Ispirato dai tanti bei lavori che altri utenti hanno sfornato in precedenza, ho deciso di provare a dare un mio piccolo contributo, riguardante la vita di un imperatore cui mi sono interessato nel passato. E' la prima volta che svolgo un lavoro del genere, quindi ben vengano consigli e indicazioni!
Marco Claudio Tacito
Se ai posteri la morte di Aureliano può sembrare la drammatica perdita di un grande imperatore, non sappiamo come essa sia stata realmente percepita in un periodo in cui i pretendenti allo scranno imperiale si accavallavano a velocità spaventosa ormai da decenni, quasi sempre calpestando il cadavere del loro predecessore.
la Historia Augusta menziona un periodo di circa 6 mesi in cui la carica imperiale rimase vacante, oscillante fra i maneggi del Senato e le lance delle legioni, ma si tratta di una asserzione priva dei necessari riscontri.
Lo stesso si può dire riguardo la figura di colui che sarà scelto come successore di Aureliano: Marco Claudio Tacito.
Le sue asserite origini italiche presso Terni (Iteramna), sono probabilmente derivanti dalla confusione con il luogo - Terni appunto - presso cui l'esercito lo acclamò come nuovo imperatore, mentre in realtà è probabile che si sia trattato dell'ennesimo danubiano, come molti suoi colleghi dell'epoca. Senza fondamento avrebbe anche la vantata parentela con lo storico Tacito, probabile espediente per vantare una storia familiare altrimenti oscura, così come dubbia pare la sua età (75 anni) al momento. Più sicura, parrebbe, la carica di console che Tacito ebbe a ricoprire nell'anno 273, assieme al collega Giulio Placidiano.
Fra tutta questa serie di supposizioni,quel che è certo è che il Senato ratificò senza problemi la sua elezione, una volta che Tacito giunse a Roma, e che diversi autori antichi parlano del suo regno come di una breve era di concordia tra imperatore e Patres Conscripti.
Anche questo dato, in ogni caso, non è esente da incertezze: sia Zosimo nella Storia Nuova che Giovanni Zonara nell'Epitome rimarcano come la sua elezione sia stata principalmente dovuta all'appoggio delle truppe, benchè al momento di questa scelta Tacito non fosse presente, bensì si trovasse in Campania presso la sua residenza di Baiae.
Ad ogni buon conto, i primi atti del nuovo imperatore furono improntati alla moderazione e alla prudenza: richiese al Senato - e fu accontentato - onori divini per il suo predecessore, ma rifiutò per sè di assumere il titolo di Dominus et Deus natus che era appartenuto ad Aureliano; nel conio delle sue monete, fece ritorno l'antico digramma S C, e apparve la dedicazione al GENIVS SENATVS, mentre ebbe piacere di assumere personalmente il titolo di RESTITUTOR REI PUBLICAE.
Nessuno all’epoca però poteva fantasticare troppo su un provvidenziale ritorno alla tranquillità, tutt’altro: Franchi e Alamanni erano per l’ennesima volta sul piede di guerra, e avevano attraversato il Reno, mentre altrove, nelle Gallie, erano in corso le scorrerie di altre bande germaniche formate da Lugi.
Drammatica anche la situazione sulle frontiere orientali: interrotti necessariamente i piani di Aureliano per una campagna persiana, tribù di Eruli e di popolazioni Meotidi (originarie queste di regioni oltre la Crimea, presso il Mar d’Azov) avevano dato vita a violenti saccheggi nella regione del Ponto e in altre zone della provincia d’Asia, asserendo un presunto ingaggio- sfumato – per la spedizione contro i Persiani, che esigeva adesso riparazione.
In questi frangenti confusi, Tacito ebbe da scegliere quale situazione risolvere per prima, e scelse l’Oriente.
Coadiuvato dal fratellastro (e futuro imperatore) Marco Annio Floriano, cui da poco aveva concesso la carica di Prefetto del Pretorio, viaggiò verso i territori della Cilicia e della Cappadocia, fin dove erano giunti i barbari, e riuscì in breve tempo a sconfiggerli, riportando almeno momentaneamente in sicurezza la parte orientale dell’Impero e guadagnandosi l’appellativo di GOTHICVS MAXIMVS.
Purtroppo questo primo successo fu anche l’ultimo, per Tacito. Proprio dopo la conclusione della campagna contro i Germani, mentre era sulla via del ritorno verso l’Italia, nel giugno dell’anno 276, l’imperatore morì presso la città di Tiana, in Cappadocia.
Come molti altri eventi – pure importanti della sua vita - anche la fine è però incerta, per lo meno nelle sue modalità. C’è chi racconta di febbri mortali che avrebbero colpito Tacito portandolo velocemente alla morte; sempre Zosimo, invece, ipotizza una vicenda più complessa: alcuni oscuri personaggi avevano da pochissimo assassinato il governatore della Siria, e parente di Tacito, Massimino, e preoccupati delle conseguenze non trovarono di meglio che giocarsi il tutto per tutto uccidendo l’imperatore.
Quale che sia la verità, la sua fine fu accolta senza troppo dolore, ma neanche festeggiata, dal Senato: sfuggì all’onta della damnatio memoriae, ma certo Tacito non fu ritenuto meritevole di onori divini: come molti prima e dopo di lui, ebbe accesso ad onori ed oneri della suprema carica in uno dei periodi più tormentati dell’Impero, dove solo uomini di qualità eccezionali – tanto positive che negative- riuscivano a spiccare e a cavalcare la tigre. Lontano dai successi di Gallieno o di Aureliano, Tacito non fu comunque una figura indegna, e venne ricordato per la morigeratezza dello stile di vita e per il carattere semplice e tranquillo.