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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 07/10/11 in tutte le aree
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Gentilissimo Naevius, innanzitutto un caloroso saluto da parte mia e benvenuto. Dionysos è senza dubbio il più teriomorfo tra gli dei dell'Olimpo: oltre alla abbondante documentazione relativa all'epifania come toro, il dio viene spesso concepito come capro (narra Apollodoro, III 4,3, che il fanciullo, sarebbe stato mutato in capretto da Zeus per sottrarlo alla vendetta di Hera e ancora Ovidio, Met.V 329, che lo vede nascondersi in Egitto, sotto forma di capro, per sfuggire a Typhon) nonché come ariete, manifestazione ferina palesemente connessa alla tradizione ellenistica che lo fa nascere da Zeus – Hammon (Diod.Sic. III 68-73). Stupenda, la moneta di Signia…, grazie caro Acraf! Kern sui primordi della religione ellenica e lasciando aperta la questione di un possibile influsso dell'Oriente dove, effigi del genere, erano tutt'altro che inusuali, ribadiva l'importanza della fase intermedia dell'ibridismo - a cui sarebbero da ricollegare anche i tratti animaleschi di entità extraumane come i Satyroi, Seilenos o i Kentauroi - quale tappa fondamentale nella transizione dalla concezione ferina a quella umana degli abitanti dell'Olimpo. Ricordava a questo proposito le figure di "daimonen", raffigurati con corpo umano e testa di leone o d'asino, nel mondo minoico-miceneo.(Fonte A.Locchi: Le Corna di Dionysos e il politeismo greco) Ma tornando alla litra di Himera e al daimon Tychon già illustrato in modo esaustivo da Acraf, vorrei far riflettere sulla grande vitalità e originalità dell'immaginario imerese che, oltre che sulle monete, risultano espresse anche sul ricco repertorio di terrecotte figurate della polis; queste presentano infatti un'ampia tipologia di schemi e di figure anche originali, tra cui spiccano alcune di tipo caricaturale e grottesco con tratti anatomici deformi o esasperatamente grotteschi ed irreali. Un esempio, nel daimon grottesco raffigurato in questa statuetta fittile del V secolo. Efebo sull'ariete/caprone. L'interpretazione è tuttora assai complessa e dibattuta. Qui vorrei presentarne alcuni aspetti che mi stanno incuriosendo assai. Personalmente, infatti, sto inseguendo le tracce dell'interpretazione del Manganaro. Lo studioso leggerebbe la figura dell'efebo su ariete/caprone come personificazione dell'eroe Leukaspis, di cui rifiuta però la definizione di "eroe sicano" (presente altrove in letteratura), come anche l'altra di "eroe siculo", mentre ne avvalla i tratti di figura eroica, prettamente greca, anzi di una "creazione attica". Sempre secondo il Manganaro, inoltre, il bel frammento in terracotta di testa di ariete/caprone barbuto e con lungo corno nodoso, rinvenuto negli scavi di Himera farebbe pensare ad un ipotetico 'Gruppo di Leukaspis' ... (Vedi Leukaspis e il sacrificio dell'ariete in PDF online: GIACOMO MANGANARO UNA DEDICA DI SAMO RIVOLTA NON A LEUKASPIS, MA A HERA THESPIS (?) aus: Zeitschrift für Papyrologie und Epigraphik 101 (1994) 120–126 © Dr. Rudolf Habelt GmbH, Bonn. Posterò domani l'immagine ...) Testa fittile di ariete/caprone: frontone tempio B (fine VI-inizi V sec. aC) La testa di caprone/ariete compare anche su un bellissimo hexas, un unicum (circa 420-410, 0.13 g.) dalla prestigiosa Ex A.D.M. collection. NAC 33 – 2006. Immagine: Acsearch.info Anche Claudia Antonetti (Università di Venezia – "Espansione e colonizzazione greca di età arcaica: metodologie e problemi a confronto") sottolinea come intorno al 500, ad Himera, Leukaspis sia personificato nell'eroe su caprone e inserito nel quadro di una religiosità locale espressa anche dagli epiteti SOTER e TYKON ... E questo si ricollegherebbe al daimon che ha illustrato il nostro eccellente Acraf... Una ulteriore traccia, invero curiosa, è quella esposta dall'archeologo Dario Palermo che in Leukaspis vedrebbe un attributo di Odisseo..., venerato sia in ambito indigeno (Pollizzello) sia ad Himera: "La particolare attenzione degli imeresi nei confronti degli indigeni poteva infatti ben essere mirata alla costituzione di una alleanza greco-indigena in funzione della resistenza anti-akragantina, e alla costituzione di un territorio-cuscinetto formato dalle città sicane intermedie fra Himera e Akragas; in questo quadro la straordinaria attività mitopoietica di Stesicoro, del quale peraltro le fonti ricordano l'azione anti-falaridea, poteva tornare particolarmente utile per la ideazione di una attività propagandistica incentrata sulla figura del progenitore Odisseo, attraverso la quale le èlites indigene del territorio potessero raggiungere la consapevolezza di una origine comune con i greci e quindi facilitare i processi di alleanza politica." Tra l'altro, il prof. Palermo vedrebbe Odisseo anche nei miei amatissimi barbuti sulle litrae di Himera (sui quali con Piakos e Numa abbiamo ampiamente dibattuto tra queste pagine… :P) ...... E proprio a questa serie oplitica di Himera il Manganaro accosta anche un inedito pentonkion gr o,31 (Tav IV , 50) con al D/ appunto una testina barbuta con fronte adorna di un cornetto…. Attribuisce ad Himera anche il tetras (Tav IV, 52 Varianti (53 54)) con al D/ raffigurata la testa di Tychon, il demone della fortuna che nella litra "appare nella sua ibrida natura di gallo e caprone androprosopo". "Testina barbuta, occhio ferino sormontata da un corno arcuato fin dietro il collo, variante semplificata della testa mostruosa della litra con al R/ l'efebo sul caprone". (55) Immagine Cortesia: acsearch.info. Nella tavola IV presenta anche un hemilitrion 0,33 g, con Tychon al D/ e al R/ un chicco d'orzo tra sei globetti. (57) Ci sarebbe dell'altro, già postato tra queste pagine .... ma ve ne parlerò domani. Felice notte a tutti Valeria2 punti
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Salve. Il campo pretoriano ( in latino Castra Praetoria) era il luogo di residenza della Guardia Pretoriana, ovvero una milizia scelta per la sicurezza della persona dell'imperatore e della sua famiglia. Il campo, com'è ovvio, era situato nella periferia dell'Urbe, tra il Viminale e l'Esquilino (infatti, come è risaputo, non si potevano tenere truppe in città e l'attraversamento del Pomerium, il confine sacro della città stessa, con delle milizie era già considerato un atto di minaccia nei confronti dello Stato romano). Fu costruito tra il 20 e il 23 d.C. da Tiberio sotto il consiglio del Prefetto del Pretorio Seiano. Il suo perimetro poteva misurare all'incirca 440x380 metri e presentava verso ovest un'area per le esercitazioni, il cosiddetto campus martius. L'accampamento era circondato da solide mura che, sotto il regno di Tiberio, raggiungevano un'altezza di 3,5 metri, che furono ricostruite sotto Vespasiano dopo il periodo dei quattro imperatori e poi abbattute per inglobare il campo nelle Mura Aureliane. L'abbattimento delle mura avvenne, infatti, sotto il regno di Aureliano. L'accampamento seguiva il classico schema dei campi militari romani: di pianta rettangolare, era attraversato da due vie principali: il cardo e il decumano oppure "via praetoria" (perchè la strada si trovava nei pressi del Praetorium, edificio in legno, pietra e coccio che ospitava gli alloggi del comandante del suo seguito) e " via principalis". In corrispondenza di queste due strade si trovavano le uniche quattro porte del campo, una per lato; le principali erano la porta decumana, che dava sul retro del campo e veniva utilizzata come via di fuga (una moderna "uscita di emergenza") e la porta praetoria rivolta verso i nemici. Vi erano, inoltre, varie torri di avvistamento lungo il suo perimetro. Negli altri spazi trovavano posto le tende o gli alloggi dei soldati e delle apposite zone predisposte per altre attività: panifici ed edifici che si occupavano della produzione di cibo all'interno del campo; fucine e ambienti per maniscalchi (se l'accampamento doveva ospitare gli "equites", i cavalieri) e fabbri per la manutenzione delle armi, falegnami, agrimensori, aruspici e altro ancora. C'era, inoltre, una zona del campo dedicata alle funzioni religiose: è proprio quella specie di "tempio" che hai messo in evidenza. Se osservi bene al suo interno vi si presenta un' insegna militare: infatti, per l'esercito (che si parli di pretoriani o legionari o ausiliari), le insegne, in particolar modo l'Aquila, avevano un valore importantissimo ed erano considerate quasi sacre per tutta la legione. Perdere un'Aquila era motivo di grave disonore (vedi le tre legioni, la XVII, la XVIII e la XIX, sconfitte nella foresta di Teutoburgo da Arminio: furono tutte sciolte e non più riformate). Ecco perchè l'edificio religioso ospita le sacre insegne militari: l'Aquila era simbolo di Giove, re deli dèi, e simbolo della Res Publica, lo Stato, e come tale era degno di venerazione, sia dal punto di vista religioso che laico. L'insegna qui riposta era sorvagliata costantemente e severamente dall'addetto al suo trasporto: l'Aquilifero che era considerato un sotto-ufficiale. Era davati alle insegne che si compivano i principali sacrifici propiziatori e di ringraziamento nel campo militare. Queste cerimonie erano presiedute da particolari sacerdoti chiamati aruspici che avevano il compito di leggere le interiora della vittima sacrificale e dichiarare se gli dèi erano favorevoli o contrari agli scontri che, di solito, erano sempre imminenti. Per concludere vorrei esporre un cenno sulla classificazione dell'esemplare da te postato: AU aureo di Claudio coniato intorno al 41-42 d.C. a Roma. Al D/ la dicitura TI CLAVD CAESAR AVG P M TR P accompagna il busto di Claudio laureato verso destra; al R/ IMPER. RECEPT iscritto sul muro dell'accampamento pretoriano in cui si trova un tempio con un'Aquila e la Personificazione della Fides Praetorianorum con lancia in mano. Rif.: RIC 7, C. 40. Dato che la moneta risale ai primi anni di regno di Claudio non escludo il fatto che sia stata coniata per celebrare la nomina a Imperatore dello stesso, proprio per mezzo dell'acclamazione della Guardia Pretoriana (da non dimenticare l'aneddoto secondo il quale fu proprio un pretoriano a scovare Claudio impaurito per l'assassinio di Caligola nascosto dietro una tenda e salutarlo con il titolo di Imperator). Infatti, la dicitura del R/ starebbe a significare proprio "ricevere il titolo di Imperator".1 punto
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Mi dispiace di fare un ritorno posteriore ma ho dimenticato una.....1762.... URL=http://imageshack.us/photo/my-images/135/paoli015.jpg/][/url] :blink: .................URL=http://imageshack.us/photo/my-images/10/paoli016.jpg/][/url].................0.7..grami........1.4 cm.......... :D1 punto
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Ragazzi (Corsi) siete di una simpatia unica :D E che belle monete che avete :)1 punto
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le scritte FERT al contrario, speculari, sono comuni nei moderni falsi cinesi; prova a pesarla...vedrai che pesa meno...1 punto
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Buonasera a tutti, per la lingua corsa mi sembra interessante anche questo link: http://scn.wikipedia.org/wiki/Lingua_corsa oppure http://it.wikipedia.org/wiki/Lingua_corsa PS: da toscano della "costa" comunque vi capisco abbastanza bene :D ... e nelle giornate particolarmente limpide vi vedo pure :lol:1 punto
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Adoro queste ... complicazioni :P: che magnificenza l'immaginario celtico...! Di sirene in sirene .... Luciano di Samosata racconta come a Cipro, nella località di Ascalona, nel tempio locale dedicato a Atargatis-Derketo, la dea della generazione e della fertilità venisse raffigurata come una sirena, ma dal corpo metà donna e metà pesce.... Ma non dimentichiamo che nell'immaginario greco anche la Sirena era un essere ibrido che presentava volto di donna e busto dai seni appuntiti, mentre la parte inferiore del corpo era a forma di uccello dagli dagli artigli minacciosi... Ma questa è un'altra storia... :P. (continua)1 punto
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... esperienza, che certo non difetta a TE, carissimo Acraf.... :rolleyes: Complimenti!!!! Brillantissima disanima e dalla forte valenza... didattica. Sono letteralmente sbalordita e deliziata allo stesso tempo! C'è molto da meditare ora.... Questo è oltremodo inquietante... Mi permetto di aggiungere alla tua carrellata anche la litra già postata su questa discussione dal gentile mimmocarini. Post #165 mimmocarini del 05 settembre 2009 Lo stile mi sembra ancora diverso o a quale dei tuoi esemplari la accosteresti? Valeria1 punto
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