'indice di rarità, almeno per questa variante di legenda, che per il tipo sembra quella - per così dire - più "comune". Le altre varianti di leggenda per il segno della stella infatti sono sempre attestate (almeno per ora) in numero uguale o inferiore a 5 esemplari, mentre con gli altri segni di zecca sono ancora meno. Io cerco di darti presto anche l'altra informazione che mi hai chiesto per MP, ma tu se puoi cerca di trovare un modo per pesare la moneta (un'orefice nella tua zona, ad esempio ...?). Saluti MB1 punto
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Caro aukro, gli altri utenti del forum ti hanno già dato le risposte più importanti per l'identificazione della tua moneta. Comunque è vero che hai individuato un piccolo problema nel MIR, ed è necessario chiarire. Come ti ha già detto anche borghobaffo, si tratta di sesino o grosso da sei denari della zecca di Pisa, a nome di Federico II databile tra il 1330-1335 circa e il 1350 circa. Il tuo esemplare, che al dritto riporta l'immagine della Madonna con il Bambino a mezzo busto ed ha una piccola stella a cinque punte nel campo a sinistra, appartiene al mio gruppo A.X.1. Nella legenda della tua moneta, se vedo bene dalla fotografia, si legge: + .PROTEGE(:)VIRGO.PIS Al rovescio invece si vede un'aquila coronata con intorno l'iscrizione +(.)FEDERIC' (.) IHPATOR. La parti nella legenda che vedi tra parentesi sono le interpunzioni, ovvero i punti che separano le parole, che dalla tua fotografia non vedo con definitiva certezza. Invece altre sono forme di abbreviazioni usate normalmente in queste serie monetali: C' = CVS e P = PER => FREDERICVS IHPERATOR Quindi dovrebbe trattarsi di una variante già conosciuta di questo tipo di moneta. Infatti questo tipo di moneta in legenda intorno alla Madonna ha sempre l'iscrizione PROTEGE VIRGO PIS (oppure VIRGO PIS PROTEGE) e non PTEGE in forma abbreviata. Penso che quello del MIR sia un cosiddetto refuso di stampa, ovvero un errore tipografico. Anche se la moneta è piuttosto rara, il tipo con il segno della stella, come nel tuo esemplare, è quello che si vede più di frequente e corrispondente al MIR 411/2. Sono conosciuti altri due segni, molto più difficili da trovare, ovvero il punto o globetto, ed due rami uniti. Un'altra variante per il segno, che io ho distinto nel gruppo A.XI.,invece riporta un piccolo scudo gotico, corrispondente al MIR 411/1. La vera rarità, però, è trovare questa moneta in buone condizioni di conservazione e leggibilità. Purtroppo anche il tuo esemplare non è in buonissime condizioni, come si vede dalla fotografia. Questo, come ti hanno già spiegato gli altri utenti, senz'altro fa abbassare il suo valore commerciale. Per me invece dal punto di vista statistico è un pezzo interessante, e se tu potessi farci sapere il peso te ne sarei grata. Per MP poi ti chiederò altre informazioni. Spero di essere stata chiara ed aver risposto a tutti i tuoi dubbi. Nel caso tu non avessi capito qualcosa, o se preferissi una traduzione in inglese, fammi sapere. I miei saluti a te ed a tutti gli altri utenti del forum che sono intervenuti ottimamente prima di me :). MB1 punto
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Monica Baldassarri è l'Autrice del libro "Zecca e monete del comune di Pisa"Dalle origini alla seconda repubblica- XII secolo - 1406. AX 1-2 è il N° di riferimento al tipo di moneta catalogato.In genere non mi occupo di prezzi,il M.I.R,411, la stima 600 euro!!! Ciao Borgho. Ahhhh però, :o Moneta rarissima. :o :o :o Complimenti!! Mi spiace, io non ho il M.I.R., ma certamente qualche amico che ti invia la pagina c'è.... Saluti luciano1 punto
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caspita, ipotesi affascinante... storicamente a vicenza erano stati attribuiti piccoli chiaramente di origine veronese... ma davo pressoché per certo la paternità dell'aquilino a Vicenza e quindi dell'esistenza di una zecca in territorio vicentino operante per breve periodo, ma comunque attiva. le fonti storiche mancano, vero... ma al tempo stesso mancano anche fonti che spostino l'asse della paternità della moneta a verona... interessante comnunque, mi piacerebbe leggerlo questo contributo. Buonasera a voi, L'ipotesi che l'aquilino con scritta civitas vicencie fosse stato coniato a Verona era già stata espressa da Ottorino Murari nel 1956. Sperando di fare cosa gradita, riporto qui di seguito una parte della scheda sulla zecca di Vicenza presente nella "Guida delle zecche" di Lucia Travaini. La scheda è stata firmata da Marco Bazzini. "Sono noti tremissi aurei longobardi con legenda flavia vicencia. Come per altre località delle quali si conoscono monete ‘flavie’ di re Desiderio (757-74), è comunque ancora incerto se queste siano state coniate in loco oppure se si tratti di emissioni centralizzate [supra Arslan; Pardi 2003]. Monneret de Villard [1921, p. 215] ha assegnato dubitativamente a Vicenza alcuni denari di Carlo Magno della serie leggera, recanti al rovescio tra le lettere rf, una piccola v che, secondo lo studioso, sarebbe l’iniziale di Vicentia. Altri studiosi hanno invece proposto per le stesse monete differenti attribuzioni, quali Verona o Vercelli [v.] [supra Rovelli]. Grierson [1965, pp. 531-532] ha assegnato a Vicenza alcune monete d’oro con il monogramma carolino al dritto e la scritta vce/cia al rovescio, rivedendo però in seguito tale attribuzione: si tratterebbe infatti di emissioni della città di Uzès, in Francia, alla quale farebbe riferimento la legenda (Ucecia) [MEC 1, p. 635, nota alla moneta n. 734; contra, Pardi 2003, p. 95, secondo la quale la teoria che vuole questi ‘denari aurei’ coniati a Vicenza non sarebbe comunque ancora oggi da rifiutare del tutto]. Quasi tutti gli studiosi sono concordi nell’attribuire a Vicenza la coniazione dei grossi aquilini con la scritta civitas vicencie [CNI VI, p. 283, nn. 1-2]. Già noto al Muratori [1750, p. 88], che comunque non diede nessuna indicazione cronologia, l’aquilino di Vicenza è stato da altri attribuito al XIII secolo, mentre secondo alcuni si tratterebbe di una emissione del periodo scaligero (XIII-XIV secolo). Murari [1956, con sintesi degli studi], identificando lo stemma presente sulla moneta con l’arma di Bailardino da Nogarole, ha proposto di datare l’emissione al periodo tra il 1320 e il 1329, quando il da Nogarole ricoprì a Vicenza per la seconda volta l’incarico di vicario per conto di Cangrande della Scala. Questa attribuzione è stata accettata anche da Saccocci [1988, p. 355]. Murari [1956] ha tuttavia ritenuto più ragionevole assegnarne la battitura alla zecca di Verona [v.] piuttosto che pensare all’apertura di una zecca in Vicenza. Non è chiaro se in seguito lo stesso Murari su questo punto abbia cambiato idea. Pur ritornando successivamente a parlare dell’aquilino in questione [Murari 1980, pp. 355-357; 1983, p. 296] e pur citando il suo studio del 1956 egli infatti non ha più accennato alla possibilità di coniazioni veronesi. Saccocci [1988, p. 355; 1991, p. 257], riferendosi evidentemente a questo aquilino, parla di monete di tipo meranese coniate, tra altre, anche nella zecca di Vicenza. Spufford [1988, p. 233, nota 1] include Vicenza nella serie di zecche che coniarono aquilini. Anche Rizzolli [1991] ritiene questi aquilini emessi a Vicenza. Sono invece senz’altro da ritenere emessi a Verona i denari crociati con legenda civicive (civitas vicentie civitas verone) a cui accenna il CNI [VI, p. 283, nota al n. 2], citando Perini [1903].". Il testo di Murari citato nella scheda è il seguente: Murari O. 1956, Il denaro aquilino grosso di Vicenza, «Nova Historia» 8, pp. 81-94. Cordialmente, Teofrasto1 punto
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