Io credo che a questo punto sia necessario chiarire un equivoco di fondo, i gradi di conservazione di una moneta non devono per forza di cose essere asserviti al quantificare il valore di mercato della stessa, valore di mercato e conservazione, al pari della rarità (anche sulla scala di valutazione delle rarità potremmo parlare delle ore ma rimando l'argomento ad altre future discussion), vanno visti come elementi diversi e solo in qualche modo potenzialmente interagenti, da come la vedo io la conservazione è e resta una delle caratteristiche di una singola unità numismatica di valore soggettivo mentre la rarità è una caratteristica della tipologia anche lei espressa in qualche modo in gradi non da un singolo ma da una collettività peraltro non sempre concorde, la loro combinazione e sintesi conferisce alla moneta in esame un quanto mai orientativo costo venale dico orientativo perchè per stabilire il valore di una moneta inteso nel suo senso volgare intervengono una serie di molteplici fattori che a nessuno dei quali sarà possibile assegnare un valore assoluto e oggettivo. ora mi domando, perchè demonizzare il tentativo di assegnare, con tutti i limiti riconosciuti alla natura umana, un valore numerico oggettivo ad una caratteristica numismatica intrinseca? Forse perchè questa potrà variare nel corso del tempo? Che c'entra! anche il grado di rarità è soggetto a variazioni con il tempo; con questo vogliamo eliminare tutte le scale di valutazione e cominciare a parlare in termini di "mi piace" o "non mi piace" oppure "ne ho viste diverse"/ "se ne vedono poche" non credo che questo sia un bene per quella a cui noi amiamo pensare come ad una scienza! Che poi questi elementi possano essere utilizzati dai mercanti è un altro discorso.
Sono di pensiero differente....
Il grado di conservazione di una moneta é per forza di cose legato unicamente al discorso economico.
La qualità del bene influisce solo sul prezzo dell'oggetto; l'aspetto culturale, invece, é assolutamente slegato da valutazioni di natura commerciale (rarità, conservazione e prezzo).
Non ho mai visto, su un testo scientifico, prendere in esame le monete sulla base del loro stato di conservazione; al contrario ho visto pubblicazioni realizzate attorno ad esemplari malconci, talmente malconci da poter essere venduti, in un'asta, solo tramite lotti multipli.
Eppure questo non ha inficiato minimamente la validità dell'opera, che non sarebbe potuta essere migliore, scientificamente, se le monete fossero state FDC.
I gradi di rarità, nei cataloghi dei primi '900, raramente venivano riportati e le valutazioni qualitative erano meno precise (C1, C2 e C3 o FDC, SPL, BB e MB, non come oggi dove troviamo SPL+/q.FDC, BB/SPL, BB÷SPL, q.BB/BB+ ecc. ecc.), ma generalmente veniva premiato l'aspetto culturale della moneta.
Risultato ? Una piccolissima moneta in rame di Masegra realizzava più di una quadrupla d'oro; le collezioni non erano così improntate sul FDC e nelle raccolte, anche in quelle prestigiose, si poteva trovare la moneta rarissima SPL accanto a quella comunissima MB.
Stranezze di un mercato che non guardava troppo alla conservazione=aspetto commerciale.
Le rarità cambiano, é vero, ma solo a causa di - rari - interventi esterni non prevedibili (es. il classico ritrovamento che inonda il mercato facendo crollare rarità e prezzi), ma una moneta R3 é tale per tutti, il grado di conservazione no.
Personalmente non comprendo come, assegnando una scala numerica a giudizi personali, si possano livellare queste differenze: quello che per il Signor X é SPL e per il Signor Y é BB/SPL diventerà SPL50 per il primo e BB/SPL44 per il secondo perché nulla é cambiato nel sistema di valutazione......
L'unica, vera, differenza, riguarderà i prezzi (guarda caso) così come accade da anni negli USA dove un esemplare MS63 vale 1000 $, uno MS64 2000 $ e uno MS65 5000 $. Per inciso sono convinto che la maggior parte di noi, e mi metto per primo, non sarebbe in grado di apprezzare la differenza tra questi esemplari