Ciao a tutti, facendo seguito alle passate discussioni relative al doppio carlino 1796 (LINK) ed al 25 baiocchi 1796 a firma di Gioacchino Hamerani (LINK), passo ad illustrare in questa terza puntata un confronto diretto tra una moneta da 60 baiocchi A.XXII 1797 ed il corrispondente falso d'epoca. Del periodo travagliato che vivevano le finanze e la monetazione pontificia negli anni terminali del pontificato di Pio VI, gli anni della discesa napoleonica verso Roma, abbiamo già trattato nelle due discussioni sopra linkate, invito a rileggerle per comprendere come il contesto storico fosse favorevole alla proliferazione di falsi di ogni genere. La moneta in esame, il 60 baiocchi è il maggiore taglio in mistura mai prodotto dalle zecche pontificie (saranno emessi a Roma, Fermo e Macerata) e viene introdotto con chirografo del settembre 1795, lo stesso con il quale si attuava la prima riforma di svalutazione delle monete in mistura (25 baiocchi, 1 e 2 carlini), proprio per mascherare tale situazione viene introdotto un nominale di taglio maggiore, dalle dimensioni prossime ai massimi moduli d'argento, ormai tesaurizzati o ipervalutati. Le coniazioni iniziano con millesimo 1795 e anno di pontificato XXI; il neonato 60 baiocchi sarà una moneta in mistura 416,67/1000 (5 once di argento fino per libbra), del peso legale di 22,605 grammi. Già dopo pochi mesi, con chirografo del 9 aprile 1796, l'intera monetazione in mistura subisce una ulteriore riforma che porta alla diminuzione di peso e titolo della lega; in particolare per il taglio da 60 baiocchi il peso legale passa a 16,95 grammi, il titolo della lega viene diminuito a 333,33/1000 (4 once di argento fino per libbra). In contemporanea a questa riforma monetaria Napoleone aveva già dato inizio alla campagna d'Italia, che segnerà la fine del pontificato di Pio VI. Veniamo all'analisi delle due monete: L'ORIGINALE La moneta in foto, con millesimo 1797 ed anno di pontificato XXII, appartiene quindi alle emissioni seguenti la riforma, il peso è di 16,95 grammi, perfettamente allineato al peso legale previsto. Complice anche la conservazione elevata, si rileva così che anche in un periodo turbolento come poteva essere questo scorcio del 1797, non veniva meno la cura per la precisione delle emissioni. Il diametro è di 37,4 mm, il taglio presenta un ornato a foglie e bacche: I coni sono opera di Tommaso Mercandetti, che entrò a lavorare nella zecca romana già agli albori del pontificato di Pio VI, nel 1775 per poi abbandonarla a causa di dissidi con la famiglia Hamerani e farvi ritorno per divenirne incisore capo dopo quasi 20 anni; sarà tra l'altro il "padre" della serie dei sampietrini e delle madonnine. Sue le iniziali "TM" che compaiono sia al diritto, in monogramma verticale sotto lo stemma, che al rovescio sotto i rami di alloro. Questa moneta è classificata dal Muntoni al n° 62a, e non vengono riportate varianti. Il CNI classifica questa emissione al n°345, riportando due esemplari di cui uno dal peso notevolmente calante, 13,98 grammi. Il Serafini elenca invece quattro esemplari del Medagliere Vaticano, dal n° 290 al 293, di cui precisa due varianti per il punto in legenda al diritto dopo PONT, che è al centro (Ser 290-291) o allineato in basso (Ser 292-293) IL FALSO D'EPOCA Già dalle immagini si nota come le incisioni, per quanto fedeli, siano notevolmente meno particolareggiate, e ovviamente che non si tratta di mistura bensì di bronzo. Non è palese se sia una moneta coniata o fusa, anche se proprio le incisioni più "impastate" ed alcune mancanze di materiale (soffiature ?) sia al diritto che al rovescio, potrebbero fare propendere per questa seconda possibilità. Non rimangono tracce dell'argentatura che necessariamente doveva essere presente per "mimetizzare" la moneta nella normale circolazione. Il diametro è di 34 mm per un peso di 14,2 grammi (quasi tre grammi in meno rispetto all'originale). Anche il contorno è compatibile con il processo di fusione, l'ornato a foglie e bacche appare solo un abbozzo; complice anche una certa usura, risulta privo della precisione del contorno illustrato in precedenza. Sicuramente non si tratta di un contorno lavorato a mano, cosa assai frequente per molti falsi d'epoca del periodo: Già dieci anni fa scrissi a Cronaca Numismatica per avere pareri in merito a questa moneta in bronzo, e Mario Traina mi rispose che potesse trattarsi di un'emissione del periodo della Repubblica Romana, ipotesi poi confermata per altri tagli in mistura dalle successive pubblicazioni specifiche sul periodo, anche se il Bruni (Le monete della Repubblica Romana e dei Governi Provvisori) relativamente alle monete da 60 baiocchi, illustra solamente emissioni datate 1796 tra quelle del periodo di restaurazione del governo pontificio post-Repubblica Romana. Mi paiono comunque remote le possibilità che si tratti di un'emissione eseguita con coni originali, pertanto può trattarsi di un pezzo al di fuori di ogni "canone di ufficialità", al solo scopo fraudolento, per approfittare del notevole caos, monetario e non, di quel periodo. Per una panoramica generale delle tipologie del 60 baiocchi di Pio VI, falsi d'epoca inclusi, questo il link al nostro catalogo on-line: http://numismatica-i...eta/W-PIOVIR/13 Ciao, RCAMIL.