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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 05/28/11 in tutte le aree
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Caro Oento, secondo me ci sono due aspetti che possono spiegare questa evidenza, uno di tipo "strutturale" ed uno più congiunturale (per i nostri giovani numismatici: Mio collegamento , Mio collegamento 2), che provo ad illustrare in sintesi. A) Quello strutturale è legato alla situazione economica generale delle realtà comunali della Penisola italica, e soprattutto delle "punte" più avanzate come le cosiddette Repubbliche marinare, tra cui Genova. Genova comincia a coniare in un momento in cui l'economia è in forte espansione (1139-1140) e caratterizzata da una accelerazione degli scambi (dunque aumento in quantità ed anche in velocità ovvero in numero di scambi per unità di tempo), necessitando di mezzi di pagamento (perfezionamento dello scambio) adeguati. Per questo nella seconda metà del XII secolo deve produrre una quantità sempre maggiore di denari, riducendo progressivamente peso ed intrinseco, poichè ad un aumento della domanda, non si riusciva a rispondere con un'adeguata crescita della produzione di nuovi metalli monetabili, in particolar modo l'argento. Inoltre mi pare evidente che più si svalutavano i denari e più si induceva di fatto al loro rientro in zecca ed alla loro riconiazione, più la zecca stessa - e quindi da un lato il Comune dall'altro gli eventuali appaltatori - potevano trarne profitto. In questo Genova è accomunata a molte città dell'Italia centro-settentrionale, per quanto rispetto ad altre realtà circostanti (vedi ad esempio Lucca e Pisa) riuscì a contenere il fenomeno producendo sempre denari di standard più elevati (non a caso proprio a partire dalla fine XII-inizi XIII secolo sappiamo che il denaro di Genova valeva praticamente il doppio dei denari di Pisa e di Lucca). Questi elementi erano in parte spiegati - anche se in effetti in estrema sintesi - nella discussione che ti avevo segnalato in questo punto di un mio post, che ti ri-incollo qua sotto: "la svalutazione del denaro nel corso del XII secolo, fino alla coniazione dei primi grossi (che ricordo si datano ora 1194 per Venezia, 1194-inizi Duecento per Genova, 1199-primo quindicennio del Duecento per Pisa, con Lucca e Siena), in Italia centro-settentrionale avvenne per: 1) l'anelasticità dell'offerta della materia prima, ovvero disponibilità non illimitata o limitata fino ad un certo punto dei metalli monetabili (sop. argento) rispetto all'accresciuta domanda (cfr. apertura nuove zecche e aumento del volume delle coniazioni anche per sostenerne i profitti; maggiore monetarizzazione della società) 2) mancanza, ancora, di una sufficiente organizzazione del sistema creditizio". Dalla fine del XII secolo le cose cominciarono a cambiare proprio per i motivi suddetti, ovvero lo sviluppo del sistema creditizio, in cui Genova è ancora una volta all'avanguardia, e la coniazione delle monete grosse d'argento, che come dice Spufford mostrano l'arrivo di "new silver" dall'Europa centro-settentrionale (anche se per l'area tirrenica io non escluderei altre fonti). Da questo momento (inizi XIII secolo secolo) anche se la svalutazione del denaro continua, il fenomeno si riduce di intensità e, per così dire, "rallenta"; ed i denari, affiancati da questi altri mezzi di pagamento, cominciano ad essere coniati in misura progressivamente inferiore rispetto al periodo precedente, anche se per Genova si ha una buona tenuta quantitativa fino alla metà del Duecento ed il picco minimo si raggiunge soltanto tra la fine del XIII ed i primi decenni del XIV secolo. B) Il motivo congiunturale potrebbe essere legato alle trattative di Enrico VI con i Genovesi nel 1194 in previsione della sua impresa contro i Normanni di Puglia e Sicilia. Infatti nella sua discesa in Italia, prima di giungere in città, Enrico VI fu raggiunto in Piacenza da una delegazione di Genovesi ai quali confermò il diritto di battere moneta. Nel documento di conferma si dice inoltre: Cum autem ad expedicionem nostram pro regno Sicilie et Apulie obtinendo multis indigeamus sumptibus, de bona voluntate ipsorum Ianuensium ordinavimus ut in civitate eorum de argento nostro moneta cudatur in forma Ianuensi ita tamen (...) da I libri iurium della Repubblica di Genova, a cura di D. Puncuh I/2, p. 19, trascrizione da copia autentica del 1229. Quindi l'imperatore dice che per far fronte alle ingenti spese della spedizione (multis sumpitibus) militare navale che prenderò il largo dal porto di Genova, ordina di far coniare del proprio argento in predetta città secondo il conio o tipo genovese (in forma ianuensi). Ora è possibile che questo documento si riferisca alla coniazione dei primi grossi (di questo avviso è sicuramente Felloni, mentre lo proponiamo in modo probabilistico io e Travaini), oppure ad una abbondante e particolare coniazione di denari. E visto che questi denari con la spina sono molti ed in parte si trovano proprio in Sicilia, personalmente non escluderei che si potesse trattare proprio di queste coniazioni (non a caso sono gli ultimi in ordine di tempo del macro-gruppo che propongo di datare 1170/1180-1210 circa). Forse il cuneo o spina, primo ed unico segno in campo nei quarti del rovescio per lungo tempo fino ai tipi della seconda metà del XIII secolo, potrebbe segnalare questa emissione "speciale" o imperiale. Ecco spero ora di essere stata più chiara. Queste tra l'altro sono cose che ho potuto sempre e solo accennare nelle ultime pubblicazioni su Genova (NAC 2009, Carige 2010, Guida alle zecche 2011), perchè spesso dovevano essere di sintesi e non potevo mai scendere nei dettagli. Mi riproponevo - e mi ripropongo ancora di scriverle in modo più approfondito e diffuso nel prossimo futuro - ma ho colto l'occasione per cominciare ad esplicitarle qui, sperando che possiate capire meglio certe ipotesi o talune attribuzioni (e confidando anche nella correttezza di chi leggesse nel prendere eventualmente "spunto" da queste mie annotazioni, perlomeno citando me ed il forum). In attesa di vostre considerazioni Saluti a tutt* MB3 punti
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Pongo questa moneta ;per dare un po di lavoro a i specialisti ..sara l'ultima ............. :D ......................................................................per questa setimana Uploaded with ImageShack.us................ oo) ...........................URL=http://imageshack.us/photo/my-images/32/quartarole005.jpg/][/url] ..............A prestu.......2 punti
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Domanda interessante, per la cui rirposta occorre delineare un quadro del momento storico che si stava attraversando, gli anni conclusivi del pontificato di Pio VI, a partire dal 1796 e fino alla Repubblica Romana del 1798-1799, anni assai tumultuosi. Era il periodo della prima campagna Napoleonica in Italia, che si concluse con il Trattato di Tolentino del 19 febbraio 1797 tra il Papa e la Repubblica francese, a chiudere formalmente l'armistizio di Bologna il 23 giugno 1796, accettato dal Papa come il male minore rispetto ad una discesa verso Roma, che l'esercito pontificio non avrebbe potuto arginare. Le condizioni imposte al Papa a Tolentino erano più onerose di quelle previste l'anno prima a Bologna, perché oltre alla consegna di un pesante tributo in denaro (36 milioni di franchi), vettovaglie ed opere d'arte (la venerata statua della Madonna di Loreto aveva già preso la strada di Parigi), esse comportavano la cessione definitiva alla Repubblica francese delle Legazioni di Ferrara, Ravenna e Bologna (che Bonaparte unì poi alla Repubblica Cisalpina), oltrechè di Avignone e del Contado Venesino, le "colonie" papali in terra di Francia. Le Marche, col porto di Ancona, e parte dell'Umbria, pur facendo ancora parte dello Stato Pontificio, rimasero occupate dalle truppe napoleoniche. A causa del tributo da pagare ai francesi, le casse dello Stato Pontificio si erano svuotate, ed alla mancanza di circolante si era posto rimedio con una sempre più massiccia emissione di cedole cartacee a corso forzoso, accettate malvolentieri dalla popolazione perché praticamente impossibili da convertire in moneta. Il governo pensò allora di accrescere la massa monetaria con una emissione straordinaria di moneta di rame, che sarebbe dovuta servire per il commercio minuto, data la contemporanea scomparsa della moneta d'argento, ormai soppiantata da monete in mistura (doppi carlini, da 25 e 60 baiocchi) dal titolo sempre più basso e sempre più preda dei falsari, che nella confusione generale approfittavano per invadere il mercato con falsi in bronzo, spesso anche assai curati (anche di recente ne abbiamo parlato sul forum). Per questo si scelse di riaprire molte delle antiche zecche pontificie, che permettessero di produrre direttamente "in loco" il circolante necessario al territorio, a partire quando possibile dalla materia prima estratta nelle più vicine miniere (il centro Italia era ricco di miniere di rame). In tal modo si cercava anche di arginare le sempre più frequenti ruberie di rame o moneta coniata, ad opera dei briganti sempre più attivi sul disastrato territorio pontificio. Tali zecche sarebbero state appaltate ad imprenditori locali, i quali avrebbero tratto il proprio profitto dalla differenza tra l'ammontare della massa monetata e le proprie spese per il rame e la gestione di personale e macchinari. Per le Marche le prime ad operare nel 1796 furono Ancona (autorizzata già dal febbraio 1795), Fermo, Pergola e San Severino, alle quali seguirono poi nel 1797 anche Ascoli, Fano, Macerata, Matelica e Montalto. La zecca di Ancona ed i suoi soci appaltatori Miletti e Benincasa, erano certamente agevolati nell'opera di reperimento del rame per l'importanza del proprio porto, cosa che non sempre era ben vista dalle zecche "concorrenti", si pensi ad esempio a Civitavecchia il cui appaltatore era costretto per contratto, ad approvvigionarsi di rame dai porti dell'Adriatico per evitare di ottenere maggiori profitti, rispetto alle vicine zecche laziali (Tivoli, Viterbo o la stessa Roma). I coni, almeno in questa fase iniziale, venivano tutti approntati a Roma e quindi distribuiti alle officine periferiche, che ne avevano l'obbligo di restituzione. Non tutte le zecche coniarono i tagli in rame presenti nei chirografi che autorizzavano le emissioni, alcune zecche addirittura non iniziarono mai (o non ebbero il tempo) la produzione di alcuni di questi, restituendo alla zecca centrale di Roma i coni nuovi, alla chiusura del novembre 1797. Il taglio principe scelto per l'opera di risanamento, coniato da quasi tutte le zecche riattivate nel periodo, fu il mezzo grosso da due baiocchi e mezzo, universalmente conosciuto come "sampietrino" per l'immagine di S.Pietro impressa al diritto, già coniato a Roma dal 1795. Era anche il taglio più alto mai prodotto in rame, fino alla riforma del 1797 ed all'introduzione del grosso, o "madonnina" da 5 baiocchi. Ciao, RCAMIL.2 punti
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...... Alla fine mi sono un po' documentato ed è emerso che, a mio parere, hai colto nel segno, hai trovato la chiave per dare un significato a quella anomala super-produzione per una, tutto sommato, piccola Repubblica nata "da poco", poi che siano denari o grossi (ma anche gli uni e gli altri perché no!) poco importa, sono nati i segni di zecca, c'è un motivo per distinguere le coniazioni, era un "grosso" affare, in prospettiva, per i genovesi. La questione di Enrico VI non mi è ancora chiara nella sua conclusione (forse qualcuno ha fatto il doppio gioco?), ma non avevo pensato che l'entusiasmo della "preparazione" possa aver generato tutto questo, Caffaro quando parla degli Svevi sembra in difficoltà, mentre Ottobono Scriba, più favorevole all'imperatore, ne è certamente più entusiasta ma poi, però, a cose concluse, scrive: "Se per vostro merito, dopo la mercé di Dio, conquisterò il regno di Sicilia, sarà mio l'onore, ma il vantaggio sarà il vostro; perocchè io non debbo in esso rimanere con i miei Teutonici, sibbene voi e i vostri posteri; e quel regno sarò per vero non mio, ma vostro. E fingendo di donare tutto quel regno ai Genovesi, e a tutti facea lusinghe, e dalle città, dalle castella e dai casali porgeva agli uomini di Genova larghe le mani e piene di vento; e dei predetti e di altri innumerevoli favori fece far vani privilegi e inefficaci, e del suo sigillo li fe' bollare"... Ecco, credo che tutto ciò può aver determinato quanto tu hai accennato ed io non avevo ancora letto da nessuna parte: la "nuova" coniazione come sforzo indispensabile per ottenere futuri benefici, tutto in fretta, tutto di corsa .... Questo ho pensato leggendo le tue preziose righe ....Ah! come vorrei avere la "macchina del tempo" di Topolino e del prof. Zapotec per fare una visitina laggiù .... (citazone culturale derivata dal fatto che ho cresciuto tre "bimbi") ...... ora, però, aspetto il resto. Saluti1 punto
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Ottimo scambio con Don Corleonem :) è stato un piacere conscerti ;) A presto!1 punto
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ho avuto la possibilità ci scambiare due chiacchiere e due monere con l'amico Alexthedoctor Lo ringrazio per la sua disponilbilità e per lo scambio andato a buon fine ciao!1 punto
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la foto del 2 lire del '24 è la moneta che vende GRANDOTTI su ebay http://cgi.ebay.it/REGNO-DITALIA-BUONO-DA-2-LIRE-1924-FASCIO-LITTORIO-FDC-/120713874440 la foto del 2 lire del '23 viene dall'asta GHIGLIONE http://www.ghiglione1885.com/AstaM46/Foto/183.jpg ti era stato chiesto di farci vedere delle fotografie delle tue monete, non di monete simili. Conosciamo bene il tipo di moneta che andiamo a valutare, la foto serve a valutare QUELL'ESATTA moneta e quella sola. Queste foto che hai postato quindi sono inutili.1 punto
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Per farmi perdonare l'imperdonabile errore (quelle parole furono scritte dal Petrarca e non dal Boccaccio ......citavo a memoria ma, ahimè, sto perdendo dei colpi) vi regalo, a chi ha voglia e tempo un articolo che, credo, pochi abbiano letto del Corriere Mercantile del 22 luglio 1874 dove il giornalista recensiva e pubblicava ampi stralci di lettere di Francesco Petrarca sulla Liguria. Non è facile da leggere perchè l'ho trascritta con i termini che usavano all'epoca ...ma credo ne valga la pena a me è piaciuto tantissimo.... l'articolo è qui: http://www.lamoneta....rca-in-liguria/1 punto
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Concordo , il rischio che accada ciò che è successo con le schede telefoniche è grande ... Non sono un estimatore dell'euro,è vero ma,senza offesa per chi le colleziona,paragonare la Numismatica ( che riguarda e validamente anche l'euro) al collezionismo di schede telefoniche,mi sembra alquanto azzardato e mi spiace che nella sezione nessuno lo abbia sottolineato.....1 punto
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Ciao Riccardo, di questa monetazione approntata in Ancona con i coni romani, parla diffusamente Renzo Bruni nella sua opera "Le monete della Repubblica Romana e dei Governi Provvisori" (Nomisma 2005), inoltre in occasione della mostra (splendida) sulla monetazione repubblicana al convegno di Vicenza del 2007, ci fu la pubblicazione di un agile "volumetto" dal titolo "In nome del Popolo Sovrano" di cui lo stesso Bruni è uno degli autori, ed in cui vengono fatte delle aggiunte alla pubblicazione di due anni prima. Tra queste, per Ancona, è pubblicato un inedito testone in mistura e dal peso di 6,65 grammi, con le impronte del testone romano di Pio VI per l'anno XXII-1796, compatibili con quelle dei coni conservati al Museo Nazionale di Ancona. Se ti occorre qualche dato in più da queste pubblicazioni fammi sapere ;) Ciao, RCAMIL.1 punto
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Certo è che uno non può improvvisarsi collezionista di prove dall'oggi al domani, altrimenti le fregature sarebbero dietro l'angolo, e molto dolorose in termini economici anche. Occorre procedere con lo studio del funzionamento di una zecca, tutte le procedure dalla realizzazione dei tondelli al prodotto finale. Solo allora si può cominciare secondo me a parlare di prove e/o progetti. Fermo restando poi che le prove repubblicane non sono vere e proprie prove ma solo una alterazione di quella procedura che ai tempi del Regno faceva coniare pochi esemplari di PROVA. Non si può parlare a mio avviso una prova con una tiratura di 2.500 esemplari. E' evidente che si tratta di ben altro. Purtroppo si tratta di specchietti per le allodole che allettano il collezionista. Secondo me si potrebbe fare un mercato delle prove di zecca.Questa potrebbe mettere in vendita gli esemplari in esubero, pubblicamente e senza sottobanchi vari. ma se si parla di centinaia di pezzi per ogni tipologia si ritorna al gadget. Questo è almeno quello che penso io.1 punto
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