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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 06/06/11 in tutte le aree
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Siamo ancora nell'atmosfera dei festeggiamenti per il quarto centenario dalla canonizzazione di S. CARLO BORROMEO avvenuta nel 1610, e approfitto della ricorrenza per presentare una serie di medaglie a Lui dedicate. I fratelli Gnecchi nel volume del 1910 in occasione del 3° centenario hanno commentato molte medaglie e di questa medaglia scrivono così: Questa è certamente una delle prime medaglie, forse la prima per Carlo Borromeo. Lo rappresenta all'età di 25 anni, vale a dire nel 1563, l'anno stesso nel quale, il nostro Santo gia da due anni Cardinale passava, a ' 4 di giugno, dall'ordine de' diaconi a quello dei preti. .......Difatti San Carlo divenne effettivamente prete a' 15 agosto 1563. La medaglia è molto interessante anche pel fatto che porta il nome dell'autore: Gio. Ant. Rossi milanese. A Roma fu incisore della zecca papale ed eseguì monete e medaglie per Pio IV, Pio V e Gregorio XIII. E' curioso che di questa bella medaglia non si conosca che questo unico esemplare conservato nell' Imperial Regio Gabinetto Numismatico di Vienna. Diritto/ CAROLUS . BORROMEUS . MEDIOL . S(anctae) . R(omanae) . E(cclesiae) . PBR(Presbiter) . CAR . AN(nnum) . AG(ens) XXV Diametro mm 701 punto
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Ciao, vorrei scambiare,alcune monete doppie. Sto cercando di completare le monete Italia Repubblica anche se circolate. Posseggo anche diverse monete stranire e alcune monete del regno. Se siete interessati scrivetemi un MP con il vostro indirizzo Mail, vi manderò le liste aggiornate. Un saluto a tutti Marco1 punto
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Beh, le numero 2, 3 e 4 sono il trionfo della spersonalizzazione che è un po' tipica di una istituzione come l'UE (vedansi le banconote). La numero 5 non è male, ma, come dice ART, non mi sembra il massimo, ricorda piuttosto il 50 € aureo sanmarinese del 2007, per cui non la voto visto il senso di dejavù; http://catalogo-euro.lamoneta.it/moneta/E-SMO/12 Quanto alla numero 1, è a mio parere la migliore: innovativa, evocativa ma concreta, è la moneta che desidererei vedere in circolazione. Sia chiaro, ovviamente vinceranno la numero 2 o la numero 3, come sempre...1 punto
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Buona serata C'è da sottolineare una cosa, ancor prima che il Sansovino ci mettesse mano, la zecca di Venezia era già una delle prime industrie della città. Fu senza dubbio una industria atipica, dal momento che non era gestita dall’iniziativa privata per un profitto privato, ma da funzionari pubblici in conformità a leggi stabilite dal Governo; ma sebbene nettamente diversa dalle industrie private, essa stessa doveva rispondere a requisiti di mercato, di standardizzazione del prodotto, di economicità e qualità, tali che ne rendevano simili alcuni aspetti. Nei primi anni del 1400, ma anche successivamente, poteva certamente competere con l’Arsenale, a cui era stato dato un nuovo impulso dopo l’ultimo ampliamento e con altre imprese, quali l’industria estrattiva del sale, l’industria vetraria e della raffinazione dello zucchero. Penso che fosse un grande "vanto" dello Stato e come tale doveva avere una sede appropriata.....e Sansovino ci riuscì in pieno; gli diede una veste ed un carattere che nessuno mai avrebbe potuto pensare che quella fosse una fabbrica, che li si fondessero i metalli....... Interpretò così bene l'esigenza dell'arredo urbano da fare un "monumento" bellissimo, interpretando l'architettura monumentale del tardo rinascimento che, di li a pochi anni, diventerà barocco, con esponenti del calibro del Longhena, dello Scamozzi, e così via, fino al Palladio. Saluti luciano1 punto
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Mi pare che con DZ ed FC siamo d'accordo allora ad assegnarlo a Ludovico di Campofregoso e con maggior probabilità al suo secondo dogato (e probabilmente vanno spostati a questo periodo una parte di quelli assegnati al primo...), se non giungeranno altri pareri in merito. Certo è che questo è uno dei minuti quattrocenteschi di Genova più interessanti (anche per leggibilità) tra quelli che ho visto, anche se sono sicura che da un lavoro sistematico sulla Corsica emergerebbero davvero tante novità sulla monetazione genovese (e prima pisana e lucchese). E' l'unico che avete con quel segno sotto la porta urbica ? Invece per quanto riguarda l'ultima traccia evidenziata presso il bordo dalla moneta sulla fotografia, Corsodinazione che la può vedere direttamente, cosa ne direbbe ? Traccia di ribattitura, oppure...? Saluti e ... di nuovo i miei complimenti!. MB1 punto
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Dal 1610, ora Santo D/ e R/ come precedenti ma la leggenda inizia con S. Bronzo, diametro mm 461 punto
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Propenso anche io per il secondo dogato anche se nello specchietto che ho il punto sotto al castello è segnalato per il primo dogato. Ma il punto prima della L al D (e la A seguita da rosetta, nonché la palmetta) mi fa pensare al secondo dogato.1 punto
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Mi sono andato a rileggere il "Padre" di noi genovesi (Desimoni) e cita due minuti nel secondo periodo uno con sigla illeggibile (CV RA ... ...) e uno con sigla N (CV NR AD N*) e anche il RA, al limite, potrebbe starci, a guardare la foto, ma non immagino cosa possa esserci nel quadrante successivo... poi cita due grossi con il "cervello" di 12 punti sotto al castello/porta urbica, con la sigla finale dello zecchiere è A ... quindi per analogia confermerei Ludovico del secondo periodo ... mi riservo domani di cercare ancora, ora è mezzanotte e passa .... e i "minuti" corrono rapidamente, mannaggia....inizio a vedere punti, cervelli, zecchieri da tutte le parti .... so già che questa notte sognerò quel minuto ......... ah! Perché non colleziono sonniferi........ Buona notte anche a te, e perdonatemi se mi faccio prendere dalla foga1 punto
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il peso del Real si aggira sui 3,35 e ha dai 23 ai 27 mm di diametro; direi che è solo un po' sottopeso. La legenda è + REX 7 REGINA CAST - LEGIO - ARAGO.S (quel segno simile al 7 va letto come ET e LEGIO indica il regno del Leòn, S la Sicilia) Altra particolarità la scritta HELISABET con la H la croce e la T sotto il simbolo del fascio di frecce è indicata dal Cayon come la zecca di Toledo, così nel sito fornitoci da miroita andando a vedere in quelle coniate a Toledo la trovi, anche se nel tuo esemplare c'è un'ulteriore variante che rende questa emissione abbastanza comune ....un po' speciale: bell'acquisto ;)1 punto
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Avendo una grande collezione di francobolli di diversi paesi (anche extraeuropei), li scambio con monete. Accetto monete di qualsiasi tipo straniere, del Regno e della Repubblica. Chi fosse interessato a scambiare le sue monete per i miei francobolli mi può mandare un messaggio.1 punto
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Ciao, come per le altre tecnologie "moderne" che soppiantarono la coniazione a martello, l'introduzione risale al XVII secolo, dati precisi non ce ne sono dato che spesso nei vari testi (anche coevi) si parla di "ingegni" per descrivere le macchine per la coniazione, ed a parte le note sul fatto che fossero azionate tramite energia idraulica o animale, non si specifica altro. A Roma ad esempio durante il pontificato di Urbano VIII si sperimentò la coniazione con le presse a bilanciere, che aumentarono notevolmente la qualità delle monete coniate, eliminando il "fastidioso" (per noi collezionisti in primis ) problema dei salti di conio, intrinsechi della coniazione a martello. Anche i coni rotanti (che potevano essere a singola impronta o ad impronte multiple) ebbero uso nella zecca romana ed anche per nominali di notevole diametro come le mezze piastre o le piastre di papa Clemente XII. In particolare per la mezza piastra A.IV non venne adeguatamente preparato il conio sul rullo e le monete che ne derivano (i tondelli erano preparati precedentemente alla coniazione) ne risultano ovalizzati notevolmente. La coniazione con coni rotanti ad impronta multipla (4-6-8 impronte su un conio) era invece particolarmente adatta per i nominali minori, in particolare in rame, per via della rapidità di coniazione e la relativa importanza di ottenere tondelli perfetti (vedasi quanto scritto sopra). Fu questo il metodo principe utilizzato a Gubbio per tutto il periodo di operatività della zecca pontificia, e fu anche quello messo in opera dalle tante zecche riaperte da Pio VI nel periodo 1795-1797, soprattutto in quelle dove la massa di rame da monetare era elevata e la produzione con coni singoli era senz'altro limitativa. La tecnica dei coni rotanti viene abbandonata gradualmente all'inizio del XIX secolo, con l'introduzione su tutti i nominali (fu Pio VIII ad introdurre il contorno ornato anche sul rame, compresi i quattrini, nel 1829) dei contorni lavorati tramite l'espansione del tondello su una ghiera di contenimento, a sua volta lavorata. Era una velocizzazione notevole rispetto a riprendere i tondelli singoli per lavorarne il contorno su appositi macchinari. Venendo alle fasi operative della tecnica di coniazione a rullo che interessa la moneta oggetto di questo topic, la più lunga e complessa era certamente la preparazione dei coni. Occorreva un albero in acciaio fuso o forgiato, da tornire al diametro necessario per contenere le impronte (maggiore il diametro della moneta da coniare, minore il numero delle impronte sul conio) e sul quale punzonare i coni, opportunamente ovalizzati (diametro trasversale maggiore di quello longitudinale di circa 1/8), per ottenere un impronta perfettamente circolare sul tondello. Questo un conio a rullo per il 5 bolognini 1779 di Pio VI, conservato al Museo civico di Bologna, si notano parte delle 8 impronte presenti: Fatto ciò il cilindro andava cementato (zona dei coni) e temprato per renderlo resistente. In mancanza di metodi scientifici per garantire il risultato (si pensi che le sostanze "cementanti" erano fuliggine, unghie di bue ed urina) ne risultavano cilindri diversamente deformati che andavano messi in fase per renderli operativi. In pratica le impronte venivano contrassegnate con delle lettere dopo avere messo in fase un'impronta su una zona deformata "in positivo", con una corrispondente deformata "in negativo" sull'altro cilindro; in tal modo la lamina da coniare avrebbe mantenuto uno spessore costante facilitando l'operazione di conio. Su questo mezzo baiocco di Gubbio si nota tra le impronte dei due coni vicini la lettera "B", gli altri segni esterni al conio servivano per aiutare il trascinamento della lamina in fase di coniazione: Contemporaneamente andavano preparate le lamine da coniare, tramite un laminatoio che portasse i lingotti allo spessore necessario. Ne seguiva la coniazione vera e propria, anch'essa con un laminatoio dove i rulli lisci per portare a spessore le lamine erano sostituiti con i coni precedentemente preparati. Questo il risultato su un sampietrino di Roma (ex asta Centauro 2006): L'ultima fase era la separazione dei tondelli dalla lamina coniata, tramite una fustellatrice che poteva essere manuale per i piccoli spessori (es. quattrini) o a bilanciere per lamine di spessore maggiore (si pensi ad esempio al sampietrino di cui sopra). A questo punto, salvo aggiustamenti di peso o eventuali operazioni aggiuntive di lavorazione dei contorni, i tondelli erano pronti per essere versati nelle casse della zecca e per essere ammessi alla circolazione. Come testi utili ad approfondire le tecniche di coniazione segnalo il libro di Angelo Finetti "Numismatica e tecnologia", molto semplice e completo nel trattare tali argomenti; e per approfondire il tema più strettamente legato alle coniazioni pontificie suggerisco l'ottimo libro di Michele Chimienti "La zecca di Bologna e le sue macchine", dal quale provengono alcune delle immagini qui postate, che tratta in particolare della zecca felsinea ma non tralascia di citare quello che accadeva contemporaneamente nel resto dello stato e nel resto d'Italia. Ciao, RCAMIL.1 punto
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Voglio ringraziare pubblicamente Robert_ per la sua precisione e tempestività, Lo scambio è avvenuto con successo...1 punto
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