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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 04/22/11 in tutte le aree
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I dettagli del corpo sono buoni e precisi. Quelli della faccia no. Strano. Non credo sia usura. Sembra piuttosto che l'atleta(?), l'offerente(?) porti una maschera. Le scanalature sugli occhi /orecchi fanno pensare che un nastro di rifinitura di stoffa passante sugli occhi e sopra gli orecchi fosse annodato dietro la nuca. Un Apollo/gladiatore bendato offerente?:o1 punto
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Scambio la seguente lista di banconote con monete , fate le vostre proposte ;) Italia: 500 lire Mercurio FDS N° 322128 serie I 36 1000 lire Marco Polo N° DC665153K 2000 lire Galileo Galilei N° JA181842Y 1000 lire Montessori FDS N° UG607859C Stati uniti d'America : 1 dollaro George Washington serie A 1988 N° G70620388U1 punto
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Ringrazio l'amico Maverick per l'ottimo scambio portato a termine. Alla prossima! ;)1 punto
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Grazie Scacchi, tra l'altro non avevo visto che dopo la prima immagine, ne avevi postata un'altra con le misure. Confermo che si tratta sicuramente di uno dei piccioli pisani del mio tipo A.XV.2, 1370-1390 circa, diametro tra 14 e 12 mm, peso oscillante tra 0,55 e 0,35 g, ovvero 0,45-0,50 g di media/mediano. . Queste serie di piccioli sono caratterizzate dal tipo di P che vedi nella figura allegata (tratta dal mio studio), dove compaiono anche la forma di un paio di lettere caratteristiche e poi i segni di zecca associati al momento noti, che sono tutte lettere gotiche o sorta di monogrammi. Quindi, dalla traccia che ora vedo nella nuova foto inviata, non dovremmo essere in presenza di una variante di segno, mentre mi pare di vedere una variante di legenda. Infatti nel tuo caso il segno a colpo d'occhio mi parrebbe una G gotica, ma devo dire che la legenda del dritto dove appare la scritta PISAN(retrograda)I . COHVN(retrograda)I' è invece nota per uno dei gruppi con la B gotica (quella che nel disegno allegato sembra quasi una R ornata, con gambetta rientrante). Potrebbe essere comunque una sorta di "mulo" tra la legenda dell'ultimo gruppo del tipo B gotica ed il primo gruppo dei tipi con G gotica, visto che secondo le mie ricostruzioni sono in sequenza. E inoltre tra PISANI e COMNVNI c'è un anelletto in luogo del punto? Perchè invece questa interpunzione con la legenda dalle caratteristiche sopra indicate è conosciuta solo per uno dei gruppi con il cosidetto segno "Lo" (così anche Lenzi e MIR, oltre a me, che Vanni chiama invece "chiave in palo"). Tu che la vedi direttamente, che ne dici? G, B o "Lo" ? anelletto o meno ? Oppure pareri di altri in base alle immagini postate ? In attesa, ti ringrazio ancora per le informazioni Saluti MB P.S. Questi piccioli tardo trecenteschi pisani sono stati rinvenuti in buon numero oltre che in Toscana, anche in alto Lazio ed Umbria: che mi dici di quello che sai sulle Marche ?1 punto
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Ciao, confermo l'appunto che hai fatto in merito ai riferimenti CNI-MIR per quanto riguarda la lettera C non è detto che debba indicare per forza Civitas,ma potrebbe essere CIVIS oppure CIV Adesso sono fuori casa non posso controllare meglio,ma andando a memoria mi sembra di aver riscontrato la lettera C su altre monete d'oro della zecca senese Saluti Latino ;)1 punto
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La lettera C dovrebbe indicare CIVITAS (SENA VETUS CIVITAS) Saluti Latino1 punto
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Urca... Già non sarebbe male riconoscerla con precisione, datarla poi... Proviamo ad inquadrarla, se non proprio a datarla. Di Rhoda si sa poco: colonia greca nella Gallia meridionale (probabilmente in territorio attualmente spagnolo), saccheggiata da M. Porcio Catone nel 197 a.C. Emette, probabilmente tra il 230 ed il 237 a.C. una dracma (o didracma) di 4.90 g, che produrrà un'infinità di imitazioni da parte delle popolazioni galliche vicine. Il rovescio dell'originale mostra una corolla di rosa (riferimento al nome della città) divisa in quattro petali. I segni che dividono i petali diverranno la "croce" delle "monnaies à la croix", come vengono comunemente definite le imitazioni celtiche. Croce da non confondere con quella che caratterizza il rovescio, a volte con esiti piuttosto simili, di denominazioni più leggere che imitano l'obolo Massaliota: in quel caso il modello è una ruota e non una rosa. Le prime imitazioni (di origine probabilmente spagnola) con peso analogo all'originale, sono probabilmente contemporanee o quasi alle emissioni di Rhoda. Successivamente il peso si attesta prima sui 4 g, quindi sui 3.5-3.7g., per poi scendere a attorno 2.2g. Contemporaneamente al calo ponderale si assiste ad una progressiva differenziazione dei tipi, nonchè ad una mutazione nella tecnica di fabbricazione del tondello, che diviene quadrangolare, tagliato con cesoie e scalpelli da barre appiattite o da lastre d'argento. E veniamo alla monetina: stando al peso, alla forma del tondello, e a quel che si vede del rovescio si può ricondurre alle prime imitazioni galliche. Per quanto concerne la datazione anche in questo caso pesa la spada di Damocle dell'egemonia "arvergne" (vedi post sui pezzi dei Cavares al cavallo al galoppo e legenda in caratteri nord-etruschi) che sostiene la teoria della datazione "bassa", post 121 sec. a.C, o più decisamente I sec. a.C., fatta propria da tanti numismatici francesi. Anzi, proprio in difesa della cronologia bassa di queste serie Colbert de Beaulieu pubblica un articolo nel 1974 riaffermando la tesi dell'egemonia ("Le numéraire des Volcae Tectosages et l'hégémonie arverne"). Al contrario gli spagnoli (Villaronga in testa) datano l'inizio di queste emissioni alla seconda guerra punica. Volendo sparare la mia, se il peso che hai indicato è esatto, azzarderei la prima metà del II sec, forse più verso la metà del secolo che l'inizio.1 punto
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Mi sembrate mediamente piuttosto cattivelli... la moneta, è vero, ha qualche piccolo difettino al bordo, ha subito una piccola spazzolatina al dritto (niente di sconvolgente, a mio parere) e ha un paio di piccole mancanze di metallo dovute probabilmente a piccole corrosioni, ma per il resto i rilievi sono decisamente buoni, il piumaggio dell'aquila è freschissimo come ben difficilmente si rileva su questa tipologia (nichelio, lo ricordo). Insomma, per me dare dell'MB a questa moneta è davvero penalizzante, ricordo che un MB deve presentare dettagli assenti, e non credo certo che sia la calvizie del Re (peraltro ammissibile pure sui BB pieni) a poter declassare in questo modo una moneta tutto sommato in buona conservazione. Va detto che, come al solito, la foto in grandita ingigantisce anche i difetti, non mi pare che i colpetti ai bordi siano di entità tale da declassare drammaticamente la moneta, e reputo siano cmq colpetti ammissibili pure in un BB. L'unica cosa che va valutata attentamente sono le mancanze di metallo, ma quelle, per dirla tutta, sono ben difficilmente inquadrabili nella classificazione con le classiche sigle. Se io ho un FDC con mancanza di metallo, cosa diventa, MB? Non mi pare una corretta classificazione... il valore della moneta risulterà naturalmente inferiore, ma la classificazione dovrà essere del genere mancanza di metallo, altrimenti FDC. Allo stesso modo, questa moneta io la classifico piccole mancanze di metallo, altrimenti BB+. Ugh.1 punto
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Bè allora posto il testo integrale della convenzione (ho modificato un pò l'impaginazione ma il testo è quello originale tratto da "ETTORE FALCONI, ROBERTA PEVERI ( a cura di) - Il Registrum Magnum del Comune di Piacenza, Milano, 4 voll. 1984-1988). In nomine Domini, amen. Die lune septimo exeunte madio, millesimo ducentesimo quinquagesimo quarto, indictione duodecima, in camara privata Placentie communis, per omni convocatis ibi: - dominis Ottone de Nuptiis et Nicolao Oddono amba¬xatoribus Cremone, - et dominis Ugone Nethy et Pagano Gato ambaxatoribus Parme, - et dominis Zalterio Cucha iudice et Vasallo de Concisio ambaxatoribus Brixie, - et dominis Calvo Gobo et Salvo Bigulo ambaxatoribus Placentie, - et dominis Angherio Carmiano et Ottone Clerico ambaxatoribus Papie, - et dominis Gifredo de Arquatre et Laurencio de Pulvino ambaxatoribus Detrone, - et dominis Laurencio de Azivellis et Petrobello de Ponte¬caralibus civibus et sapientibus Bergami; occasione ordinandi et dicendi bonum statum et utilitatem et profigium monete infra¬scriptarum civitatum, qui venerint ad infrascripta concordia. In primis placuit eis quod moneta grosa fiat que valeat quilibet denarius grossus quatuor imperiales. Item quod in qualibet marca ipsorum denariorum monetarum sint quinque quarterii et dimidium rami et non plus et sex uncias et duo quarterii et dimidius arienti fini et puri et nun minus, de quo ariento qualibet civitas habeat asazium penes se. Item quod in qualibet marcha de Bergamo ascendant deductis denariis quatuordecim soldi et tres denarii de denariis grosis infrascriptis et ascendant in sunma quinquaginta et septem soldi imperialium, ad racionem quatuor imperialium pro unoquoque denario groso ipsius monete, tali modo quod nullus denarius fit in ipsa moneta grossa qui fit ultra racionem quinquaginta et novem solidorum in qualibet marcha nee minus de quinquaginta et quinque solidis imperialium in qualibet marcha ipsius monete; ita quod simul coaddunati et mesti sint et cadant ad rationem quinqua¬ginta et septem solidorum ad rationem quatuor imperialium pro qualibet marca. Item liceat cuilibet ipsarum civitatum facere infrascriptam monetam grossam si voluerit, et si noluerit ni¬chilominus teneatur quelibet ipsarum civitatum recipere et ex¬pendere dictam monetam predicto modo factam. Item quod fiat moneta parva, et sit talis ipsa moneta parva, quod octo denarii parvi qui dicuntur mediani curant et expendantur pro uno denario grosso superius nominato, et tali modo coligentur ad duodecim uncias, videlicet duas uncias et dimidium arienti puri et non minus et novem uncias et dimidium rami et non plus, et ascendant in illis duodecim solidis unciis quadraginta et septem, ita quod in infrascriptis denariis parvis non sit aliquis denarius legerius ultra quinquaginta in qualibet uncia nec aliquis qui di¬scendat a quadraginta et quatuor infra in qualibet uncia, et facta mistura de dictis denariis, ascendant usque in quadraginta et sep¬tern denariis pro qualibet uncia ad unciam Bergami; salvo quod, si aliqua infrascriptarum civitatum vellet facere denarios parvos quorum tres valent duos de predictis medianis, liceat hoc facere ad infrascriptam ligam et pensam et cum infrascripto signo, ita tamen quod semper predicti denarii tres de infrascripta moneta parvula valeant duos medianos de infrascriptis medianis, tam de liga quam de pondere; et liceat cuilibet infrascriptarum civitatum facere infrascriptam monetam bonam et ydoneam ut supra dictum est; et si facere noluerit, nochillominus teneatur recipere et ex¬pendere dictam monetam. Item quod medalie debeant fieri tali modo per quamcumque predictarum civitatum que vellet facere medalias, videlicet quod in uncia duodecim debeant esse unza una et dimidia arienti puri et fini et non minus et unze decem et dimidia rami et non plus, et debet esse in ipsa liberta, scilicet in ipsis duodedm unzis, solidi sexaginta et octo de meda¬liis. Item quod quiIibet dominus monete alicuius seu cuiuslibet infrascriptarum civitatum possit facere et fieri facere de ipsis medaliis omni mense duodecim marcas et non plus. Et omnia infrascripta et suprascripta iuraverunt attendere et observare et attendi et observari facere omnes superstant et magister monete cuiuslibet infrascriptarum civitatum ei iustis denariis grosis, me¬nutis et medaliis fiat ab utraque parte tale signum (segue un segno raffigurante il disco solare, a pieno inchiostro, con raggi), formatum ad modum unius stelle, nec amplius fiat in ipsa moneta que debet fieri modo (segue un segno assimilabile a una O maiuscola, con all’interno un asse verticale) croxatum. Item si aliqua alia civitas quam pre¬dicte civitates fecerit aliquam monetam grossam vel parvam, non recipiatur nec expendatur in totum vel in parte nisi ipsa civitas fecerit ipsam monetam in concordia omnium infrascriptarum civitatum eiusdem lighe, ponderis et signi, cum infrascriptis civitatibus omnibus et secundum quod per eos est superius et inferius ordinatum in predicta moneta; eo salvo quod, si fuerit aliqua alia civitas a predictis que facere vellet monetam predictam grossam vel parvam eiusdem lighe et ponderis et signi cum infrascriptis civitatibus, ut dictum est superius, teneantur predicte civitates earn recipere et eidem permitere dictam monetam facere, secundum modum superius et inferius terminatum, obligans tamen se ad omnia pacta et promissiones et obligationes et penas ad quas et que predicte civitates essent obligate. Item si aliquis denarius grossus inveniretur qui esset ultra quinquaginta novem solidos, in marcha infrascriptorum denariorum grossorum minorum incidatur. Item quod omnes denarii tonsi et falsi tam grossi et minuti preforentur et destruantur omnino. Et iurent attendere et observare et attendi et observari facere omnes campsores et mercatores et omnes paratici speciali sacramento et omnes alii homines sacramento communis teneantur. Item quod nemo debeat predictam monetam trabucare nec denerare seu ponderare, tam grossam quam parvam, occasione destruendi eam, et quod nullus magister monete vel fonditor argenti vel afinator vel alius fondet vel fondere permitat infrascriptam monetam bona novam; et si quis contra fecerit, trabucator sive denerator, solvat nomine banni viginti quinque libras imperialium, et magister monete sive fondator vel afinator vel aliquis alius solvat nomine pene centum libras imperialium quociens contra fecerit, et ipsas penas possit et debeat quodlibet commune cuiuslibet civitatum infrascriptarum exigere a contrafaciente in suas civitate. Et predicta attendere et observare iurent speciali sacramento omnes campsores et paratici et mercatores et quod acusabunt omnes et singullos quos fuerint in aliquo facere contra predicta vel in aliquo de predictis, et etiam de hoc teneantur speciali sacramento civitatis et communis sui quelibet alia persona. Item quod omnes monete fiant per com¬munia civitatum tantum et quod recuperentur ab hiis quibus date et vendite sunt ipse monete per communia civitatum. Item quod infra mensem unum post confirmationem huius lighe destruantur et cassentur omnimo omnes monete que reperirentur de ligha vel penso infra suum modum. Item quod quelibet in¬frascriptarum civitatum teneatur et debeat facere asazari de ligha et pondere quolibet mense, in sua civitate, monetam cuiuslibet infrascriptarum civitatum; et si fraus reperiretur in aliqua infrascriptarum monetarum, quod illa civitas in qua facta fuerit mo¬neta debeat appellari et teneatur venire vel mitere ad se defen¬dendum in illa civitate in qua diceretur ipsam fraudem monete ipsius repertam fore, infra decem dies proximos postquam ipsa civitas fuerit appellata; et ad inveniendum ipsam fraudem requiratur, mitere teneatur et debeat stare civitates omnes unum vel duos sapientes viros de moneta pro qualibet ipsarum civitatum et etiam unum vel duos asazatores, si placuerit asazatores mitere infra proximos decem dies postquam fuerit requisite, quod non sint domini neque magistri alicuius monete; et si illa fraus reperiretur et pronunciaretur per ipsos sapientes viros de moneta missos per ipsas civitates vel per maiorem partem communia, quod ilIud commune cuius est ipsa moneta reperta in fraudem, incidat in pena et solvere teneatur nomine pene centum libras imperialium; et ipsa pena aplicetur communibus ipsarum civitatum; et infra decem dies post pronunciationem debeat solvi ipsa pena per dictum commune illis communibus infrascriptarum civi¬tatum; et si non solverit dictam penam ad dictum terminum, eius moneta refutetur et cassetur et baniatur omnino per omnes alias civitates. Item quod arientum in peciam sive in massiam neque bolzonum grossum neque menutum porteretur extra distric¬tus ipsarum infrascriptarum civitatum neque de una civitate ad aliam, nisi eundo per rectam stratam ad aliquam infrascriptarum civitatum que fuerit de ligha infrascripta; et hoc sub pena admis¬sionis arienti ipsi seu bulzoni et torselli et tasche in quo vel in quibus portaretur ipsum arientum seu bolzonum; et quod quilibet sit acusator de hiis et quod perpetuo habeatur et teneatur privatus quorum bolzoni et arienti; medietas sit acusatoris et alia medietas deveniat in commune civitatis ipsius in acis districtu reperiretur predicta portari contra formam superius ordinatam; et hoc locum habeat salvis statutis et ordinamentis factis et faciendis per ipsas civitates vel aliqua earum super facto arienti vel bolzoni in sua civitate et districtu. Item quod omne bolzonum grossum et parvum infrascriptarum monetarum que cassari debent et perforari aquirantur et aquiri debeant per bonos et legales homines in singulis civitatibus nomine predictorum omnium et nomine ipsorum communium et cuiuslibet eorum et pro ipsis omnibus. Item quod nulla predictarum civitatum sive commune nec aliquis magister monete nec superstans per se nec per inter¬positam personam det nec dari permittat, aliquo modo vel ingenio, qui vel quod dici vel excogitari possit alicui everi monete ultra quatuor imperiales de qualibet marcha tam de grossis quam de parvis, tali modo quod debiles destruantur et fortis reducantur ad legitimum modum per predictos overerios, sine aliqua solutione. Item quod non detur monasteriis ultra unum imperialem de qualibet marcha de grossis et de parvis duos medianos et medios. Item quod quelibet ipsarum civitatum unum asazum unius quarterii boni et puri et fini arienti ad formam sive calmerium cuius fiet sit arientum de quo debeat fieri dicta moneta. Item quod nulla infrascriptarum civitatum non possit nec debeat nec fieri permitere nec facere permiti in sua civitate vel districtu aliquam aliam monetam que non sit de predicta ligha, pondere et signo ut suum est et de forma monete sue, sub predicta pena et banno centum librarum imperialium qualibet vice qua reperi¬retur contra fieri. Item quod quilibet potestas et quelibet ipsarum civitatum teneatur et debeat omnia facere in quolibet capitulo et siginlla. Et de hoc unum ordinamentum facere et predicta et quodlibet eorum locum habeant et durent et durare debeant solo modo per spacium duorum annorum proximum venientem et non ultra, nisi concorditer prorogarentur et fierent et ordi¬narentur ut ipsos duos annos per omnes infrascriptas civitates et quamlibet earum.1 punto
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