La questione è estremamente complessa e difficilmente analizzabile in poche righe. Provo a riassumere. In base al trattato anglo-greco-turco, l'isola ottenne l'indipendenza dal Regno Unito e si stabilì una composizione mista del governo, con una ripartizione delle cariche fra le due principali etnie, sotto la guida di un presidente greco-cipriota ed un vice-presidente turco-cipriota. Ben presto, però, i contrasti fra le due comunità divennero insanabili e la componente turca abbandonò il governo. A questo punto, la guardia nazionale greca organizzò un colpo di stato contro l'arcivescovo Makarios, capo del governo. L'azione fu chiaramente ispirata dalla dittatura dei colonnelli greci, con l'obiettivo di unificare l'isola alla Grecia. In seguito a tale evento, la Turchia diede inizio all'invasione della parte settentrionale dell'isola, creano la separazione (di fatto) tutt'ora esistente.
I paesi occidentali appoggiarono, più o meno apertamente, la parte greca, con la conseguenza che, per lungo tempo, fu la comunità turca a rifiutare l'unificazione, temendo di cadere sotto l'egemonia, se non addirittura sotto la sovranità ellenica. Allo stesso tempo, gli Stati Uniti vedevano di buon occhio una spartizione condivisa del paese, così da sottoporre l'isola all'area di competenza della NATO (cui aderiscono Grecia e Turchia, ma non Cipro). La situazione rimase bloccata e lo è tutt'ora.
Fin qui, i fatti. Per quanto riguarda i nostri giorni, invece, provo ad analizzare la questione esprimendo, perciò, pareri personali.
La parte turca ha conosciuto uno sviluppo economico largamente inferiore (nonostante buoni tassi di crescita, negli ultimi anni) e la stessa Turchia può ipotizzare che la soluzione dell'annosa questione possa imprimere nuovi impulsi alle proprie istanze di adesione all'UE. Da qui, la volontà dei turchi ciprioti di chiudere il contenzioso che, invece, ha largamente esacerbato gli animi degli ellenici che, già membri dell'UE, sembrano non essere interessati ad uno stato nazionale paritetico, sulla base degli accordi iniziali. In qualità di comunità più sviluppata economicamente, istituzionalmente e politicamente (a livello internazionale) non credo vogliano cedere l'egemonia sul territorio.
In tutto questo le minoranze etniche (gli eredi della diaspora armena ed i profughi curdi) hanno ben poca voce in capitolo, mentre gli interessi arabi in loco potrebbero vedere male un eventuale ingresso del paese nella NATO.