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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 04/14/11 in tutte le aree

  1. Ciao a tutti :) Finalmente sono arrivati gli ultimi acquisti! Ed invece di lavorare son qui a scrivere :rolleyes: Prima delle foto (ingordi!!) un po di storia sui quartari, storia che mi tocca "prendere in prestito" dalle ottime pagine di Enrico Janin (sperando che nessuno me ne voglia). Qui sotto l'unione di due articoli del Janin, i cui originali sono QUI e QUI ~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~ Salvo rarissime eccezioni, il Castello stilizzato a tre torri, costituisce il soggetto delle monete genovesi — sistematicamente e ininterrottamente — per ben cinque secoli, e cioè fino al 1637, portando ad una indiscutibile monotonia dei soggetti delle stesse. Va però detto che il notevole credito goduto sui mercati mediterranei dalle monete genovesi, fin dal loro primo apparire, ha indubbiamente favorito questo fatto, ben visto perciò anche dalle maggiori autorità della Repubblica. Una rarissima eccezione è costituita dai quartari, o quarti di denaro, argomento di queste note: in essi infatti, a un certo punto al posto del Castello compare il Grifo. Il quartaro è il più umile degli spiccioli, una piccola moneta in rame e argento, a tenore di argento bassissimo, quasi trascurabile. Esso viene indifferentemente denominato quartaro, griffone o clapucino, termine questo derivato dal nome (vagamente dispregiativo) usato per definire gli antichi lavoranti del rame. Ancor oggi a Genova si usa il termine "ciapûsso" per definire un oggetto di valore trascurabile. A parte il nome, usato solo dalla zecca genovese e solo per questa moneta, è caratteristica l'indicazione del nome, prima con la sola lettera "Q", poi a tutte lettere (QVARTARO). Nessun'altra moneta di quest'epoca porta l'indicazione del valore, che per la monetazione genovese apparirà solo sulla lira del 1643, cioè dopo circa cinquecento anni. Il primo tipo di quartaro è parecchio simile (a parte l'aspetto caratteristico di una moneta di rame) al denaro primitivo genovese, ma di fattura più rozza. Diametro circa 15 mm., peso che raramente raggiunge il grammo, Castello genovese a tre torri e scritta Q. IANVA entro doppio cerchio di piccole perline. Al rovescio, la Croce che interseca la leggenda, la quale perciò risulta divisa così: CV RA DR EX (anche qui a ricordo di Re Corrado). È ipotizzabile che la coniazione dei quartari di questo tipo abbia avuto inizio poco dopo l'apertura della Zecca, comunque prima della fine del XIII Secolo. Approssimativamente verso la metà del XIII Secolo, (per alcuni forse intorno al 1220, questa affermazione potrebbe essere confermata dal fatto che pare risalga al 1222 l'incarico che il Comune di Genova diede ad un certo "maestro Oberto" di gettare in bronzo la figura di un Grifo da porre nel Duomo di S. Lorenzo, e d'altra parte sempre al Sec. XIII sembra appartenga il ben noto sigillo nel quale figura il Grifo che artiglia l'aquila e la volpe - vedi mia firma in basso, Nota mia - circondato dalla nota orgogliosa leggenda "GRIPHUS UT HAS ANGIT SIC HOSTES IANUA FRANGIT". Cioè, "come il Grifo le artiglia, così Genova spezza i nemici" dove "has" sta ad indicare l'aquila e la volpe. Secondo alcuni, pare che l'esistenza di un sigillo col Grifo risalga addirittura al 1193 circa), il soggetto del quartaro cambia: appare, al posto del Castello, il mitico Grifo, che darà addirittura il nome alla moneta. Dopo la breve apparizione di un tipo con la raffigurazione del Grifo e la parola IANVA sul lato della Croce, si ha la comparsa di quello che i patiti di numismatica chiamano il quartaro "del terzo tipo", caratterizzato dal Grifo rampante volto a destra, e con intorno la leggenda QVARTARO. Al rovescio, la Croce e la leggenda CVNRADVS. Questo tipo di quartaro è certamente il più diffuso (anche se adesso i quartari non si trovano molto facilmente sul mercato). Dato che era certamente ancora battuto nel 1339, anche per il quartaro (come già detto per il denaro) vennero indubbiamente incisi molti conii, con le conseguenti varietà sia nei particolari della figura del Grifo e della foggia della Croce come — e soprattutto — nella forma delle lettere, nel tipo di interpunzioni e nei numerosi segni di zecca. . Accenniamo ai più notevoli: nelle interpunzioni, si va da punti più o meno grandi a trifoglini, anellini, crocette o rosette; nei cosiddetti segni di zecca si hanno trifoglini nel campo della Croce, oppure tre, quattro o cinque trattini affiancati, o anellini e trifoglini alle quattro estremità della Croce. Anche il cerchio (o i cerchi) che racchiudono le leggende possono essere perlinati o rigati o mancare del tutto. Per l'appassionato c'è veramente da divertirsi, se la monetina è appena decifrabile, il che succede piuttosto di rado. Il contenuto in argento — o titolo — dei quartari col grifo si aggirerebbe sull' 1 %. Prendendo per buono il titolo del 2 % per i quartari col Castello, e che quindi l'argento contenuto in uno di essi serviva per fabbricarne due col Grifo, si spiegherebbe la scarsità dei quartari del tipo Castello con la rifusione degli stessi per la produzione dei nuovi quartari col Grifo. Anche i quartari hanno il loro lato misterioso: sono noti alcuni esemplari di quartari col Grifo nei quali al rovescio (lato Croce) la parola CONRADUS è sostituita dall'enigmatica dicitura TOMAINVS. I tentativi di interpretazione hanno fatto scorrere i metaforici fiumi d'inchiostro (e di parole), ma senza risultati convincenti, e non è qui il caso di dilungarci sulla questione, tuttora insoluta. (Foto n. 3). Sta di fatto che fra i patiti di numismatica genovese chi possiede il "Tomaino" è abbastanza invidiato. Ma non è finita: esistono (rari almeno come i "Tomaini") alcune monetine, indubbiamente quartari con Grifo e Croce, ma di fattura piuttosto rozza e con leggende totalmente incomprensibili e almeno apparentemente senza senso, come VIVEN, CPISV, UICETO, VNVIAV e simili. Parlando di quartari è d'obbligo accennare al "griffo e croce", il noto gioco popolarissimo a Genova e altrove almeno fino ai tempi della mia infanzia, quando nella strada (anzi, in mezzo alla strada) potevano ancora giocare i ragazzi. Di certo, chiamandolo "testa e croce" lo adopera tuttora l'arbitro di calcio per la scelta del campo prima dell'incontro. Comunque, sembra che il nome del gioco del "griffo e croce" derivi proprio dall'essere stato usato in esso questo tipo di moneta, come affermano gli antichi testi di numismatica genovese. Ma alla fine... cosa valeva un quartaro verso la metà del Secolo XIII, cioè intorno al 1250? Un artigiano-padrone (non un aiutante, si badi bene) come un fabbro, falegname, muratore etc. portava a casa più o meno cinque denari al giorno (lavorativo, si intende). Cioè, venti quartari. A quei tempi, con parecchia approssimazione, un chilo di grano costava un po' meno di due denari. Perciò con un quartaro si poteva acquistare, sempre molto approssimativamente, poco più di un etto - un etto e mezzo di farina. O forse un bicchiere di vino. Tempi grami, allora come sempre del resto, per i meno abbienti. ~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~ Ora che vi ho tediati a dovere vi mostro le scansioni (xché non ho una macchina fotografica come si deve...), appena posso vado dal mio amico fotografo per fare delle foto ed ingrandimenti di alcuni particolari interessanti. Le foto del venditore sono meglio, forse le posterò più tardi :) Primo quartaro, col castello Scansione Governo ghibellino (1334-1336), Cu quartaro (quarto di denaro), 0,99 gr. D/ : +·Q·IANVA Castello. R/ : ·CV-RA-D· R-EX Croce patente intersecante la legenda. Ref.: Lunardi, 22; CNI III, 36, 1; Biaggi, 850. Secondo quartaro, col grifo Scansione Governo ghibellino (1334-1336), Cu quartaro (quarto di denaro), 0,73 gr. D/ : Grifone rampante a destra. R/ : Croce patente con trifoglio nel 4 campo. Ref.: Lunardi, 24; CNI III, 38, 16 (con cerchio); R1.
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  2. Buonasera, sono orgoglioso di postare un denaro di Ancona che mi sono recentemente aggiudicato ad un' asta starniera. Questo fa parte delle emissioni un pò più tarde rispetto al denaro "classico" ( almeno seguendo il CNI) La particolarità sta nel fatto che, la punzonatura nelle legende, sia al D/ che al R/ , non è un punto ma bensì un fiorellino a 5 petali! Io non ne avevo mai visti e la ritengo una bella variante di questa comune monetina. Peso:0,34 grammi Diametro: 14,5 mm P.S. della serie: Vorrei anch' io una Monbalda per la monetazione di Ancona :P saluti Lollone
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  3. FILIPPO III (1598-1621) – Sesino s.d. Busto a d. corazzato con testa nuda; goletta con colletto pieghettato. R/ Croce gigliata. Crippa, 21 RAME
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  4. No, sono monete uguali per tutti i paesi emittenti. Solo le banconote si differenziano, così come avviene per l'euro, per una lettera del n° di serie. La seconda moneta che hai postato è capovolta. Si tratta di 4 fils dell'Iraq del 1931 Km97
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  5. ciao, la prima 10 milliems Egitto 1972
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  6. dai vari scritti e pubblicazione pare di capire che l'argento genovese del periodo abbia provenienza significativamente differente. caro oento, puoi specificare meglio quello che intendevi dire ? Inoltre visto che ti interessa l'argomento, ti volevo segnalare questo articolo: R.S. Lopez, Contributo alla storia delle miniere argentifere in Sardegna, «Studi economico-giuridici della Regia Università di Cagliari», XXIV (1936) pp. 17-32, ovvero, dopo quello di Toxiri, il primo contributo che parla di tutti gli atti dei Genovesi e dei Pisani per assicurarsi l'argento sardo (pensa che nel racconto agiografico del santo protettore di Pisa, S. Ranieri, si narra anche del salvataggio di minatori tedeschi che tornavano con un carico d'argento dalla Sardegna verso il porto toscano e sarebbero stati salvati da sicuro naufragio...). Saluti MB
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  7. E giusto per rimanere in argomento, dò per scontato che anche se il mio volume ha il copyright nessuno si sognerà mai di invocarlo, utilizzate pure tutto quello che volete, ci mancherebbe altro. Non uccidiamo la divulgazione della numismatica. Altrimenti i prezzi dei libri saranno sempre altissimi.
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