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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 08/04/11 in tutte le aree
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Il sole era alto nel cielo e il vento soffiava fresco in una comunissima mattina di fine primavera. Alcuni piccoli uccelli si libravano in volo e sembravano osservare la scena che si stava svolgendo sotto di loro con frettolosa noncuranza. Un uomo non molto alto e robusto si stagliava su una collinetta adiacente la pianura. Indossava la panoplia completa: l'elmo crestato lo faceva apparire più alto di quanto non fosse, la lorica muscolata di bronzo dorato risplendeva emanando bagliori luminosi a causa dei raggio del sole. Il balteo gli reggeva un gladio alla vecchia maniera, sul lato destro, mentre sul sinistro pendeva un pugio, un pugnale. Il mantello scarlatto poggiato sulle spalle sventolava assecondando la brezza che tormentava anche gli stendardi legionari che lentamente avanzavano sotto i suoi vigili occhi scuri. Il suo volto, che presentava già qualche segno dell'età, era incorniciato da una folta barba riccia che si congiungeva con i capelli scuri, a tratti brizzolati, e altrettanto mossi. Il suo naso diritto e un po' grande, per la verità, sovrastava una piccola bocca sottile e, di solito, sempre serrata, soprattutto quando era concentrato, come in quel momento. Le salmerie erano ancora abbastanza lontane: sapeva che i carri avrebbero rallentato la marcia, ma un esercito di quelle dimensioni non avrebbe potuto avanzare senza quel supporto. Lo splendido sauro che montava era stato precedentemente lavato e strigliato e, notava con approvazione, era più tranquillo del solito. I suoi pensieri lo erano di meno: ne aveva visti tanti di imperatori salire su quel trono, cercare il potere, arraffarlo e poi perderlo miseramente. Lui, il discendente del "tiranno" Domiziano e di Domizia Longina, ne aveva visti sin troppi. Sicuramente in minor numero rispetto alle battaglie che aveva sostenuto e dei nemici che aveva ucciso. Non erano momenti felici, quelli. C'era bisgono di uomini risoluti e coraggiosi, non certo di arrampicatori sociali. Era un suo pensiero ricorrente. Gli venne in mente anche in quel momento, quando riportò la sua mente sui passi dei ricordi: Marco Piavonio Vittorino era stato assassinato qualche tempo prima e l'Impero delle Gallie era rimasto sotto la reggenza di sua madre, Vittoria, che, in effetti, aveva acquisito il potere assoluto. Non che gli andasse a genio la figura di questa imperatrice, sia chiaro. Lui era un soldato, un uomo d'azione, e non approvava certo quell'indecisione e vuoto che si erano creati dopo la morte del suo imperatore. Ne aveva serviti tanti, sì, ma nessuno era stato all'altezza del titolo affidatogli. Le cose sarebbero cambiate presto, almeno così si augurò. Il filo dei suoi pensieri fu interrotto dal rumore di zoccoli che proveniva dalle sue spalle. Si voltò agilmente sulla sella, girandosi a tre quarti, e vide un beneficiarius che tirava le redini, fermando la cavalcatura proprio di fronte a lui. Fece il saluto militare mentre il cavallo, affaticato, si riposava. Il sauro del generale si mosse leggermente e subito il suo cavaliere afferrò le redini con forza. " Ave, Domitianus! Publius Rufus, beneficiarius del legato della..." Il soldato fu bruscamente interrotto dal suo interlocutore:" Sì, sì...ho capito. Cosa vuoi?" " Dominus, il legato mi manda a riferire che il nemico è stato avvistato dagli esploratori: è a poche miglia da qui e sembra stia cercando di intercettarci. Quando avranno preso atto della nostra posizione schiereranno le truppe per la battaglia" Rispose senza indugi il beneficiarius. Domiziano appariva pensieroso: aveva già affrontato romani e barbari in tutti quegli anni, perfino usurpatori orientali. Se lo ricordava bene quel povero ingenuo di un Macriano Storpio! Altrochè se lo ricordava! Era stato lui a batterlo alcuni anni prima, tra la Tracia e l'Illiria, quando era ancora al comando di Aureolo. Fissò per qualche istante la colonna di legionari che sfilava, dritta, silenziosa, coi ranghi inquadrati e la cavalleria sui lati: il solito schieramento per un esercito in marcia. Bisognava fare qualcosa: questi barbari Iutungi minacciavano ormai da troppo tempo il dominio romano. Erano germani, valorosi quanto inferociti dalla prospettiva di accumulare un grosso bottino. Domiziano non poteva permettersi il lusso di sottovalutarli. << A quanto pare è giunto il momento: su questo campo si deciderà il futuro di tutti noi>> pensò un po' angosciato. C'aveva fatto l'abitudine. Rialzò lo sguardo e lo puntò sulla giovane faccia sbarbata del beneficiarius: " Comunica al legato di schierare la fanteria su tre linee; la cavalleria affidala al rispettivo prefetto: che sia posizionata ai lati" " Sì, Dominus!" Il beneficiarius fece girare il cavallo e scese lungo il fianco poco ripido della collina erbosa. Domiziano inspirò a pieni polmoni quell'aria fredda che sferzava i visi dei legionari, compreso il suo. Fissò per un attimo il disco luminoso che risplendeva sopra di lui e, premendo i talloni sui fianchi del sauro, raggiunse il suo stato maggiore, a metà della colonna. Gli Iutungi erano bene in vista. Lo erano anche le sue truppe. Nell'aria si poteva benissimo sentire la tensione che aleggiava tra i soldati e i cavalieri. I centurioni, aiutati dagli optiones, avevano messo in riga gli uomini e tutti coloro che non erano nei ranghi, ben pochi, vi venivano condotti a suon di botte. La disciplina è la prima cosa! Sempre! Domiziano non si stancava mai di ripeterlo ai suoi sottoposti. Era la chiave per ogni vittoria. Sperò che lo fosse anche per questa. Non era un uomo religioso ma tra sè e sè rivolse una valoce preghiera a Marte e a Giove, affinchè proteggessero le sue truppe e gli concedessero la vittoria. Non c'era tempo per un sacrificio in piena regola, nè potevano permetterselo: non avevano sacerdoti o indovini con loro. Solo le truppe con i loro bagagli. Neanche l'ombra dell'artiglieria: in campo aperto, soprattutto contro la cavalleria, avrebbero fatto comodo un paio di ballistae. << Ci arrangeremo così>>. Aveva mandato a chiamare il prefetto della cavalleria: contava molto sull'azione degli equites. Avrebbero potuto fare molti danni in aperta pianura, come, del resto, anche la fanteria. Costui si presentò in quel momento: era molto trascurato rispetto al suo superiore, nonostante fosse un graduato. Salutò e attese gli ordini. "Voglio prendere personalmente il comando degli equites singulares" esordì Domiziano. Lo sguardo del prefetto era indifferente: " Come desideri, Dominus" "Conducili sul lato sinistro dello schiermento e porta la restante parte della cavalleria sul lato opposto. Al tuo comando, naturalmente." "Sì, Dominus!" Il prefetto salutò e galoppò nella direzione da cui era tornato per eseguire gli ordini. Per fortuna non faceva caldo e gli uomini potevano stazionare armati in quel posto. Gli Iutungi avrebbero concesso a lui la prima mossa? O li avrebbero travolti con una carica improvvisa? Quei barbari erano imprevedibili, più dei romani! La fanteria nemica era proprio di fronte a lui: gli scudi tondi dei soldati si toccavano, i ranghi chiusi e le lance sporgenti verso l'esterno, in direzione dei legionari. La cavalleria era poca: non poteva nuocere granchè. Con un po' di fortuna poteva farcela. Il suo obiettivo era unico: sbarazzarsi della minaccia barbara, mettendo,così, al sicuro le Gallie e i suoi abitanti. Osservando lo schieramento nemico si rese conto che i barbari avevano optato per una disposizione difensiva. Forse sarebbe stato un errore per loro stessi o forse no. Quando il prefetto ebbe separato le due ali di cavalleria, Domiziano si pose a sinistra, accanto ai suoi equites singulares. <<L'importante è dare l'esempio!>> pensò con decisione. Gli Iutungi non si muovevano di un passo, ma erano risoluti; sapevano il fatto loro. Il loro lugubre barritus, il canto di guerra, giunse fino alle orecchie dei legionari. Qualcuno, impaurito si ritrasse, ma un centurione, uscito dai ranghi, gli abbattè il vitignum su una spalla protetta dalla lorica hamata, producendo un rumore di ferraglia. Non andavano bene le cose se quello era l'inizio. Non era un bravo oratore e non amava fare discorsi alle truppe o in pubblico: non era neanche un capo carismatico come lo erano stati Aureolo o lo stesso Claudio detto Gotico. <<Che la terra sia leggera su di lui>> pensò Domiziano ricordando l'imperatore e condottiero morto proprio l'anno precedente. I legionari fremevano, attendevano un ordine con impazienza. Domiziano comunicò al decurione, il comandante della sua ala di cavalleria, di dare l'ordine agli equites singulares, di formare un cuneo. Subito una voce gridò in aria e i cavalieri si disposero a cuneo, al cui punta era costituita dallo stesso Domiziano. <<L'esempio!>> ripensò. Non poteva attendere oltre: l'attesa era snervante, per tutti, per lui come per i soldati. " Fanteria, a seicento passi, lanciate i pila!" Urlò rivolto ai legionari che teneva alla sua destra. L'ordine fu recepito dai centurioni. " Avanti, al passo!" Il nuovo comando fu ripetuto molteplici volte lungo tutte le tre linee della fanteria. La cavalleria, dal lato opposto, si manteneva in linea con i legionari. Anche lui, coi suoi equites, avanzò al passo. Gli Iutungi, oltre ad intonare il barritus, adesso venivano avanti, compatti, lanciando insulti ai romani e sfidandoli a singolar tenzone. I carri erano stati lasciati indietro sotto la sorveglianza di alcuni ausiliari galli al comando del prefetto dell'accampamento. Domiziano, sul suo sauro, si guardò intorno mantenendo il cavallo al passo. Non avevano ancora raggiunto i seicento passi stabiliti e i legionari già preparavano i pila. L'abitudine. Guardò i nemici: prendevano sempre più coraggio e puntavano dritti al centro dello schieramento legionario. Volevano sfondare le linee romane per diffondere caos e scompiglio: per questo avevano diretto il loro impressionante barritus proprio in direzione dei legionari. Se questi avessero ceduto, la cavalleria sarebbe stata inutilizzabile. Domiziano si augurò che gli uomini rimanessero saldi. <<Grande Giove, potente Marte>> sussurrò, non tanto per religiosità e riverenza verso gli dèi, quando per un senso di sicurezza personale. Le distanze diminuivano: presto arrivarono a seicento passi dal nemico. Gli Iutungi correvano urlando verso di loro. La fanteria romana si arrestò, migliaia di uomini tirarono indietro i bracci destri nello stesso momento e un nugolo di giavellotti leggeri si riversò sui barbari che, questa volta, urlarono di dolore. Alcuni andarono a vuoto, ma molti avevano centrato il bersaglio inchiodando i nemici al suolo o rendendo inutilizzabili gli scudi tondi. I legionari sguainarono le spade e a un ordine dei centurioni, serrarono i ranghi e caricarono senza timore. La cavalleria al comando del prefetto proteggeva il loro lato destro, di solito quello più esposto alle cariche nemiche. Si guardò indietro, i suoi equites erano incuneati e ancora al passo. Era il momento: sguainò la spada e, puntandola in direzione degli stretti ranghi nemici, condusse una carica che, inaspettatamente sbaragliò il lato destro dell'avversario. La posizione a cuneo favorì la loro penetrazione tra i ranghi nemici e gli equites fecero strage prima che gli Iutungi potessero organizzare una difesa efficace. Non potevano, ormai. Il fianco era perduto perchè si erano concentrati sul centro della linea romana. Quasta barcollò, molti legionari caddero, alcuni morirono calpestati dai loro stessi comapagni. La mischia era serrata: le file successive premevano sulla prima e i barbari, più massicci e più alti dei romani, spingevano in avanti cercando un confronto ravvicinato servendosi di spade, asce e framee. Alcuni germani combattevano a mani nude arrivando ad aggredire i legionari come meglio potevano, anche servendosi dei denti per sferrare morsi dove la carne era scoperta. Domiziano, nella ressa, vide che la fanteria se la cavava abbastanza bene. Nonostante tutto i romani stavano subendo delle perdite considerevoli. Un legionario inciampò in un cadavere, cadde perdendo di vista la spada. Un barbaro gli fu addosso e lo finì a colpi di ascia. I cavalieri del prefetto avevano seminato il panico nel fianco opposto dello schieramento nemico, mettendo in fuga l'esigua cavalleria nemica. Il centro stava perdendo forma: i legionari arretravano. Domiziano chiamò a sè una dozzina di equites e si diresse al centro della battaglia: i fanti germanici non si aspettavano una carica di cavalleria da quel lato e con quella rapidità: furono massacrati e dispersi. Il fronte riprese forma. Oltrepassò i mucchi di cadaveri, facendo sempre più pressione sul nemico. Sul lato opposto, i barbari erano in fuga. Domiziano, con i sopravvissuti che ancora lo seguivano, scartò il resto dei guerrieri germanici e concluse la sua azione con una manovra di accerchiamento. Si trattò di un attimo e i barbari non ebbero più una via di fuga: chiusi tra le due ali di cavalleria e spinti dai legionari che avanzavano, vendettero cara la pelle. Questa volta si avventarono sui cavalieri. Stridio, urla, tonfo. Nitrito. Domiziano si voltò e vide uno dei suoi equites a terra con il cranio fracassato. Fortunatamente la fanteria intervenne neutralizzando tutte le sacche di resistenza che erano rimaste sul campo. Molti barbari erano fuggiti, ancor di più avevano preferito una morte onorevole, con un'arma in pugno. Solo poche centinaia erano caduti nelle mani dei legionari per essere venduti al mercato degli schiavi. Alcuni si erano addirittura suicidati, vedendo segnato il loro destino. Domiziano si tolse l'elmo e si guardò intorno. Era grondante di sudore, stanco e sporco di polvere e sangue rappreso. Non era ferito. Diede l'ordine di raggruppare i soldati nei rispettivi ranghi e, finalmente, potè liberarsi di tutta la tensione che aveva accumulato: "Milites, oggi è un grande giorno per Roma e per la Gallia!" Un flebile vocio di esultanza si levò dai ranghi sconquassati. "Oggi, io, Domitianus, ho battuto, per la salvezza della Gallia e della Britannia, questi barbari insolenti che ci avevano tormentato per così tanto tempo, mettendo a rischio le nostre vite, quelle dei nostri cari e le sorti delle nostre terre, dei nostri possedimenti. Oggi, se non avessimo compiuto quest'impresa, il nostro mondo non sarebbe più lo stesso e noi non saremmo qui a guardarci e a sperare nel futuro." fece una breve pausa ad effetto. " In questo giorno, io prometto che il ricavato della vendita di questi miseri esseri, sarà devoluto tutto, dico, interamente a voi, veri protagonisti di questa eroica battaglia!" Questa volta l'esultanza fu incontenibile. Tutti i soldati schiamazzavano per la gioia, pregustando, dopo il sapore della vittoria, quello del bottino, ben più ambito. Presto tutti gli uomini iniziarono a gridare ritmicamente "Miles dives!", "Miles dives!". L'intonazione divenne sempre più forte accompagnata dal rumore delle spade battute a ritmo sugli scudi, per chi lo aveva ancora. Domiziano si lasciò sfuggire un sorriso. Inaspettatamente, tra quell'orda chiassosa, vera espressione della gioia umana, avanzarono tre persone: il legato di legione, un tribuno e il prefetto di cavalleria. Domiziano smontò dal suo cavallo e andò loro incontro. "Dominus," stava parlando il legato " noi tutti ti siamo grati per questa giornata, per la vittoria a cui ci hai guidato, per la promessa dei donativi. Siamo tutti molto contenti e orgogliosi di essere al tuo comando. Data la difficoltà dei tempi, ti preghiamo, Dominus, di accettare umilmente la nostra richiesta di ricoprirti della porpora dei cesari." Domiziano si sentì ancora più felice di tutti i suoi uomini messi assieme. Una luce vivace brillava nei suoi occhi scuri e profondi. "Per il bene di Roma e del suo popolo, io, Domiziano, discendente dei Flavi, umilmente accetto la tua preghiera e quella dei cittadini che me l'hanno sottoposta". Un sorriso si delineò sulla bocca di tutti i rappresentanti dello stato maggiore e all'unisono salutarono il loro nuovo signore: "Ave, Imperator Caesar Domitianus Pius Felix!" Un dischetto di metallo lucente passò nelle mani di Aureliano. Lo osservò attentamente: al diritto poteva distinguere i lineamenti barbuti di un personaggio fino ad allora poco noto se non sconosciuto ai più. Indossava una corona radiata. Intorno vi si leggeva "IMP C DOMITIANVS PF AVG". Rigirò l'antoniniano nel palmo della mano: sull'altro lato era raffigurata la personificazione della Concordia. Aureliano aggrottò la fronte e strinse le labbra. Scaraventò la moneta sul tavolo da campo che aveva davanti e si alzò con rabbia dal suo scranno. "Dominus, questo...generale, sì, si sta rivelando più pericoloso di quello che temevamo." A parlare fu Giulio Placidiano, comandante delle truppe sul limes del basso Rodano. "Sì, proprio così, Giulio. Forse questo presuntuoso è in cerca di guai: ho tollerato abbastanza, prima che acquisisse una gran fama tra i suoi, che occupasse i più alti incarichi militari, ma adesso ne ho abbastanza! Proclamarsi imperatore e battere moneta! Questo è un insulto bello e buono!" Aureliano era molto arrabbiato. Si fermò per un attimo. Riflettè. "Dominus, se posso, avrei una proposta." azzardò Giulio Placidiano. Aureliano si voltò di scatto: "Parla, per gli dèi: cosa hai da proporre?" "Ebbene, potreste incaricare me di chiudere questa spiacevole faccenda: mi avete assegnato uomini a sufficienza e questo Domiziano ne ha sicuramenete meno. Tutto ciò sarà risolto il prima possibile: prometto, anzi, ti giuro, Dominus, che non fallirò; se così avverrà, non vogliano gli dèi, morirò con i miei soldati sul campo." <<Bravo, Giulio: ambizioso e audace>> pensò Aureliano. " Una buona proposta, direi." Si fermò e si grattò svogliatamente il mento ricoperto da un po' di barba corta " Approvo il tuo consiglio: vai e togli di mezzo questo incomodo". "Sarà un piacere, Dominus" Giulio salutò e stava per uscire dalla stanza quando Aureliano lo richiamò. Il comandante si voltò in attesa di un ordine. "Sbarazzati anche di quest'obbrobrio." dicendo questo gli tirò l'antoniniano che aveva posato precedentemente sul tavolo da campo. Di questo usurpatore, che tale non è definito dalla famosa "Historia Augusta", ci rimangono solamente due antoniniani: uno scoperto in Francia (Loira) agli inizi del 1900, ritenuto un falso, e il secondo scoperto in un vaso contenente altre 5000 monete del periodo 250-275 in Oxfordshire, Inghilterra, nel 2003, dall'archeologo dilettante Brian Malin. Di seguito posto la descrizione della moneta con annessa immagine tratta dal web: Antoniniano coniato intorno al 271 d.C. Al D/ IMP C DOMITIANVS PF AVG, busto radiato e corazzato verso destra; al R/ CONCORDIA MILITVM, la personificazione della Concordia in piedi stante a sinistra, regge una patera e una cornucopia. Quest'esemplare, ritenuto unico, è in mostra presso il British Museum.1 punto
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Mi sembra si sia un po' equivocato sulla terminologia. Ribattitura, per quanto riguarda una moneta, si riferisce al 'double strike', alla seconda 'martellata' nelle monete coniate manualmente nell'antichità e su, su ... fino al XVII secolo. Successivamente la coniazione con macchina ha ovviato a molti problemi ma gli "slittamenti" o "salti" di conio hanno talora comportato, anche con le nuove tecnologie, dei 'minimi' sdoppiamenti dell'immagine coniata. Talora questi difetti erano occasionali, per esempio dovuti a sporco o altro materiale di scarto rimasto nel conio e che contribuiva a rendere 'meno aderente' il tondello al conio nella fase di coniazione. Altre volte il difetto era del conio, non perfettamente piano, che comportava segni di 'double strike' da slittamento in modo costante. E' quanto sembra esseresi verificato, ad esempio e per citare un esempio 'tardo', per gli esemplari anno V delle 20 lire 1927 di V.E. III: la firma tremula dell'incisore in queste monete è verosimilmente dovuta ad una minima ribattitura cui è stato posto rimedio in seguito 'aggiustando' il conio per gli esemplari anno VI. Altra cosa la ribattuta sul conio. In tal caso con un punzoncino numerico veniva sovraimpressa l'ultima cifra (o le ultime 2 cifre) su un conio di anno precedente. Talora il conio era di nuova impressione ma ottenuto da un punzone cui era stata 'scalpellata via' l'ultima cifra dell'anno che ancora si poteva intravvedere. E' logico pensare che quest'ultima ribattitura sul conio (che a mia conoscenza si è protratta fino a metà '800 per molti Stati Italiani), non prevedesse un riassetto di tutte le 4 cifre dell'anno ma solo dell'ultima (o ultime 2). Elledi ritiene che questo non fosse più in uso nelle zecche del Regno d'Italia, ma non ne sono tanto sicuro. Ad esempio proprio elledi ha ritrovato il punzone delle 20 lire Aquila Araldica (quello in base al quale sono stati considerati falsi gli esemplari del 1910) con solo le prime 3 cifre dell'anno (190_) e lo spazio per l'ultima cifra che, evidentemente, doveva essere punzonata sul conio; nulla vieta che venisse anche 'ribattuta'. Ma mi rendo conto trattarsi solo di ipotesi. Per tornare alla discussione il mio parere è che la moneta oggetto della discussione è un comune marengo con difetto di conio ripetitivo per, verosimilmente, conio imperfetto (slittamento). Lo considero solo una curiosità e, come detto opportunamente sopra, non ha senso considerare tali monete come R4 più di quanto ne avrebbe considerare R5 qualsiasi moneta coniata manualmente in passato (e pertanto con minime differenze/difetti che la rendono appunto unica)!1 punto
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Si però se non lo sanno loro cosa è più giusto scrivere...lo vanno a chiedere al cliente??? Visto che sul catalogo gigante sono menzionate le varianti con un 1 ribattuto o con entrambi gli 1 ribattuti (parliamo di 20 £ 1891) e visto che la presente ha la data ribattuta il perito in questione mi chiese cosa avrei preferito,se stare su una variante del catalogo oppure mettere la dicitura data ribattuta, se hai confidenza con il perito non c'è nulla di male sai a dare una tua opinione visto che la moneta che deve chiudere è la tua. Immaginando chi sia il noto perito credo te lo abbia chiesto perchè lo ritiene di un difetto di conio, non di una moneta di grande rarità e che non ti abbia chiesto sicuramente se doveva mettere R4 o R3.............. Ciao M.1 punto
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Caro aukro, gli altri utenti del forum ti hanno già dato le risposte più importanti per l'identificazione della tua moneta. Comunque è vero che hai individuato un piccolo problema nel MIR, ed è necessario chiarire. Come ti ha già detto anche borghobaffo, si tratta di sesino o grosso da sei denari della zecca di Pisa, a nome di Federico II databile tra il 1330-1335 circa e il 1350 circa. Il tuo esemplare, che al dritto riporta l'immagine della Madonna con il Bambino a mezzo busto ed ha una piccola stella a cinque punte nel campo a sinistra, appartiene al mio gruppo A.X.1. Nella legenda della tua moneta, se vedo bene dalla fotografia, si legge: + .PROTEGE(:)VIRGO.PIS Al rovescio invece si vede un'aquila coronata con intorno l'iscrizione +(.)FEDERIC' (.) IHPATOR. La parti nella legenda che vedi tra parentesi sono le interpunzioni, ovvero i punti che separano le parole, che dalla tua fotografia non vedo con definitiva certezza. Invece altre sono forme di abbreviazioni usate normalmente in queste serie monetali: C' = CVS e P = PER => FREDERICVS IHPERATOR Quindi dovrebbe trattarsi di una variante già conosciuta di questo tipo di moneta. Infatti questo tipo di moneta in legenda intorno alla Madonna ha sempre l'iscrizione PROTEGE VIRGO PIS (oppure VIRGO PIS PROTEGE) e non PTEGE in forma abbreviata. Penso che quello del MIR sia un cosiddetto refuso di stampa, ovvero un errore tipografico. Anche se la moneta è piuttosto rara, il tipo con il segno della stella, come nel tuo esemplare, è quello che si vede più di frequente e corrispondente al MIR 411/2. Sono conosciuti altri due segni, molto più difficili da trovare, ovvero il punto o globetto, ed due rami uniti. Un'altra variante per il segno, che io ho distinto nel gruppo A.XI.,invece riporta un piccolo scudo gotico, corrispondente al MIR 411/1. La vera rarità, però, è trovare questa moneta in buone condizioni di conservazione e leggibilità. Purtroppo anche il tuo esemplare non è in buonissime condizioni, come si vede dalla fotografia. Questo, come ti hanno già spiegato gli altri utenti, senz'altro fa abbassare il suo valore commerciale. Per me invece dal punto di vista statistico è un pezzo interessante, e se tu potessi farci sapere il peso te ne sarei grata. Per MP poi ti chiederò altre informazioni. Spero di essere stata chiara ed aver risposto a tutti i tuoi dubbi. Nel caso tu non avessi capito qualcosa, o se preferissi una traduzione in inglese, fammi sapere. I miei saluti a te ed a tutti gli altri utenti del forum che sono intervenuti ottimamente prima di me :). MB1 punto
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Cari miei, R4, R3....stiamo parlando di un difetto di conio, non di una moneta di esimia rarità....1 punto
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Buon giorno. Vi propongo di seguito la seconda parte (delle tre previste). Buona lettura e saluti. Michele La notte trascorreva tranquilla, nel parcheggio della Fiera. Il camperera sempre lì, in sosta davanti all'ingresso del padiglione H. E noi due eravamo al suo interno. La presenza del Transit spiccava ancor più del solito, essendo l'unico automezzo ancora presente nell'area fieristica, fatta eccezione per una Opel Corsa della Securitas Scaligera dei Metronotte, parcheggiata poco distante. I due vigilanti della mattina avevano smontato e al loro posto era arrivata una guardia giurata che il Mago si era subito arruffianata con la scusa che erano paesani. Per motivi di sicurezza (così mi diceva il Mago, ma secondo me si trattava fondamentalmente di spilorceria...) il Maestro preferiva dormine nel furgone, vicino alle sue monete e, in particolare, accanto al beauty delle monete d'oro. Anzi, per evitare qualunque sorpresa, il Mago si incatenava alle sue monete più preziose con una catenella, che cingeva completamente il bauletto e che il Maestro bloccava con un lucchetto intorno al suo braccio. Devo ammettere che l'interno del furgone di Eccheccà, per quanto in completo disordine, era stato allestito dal Maestro con un certo criterio e razionalità, tanto che, nella sua configurazione notturna, poteva ospitare abbastanza comodamente due brandine per altrettanti occupanti. In realtà, il furgone del Mago era stato personalizzato con un allestimento originalissimo; di giorno, una serie di scaffali a scomparsa potevano essere aperti e si materializzava un vera e propria mini-officina meccanica, con frese, bulini, punzoni ed altri attrezzi di pronto intervento per riparazioni numismatiche di prima necessità. Su un altro ripiano erano invece disposte alcune boccette contenenti liquidi e così etichettate: ipoclorito di sodio (cloro) 100%, varechina, acido muriatico, urina fresca (??), pinzimonio, acqua benedetta di Lourdes (con il sottotitolo da usarsi solo in casi di emergenza!). Su un ripiano adiacente, si trovavano invece collocati alla rinfusa alcune paste dentifricie di cui non posso fare il nome per motivi pubblicitari, un set di spugnette e spazzole di diverse dimensioni e resistenza nonché un certo quantitativo di stracci e di scottex di varie misure e spessori. Notai anche un ferro da stiro e mi venne spontaneo complimentarmi col Mago dicendogli: però, Maestro, non credevo che sapesse anche stirare la biancheria; io non ho mai imparato... Ma quale stirare la biancheria, rispose il Mago stizzito, quel ferro da stiro fa parte del corredo degli attrezzi per la cartamoneta e lo uso per stirare le banconote. Figurarsi, stirare la biancheria..., disse divertito...a prescindere dal fatto che per tutto il Convegno mi tengo addosso sempre gli stessi indumenti......sai com'è...è una questione di praticità e anche, se vuoi, di sicurezza. E poi, in fondo sono solo tre giorni., esclamò, non mi sembra che ci sia necessità di cambiare abbigliamento. Oltre il ferro da stiro, erano riposte su un altro scaffale alcune bacinelle di varie dimensioni, pennelli medi e piccoli e boccette di trielina e acetone. Si, decisamente quello era il reparto della cartamoneta. Nella versione notturna, una volta richiusi i ripiani e sollevato diagonalmente il tetto del furgone per guadagnare un pò di spazio (come si può vedere dalla foto del Transit postata in precedenza), all'interno del camper si distendevano due brandine da campeggio, munite di materassini e cuscini in gommapiuma. Insomma...alla fine era più o meno come essere in campeggio (oppure al C.A.R. - Centro Addestramento Reclute). L'unico grande inconveniente, dal mio punto di vista...era la mancanza del bagno. E' pur vero che il Mago poteva contare sulla solidarietà della guardia giurata del suo paese, che ci permetteva di utilizzare i bagni del Padiglione anche se questo era chiuso fino al giorno dopo, ma il Maestro mi ripeteva che:..se proprio non riesci a rinviare a domani il bisogno grosso, allora vai pure ai bagni della Fiera.......ma se devi fare un po d'acqua, puoi benissimo andare qui fuori dietro ad un pilastro (come faccio io...), tanto di notte chi vuoi che ti veda?" "Se poi senti la necessità impellente di lavarti", disse con tono polemico, beh....puoi andare la mattina presto giù ai bagni del sottopiano del Padiglione e ti fai una doccia sui generis. Il pianale del furgone, per il resto, era cosparso di monete, rivetti, bustine di plastica, ma anche di puffi, sorpresine della Kinder e schede telefoniche, oggetti, questi ultimi, che il Mago aveva trattato fino ad alcuni anni prima, fino a quando cioè, il fenomeno collezionistico di quel materiale non si era esaurito, lasciando però tracce indelebili del suo passaggio all'interno del furgone. Diciamo che se il Camper del Mago fosse stato teatro di un reato, i Carabinieri del R.I.S. avrebbero avuto non poche difficoltà a repertare le prove, tanta era la confusione che regnava dentro l'automezzo. Sul pianale era anche collocata una piccola scrivania, sulla quale si trovavano sparpagliati alla rinfusa numerosi biglietti da visita, che riportavano la seguente descrizione: Mago Eccheccà, dottore honoris causa in scienze numismatiche. Si riceve solo per appuntamento. A seguire un numero di telefono cellulare. Sempre sulla scrivania era appoggiato un porta-ritratti contenente una foto che lo ritraeva in toga, mentre veniva premiato con un diploma da un noto Prelato capitolino in abito bianco. La didascalia della foto riportava: Conferimento del Brevetto di Membro Permanente del Sacro Romano Impero - Roma e la data. A lato del porta-ritratti, abbandonato con noncuranza, un certificato in pergamena rilasciato da una sedicente Web University of Numismatics di Baltimora (Maryland - U.S.A.) nella quale si attestava che al Dr. Eccheccà era stato conferito il PhD in Numismatics Magna cum Laude. Devo riconoscere però che il Mago non si era mai vantato di possedere titoli accademici, né era solito ostentare in pubblico i riconoscimenti onorifici conferitigli. Dopo questo giro di perlustrazione all'interno del camper, decisi di coricarmi; mi adagiai sulla brandina, ma appena fui completamente disteso avvertii la presenza di corpi estranei; qualcosa di pungente si trovava fra me ed il materasso. Spostai il lenzuolo e con mia grande sorpresa vidi che sul materassino erano rimaste impigliate e sparpagliate una ventina di monete periziate con le bustine ed i sigilli del Mago. Riunii il tesoretto con cura e segnalai il ritrovamento al Mago, il quale, già in stato di dormiveglia, si limitò a farfugliare ah.....erano finite lì?......E io che pensavo che me le avessero ciulate.....Vabbè, mettile nel vano portaoggetti che domani le sistemiamo per bene in un album. Mi allungai per raggiungere il vano, ma quando abbassai lo sportello, ecco un'altra inaspettata sorpresa; il cassetto era pieno fino all'orlo di multe (quasi tutte per divieto di sosta) che il Mago aveva collezionato col camper andando in giro per l'Italia. La cosa sorprendente è che neppure una di esse risultava essere stata pagata.... Avrei voluto chiedere al Mago spiegazioni in merito, ma non era il caso, data l'ora e l'argomento della domanda.... Pertanto infilai in qualche modo le monete nel vano portaoggetti, lo richiusi e dissi buonanotte. Il Mago non mi rispose....era già fra le braccia di Morfeo. Per lui (ma anche per me) l'indomani sarebbe stata una lunga e faticosa giornata. Fine della seconda parte. oo) M.1 punto
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Buona sera a tutti. Ringrazio tutti per i complimenti, ma non sono uno scrittore di professione (o meglio, non scrivo "racconti" per professione...). Qualcuno è arrivato persino a chiamarmi a casa per sapere a che punto fosse il racconto del Mago Eccheccà al Convegno di Verona. Lo sto ancora eleborando ma, visto che c'è molta attesa, Vi propongo un "assaggio", ovvero l'arrivo del Mago e del sottoscritto alla Fiera il giovedì. Spero che Vi faccia divertire come l'altro. Saluti. Michele Il Mago rallentò in prossimità della sbarra che blocca l'accesso al parcheggio del Convegno; abbassò manualmente il finestrino del Transit e mostrò all'addetto il tesserino con il logo della Fiera, recante il nome della Numismatica Eccheccà ed il numero 88. "Vado a scaricare e mi parcheggio a fianco del capannone e poi sposto subito il camper nella piazzola di sosta....." "Va bene", rispose l'addetto, "mi raccomando non si trattenga in sosta vicino al padiglione più del necessario, perchè per motivi di sicurezza lì non ci si può fermare". "Non si preoccupi", rispose il Mago...."questione di dieci minuti..."”, Il furgone della Numismatica Eccheccà, che il Mago si ostinava a chiamare Camper, raggiunse uno dei portelloni del settore riservato agli espositori numismatici, dove il Mago parcheggiò a pochi metri di distanza. "Bene", mi disse. “scendi che andiamo a fare due passi all'interno”. "Come?", esclamai, "ma non scarichiamo il materiale per portarlo al suo tavolo nr. 88?", replicai stupito? "Non abbiamo nessun tavolo 88", puntualizzò il Mago. "I tesserini gli ho preparati col computer l'altra sera a casa e servivano solo per poter arrivare col camper fino a qui. Il tavolo ce lo cerchiamo adesso"...disse il mago ostentando un sorrisetto beffardo. "Devi sapere", proseguì, "che fra i tanti espositori che prenotano un tavolo o uno stand qui a Verona ce n'è statisticamente sempre qualcuno che all'ultimo momento ha un contrattempo e non viene".” "E noi", aggiunse il Mago, "prenderemo il suo tavolo......tanto è già pagato..". Entrammo quindi nell'ampio padiglione della Fiera dove, su file ordinate e parallele, erano disposti gli espositori. Benchè fosse giovedì e la giornata non prevedesse l'accesso di pubblico ma solo di operatori del settore, il padiglione era molto animato e si notava una febbrile attività di scambi e di contrattazioni. Il Mago mi disse: "vieni, partiamo da qui e vediamo dove troviamo qualcosa".” Eccheccà era molto conosciuto, perchè mentre passavamo davanti ai tavoli, sentivo che in molti lo salutavano. "Uè, Echeccà...ci sei anche quest'anno...?"” "Si certo, caro", rispose il Mago, muovendo anche la mano in segno di saluto. "Salve, Mago, come va?" gli disse un altro espositore..."Bene, grazie", rispose cordiale il Mago. "Ciao Mago. Che tavolo hai?" Gli domandò un terzo commerciante. "Ho il tavolo numero ctnrovequattro" biascicò Ecchecà. "Bentornato Mago", gli gridò dalla parte opposta un altro espositore, "A quale tavolo sei diretto?" “"Ciao caro, tutto bene", gli rispose il Mago. "Vado al tavolo duetcenrquaventi", rispose farfugliando il Maestro. "Bene, allora dopo vengo a trovarti", replicò il commerciante distrattamente. Ma ecco che finalmente nella fila successiva a quella che avevamo percorso al nostro ingresso, in terza posizione, fra lo stand di un commerciante tedesco e il tavolo di un numismatico italiano, avvistavamo un bel tavolo di almeno 4 metri, completamente disadorno, ad eccezione di un cartello affisso nella parte anteriore sul quale c'era scritto a grandi lettere: INTERNATIONAL COINS OF THE WORLD Ltd. U.K. Tav. nr. 129 Il Mago mi disse; "forse ci siamo".....si diresse prima verso lo stand del tedesco, che salutò mettendosi sugli attenti e con il braccio destro proteso in avanti, pronunciò un perentorio "Heil Hitler" (suscitando, in risposta, un evidente sguardo di disprezzo da parte del collega germanico). Dopodichè raggiunse il commerciante italiano a cui chiese con molta cortesia: "Buongiorno, scusi ma..., sa se Mister....si insomma il titolare di questa Ditta....avevamo un appuntamento qui perchè mi doveva subaffittare un metro di tavolo.....ma non lo vedo...sa se deve venire?"” "Come, non l'ha saputo", rispose il commerciante, "Mr. Harrison è stato fermato ieri dalla dogana italiana di Como-Brogeda, mentre dalla Svizzera stava attraversando il confine per venire qui a Verona. Gli hanno trovato nel vano portaoggetti della Mercedes, 3 banconote per un importo complessivo di 500 miliardi di dollari dello Zimbabwe che, secondo la dogana, equivalgono a cento milioni di euro. E' scattata la denuncia per traffico internazionale di valuta straniera e Mr. Harrison è stato arrestato. Lui sostiene che si tratta di un equivoco e che le banconote sequestrate sono fuori corso e che si trovano in qualunque mercatino a 30 centesimi di euro in fds, ma....sa come sono le dogane. L'avvocato d'ufficio che gli è stato nominato ha suggerito alla dogana di interpellare un numismatico del luogo per un parere ma i funzionari non si fidano ed hanno chiesto l'intervento degli esperti della Banca d'Italia, che però sono in sciopero fino a lunedì prossimo. Hanno provato anche a contattare l'incaricato d'affari dell'ambasciata dello Zimbabwe a Roma, che però è a Lourdes per un ritiro spirituale."” "Caspita", esclamò il mago, "quanto mi dispiace"....comunque se lei non ha nulla in contrario io mi sistemerei qui, anche perchè, come le dicevo prima, avevo certi accordi con Harrison Ford...."” "Si figuri", rispose il commerciante, "per me nessun problema...Piuttosto, sarà il caso di informare la segreteria....le conviene andarci subito..."” "Certo, come no...ci andiamo subito", disse il Mago facendomi l'occhiolino. "Vieni Michele", disse ad alta voce....”andiamo in Segreteria a regolarizzare la nostra posizione, forse ci sarà anche una differenza da pagare..."” Stupito dal comportamento del Mago che, per la prima volta, mi sembrava voler rispettare i regolamenti, gli domandai, forse con troppa ingenuità: "Ma davvero andiamo in Segreteria?"” "Ma quale segreteria...muoviti che dobbiamo scaricare il camper...non vorrai perdere altro tempo in chiacchiere...." "Certo", dissi io, "scusi, sa com'è, per un attimo avevo creduto che...."” Nel tornare al camper notammo che due addetti alla sicurezza, col giubbetto giallo e walkie talkie in mano, stazionavano intorno al furgone. "E adesso questi cosa vogliono".....esclamò infastidito il Mago...."aspetta qui che ci penso io."” Eccheccà raggiunse con calma il Transit e quando gli fu vicino, uno dei due addetti gli disse: "Buongiorno. E' suo il furgone?"” "No", rispose pronto Eccheccà. "Però il proprietario è andato a cercare un meccanico perchè non è riuscito a rimetterlo in moto. Mi ha anche chiesto il favore di informare la sicurezza di avere un po' di pazienza e che appena arriva il meccanico lo sposta. Mi ha detto che dovrebbe trattarsi delle spazzole del motorino di avviamento."” "Vabbè", rispose l'addetto, però se vede il signore gli dica che qui il furgone non può stare. Mi raccomando..è severamente vietato sostare a lato dei padiglioni..." "Certo", disse Eccheccà, "se lo vedo glielo dico certamente." I due vigilanti si allontanarono ed appena furono fuori dal raggio visivo, il Mago mi disse: “"dai, mettiamoci al lavoro e scarichiamo il camper."” Per questa "rituale" operazione il Mago dispone di un carrello a due ruote (tipo quello che si usa ai mercati generali per trasportare le cassette di frutta e verdura) che nella circostanza venne sovraccaricato all'inverosimile di valige, bauletti, espositori, vassoi ecc. "Questo lo guidi Tu", mi disse il Mago riferendosi appunto al carrello, "che io devo portare il "beauty" con le monete d'oro." Il Mago aveva con se un grande beauty-case da donna, opportunamente modificato ed allestito con vassoi interni, nel quale custodiva solo le monete d'oro. "Così non da nell'occho", sosteneva. "Bene. Abbiamo preso tutto?" Esclamai io "Quasi tutto. Ci manca lo "zainetto", che però, per tua comodità (??) ti conviene (??) indossare come prima cosa. Guarda... e lì dietro", mi disse indicandomi i sedili posteriori. Sganciai il portellone laterale del Ford per farlo scivolare all'indietro e....... rimasi di stucco: lo "zainetto"”era in realtà lo zaino in dotazione agli incursori del Battaglione San Marco, però con una sola, significativa, differenza....quello di Eccheccà era più pesante! Il Mago mi aiutò ad indossarlo ed una volta assicurato intorno alla vita, con quel poco di fiato che mi rimaneva dissi al Mago: "Maestro, scusi, ma che cosa ci ha messo dentro?"” "Figliolo", rispose il Mago, "tu non lo sai, ma sulle tue spalle in questo momento stai trasportando la storia della numismatica mondiale. In quello zaino c'è un po' di tutto, dall'aes grave e signatum fino alle serie moderne sigillate, che la zecca conia per i collezionisti. C'è anche un po' di argento "a peso"....., - “"E' sicuro che è solo un po'?" Gli feci eco io....ansimando. Il Mago richiuse in furgone e, con il beauty da donna nella mano destra, mi precedette verso il "nostro" tavolo nr, 129. Essendo concentrato nella "guida" del carrello e con quel fardello addosso, non potevo controllare, come avevo fatto nel primo giro, ciò che avveniva intorno a noi, però potevo sentire che il Mago rispondeva sempre ai saluti e questa volta, quando gli chiedevano a quale tavolo era diretto, con voce alta e ferma scandiva..."SIAMO AL TAVOLO 129, vi aspetto lì". Ad un certo punto, davanti allo stand di un commerciante, il Mago mi intimò di fermarmi. "Aspetta, mi disse, che forse facciamo subito un affaruccio".. "Ciao Franco", disse il Mago rivolto all'espositore, "ma non dirmi che quel tallerum italicum che vedo lì è quello che avevi già l'anno scorso?"” "E si, caro Eccheccà, è proprio lui, se lo vuoi ti faccio un prezzaccio....dammi 250 euro ed è tuo"”. "E me lo chiami un prezzaccio 250 euro...dai su te ne do 150 e facciamo tutti e due un affare". "Guarda, Eccheccà, proprio perchè sei Tu posso chiudere a 200 ma non un euro di meno". "Va bene Franco. Vada per 200. Te li porto appena scarichiamo al tavolo. Sai, c'è il ragazzo che non gliela fa più".....e mi indicò con un cenno della testa. "Anzi, Franco, facciamo così, vienimi a trovare al tavolo 129 che ho molto materiale che ti può interessare". "Va bene. Prenditi la moneta. Ci vediamo dopo". Il mago, con la moneta in mano, riprese a camminare ed io con lui ma bastarono pochi metri che ci fermammo un'altra volta, davanti ad un altro tavolo. "Ciao Giorgio come va?"” "Uè, Eccheccà qual buon vento?". "Tutto bene grazie, ho un affare da proporti. Ho ritirato da un insegnante in pensione una raccolta di monete nella quale c'era anche questo bel tallero italicum; è una delizia, se lo vuoi te lo lascio a 350 euro. Guarda che appena lo metto sul tavolo lo do via anche a 500 euro....". Giorgio esaminò la moneta e disse: "Bah...350 mi sembra un po' tanto....facciamo 300 e Te lo prendo."” "Vabbè, va, sei il solito spilorcio, Tieni la moneta...hai fatto come al solito un affare ed io ci ho rimesso."” Il Mago diede la moneta a Giorgio e questi gli consegno tre biglietti da cento euro, che Eccheccà si mise subito in tasca. Riprendendo il cammino verso il tavolo, il Mago si lasciò andare a qualche indiscrezione sull'ambiente circostante, indicandomi da lontano alcuni "personaggi" a suo dire singolari.. "Vedi quello laggiù, che si sta mettendo le dita nel naso....quello dice di aver scritto libri di numismatica, ma in realtà non ne ha fatto neanche uno per il semplice motivo...... che è semi-analfabeta. Quell'altro laggiù che sta contando una mazzetta di pezzi da 500 euro, quello sarebbe anche perito ma, detto tra noi, di monete non ne capisce un c.....o Quello invece è molto bravo con le classiche ma …......e meglio stargli alla larga per altri motivi......" Nelle sue descrizioni, il Mago si abbandonò anche a un po' di gossip: "vedi quei due laggiù?"“- "Chi? Quel signore con la figlia dietro il banco?", replicai io. "Si esatto...peccato che quella non sia la figlia ma la fidanzatina bielorussa di 21 anni con cui quello lì, che di anni ne ha 70, si è messo dopo aver lasciato la moglie e 4 figli."” "Vedi quell'altro laggiù, con i calzini color topo?” Quello lì si è giocato tutto al casinò... le monete che ha sul tavolo non sono sue ma dei suoi creditori, i quali ogni ora passano a trovarlo e gli ritirano l'incasso". Arrivati finalmente al nostro tavolo, il Mago mi aiutò a "sbarcare" lo zaino e subito dopo si dedicò alla sostituzione del cartello indicante la Ditta inglese che aveva prenotato il tavolo con un altro cartello che estrasse dallo zaino, su cui era riportata l'indicazione NUMISMATICA ECCHECCA' Mise il vecchio cartello sotto una sedia e cominciò a darmi direttive per apparecchiare il tavolo con i vassoi. Fece nuovamente un cenno di saluto al collega italiano che aveva a fianco chiedendogli: "Notizie dalla dogana di Como?"” "No nessuna novità", rispose il commerciante. "Vabbò", esclamò Eccheccà, "allora mettiamoci al lavoro". "Innanzitutto", disse il Mago, "dobbiamo stendere sul tavolo questi teli a mò di tovaglia...che fanno la loro figura...". Si trattava di alcuni teli di finta seta acrilica 100%, di colori "da discoteca", quali il rosso rubino metallizzato o il blu notte shocking, già di proprietà di un illusionista amico del Mago, che di recente aveva cessato l'attività vendendo l'attrezzatura di scena. Dopo aver svuotato lo zaino e disposto gli album ed i plateaux con le monete sul tavolo, l'attività di vendita poteva dirsi pronta a dare i giusti frutti. Fine prima parte. oo)1 punto
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Buona sera a tutti. Moltissimi ne hanno già sentito parlare; molti conoscono le sue “perizie” ma pochi, anzi pochissimi, hanno avuto l’esclusivo privilegio di vederlo all’opera nel suo studio. E io sono fra questi fortunati che sono stati ammessi a frequentare l’atelier numismatico del Grande Mago Ecchecà. Per capire cosa succeda in quello studio, composto da un unico grande ambiente oltre ad un un piccolissimo “doppio servizio”, bisogna esserci stati di persona, altrimenti ogni spiegazione può risultare del tutto inutile. Ma correrò il rischio e proverò ugualmente a narrarVi un incontro svoltosi di recente nello studio del Maestro, nella speranza che possiate trarre quegli insegnamenti non solo numismatici, ma anche di vita, che il Mago è stato capace di trasmettermi. Qualche giorno fa sono stato invitato dal Maestro nel suo studio per ascoltare una sua lezione sulle “patine”. Come è noto (ne parlavo tempo fa in altro post), il Mago è campione mondiale di “patinaggio artistico” nonché scopritore di patine originali quali quella “ad arcobaleno”, al “pinzimonio” e “ai quattro formaggi”…. Mentre prendevo appunti sulle sue tecniche, il Mago mi proponeva subito un test pratico, su una moneta ritirata proprio il giorno prima. “Si tratta”, mi disse, “di uno scudo di Umberto I del 1878 che ho acquistato ieri mattina da una vedova con 14 figli in tenera età e che, dopo un’estenuante trattativa di 4 ore e mezza le ho strappato ad € 19,95” “E' uno scudone molto vissuto, massacrato di colpi al contorno e graffi estesi nei campi, tipici di una moneta pesante che ha circolato. Arriva a stento al BB, ad essere buoni......ma, guarda cosa è diventata dopo questo intervento di sapiente patinatura”. “Non posso fartene vedere altri per un confronto perchè è l'unico esemplare che ho”. Guardai attentamente sotto la luce artificiale la moneta che, effettivamente, coperta da una patina consistente, celava molti dei suoi difetti più vistosi. “Per rimediare a quelle botte al contorno di certo non basta una bella patina”, profferì il Mago..”per quelle ci vorrebbe un bravo restauratore...ma io mica posso fare miracoli...”, si schernì ridacchiando. “Certo che la tenevano dentro la cassetta degli attrezzi questa povera moneta”, aggiunse sottovoce. Mentre continuavo ad osservare lo scudo, notai sul tavolo del Maestro il cartellino della moneta, che così riportava: “Umberto I. 5 lire 1878 R2, conservazione spl con patina di antico medagliere. Usuali colpetti al contorno”. Ero assorto nell'esame della moneta quando sentimmo bussare alla porta dello studio. “Chi sarà che rompe i c......a quest'ora?” disse il Mago. “Mah”, osservai, “potrebbe essere un cliente”. “No, non mi fido, disse il Mago” ed io insistendo, “no ma guardi che è probabile che sia un Cliente; è sabato pomeriggio....non sarà meglio farlo entrare?”. "Vabbè, vediamo chi è... ma nel caso fosse un cliente aspetta un attimo che spengo qualche luce....” Mentre lo studio rimaneva in penombra, guardai il Mago con un certo stupore e gli chiesi: “Scusi, ma perchè abbassa le luci?” E lui.....”non ti preoccupare.... te lo spiego dopo”. A quel punto il Maestro aprì la porta e davanti a noi comparve un anziano signore, ben vestito, che rivolgendosi al Mago gli disse: “Buonasera, scusate sto cercando il Mago Eccheccà...e Lei? “Dipende” - rispose il Mago - “da chi lo cerca e per che cosa”. “Veramente mi hanno indirizzato da lui perchè vorrei acquistare una moneta per mio nipote.” “Ah...benissimo, benvenuto allora...il Mago Eccheccà sono io e sono a sua disposizione... che moneta voleva comprare?”. “Guardi”, rispose il signore, “vorrei acquistare uno scudo di Umberto del 1878, perchè è l'unica moneta di quel re che manca alla raccolta di mio nipote; ne avrebbe qualche esemplare?" Il Maestro mi lanciò un fugace sguardo complice e rispose prontamente al vecchietto: “signore, lei è estremamente fortunato. Ne ho rilevato un esemplare che è sempre stato accuratamente custodito in un medagliere di velluto, che gli ha donato una splendida patina di antica raccolta”. Con un gesto molto professionale, il Mago porse su un vassoio di velluto rosso la moneta al cliente dicendogli: “guardi che roba....per sviluppare una patina del genere la moneta deve stare nel medagliere almeno due secoli” (per questa affermazione mi affrettai ad incontrare lo sguardo del Mago, sperando di trasmettergli telepaticamente il messaggio che due secoli di vita non li aveva neppure la moneta e che il vecchietto avrebbe potuto rilevare l'incongruenza....ma nulla di tutto questo fortunatamente accadde). “Posso lasciargliela ad un ottimo prezzo...diciamo 3.000 euro...anzi...visto che lei mi è simpatico e si vede che è competente, posso farle anche un piccolo sconticino....anche se ci rimetto....diciamo 2.999 euro.” Il Cliente esaminò con attenzione la moneta, avanzò la richiesta di illuminarla meglio per osservarla più in dettaglio, ma il Mago gli rispose che quella era la luce migliore che si poteva ottenere. “Però”, aggiunse il Maestro, “se la vuole vedere meglio posso prestarle una lente di ingrandimento”. “Michele”, disse il Mago rivolgendosi a me, “ti dispiacerebbe porgere al signore la lente che hai vicino a te?” Sul tavolo vicino a me erano in effetti disposte due lenti; la prima, una poderosa lente tedesca da 50 ingrandimenti con luce incorporata, che il Mago era solito utilizzare quando acquistava monete (quando però le monete da acquistare erano d'oro, il Mago le controllava con un microscopio atomico da 5.000 ingrandimenti che tiene nascosto nel soppalco del doppio servizio...); la seconda, una lente di plastica da mezzo ingrandimento trovata come sorpresa nelle patatine pai; istintivamente stavo per porgere al signore la lente tedesca quando il Mago, con voce perentoria e guardandomi con sguardo torvo, mi indicò con il dito medio la lente delle patatine pai dicendomi, “non quella...questa devi dare al signore....quell'altra non funziona.....". Passai al vecchietto la lente delle patatine pai e questi, sforzandosi di mettere a fuoco i particolari della monete pesantemente coperti dalla spessa patina, dopo qualche secondo disse: “certo....è una bella moneta...però la trovo un po' troppo patinata......sa...a mio nipote le monete piacciono belle lucide.....non è che ne avrebbe un altro esemplare senza patina....brillante....?” Per un attimo l'espressione del viso del Mago mutò all'improvviso; i tratti si contrassero.....ma fu un cambiamento di un istante, perchè subito dopo il Maestro disse: ”certo signore, come preferisce, però andiamo un pò su col prezzo; glielo vado a prendere subito”. "Michele, intrattieni tu il Signore mentre io vado un attimo al cess....ehmmm. volevo dire alla cassaforte di servizio che tengo di là...torno subito”. Mentre cercavo di fare un po' di conversazione con cliente, ricorrendo ai soliti argomenti dei collezionisti del Regno (secondo lei che fine hanno fatto le 5 lire del 1914? Le 100 lire del '40 sono una moneta?) ecco il Mago tornare al suo posto con in mano un cofanetto di velluto rosso. Con sapiente lentezza, il Maestro aprì l'astuccio all'interno del quale faceva bella mostra di se un lucidissimo scudo di Umberto 1878 perfettamente spatinato e brillante. Guardai il Mago in viso e notai che aveva anch'egli un sorriso molto splendente, come se si fosse appena lavato i denti con un dentifricio fortemente sbiancante...... “E allora signore”, disse Eccheccà tutto euforico, “cosa ne dice di questa meraviglia?” (e mentre diceva queste parole mi strizzava ripetutamente l'occhio con fare compiaciuto e complice). Il vecchietto sembrò soddisfatto della moneta e chiese al Mago..”Bella, ma secondo lei in che conservazione è?" “Guardi, a differenza dell'altro esemplare che era un buon SPL, qui siamo al cospetto di una moneta che oserei definire qFDC con qualche segnetto di contatto e sporadici e lievi colpettini al ciglio”. “Certo, se non avesse questi minimi difetti la moneta sarebbe un FDC da 12.000 euro ma, tutto considerato gliela posso lasciare a 10.000 e stia tranquillo che sta facendo un ottimo affare.” Il vecchietto sembrò sul punto di accettare, ma profferì la solita richiesta che facciamo sempre anche noi quando stiamo per acquistare qualcosa...”però, Sig. Mago, uno sconticino potrebbe anche farmelo...” “Guardi, posso arrivare a 9.999 euro ma non di meno perchè altrimenti ci rimetto", soggiunse prontamente il Mago. “Va bene, mi ha convinto...Posso pagare in contanti?”. “Deve pagare in contanti", rispose quasi risentito Ecchecà, "anche perchè ho il POS fuori uso e il commercialista mi ha detto di non accettare assegni dagli sconosciuti. A quel punto il vecchietto pagò la moneta con bigliettoni da 500 euro che il maestro non contò neanche e si mise subito in tasca. "Ah...devo darle l'euro di resto.....Michele non è che hai un euro da dare al Signore?" "Sa com'è, in studio ho tanti rotolini e tante seriette della Zecca ma mi sembra stupido smembrarli per dare un resto di un euro, per giunta fdc." “Certo Mago”, dissi io, “ecco l'euro”. "Grazie", disse il Mago. "A buon rendere" (?). Il Maestro inserì lo scudo in una bustina di plastica trasparente e la consegnò al cliente. Questi però azzardò: “ma una ricevuta non me la farebbe?” Ancora una volta i tratti del volto del Mago si irrigidirono ma, così come era accaduto poco prima, immediatamente ripresero a distendersi. “Certo che le faccio una ricevuta”. “Sfortunatamente ho terminato la carta intestata ma posso scriverla da un'altra parte. Mi scusi ancora un attimo”. Il Maestro si allontanò per la seconda volta dirigendosi verso il “doppio servizio” dal quale ritornò pochi secondi dopo con un certo numero di strappi di carta igienica accuratamente impilati e giustapposti. Il Mago prese due penne, una nera a punta normale ed una rossa a punta fine e cominciò a scrivere il testo della ricevuta: La descrizione della moneta avvenne con la penna nera: “Lire 5 Umberto I 1878 R2, conservazione qFDC con usuali colpi al ciglio e segnetti di contatto”. Poi il Mago passò alla penna rossa e riportò la data e la sua firma. “Ha visto, ecco qua la sua ricevuta”. Ed il vecchietto, un po' titubante: ”ma è sicuro che questa ricevuta sia valida fiscalmente?”. E il Mago, con tono di voce rassicurante: “stia tranquillo, la ricevuta è validissima...vede che c'è anche la firma......può anche scaricarsela dalle tasse se vuole...ma non glielo consiglio perchè c'è il rischio che si insospettiscano e vengano a sequestrare la collezioni di suo nipote". Il vecchietto se ne andò stringendoci le mani, apparentemente confortato dalle parole del mago. Il Maestro allora mi disse: “bene, dove eravamo rimasti...a si le patine.....ricordami la prossima volta che ti devo un euro"........... Saluti. Michele... oo)1 punto
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Ciao della romana non so nulla, quindi mi astengo; la prima mi ricorda i "grani/cavalli" del Regno di Sicilia, ma non si capisce il valore. Saluti Luciano1 punto
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la prima non la riconosco.... ma la seconda è una riproduzione delle merendine......1 punto
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La croce patente, da quello che sono riuscito a leggere finora, assume un significato particolare solo tra i Cavalieri Templari che la adottarono come simbolo. Essa prese la qualifica di "patente" quando il papa Eugenio III, nel 1147, dopo aver incontrato re Luigi a Digione ed essere passato da Chiaravalle, venne ricevuto a Parigi dal Gran Maestro dei Templari e 150 confratelli. In quell'occasione concesse loro la croce patente "affinchè questo segno trionfante serva loro da scudo ed essi non voltino mai le spalle di fronte a nessun infedele". E' quindi una patente ben precisa e mirata a svolgere un determinato servizio per la Chiesa e tale croce diviene l'emblema dell'autorità pontificia. Negli altri casi, questo tipo di croce è da considerarsi un'evoluzione specifica di quelle inscritte in un cerchio e che alludono al simbolismo del Pane Eucaristico ed usata al fine del decoro o come simbolo araldico. La forma di questo tipo di croce ben si adatta agli usi cavallereschi visto che le sue quattro estremità si allargano fino ai lati dello scudo incominciando dal centro. La croce in generale, inoltre, viene considerata dagli storici proprio come il primo simbolo araldico in senso moderno e venne usata in Terra Santa per distinguere la provenienza dei cavalieri: azzurra per i cavalieri italiani, bianca per i francesi, nera o arancione per i tedeschi, rossa per gli spagnoli, verde per i sassoni, giallorossa per gli inglesi. Oltre che per il colore, le croci si distinsero per la varietà del disegno. In numismatica, la croce patente avrà trovato fortuna grazie alla circonferenza del tondello ed al fatto che sia il modo più raffinato e vicino ai gusti dell'epoca per inscriverla. Enrico :)1 punto
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Vedo che il bell'esemplare di Piergi00 ha le stesse caratteristiche del mio. Moneta sulla cui ribattitura ho sempre nutrito grandi dubbi, considerandola invece una escrescenza di metallo anomala, probabilmente causata dalla rottura del conio; nel mio esemplare più evidente che parte dal nastro di legatura, prosegue fino al "baffo" della F. La dotta nota del Galeotti, riportata dal Montenegro non mi chiarisce il dubbio. A Firenze furono coniati in argento, nel 1861 i pezzi da 5 lire (zecca per esteso come per tutti gli esemplari Re Eletto) ed il 50 centesimi (unico con F). L'oro non fu coniato, ne fu mai previsto di coniarlo (incredibilmente il Carboneri accenna ad una emissione RE ELETTO per il 20 lire). Nei vari decreti di emissione non si fa riferimento ad una ipotetica emissione di 20 lire per la zecca di Firenze. Confrontando i punzoni sulle altre monete la posizione del secondo trattino è assolutamente anomalo. In alto sopra al primo trattino si vede una eccedenza di metallo. Tutte le monete di Firenze del periodo sono siglate dal direttore di zecca Luigi Ridolfi con un monte attraversato da una fascia. Di questo punzone che sarebbe certamente stato apposto non si vede traccia di "cancellazione". La nota del Geleotti, riferita alla comanda dell'ingente quantitativo d'oro per una coniazione privata non fa nessun accenno ad un campionatura o nulla di simile. I conii e punzoni erano in zecca a Torino e non sono stati trasferiti o riprodotti a Firenze. Sono scettico sul fatto che sia stata fatta una pre emissione, cosa che comporta spese non indifferenti a Torino per conto di un privato, o non in una zecca che da li a breve avrebbe cessato di esistere.1 punto
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