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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 07/29/11 in tutte le aree

  1. I Raduno Nazionale "Lamoneta.it" (Localizzazione: ROMA) Carissimi utenti, è con piacere che Vi segnalo e Vi invito al 1° Raduno Nazionale di Lamoneta.it. Il raduno si terrà a Roma tra il 28 e 30 settembre 2011, in occasione del 1° Workshop Internazionale di Numismatica 'Numismatica e Archeologia’ Monete, stratigrafie e contesti, dati a confronto.
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  2. SERVIO SULPICIO GALBA Era il 69 dell’era cristiana e Roma vide il susseguirsi del regno di ben 4 imperatori: Servio Sulpicio Galba, Marco Salvio Otone, Aulo Vitellio Germanico e Tito Flavio Vespasiano. A questi si dovrebbe aggiungere il brevissimo periodo (ottobre 68 d.C.) in cui cercò di assumere il potere anche il legato d’Africa Lucio Clodio Macro, fatto uccidere dagli emissari di Galba. Si era nel pieno corso di una nuova guerra civile che rischiò di scuotere le fondamenta dell’Impero durante il biennio 68-69, anche se Roma già altre ne aveva viste nell’ultimo secolo. Gli inizi si erano visti con la morte di Nerone (Nerone Claudio Cesare Augusto Germanico) ed il termine fu stabilito dall’ascesa all’Impero di Vespasiano (Tito Flavio Vespasiano). Ma come era iniziata questa nuova lotta per il potere… Occorre partire dall’ascesa alla porpora di Servio Sulpicio Galba. Ma chi era questo personaggio che salì al massimo soglio dell’Impero che resse dal 9 giugno 68 al 15 gennaio 69 Servio Sulpicio Galba nacque a Terracina il 24 dicembre dell’anno 3 a.C. e morì a Roma il 15 gennaio dell’anno 69 Apparteneva alla Gens Sulpicia, una delle più antiche famiglie patrizie di Roma, che attraverso le diverse diramazioni familiari, aveva dato fin dalle origini della Repubblica: Consoli, Tribuni, Censori, Pretori, Legati… Ai Sulpicii appartenevano le Familiae dei Camerini, dei Praetextati, dei Longi, dei Rufi, dei Galli e dei Galbae. Quindi Servio Sulpicio Galba era ben introdotto nei Palazzi in cui si manovravano le leve del potere. Il padre Gaio Sulpicio Galba (secondo alcune fonti era fratello maggiore) era stato console nell’anno 22. Nonostante appartenesse ad una famiglia di così grande importanza, non risulta che avesse alcuna parentela con la Gens Giulio-Claudia, quindi con la famiglia imperiale. La sua ascesa lungo il “cursus honorum”, intuita già dall’imperatore Augusto, che aveva visto in quel giovane buone doti politiche, avvenne molto presto, tanto che egli era Pretore nell’anno 20 e Console nell’anno 33. Anche dal punto di vista militare, egli seppe mostrare le proprie capacità e l’equilibrio del suo comportamento. Seppe distinguersi durante la sua permanenza in Gallia, in Germania, in Africa ed in Spagna. Fu proposto dal suo “partito” a richiedere l’Impero dopo la morte di Caligola, proposta che egli rifiutò, accettando la successione di Claudio e si tenne da parte durante tutto il suo impero, cosa che fece anche durante il primo periodo di impero di Nerone. Fu nel 61 che ricevette l’incarico di governare la Spagna Terraconense per conto dello stesso imperatore Nerone, senza però mai farsi troppo notare, onde evitare le invidie della corte imperiale e dello stesso imperatore. Del resto, l’età cominciava a far sentire il suo peso. Durante i primi mesi del 68 le Gallie si posero in rivolta ed allo stesso tempo Galba fu informato che malevoli voci “di palazzo” avevano istigato Nerone a prendere drastiche misure nei suoi confronti, facendo paventare anche il pericolo della sua vita. A capo della rivolta delle Gallie, su istigazione del Senato, si era posto Giulio Vindice, ufficiale dell’esercito romano discendente da una. famiglia di stirpe reale della Gallia Aquitanica e propretore della Gallia Lugdunense. Galba fu tentato di seguire l’esempio di Vindice, ma dovette desistere dopo la sconfitta ed il suicidio di quest'ultimo. L’occasione venne poco dopo, quando Galba ricevette la notizia che, dopo la morte per suicidio di Nerone, il prefetto dei pretoriani Caio Nimfidio Sabino aveva fatto dichiarazione di appoggiare la candidatura di Galba alla successione all’Impero. A questo punto Galba assunse il titolo e le prerogative di Cesare e fece marcia sulla capitale. Rappresentando la classe senatoriale, il popolo non lo accolse trionfalmente e lo stesso esercito aveva nei suoi confronti motivi di lagnanza, se non addirittura di rancore. Gli stessi pretoriani, che avevano accolto l’invito del loro prefetto Caio Numfidio Sabino e lo avevano appoggiato, in un secondo momento mostrarono il loro malcontento per il mancato rispetto del donativo loro promesso per il loro appoggio (30.000 sesterzi). A proposito di questo donativo e della sua mancata concessione sembra che Galba abbia detto che lui era solito arruolare le truppe, non comprarle… La sua salute sempre più cagionevole (si dice fosse stato colpito da tumore allo stomaco) lo costrinse a condividere il peso del governo con un personaggio appartenente ad una delle più antiche e note Gens di Roma, Lucio Calpurnio Pisone. Allo stesso tempo il Senato, su pressione delle legioni stanziate in Germania e che stavano alimentando una rivolta, allentò il suo appoggio a Galba. Oltre a ciò anche la guardia pretoriana gli aveva voltato le spalle. I pretoriani, indignati per il perdurare del mancato rispetto del patto che li aveva portati ad appoggiare Galba, si rivolsero allora ad Otone che, da sostenitore, divenne il rivale di Galba. Il 15 gennaio dell’anno 69 Galba si decise ad affrontare i ribelli, ma cadde nelle loro mani e fu ucciso. Nei poco più di 7 mesi del suo regno, Galba commise un certo numero di errori politici, che gli alienarono il favore delle legioni, dei pretoriani e del popolo. Il popolo non vedeva in lui un valido rappresentante della grandezza di Roma, oltre a considerarlo di costumi troppo severi (certo le sue condizioni di salute influirono molto sulle sue scelte) e poco incline a consentire una visione della vita nella quale i giochi e le feste avessero una loro collocazione, ed a questo il popolo di Roma era decisamente portato. Al riguardo delle legioni, Galba aveva mostrato un eccessivo occhio di riguardo nei confronti delle legioni delle Gallie che avevano seguito la rivolta di Vindice e questo aveva indispettito fortemente alcune altre legioni, specie quelle renane della Germania. Anche le legioni di stanza in Siria/Galilea non erano favorevoli all’elezione di Galba ed anzi avevano già proceduto all’elezione del loro generale Vespasiano. Diverse città si erano schierate a fianco di Vindice, altre invece se ne erano astenute. Nei confronti di quelle schierate con Vindice egli agì condonando parte dei tributi e concedendo loro la cittadinanza romana, mentre procedette a confische nei confronti delle altre. Si alienò subito l’appoggio di Caio Nimfidio Sabino, dal momento in cui, quando questi gli chiedeva la prefettura del pretorio a vita, gliela negò, affidando la prefettura dei pretoriani a Cornelio Lacene Ninfidio. Si alienò anche il sostegno dello stesso Otone, suo vecchio sostenitore, quando decise di adottare quale collega Lucio Calpurnio Pisone al posto dello stesso Otone, che pure godeva del favore dell’esercito. Ancora vivente Galba, si assisteva ad una situazione di forte anarchia. Galba ufficialmente era proclamato imperatore e lo rimase fino alla sua morte, con tutti i problemi ed i contrasti di una situazione poco chiara, nella quale erano le legioni che ritenevano di avere il potere di poter eleggere od abbattere gli Imperatori di Roma. Le legioni renane, nei primi giorni di gennaio dell’anno 69, avevano eletto imperatore il loro comandante Vitellio. Vespasiano era già stato proclamato imperatore dalle truppe della Siria/Galilea fin dal momento della morte di Nerone. In quanto ad Otone (Marco Salvio Otone), la sua successione a Galba fu molto breve: dal 15 gennaio al 16 aprile dell’anno 69. La sua proclamazione fu conseguenza dell’uccisione di Galba da parte dei pretoriani e dell’aver saldato il debito di Galba stesso (il famoso donativo) nei loro confronti. Al Otone successe il generale Vitellio (Aulo Vitellio Germanico) dal 16 aprile al 22 dicembre dell’anno 69. La situazione di anarchia e di guerra civile si risolse infine con l’elevazione alla porpora del generale Vespasiano (Tito Flavio Vespasiano) che resse le sorti dell’Impero dal luglio 69 (legioni egiziane e siriache) fino al 23 giugno 79).
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  3. Ringrazio Sagida per l'ottimo scambio effettuato. A breve posterò la mia nuova lista aggiornata Andrea
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  4. Salve. Mi trovo, dopo un anno di fatiche, nella mia Palermo ed ho trovato il tempo di finire ció che avevo iniziato in Germania cioé la copertina di Ferdinando I. con questo abbiamo concluso la dinastia dei borbone sotto il regno delle due Sicilie. ciao a presto P.s. ma qualche Palermitano che ha un negozio qui lo conoscete e che magari abbia voglia di mostrami qualcosa senza impegno magari qualche ducato. Se qualcosa non vá ditelo.
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  5. ....poi, ....va beh, .....ce n'è una più recente che ha anch'essa però la stessa simbologia, delimita uno spazio Sacro e accoglie solo i veri "Amici" ... ... ma questa è un'altra storia ... Carissimi saluti
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  6. Buonasera a voi, ringrazio Adolfos per la fiducia che ripone in me. Spero sinceramente di meritarmela, anche se ho dei dubbi. Comunque provo a rispondere... Innanzitutto devo dire che effettivamente, come evidenziato da eracle62, la zecca di Modena, a differenza di altre zecche emiliane, aspetta ancora un suo aggiornamento. Il testo fondamentale per questa zecca resta ancora oggi l'opera di Arsenio Crespellani, La zecca di Modena nei periodi comunale ed estense, pubblicato nel 1884. Bisogna tuttavia dare atto al Crespellani di aver scritto un eccellente testo ancora oggi assai valido e al quale ho anch'io attinto a piene mani per scrivere la voce "Modena" nella "Guida delle zecche". Detto questo, la parte del saggio di Crespellani dove si nota di più una certa "stanchezza" è proprio quella relativa al periodo comunale, al quale lo studioso dedica effettivamente pochissime pagine. Inoltre dal 1884 ad oggi la monetazione modenese si è arricchita di alcuni importanti nominali rimasti sconosciuti al Crespellani, primo fra tutti il denaro imperiale con le scritte civitas e comune, tipo CNI IX, p. 189, n. 1, qui attribuito al periodo di Repubblica e datato 1306-1336, mentre personalmente nella "Guida" ritengo più probabile, anche se per il momento non verificabile, datarlo al giugno del 1327, dopo la cacciata dei Bonacolsi da Modena. Saccocci, nel suo importante lavoro su La moneta a Modena dalle origini al 1598 ha a sua volta proposto di datare questa emissione al periodo della signoria di Passerino Bonacolsi, non mancando tuttavia di sottolineare come oggi non esistano elementi oggettivi che possano, anche in questo caso, avvalorare tale ipotesi. Lorenzo Bellesia ha poi dedicato alla monetazione modenese, sebbene un po' più tarda, tanti suoi eccellenti lavori e articoli; non ultimo il bel saggio/commento sul ripostiglio di Rosola, nel quale sono presenti parecchi grossi modenesi trecenteschi. Infine, non bisogna dimenticare, soprattutto per una casistica sulle varianti delle monete che qui interessano, il testo di Anna Lina Morelli, Il gruzzolo di Via Luca Longhi a Ravenna, in Il gruzzolo di Via Luca Longhi a Ravenna. Città, monete mercanti nel Medieovo, a cura di E. Ercolani Cocchi, Ravenna 1997. Tutto questo preambolo per dire come in realtà anche per quanto riguarda la zecca di Modena lo studio vada avanti, sebbene piuttosto disperso (una ricca e aggiornata bibliografia la trovate comunque nella solita "Guida"). Credo che l' "instancabile" Bellesia stia comunque preparando anche su Modena una monografia, della quale il saggio sulle monete dei Rosola sarebbe un assaggio... ma qui lo dico e qui lo nego... :rolleyes: Passiamo ora ai grossi oggetto di questa discussione. Premesso che il bel grosso di Scacchi e quello di Dabbene sono di tipologia nota (tipo CNI IX, p. 185, n. 1 il primo; tipo CNI IX, p. 186, n. 4 il secondo), la vexata quaestio è la seguente: la moneta di eracle62 è effettivamente inedita o si tratta di una variante già conosciuta? La risposta che io mi sento di dare è che si tratta del tipo CNI, IX, p. 186, n. 2: D/ + inperator ; nel campo, entro contorno: le lettere f.d.c'. poste a triangolo; nel centro, un globetto. Contorno esterno. R/ + demutina. ; nel campo, entro contorno: grande M gotica accostata da due globetti. Contorno esterno. Secondo il mio modesto parere, alla fine della legenda di rovescio (a questo proposito potremmo comunque disquisire su quale sia il dritto e quale il rovescio, ma per il momento vi prego di soprassedere), dopo la scritta demutina, non credo ci sia un crescente, come invece troviamo nel pezzo di Dabbene, ma bensì un globetto. La differenza credo che salti agli occhi, sebbene le due escrescenze delle quali sembra essere dotato il nostro "bisante" potrebbero far dubitare del contrario. Che il pezzo di eracle62 possa essere quello descritto al n. 2 del CNI lo dimostrerebbe anche il fatto di avere, come nella relativa descrizione dell'esemplare del Corpus, la A di inperator chiusa, mentre quella di demutina è aperta. Nel suo testo sul ripostiglio di Rosola, Bellesia tenta una cronologia delle emissioni di grossi modenesi (p. 28), basandosi soprattutto sulla consunzione dei pezzi presenti nel gruzzolo, ma dal momento che lì non sono presenti esemplari come quello di eracle62, diviene difficile datarlo. Se mi si consente un azzardo, tenendo conto di quanto proposto dal Bellesia, lo daterei dubitativamente agli ultimi decenni del Trecento, così come l'esemplare di Dabbene. Mentre, sempre secondo la proposta cronologica di Bellesia, la tipologia di Scacchi sarebbe leggermente anteriore. La variante di eracle62 deve essere decisamente molto rara, tanto da essere assente non solo nel ripostiglio di Rosola, ma anche in quello di Via Luca Longhi a Ravenna. Di più per il momento non so dire. A risentirci, Teofrasto
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  7. Ecco un esemplare on-line dai rilievi meno accattivanti di quello da te proposto. Mangir 836 Bursa
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  8. Da un lato i rilievi sono quelli del mangir e i valori metrologici riportati sono del tutto compatibili. Dall'altro il riflesso dell'immagine è particolare. Nella mia identificazione ho dato la precedenza ai primi rispetto al secondo, magari giuliodeflorio potrebbe confermare (o smentire) se si tratta di metallo.
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  9. Ciao, si tratta di un mangir in rame coniato nell'836 Egira nella città di Bursa a nome del sultano Murad II.
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