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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 04/28/11 in tutte le aree
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Un modo per personalizzare i propri libri e renderli "unici" è il contrassegnarli con un timbrino speciale (anche se può presentarsi anche in altre forme, come quella cartacea), un ex libris, che presenta un motto o una raffigurazione scelta dal proprietario del volume. Gli ex-libris sono una traccia storica, indispensabile per sapere a chi è appartenuto un dato volume. Inoltre se è presente il sigillo di un numismatico famoso il valore economico può aumentare. Alcuni ex-libris sono davvero belli e curati, e visto che in questi giorni stiamo facendo un excursus di tutte quelle piccole cose che circondano la numismatica e i numismatici, parliamo anche di loro. Inizio con il postarne qualcuno.... :) Mario Traina (tratto da CN n. 237 di febbraio 2011) Le legende recitano NUMMI VOLVETIUM SAECOLORUM TESTIMONIA ("Le monete testimoni del volgere dei secoli") e sul foglio SI VIVET VIVAM ("Vivrò se vivrà"). In alto a sinistra una tetradracma ateniese mentre al centro una penna antica scrive su un foglio, sotto il quale troviamo alcune curvette che simulano il mare.1 punto
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Eccone un'altro, trovato tempo fa mentre mi sfogliavo vecchie riviste numismatiche..... Giulio Bernardi (tratto da CN n. 74 di aprile 1996) Bernardi ha riadattato la dama di picche (delle carte da scala 40) trasformandola in una dama di denari. Infatti con la mano sinistra regge un denaro triestino (città dove abita e opera l'ex presidente della NIP). Sinceramente lo trovo semplice, ma molto elegante.1 punto
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Medaglia devozionale di protezione,mistilinea in alluminio,databile tra il1900 - 1920,di produzione francese. D/ Busto di S.Giuseppe che tiene tra le braccia Gesù Bambino. R/L'angelo custode che conduce un fanciullo.Ciao Borgho.1 punto
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Continuo ad optare per Alessio I. Escluderei Giovanni Comneno considerando che il disegno della clamide, (o lorica) e nettamente diverso. Per quanto riguarda Manuele I,anche se il disegno della clamide è simile, dovrebbe comportare un viso imberbe, cosa che da quel pochissimo che si può vedere dalla foto non mi pare che corrisponda. Buona Pasquetta. romanus1 punto
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Ciao, spero di poter sciogliere il tuo dubbio. Il primo quattrino che posti, lo classificherei nella tipologia coniata tra il 1450 e il 1470 (cfr. MIR 526). L'armetta non è visibile semplicemente perchè il tondello, in quel punto, è schiacciato e mal coniato. Non mi stupirei della cosa: ne ho visti svariati di esemplari con la stessa caratteristica. Il secondo invece, lo farei rientrare nella tipologia emessa a partire dalla delibera del 3 luglio 1503 (cfr. MIR 534). La variante, molto interessante, l'ho già ritrovata. A mio avviso, in accordo con quanto esposto da Latino, la lettera C sta per Civitas. Ti spiego il perchè. Ho visto altri quattrini che, hanno nel dritto SENA VETVS C, SENA VETVS CI, SENA VETVS CIV e nel rovescio la parte mancante per completare la parola CIVITAS. Ciò ci testimonia la fase di passaggio tra la tipologia della seconda metà del XV secolo e quella emessa nei primi anni del XVI secolo: da SENA VETVS nel D/ e ALFA ET O nel R/ a SENA VETVS nel D/ e CIVITAS VIR-VIRG-VIRGI-VIRGINI-VIRGINIS al R/. Molte sono le varianti di questa tipologia. Purtoppo nel MIR, per sua vocazione, non è stata riportata ogni variante di conio e ciò lo leggi chiaramente nel discorso introduttivo. Se farò un libro sulla zecca di SIena, nel prossimo futuro, mi sbizzarrirò in tal senso :-) Buon proseguimento!1 punto
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Così come compare su metope e su cretule pure la celeberrima lotta tra Heracles e il toro cretese raffigurata al D/ dei didrammi di Selinunte. Sui didrammi compare anche un serpente avvinghiato all'altare e in alcune raffigurazioni è barbato… Qui è già stato interpretato da Acraf e Piakos come raffigurazione di Asclepio. Quantunque fosse attestato a Selinunte - alla metà del V secolo- il culto di Asclepio (che ad eccezione di Epidauro, sarebbe documentato in Grecia a partire dalla fine del V secolo), ipotizzerei una più probabile connessione con Zeus Meilichios… La presenza di Zeus Meilichios in ogni caso non sorprenderebbe, in quanto si tratta di una divinità chtonia, latrice di abbondanza, con funzioni apotropaiche in qualche modo simili a quelle di Asclepio e, non a caso, rappresentato spesso anch'essa sotto forma di serpente…. Secondo Cook 1925, si tratterebbe dell'Agathos Daimon per eccellenza…. (Vedi anche in Farnell 1907, Vol.1; F. Pfister, s.v. "Meilichioi Theoi", RE XV, I, 1931) Fonte: "I santuari di Asclepio in Grecia, Volume 1 - Milena Melfi – pag 37, nota 117 Ricordiamo il tanto spazio attribuito a Zeus Meilichios - il cui recinto era ospitato all'interno dell'antico Santuario di Demetra Malophoros - nei culti gentilizi e nei rituali purificatorii della polis selinuntina. Ma di questo tratterò in modo più dettagliato nel prossimo post… Il serpente barbato come Zeus Meilichios compare anche sulla stupenda litra selinuntina con Ninfa che nutre il serpente… Per il mito della seduzione di Persefone ad opera di Zeus in guisa di serpente e per l'analisi iconografica della litra, rimando ai miei post di Luglio 2009 … (continua)1 punto
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2. La scena intorno alla figura dell'Offerente su tetradrammi e didrammi di Selinunte (dal 445/440 a poco prima della distruzione della città nel 409 a.C.) Abbiamo già visto come la scena dell'offerente maschile sia comune nel mondo greco, (della figura di offerente al femminile - meno diffusa - mi auguro di poter tornare più avanti, quanto faremo tappa di nuovo a Himera, Entella, Henna e Motya…) per cui non sorprende la ripresa di un tema simile anche in contesti politici diversi… Piakos ed Acraf ne hanno postato in precedenza diversi esempi. Nel saggio "Monete italiche, magno-greche, siciliane" – KOINON 5, Rodolfo Martini, citando il Rizzo 1939, descrive la complessa scena sul R/ dei tetradrammi di Selinunte come da reinterpretare: si tratterebbe della raffigurazione di un sacrificio di purificazione che si svolgeva all'interno di un temenos, come sarebbe dimostrato dalla pinax con Foglia di Selinus che in alcune tetradracme si trova nel campo a destra, in alto, 'appesa' al muro. Effettivamente il pinax richiamerebbe la chrysoun selinon, la foglia d'oro di appio - emblema parlante della città - quale sacra agalma dedicata dagli abitanti di Selinunte a Delfi (Plutarco De inscript. Delph). Secondo l'autore anche il toro sul piedistallo rappresenterebbe verisimilmente un'anatema, una statua votiva dedicata agli dei, la cui presenza contribuirebbe alla ricostruzione di uno spazio interno di un temenos e forse anche ad una più agevole identificazione del tempio: si potrebbe verisimilmente trattare del tempio dedicato a Demetra Malophoros, divinità ctonia venerata da tempo immemorabile a Selinus e a cui si addiceva il sacrificio di un gallo, anch'esso presente nella scena del tetradramma. Anche la scena del D/ con i gemelli divini, Apollo e Artemide, in biga potrebbe essere stata mutuata da una pinax o da una metope, quale ad esempio la metope del Tempio C di Apollo (già richiamata anche da Piakos nel post #807 ). (Continua....)1 punto
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1. Un' àgalma speciale: il "Giovane di Mozia"…. da Selinunte! :P Secondo Torelli la devozione, sia privata che pubblica, veniva manifestata agli dei deponendo nei luoghi di culto oggetti perché fossero un àgalma cioè una "cosa della quale la divinità si rallegra", termine poi passato a designare una statua di culto. Agàlmata erano soprattutto le statue di bronzo o di marmo dedicate nei santuari: dal generale saccheggio degli ex voto dedicati nei santuari delle colonie greche ne sono sopravvissute integre, o quasi, solo pochissime, tutte concentrate tra la fine del VI secolo aC e la prima metà del V secolo aC. Tra queste spiccano l'Efebo di Selinunte, i kouroi di Leontini, di Reggio e di Agrigento, che documentano la piena conformità degli ambienti coloniali agli usi della Grecia propria. Piakos, Acraf ed io abbiamo già avuto modo di commentare qui alcuni di questi celeberrimi Agàlmata. Secondo il normale canone dell'offerta votiva, l'immagine dedicata riproduceva l'iconografia della statua di culto in dimensioni varie fino ad un terzo del vero. La materia principe di queste opere plastiche è stata senza dubbio il bronzo, che purtroppo, proprio per la sua preziosa natura, è ben di rado giunto a noi. Le rare sculture in marmo sono invece frutto di isolate e occasionali commesse pubbliche o comunque di altissimo livello, assegnate a scultori di formazione ionica o provenienti dai centri stessi di provenienza del marmo statuario quali Paros e Thasos. La riprova di questo fatto ci è offerta dalla grande scultura in marmo commissionata dai centri vicini fenici ed elimi, dai quali originano capolavori come il c.d. "Giovane di Mozia"… La statua moziese di stile severo è stata rinvenuta il 31 ottobre 1979 nella zona K dell'isola, in prossimità dell'area sacra del Cappidazzu, in una zona dove veniva lavorata la ceramica. Giaceva ricoperta da detriti per cui si ritiene che essa fosse stata abbattuta durante l'assedio dell'isola ad opera dei Siracusani nel 397 a.C. La scultura è un'opera di alto livello in marmo di Paros e raffigura un giovane dal corpo atletico (altezza conservata 181 cm). L'opinione di Mario Torelli è che la statua sia opera "quasi certamente" di uno scultore selinuntino intorno al 450 aC, che non sia pertanto una preda di guerra, ma espressione della cultura cartaginese volta in quell'epoca a modelli greci. A riprova di ciò richiama le consonanze presenti con le coeve metope del Tempio E (Heraion) di Selinunte. Si confronti per esempio la fisionomia del volto e la corta capigliatura composta da fitti riccioli a lumachelle, tipiche dello Stile Severo. a) Misterioso e affascinante: il Giovane di Mozia (Trapani), Museo "Giuseppe Whitaker " circa 450 a.C. b) Herakles e Amazzone – Metope in pietra dal Tempio E (Heraion) di Selinunte: circa 450 a.C. Museo archeologico regionale di Palermo. Foto Cortesia e Copyright di G. Dall'Orto. Notate la forma della testa che richiama i Kouroi di Leontini, anche se è diversa l'espressione degli occhi e l'aspetto sensuale delle labbra che mantengono solo un accenno al cosiddetto "sorriso arcaico"… A questi tratti più arcaicizzanti si aggiungono sopracciglia pesanti e un mento forte tipici dello stile severo incipiente. La calotta del capo è lasciata grezza per ricevere un copricapo, quale un elmo o finanche una corona di foglie o un diadema/nastro (taenia)…., magari con cornetto ?? ;) :P … Secondo Mario Torelli la statua rappresenterebbe un auriga (nota la tipica cintura degli aurighi attorno alla vita) che si incorona dopo la vittoria agonistica. Non sono tuttavia mancate in letteratura attribuzioni differenti quali quelle ad Apollo Patroo o al dio punico Melqart, l'Herakles dei Greci. Comunemente la si ritiene una scultura predata dai Cartaginesi al momento della conquista di Selinunte, cosa in realtà poco probabile. E' forse meglio considerarla un ex voto deposto nel santuario di Mozia da un auriga vincitore di un agone difficilmente panellenico, in un momento in cui tutta la cultura di Cartagine, dopo la grave sconfitta di Himera, stava indirizzandosi in maniera decisa verso modelli greci. Per un'analisi completa del Giovane di Mozia: "La statua marmorea di Mozia e la scultura di stile Severo in Sicilia" - Nicola Bonacasa, Antonino Buttitta (continua...)1 punto
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la seconda mi sembra una variante inedita del quattrino della delibera del 3 luglio 14711 punto
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Menomale che qualcuno ieri ha comprato almeno una moneta :rolleyes:, peccato non esserci incontrati, sarà per la prossima volta... Complimenti per l'acquisto, un testone decisamente sopra la media di questa tipologia, che spesso presenta notevoli difetti di conio, schiacciature e debolezza, non imputabili all'usura. E' una di quelle varianti che il Muntoni non considera, ma che non era sfuggita al più "attento" Serafini, che ne classifca due esemplari del Medagliere Vaticano ai numeri 158-159. Tra l'altro il riferimento che riporta il Muntoni relativamente al CNI è errato, al n° 321 è infatti classificata proprio il tuo tipo privo di punteggiatura, mentre ai successivi numeri 322-323 sono presenti due tipi con le legende: - SANCTVS PETRUS ° SANCTVS ANDREAS (strana legenda con la "U" in PETRUS e legenda che non sembra interrotta dal braccio benedicente del Santo) - SANCTVS PET - RVS ° SANCTVS ° ANDREAS Per confronto allego di seguito l'immagine del "vero" testone Muntoni 33 (Serafini 160) , la punteggiatura manca del punto tra SANCTVS e PETRVS, ma credo di poter dire che sia errato nel Muntoni attibuire a tutti i testoni di Pio VI l'esatta punteggiatura della legenda del primo tipo, datato 1785: Ciao, RCAMIL.1 punto
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Ciao, tu chiedi un parere che nessuno può darti perchè quando inizi una collezione sei tu che ne devi avere una personale soddisfazione. Si inizia una collezione (qualsiasi tipo fosse, anche puntine da disegno) perchè l'oggetto ci da una grande e personale soddisfazione possederlo, tenerlo tra le mani, studiarlo. Quindi secondo me chiedi a te stesso se i tuoi argenti ti riempono il cuore di soddisfazione e gioia quando li guardi. Iome581 punto
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Non esageriamo ragazzi.... ;) E un buonissimo esemplare, direi che il buon BB, fors'anche BB+ ci sta tutto, quindi direi che le valutazioni che avevi fatto nell'altro thread erano corrette e quindi anche il prezzo pagato, se confermato, è onesto.1 punto
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Assomiglia ad un triobolo di Sibari, Rutter HN Italy 1744. Cosa c'è sotto al braccio di Poseidone? http://www.s110120695.websitehome.co.uk/SNG/sng_reply2a.php?verb=SNGuk_0501a0855 http://www.magnagraecia.nl/coins/Lucania_map/Sybaris_map/descrSybIII_triobol2.html Luigi1 punto
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