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  1. 417sonia

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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 04/26/11 in tutte le aree

  1. Leggendo Peter Spufford " Il mercante nel medioevo - Potere e profitto " ho avuto diversi spunti su cui riflettere : spesso ci siamo in varie discussioni chiesti , come si muoveva il denaro dalla città alla campagna e viceversa ? Abbiamo pochi ripostigli nel medioevo e dove si trovano di solito ?Le monete venivano tesaurizzate ? e così via. Iniziamo col dire che l'uso che viene fatto del denaro in città e in campagna è abbastanza diversificato : ci sono stati nel 200 circa flussi e riflussi di moneta che entrava e usciva dalle campagne ; mentre in città gli scambi commerciali c'erano tutto l'anno ,in campagna era tutto diverso ,tutto era collegato ai cambiamenti stagionali e in particolare ,in quanto contesti agresti ,tutto legato al " raccolto "e per raccolto si intende effettivamente proprio quanto prodotto nel periodo della mietitura del grano ,orzo ,la vendemmia , il raccolto delle olive ,il mercato dei bovini. Spesso in questi momenti stagionali i contadini avevano da offrire i loro " prodotti " , ma di norma era tutto concentrato in uno o due periodi all'anno ; spesso il tutto era organizzato in fiere stagionali in periodi prestabiliti o in piccoli mercati organizzati all'uopo : questi erano i momenti in cui una quantità di monete passava dalle città alle campagne nelle borse dei contadini . Ma questi denari , la maggior parte ritornava subito in circolo per vari motivi ,i contadini saldavano i loro debiti ,pagavano le imposte ,ridavano soldi ai proprietari terrieri ,venivano rispesi in città dagli stessi per acquisti vari : si aveva quindi spesso un flusso contrario di denaro dalla campagna alla città e le borse dei contadini si svuotavano quasi del tutto presto. Però qualcosa il contadino ,qualcosa riusciva a tenere ,per le spese quotidiane ,per le doti delle figlie ,per prestiti tra di loro contadini ; lo Spufford sostiene che e 'tutto sommato più facile trovare un gruzzolo nascosto in campagna che in città del medioevo ,anche se il più veniva poi normalmente speso . L'effetto di questi cicli di pagamenti stagionali e veloci portava a una diffusione ampia e temporanea del denaro con una riconcentrazione prima in campagna ,poi in città e così via ; questi flussi continuarono fino all'epoca pre-industriale. In città tutto era invece diverso , il denaro era adoperato tutto l'anno ,i salari erano spesso giornalieri ,gli affitti erano spesso mensili ,solo qualche volta annuali ; il cittadino in pratica usava i soldi durante tutto l'anno per un numero rilevante di transazioni ,il contadino usava il denaro meno spesso , e di solito quando lo usava era per somme rilevanti. e importanti. Avete qualche riflessione anche voi sull'argomento ,che mi sembra centrale per molte discussioni fatte nella sezione medievale ? P.S. Una curiosità ,mi sono spesso chiesto ,con tutte queste piccole e minute monetine medievali ,come facessero a non perderle e a mantenerle all'epoca ? C'erano dei borsellini in pelle ,usati da tutti ,oggetti comuni al punto che esistevano delle corporazioni di artigiani che li realizzavano : i regolamenti di tali corporazioni ,molto severi ,prevedevano che la qualifica di apprendista fosse data solo a quelli che riuscissero a produrre borsellini dai quali non sarebbe uscita la più piccola delle monete in circolazione all'epoca : svelato l'arcano ,dunque !.
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  2. Ciao jagd, molto bellina la spilla, non credo sia antica, ma recente. L' "Ecce Panis Angelorum" è un canto gregoriano abbastanza famoso, che si canta in genere in occasione del "Corpus Domini". Composto da Lorenzo Perosi, presbitero e compositore italiano di testi sacri (21/12/1872-12/12/1956). Forse la spilla è di qualche associazione di cantori in stile gregoriano o, forse, c'è una associazione cattolica che si identifica in Lorenzo Perosi. Saluti Luciano
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  3. Nella numismatica, come in altro settore culturale, è molto importante conoscere particolari termini che permettono di assegnare un determinato significato. Quindi ringrazio di cuore Medusa per avere così bene spiegato il temine àgalma, altrimenti sconosciuto, che contribuisce anche a comprendere meglio la genesi di determinate tipologie su monete. Intanto aiuto Medusa che cercava il riferimento di G. Blum, R.A. vol. 21, 1913. La rivista R.A. è la "Revue Archéologique", una delle più gloriose riviste di archeologia e questo volume e quindi anche il lavoro di Blum su Stefane è consultabile (ma non scaricabile) nel seguente sito: http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/bpt6k2036740/f280.image Il riferimento di Leehmann alla pagina 169 mi sembra sbagliato, mentre bisogna andare alla pagina 275, che è pertinente. In attesa che Medusa finisca di sviluppare il suo ragionamento, molto stimolante, desidero richiamare l'attenzione su un particolare aspetto del cornetto attaccato alla taenia, come sulle monete d'argento di Selinunte. A parte che il cornetto è singolo e situato al centro della fronte (a guisa di piccolo unicorno), noto anche che è generalmente assottigliato e in pratica appiattito. E infatti Brunilde Sismondo Ridgway, riferendosi al simile efebo di Maratona, parla di "proiezione fogliforme". A me sembra infatti più una foglia lanceolata ed eretta in alto. Non so se nessuno abbia colto un altro particolare aspetto. L'associazione di una simile "foglia" protesa in alto con i giovanili lineamenti dell'efebo a me sembra richiamare una sorta di allusione sessuale. Tale protrusione sulla fronte pare contenere un significato "fallico", una sorta di erezione fallica legata alla maturazione sessuale dell'efebo. E' chiaro che tale prospettiva, se valida, costituisce solo una delle diverse chiavi di lettura, anche considerando che il simbolismo greco è assai complesso e si sviluppa su diversi piani. Una simile lettura, che può essere definita "sessuale", bene si accorderebbe con l'immagine precedentemente postata del vaso attico che raffigura un atleta che tiene una taenia sul braccio e incorona un'erma appunto itifallica di Hermes, col membro eretto. La vittoria non ha sempre solo un significato militare, ma ha anche un significato di superamento dell'infanzia e adolescenza, con l'affermazione della propria raggiunta maturità virile (che ovviamente ha anche un riflesso sulla raggiunta possibilità di servire militarmente e politicamente la propria patria). Proviamo a continuare il ragionamento su questi particolari àgalmai e attendo volentieri i nuovi contributi di Medusa e di Piakos.
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  4. Forse è un VOT-MVLT, mi sembra di vedere la corona al R/. Ma mi sa che non riusciremo a saperne di più. Comunque IV secolo, II metà. Posto un esempio di Gioviano. http://wildwinds.com/coins/ric/gratian/_antioch_RIC_058a.jpg Saluti, Fuf.,
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  5. Sembra un nummo di fine 4° inizio 5° secolo, non riesco ad interpretare il rovescio... forse una figura seduta? Ciao, Exergus
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  6. Di nulla. E' stato un piacere!
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  7. confermo, non è italiana, ma elvetica Chur, emissioni comunali, pezzo da 1 bluzger attendiamo eventuali altri pareri
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  8. Conclusioni Finali Mi direte voi, "hai scoperto l'America", tutti avevamo notato la somiglianza fra un Imperatore e la moglie, ma io ho voluto mostrarveli tutti insieme, sfruttando la mia capacità (poca) di usare programmi di foto ritocco per rendere ancora più divertente la cosa. Arrivato in fondo, posso dire che veramente esiste questa somiglianza fra marito e moglie (spero l'abbiate percepita anche voi) o comunque fra chi emetteva la moneta e la donna in questione. Mi sono fatto un'idea a riguardo: secondo me quella di farsi assomigliare al marito non fu né una richiesta delle Auguste, che come sappiamo, anche loro avevano privilegio e interesse nel ricordare a Roma chi comandava, né degli Imperatori stessi che per rafforzare il loro ruolo avrebbero imposto delle false spoglie alle loro mogli, ma non era altro che un'usanza che con il tempo si è rafforzata sempre di più. Abbiamo casi che smentirebbero entrambe le possibilità, volontà dell'Imperatore/volontà della moglie, visto che molti ritratti si somigliano nonostante gli attriti con i rispettivi consorti. Per conto mio non aveva senso farsi assomigliare alla moglie quando la si odiava oppure al marito quando si era state forzate a sposarlo. Altra tesi che potrebbe avere qualche fondo di verità è che gli incisori dei coni non avessero mai visto la moglie dell'Imperatore e per questo si limitavano a dare tratti femminili all'Imperatore che sicuramente conoscevano meglio. Tesi che potrebbe essere veritiera visto che sopratutto nel primo periodo preso in esame le monete commemoranti le "donne" erano perlopiù coniate fuori Roma e dunque in una situazione più facile per cui l'incisore non avesse mai visto un ritratto dell'Imperatrice. Dai primi coni effettuati nelle Province, può darsi che sia venuta fuori l'usanza di far somigliare gli sposi, visto che in seguito troveremo anche delle statue dei consorti che si somigliano moltissimo. Lascio a voi adesso la parola, sperando che possiate contribuire o comunque dire cosa ne pensate a riguardo. Ebbene sì, non vedevo l'ora di finirla :D. Primo perché si è prolungata più del previsto e tra un po' devo riniziare a studiare e secondo perché sono ansioso di sentire/leggere cosa ne pensate. E' stata una sorta di scommessa e spero che in ogni caso sarà utile o quantomeno gradevole da leggere nella sua interezza. Fonti: Immagini reperite tramite: Wikipedia, ACSearch Fonti storiche reperite tramite: Ricerche OnLine, Ricerche Bibliografiche Buona lettura Mirko :)
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