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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 04/02/11 in tutte le aree
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Ciao a tutti, facendo seguito alle passate discussioni relative al doppio carlino 1796 (LINK) ed al 25 baiocchi 1796 a firma di Gioacchino Hamerani (LINK), passo ad illustrare in questa terza puntata un confronto diretto tra una moneta da 60 baiocchi A.XXII 1797 ed il corrispondente falso d'epoca. Del periodo travagliato che vivevano le finanze e la monetazione pontificia negli anni terminali del pontificato di Pio VI, gli anni della discesa napoleonica verso Roma, abbiamo già trattato nelle due discussioni sopra linkate, invito a rileggerle per comprendere come il contesto storico fosse favorevole alla proliferazione di falsi di ogni genere. La moneta in esame, il 60 baiocchi è il maggiore taglio in mistura mai prodotto dalle zecche pontificie (saranno emessi a Roma, Fermo e Macerata) e viene introdotto con chirografo del settembre 1795, lo stesso con il quale si attuava la prima riforma di svalutazione delle monete in mistura (25 baiocchi, 1 e 2 carlini), proprio per mascherare tale situazione viene introdotto un nominale di taglio maggiore, dalle dimensioni prossime ai massimi moduli d'argento, ormai tesaurizzati o ipervalutati. Le coniazioni iniziano con millesimo 1795 e anno di pontificato XXI; il neonato 60 baiocchi sarà una moneta in mistura 416,67/1000 (5 once di argento fino per libbra), del peso legale di 22,605 grammi. Già dopo pochi mesi, con chirografo del 9 aprile 1796, l'intera monetazione in mistura subisce una ulteriore riforma che porta alla diminuzione di peso e titolo della lega; in particolare per il taglio da 60 baiocchi il peso legale passa a 16,95 grammi, il titolo della lega viene diminuito a 333,33/1000 (4 once di argento fino per libbra). In contemporanea a questa riforma monetaria Napoleone aveva già dato inizio alla campagna d'Italia, che segnerà la fine del pontificato di Pio VI. Veniamo all'analisi delle due monete: L'ORIGINALE La moneta in foto, con millesimo 1797 ed anno di pontificato XXII, appartiene quindi alle emissioni seguenti la riforma, il peso è di 16,95 grammi, perfettamente allineato al peso legale previsto. Complice anche la conservazione elevata, si rileva così che anche in un periodo turbolento come poteva essere questo scorcio del 1797, non veniva meno la cura per la precisione delle emissioni. Il diametro è di 37,4 mm, il taglio presenta un ornato a foglie e bacche: I coni sono opera di Tommaso Mercandetti, che entrò a lavorare nella zecca romana già agli albori del pontificato di Pio VI, nel 1775 per poi abbandonarla a causa di dissidi con la famiglia Hamerani e farvi ritorno per divenirne incisore capo dopo quasi 20 anni; sarà tra l'altro il "padre" della serie dei sampietrini e delle madonnine. Sue le iniziali "TM" che compaiono sia al diritto, in monogramma verticale sotto lo stemma, che al rovescio sotto i rami di alloro. Questa moneta è classificata dal Muntoni al n° 62a, e non vengono riportate varianti. Il CNI classifica questa emissione al n°345, riportando due esemplari di cui uno dal peso notevolmente calante, 13,98 grammi. Il Serafini elenca invece quattro esemplari del Medagliere Vaticano, dal n° 290 al 293, di cui precisa due varianti per il punto in legenda al diritto dopo PONT, che è al centro (Ser 290-291) o allineato in basso (Ser 292-293) IL FALSO D'EPOCA Già dalle immagini si nota come le incisioni, per quanto fedeli, siano notevolmente meno particolareggiate, e ovviamente che non si tratta di mistura bensì di bronzo. Non è palese se sia una moneta coniata o fusa, anche se proprio le incisioni più "impastate" ed alcune mancanze di materiale (soffiature ?) sia al diritto che al rovescio, potrebbero fare propendere per questa seconda possibilità. Non rimangono tracce dell'argentatura che necessariamente doveva essere presente per "mimetizzare" la moneta nella normale circolazione. Il diametro è di 34 mm per un peso di 14,2 grammi (quasi tre grammi in meno rispetto all'originale). Anche il contorno è compatibile con il processo di fusione, l'ornato a foglie e bacche appare solo un abbozzo; complice anche una certa usura, risulta privo della precisione del contorno illustrato in precedenza. Sicuramente non si tratta di un contorno lavorato a mano, cosa assai frequente per molti falsi d'epoca del periodo: Già dieci anni fa scrissi a Cronaca Numismatica per avere pareri in merito a questa moneta in bronzo, e Mario Traina mi rispose che potesse trattarsi di un'emissione del periodo della Repubblica Romana, ipotesi poi confermata per altri tagli in mistura dalle successive pubblicazioni specifiche sul periodo, anche se il Bruni (Le monete della Repubblica Romana e dei Governi Provvisori) relativamente alle monete da 60 baiocchi, illustra solamente emissioni datate 1796 tra quelle del periodo di restaurazione del governo pontificio post-Repubblica Romana. Mi paiono comunque remote le possibilità che si tratti di un'emissione eseguita con coni originali, pertanto può trattarsi di un pezzo al di fuori di ogni "canone di ufficialità", al solo scopo fraudolento, per approfittare del notevole caos, monetario e non, di quel periodo. Per una panoramica generale delle tipologie del 60 baiocchi di Pio VI, falsi d'epoca inclusi, questo il link al nostro catalogo on-line: http://numismatica-i...eta/W-PIOVIR/13 Ciao, RCAMIL.2 punti
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Medagliona scoperta oggi in de l'ortu di babu........................altro lato ......... Uploaded with ImageShack.us............a prestu1 punto
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La collezione Vitalini non fa testo per le monete Pontificie, Pier Luigi ha collezionato sistematicamente le monete del Regno di Sardegna e del Regno d'Italia, arrivando ad avere anche 3 o 4 esemplari della stessa moneta, magari considerata R4 o R5 in catalogo (Carlo Alberto). Per i Savoia ne ha (colleziona ancora) una malattia, e quella è stata ed è una collezione, il resto ha acquistato con un concetto di raccolta, un po qua ed un po la, non sarebbe corretto ai fini statistici dare per scontato che non essendo nella collezione Vitalini queste monete non siano comparse sul mercato. Ricordo due esemplari di ottima conservazione passati in due aste NAC una nel 2006 e l'altra mi pare nel 2008 o 2009, periodo in cui Vitalini collezionava, in entrambi i casi era in sala e non ha acquistato. Da Nomisma ricordo un q. FDC davvero notevole poco tempo fa. Gregorio XVI e la presentazione al tempio non è impossibile, innanzi tutto se non si considera uno specifico anno di pontificato la tipologia raccoglie più emissioni; è una moneta che per la rappresentazione al rovescio è stata ampiamente tesaurizzata e molti esemplari si sono salvati da appiccagnolo e croggiuolo. Lo dico per esperienza, non raccolgo Gregorio XVI, non vi presto particolare attenzione eppure ho trovato qualche bell'esemplare senza diventare matto, pagandolo ai tempi, (l'ultimo mi pare essere del 2005 o 2006) delle cifre modeste per la qualità (attorno alle £. 300.000). E' vero che si sono rivalutate e non di poco negli ultimi due o tre anni, ma per esserci ci sono. Colgo l'occasione data da Giov60 per una riflessione assolutamente personale, e probabilmente nel luogo errato, dato che qui ci "pascolano" pochi lettori, una sorta di "Clubino". Vitalini ha acquistato quanto di meglio sul mercato in 5 o 6 anni, o meglio ha formato lo zoccolo duro della collezione in quel periodo, prima era costituita di circa 700 monete rare e rarissime ma non tutte eccezionali per qualità comprate tra gli anni '70 ed '80. Vitalini è conosciuto dal mercato come collezionista di monete Savoia, ed infatti queste per alcuni anni sono saltate fuori da ogni angolo e di qualità sempre più prodigiosa - il che significa che quando c'è qualcuno che compra le monete si trovano - lo è stato per la Toscana, per le zecche Emiliane, per Genova, ed in tempi più recenti per le Oselle di Venezia, e le Pontificie. Pochi collezionisti "in forma" che possono muovere cifre risibili nel mercato dell'arte, ma considerevoli in numismatica, orientanol'offerta. Ma, un ma c'è sempre, ci va comunque del tempo e 5 o 6 anni sono nulla in numismatica, sono un periodo veramente modesto perchè le grandi rarità, quelle vere non compaiono sul mercato; possono arrivare ma è generalmente non inerente all'attimo di fervore collezionistico. Ci sono monete, particolarmente nei Savoia moderni che "basta pagare" e si trovano (5 lire 1901, serie per numismatici, 20 lire anno V, 5 lire 1861 Fi, per fare alcuni esempi) ed altre che esulano dal denaro. Nella Vitalini ricordo mancavano due monete, in particolare per cui il collezionista avrebbe fatto un assegno in bianco: il 10 lire 1847 di Carlo Alberto e l'80 lire 1831 di Carlo Felice, eppure nonostante la cosa fosse nota tra i commercianti le monete non sono mai state offerte. In compenso era presente il 50 lire 1864 e lo stemmino, perchè quelli sono reperibili e compaiono, anche a trattativa privata nel giro di tre o quattro anni. A mio giudizio, per avere un panorama vero dell'offerta di mercato necessitano almeno una genrazione di collezionismo, solitamente considerata di 30 anni.1 punto
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Ho dato un'occhiata al Red Book e ho messo un po' di note. Prendi tutto con il beneficio del dubbio, non vedendo le monete è difficile dare un giudizio. Inoltre il Red Book non sempre riflette il valore di mercato, comunque un'idea te la dà. Per i dollari ti ha già risposto afornaini. Comunque, il Morgan 1889-O in MS60 è quotato $175. Il Peace del 22 è abbastanza comune, a meno che non sia uno in Alto Rilievo...allora varrebbe parecchio! Qui sotto ci sono i mezzi dollari più interessanti. N° 15 ½ DOLLAR USA WALKING LIBERTY (american eagle) 1918 3 P – 8 S – 5 D – D vale di più se in grado alto. 1917 1 D – 7 S - 2 P – D e S se hanno il mintmark nel diritto (sotto In God we Trust) 1920 2 S - 5 P - S in grado alto 1923 S in grado alto 1927 S AU50 - $400 1939 S 1928 S in grado alto 1933 2 S in grado alto 1946 2 P – 1 D la P con il Double Die Reverse vale di più in grado alto Per i quarti bisogna vedere quali hai, Barber (1896-S, 1897-S, 1901-O, 1908-S, 1909-O, 1913-S, 1914-S) , Standing Liberty (1919-D, 1919-S, 1920-D, 1921, 1923-S, 1924-D, 1927-S) o Washington (1932-D, 1932-S, 1936-D, 1937-S, 1940-D)? Spero di averti dato qualche piccola indicazione. MM1 punto
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Bella moneta. Il rovescio (quello con valore nominale e millesimo) ha un'iconografia abbastanza comune, fra le monete latinoamericane del XIX secolo (ad esempio quelle della Repubblica Dominicana).1 punto
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1/4 real o Tlaco messicano zecca citta del messico (M con punto) zecchiere A e data 1836 questi sono i primi tlaco a essere emessi in rame , prima (ma anche dopo)li facevano in argento ciao1 punto
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Salve. Scusate se mi intrometto ma non ci posso proprio credere che persone che sono disposte a spendere fior di quadrini per acquistare pezzi di storia non riescano a trovare 300 € per un computer piú veloce o se proprio si é affezionato al proprio pc basta aquistare un pó di ram in piú ed una scheda grafica migliore per poter navigare con comoditá in questo sito che io ritego di ottima fattura.Il possedere oggi un computer di 5 o 6 anni é come possedere un automobile di 30 anni fá belle sí ma senza i confort che ognuno di noi non potrebbe fare a meno.Ve lo immaginate una automobile senza impianto stereo o senza aria condizionata io no. Quindi spilorci infilate le mani in tasca e aggiornatevi :D che noi poveri principianti abbiamo bisogno di voi. Ah dimenticavo la finanza se fate una dichiarazione di redditi di 20mila euro e pubblicate che avete comprato una monete di 5 anche loro ci arrivano che qualche cosa di strano c'é. È poi sono cosi bravi a dare la caccia alla povera gente mentre trafficanti o gli orientali quelli no quelli li lasciano lí dove sono ma comunque finché restare dietro un nick e non rivelate a nessuno dove state stanno freschi non credete alle persone che vi dicono che tramite il vostro indirizzo IP possono risalire a voi questo lo si fá solo nei casi di omicidio rapimento o pedofilia non per queste sciocchezze. Mi assumo tutta la responsabilitá di ció che ho detto. Saluti1 punto
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LA NUOVA MONETAZIONE DI ANASSILA A MESSANA Nel 480 a.C., una data cruciale anche per tutta la Sicilia (lo stesso anno della vittoria di siracusani contro cartaginesi e alleati ad Himera) Anassila riportò la vittoria ai Giochi Olimpici facendo correre una pariglia di mule. Il tiranno commemorò l’evento introducendo sulle monete l’immagine della biga di mule (detta “apene”) guidata da un auriga accoccolato e sul rovescio una lepre in corsa. tetradramma Le vittorie agonistiche dei tiranni nei giochi panellenici servivano a legittimarne il potere e ad accrescere la base del consenso popolare. Ma perché Anassila preferì correre con un veicolo poco elegante e goffo con mule, privo della spettacolarità tipica delle corse con le quadrighe di cavalli? Il tiranno non aveva alcuna intenzione di risparmiare sulle spese, ma riuscì non solo a distinguersi da tutti i suoi colleghi, ma anche ad evocare un notevole significato religioso. Nella cultura greco-orientale (non dimentichiamo che Anassila proveniva dalla Grecia continentale ed era sensibile ai culti dell’Asia Minore!), il mulo, nato dall’unione della cavalla con l’asino, esprimeva il concetto della mistione di popoli. Non per nulla Erodono aveva chiamato hemionos, ossia mulo, Ciro il Grande, essendo figlio di madre Meda e di padre Persiano. Anassila, avendo rifondato Zankle mescolando insieme Calcidesi e Messeni, volle dimostrare con l’esaltazione dell’hemionos la possibilità di superare i contrasti e i sanguinosi conflitti insiti nella coabitazione forzata di popolazioni diverse. Inoltre la biga di mule era in sintonia con le credenze e le tradizioni locali. La biga traeva origine dall’antico carro agricolo impiegato nella celebrazione dei cortei nuziali e dei riti funebri, ed utilizzato nelle pratiche magiche per ottenere la fertilità della terra e probabilmente collegato alle sacre nozze di Persephone con Hades, come su numerose terrecotte figurative (pinakes) dall’Italia meridionale. E’ importante osservare che sotto la biga delle mule è presente una foglia di alloro, la pianta sempreverde simbolo di eternità ed associata con Apollo (ecco !.....). Apollo, insieme al padre Zeus, presiedeva alla crescita delle piante e alla fertilità della terra, ed assicurava la costante rinascita della natura dopo la pausa invernale. La biga diventava simbolo di significativi momenti di passaggio e di fondamentali mutamenti di stato, attraverso una immagine legata all’alternanza della vita e della morte e all’eterno “ricominciamento”, in una visione ciclica dell’esistenza che sottraeva anche l’uomo al suo destino mortale (da sempre l’assillo dell’uomo….). La lepre cosa significava? L’animale era legato all’idea di abbondanza e di prolificità; la straordinaria fertilità la rendeva un simbolo d’amore. Nell’arte figurativa greca, come anche nelle pitture vacolari, è ripresa in corsa (talvolta inseguita dal cane o dal cacciatore), accovacciata, me più spesso morta, innocente preda ghermita dalle aquile (come sulle monete di Akragas). La caccia diviene di conseguenza presagio di morte, ma la “rinascita” della lepre è adombrata dalle scene in cui l’aquila la innalza verso il cielo. Nelle pitture vascolari dell’Italia meridionale la lepre è spesso associata ad Apollo e si conosce un vasetto bronzeo a forma di lepre morta che reca incisa una dedica ad Apollo stesso. Anche qui siamo di fronte ad antiche credenze religiose basate sul duplice aspetto luminoso/diurno e oscuro/notturno, corrispondente a una “morte” costantemente seguita dalla “nuova nascita” coltivate nell’area dello Stretto, sulle quali il tiranno faceva leva per dare credito e legittimità a un governo indebolito dall’accresciuto potere dei tiranni siracusani, vincitori nel 480 a.C ad Himera sui Cartaginesi, che erano alleati di Anassila. E’ interessante osservare che sotto la tirannide di Anassila e dei suoi figli (alla sua morte, nel 473 a.C., erano minorenni e furono affidati al tutore Micito e la tirannia degli Anassilaidi durò fino al 460 a.C), Messana e Rhegion insieme emisero il quantitativo più importante di monete prodotte in tutta la grecità occidentale. Nel mondo antico i tetradrammi ateniesi vennero volgarmente chiamate “civette”, mentre quelli dello Stretto pare che furono chiamati “lepri”. La monetazione di Messana fu molto regolare e costante, con un elevato numero di conii, mentre Rhegion ebbe ritmi di coniazione discontinui e più lenti. Queste mie brevi note, basate su approfonditi studi della Caccamo Caltabiano, vogliono semplicemente rendere più comprensibili certe tipologie adottate su monete greche, che sempre risentono sia dei particolari momenti storici sia delle profonde credenze religiose allora praticate.1 punto
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PRIMA MONETAZIONE DI ANASSILA A MESSANA Nel 487 a.C. Anassila fece venire un gruppo di compatrioti della Messenia (una regione del Peloponneso, che aveva dato i natali al tiranno reggino) ed attaccò i Samii, espellendoli da Zankle, che fu poi rifondata col nuovo nome Messene (in ricordo della sua regione di origine). Tale attacco mirava chiaramente a togliere ai Samii il controllo economico sullo Stretto. Sotto il suo governo, Rhegion e Messene costituirono in unico Regno, economicamente florido e sorretto dall’appoggio delle classi popolari. A comprova dell’unico regno, le monete recano gli stessi tipi della testa di leone e della protome di vitello e l’iscrizione MESSENION (per Messene) oppure REGINON (per Rhegium), articolate in vari nominali, compresi frazionali. Rhegion Messana Questa monetazione di Anassila svolse un importante ruolo economico, sociale e politico. Grazie alla presenza anche di frazionali, fu usata anche nelle piccole transazioni di mercato e si prestò bene a ricompensare servizi, agevolando il pagamento dei pedaggi e dei dazi portuali. Infine la moneta di Anassila concorse alla formazione di un articolato tessuto sociale, che si arricchiva con la promozione di attività commerciali e mercantili e con produzioni artigianali, da cui traevano profitto le classi che avevano appoggiato l’ascesa del tiranno. Per capire meglio la scelta dei tipi adottati da Anassila, il leone e il vitello, bisogna partire dalla tradizione orientale (Asia Minore e Cipro), dove era spesso rappresentato il leone e il toro, insieme in una lotta oppure separatamente sui due lati della moneta. Il Leone e il Toro rappresentavano due poteri, l’uno della luce solare e del calore vitalizzante, l’altro della fecondità e della forza generatrice, e inoltre essi simboleggiavano l’alternanza ciclica dei fenomeni naturali: il prevalere del giorno sulla notte, quello dell’estate sull’inverno. Con un simbolismo caro alle monarchie orientali, i due animali raffiguravano anche il bene che trionfa sul male e il sovrano che vince il suo nemico. Perché il vitello al posto del toro? Tale sostituzione, voluta da Anassila, richiamava l’attenzione sull’animale giovane al posto dell’animale maturo e – attraverso di lui – l’estremità della penisola italica su cui Anassila contava di estendere il suo dominio, terra di “vitelli”. Giovani uomini “figli del toro”, l’animale in cui la cultura minoica aveva riconosciuto la manifestazione della divinità. Lo stesso nome dell’ITALIA deriva dall’osco VITELIV, che significa appunto toro….. (e che poi figureranno sui famosi denari coniati dai ribelli italici durante la Guerra Sociale contro Roma, nel 91-87 a.C.) (continua)1 punto
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LA MONETAZIONE DEI SAMII DI ZANKLE Desiderando continuare a descrivere intanto la monetazione di Zankle-Messana ( e sono ancora debitore alla prof.ssa Caccamo Caltabiano), è da rilevare che nel 494 a.C., con un colpo di stato, Anassila (in greco, Anaxilas) divenne tiranno di Rhegion. Con il suo aiuto un gruppo di Samii, ricchi mercanti provenienti dall’isola orientale di Samos, coniarono una monetazione basata su piede attico, formata da stateri e da varie frazioni, soprattutto dioboli. Tetradramma Diobolo Una importante caratteristica degli stateri (didrammi) dei Samii di Zankle è che spesso recano una lettera dell’alfabeto greco, da A ad E, indicanti gli anni a partire dalla presenza samia nella città. Al diritto si vede lo scalpo di un leone e sul rovescio la prua della nave samia (detta “samiana”, molto apprezzata in antichità per la sua robustezza), con caratteristico scafo desinante in testa di cinghiale. Lo scalpo di leone era simbolo era simbolo della divinità solare di un Helios morto. La prua di nave, oltre a commemorare il viaggio dei profughi samii verso Zankle, era anche espressione simbolica del viaggio notturno di Helios, che all’alba sarebbe tornato a “risorgere”. Il cinghiale, a sua volta, era simbolo del calore invernale e notturno del sole. La religiosità solare, evocata dalle monete samie, appare consona alle tradizioni mitiche dell’area dello Stretto. La cuspide nord-orientale della Sicilia, la Trinacria (isola dei tre promontori), era considerata sede degli armenti sacri ad Helios, il dio Sole, che poi il pensiero pitagorico aveva contribuito ad assimilare con il greco Apollo (ancora lui !...). I nuovi signori dello Stretto cercarono di dialogare con la cittadinanza zanklea sintonizzandosi innanzitutto su comuni tematiche religiose. (continua)1 punto
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Come correttamente individuato, le due monete appartengono a una serie di emissioni comuni dell'Elettorato di Mainz (Magonza), l'Hessen, Nassau e la città di Francoforte sul Meno. Il trattato fu stipulato il 26 luglio 1623, e prevedeva la coniazione di monete con lo stesso tenore d'argento, da utilizzarsi in tutti i territori aderenti al trattato. In un momento di difficoltà come quello (guerra dei Trent'anni) si trattava, per dirla con gergo moderno, di fare "economia di scala" e anche di "esternalizzare" :-) Tali monete venivano denominate "monete di corrispondenza". Naturalmente i 4 aderenti dovevano fornire l'argento necessario, e la coniazione doveva avvenire esclusivamente a Francoforte. La prima moneta riporta il simbolo AE e una specie di ricciolo: il simbolo di Caspar Airer, mastro di zecca in Francoforte. Ma come in tutte le storie, c'è un ma... ;-) Il Mastro di zecca Daniel Airer, (parente?), nel 1627 se ne va a Mainz, e comincia a battere moneta di corrispondenza il che, abbiamo visto, non era conforme al trattato: infatti la città di Francoforte si lamenta col vescovo-elettore di Magonza von Greiffenklau (lettera del 2 novembre 1629). E qui infatti si ritrova la moneta numero due, con il simbolo di mercurio, che contraddistingue Daniel Airer, operante a Magonza. Ma c'è di più.... il manigoldo Daniel Airer (chissà se in combutta col datore di lavoro, il Vescovo) s'inventa (????) un modo per guadagnare qualche "tallero" in più. Nel 1628, da un Marco d'argento, ricava 245 "mezzi batzen" (= 2 kreuzer = 1 albus, insomma la monetina in oggetto) invece di 238: un "risparmio" in argento!!! Scoperto (c'è una lamentela di Francoforte verso il Vescovo di Magonza), non si da per vinto, e anzi nel 1629 ne conia 249 (invece di 238). Insomma, le monete di Magonza sono "peggiori" di quelle di Francoforte, ma non dovevano esserlo! Chissà se il peso calante che vi ho riportato potrebbe essere causato da questo "evento"! Ah, un'altra cosuccia..... il vescovo Georg Friedrich von Greiffenclau zu Vollrads, vescovo di Magonza dal 1626, morì proprio nel 1629, era un "amico" delle streghe (ne bruciò un paio di centinaia) e, in quanto Cancelliere dell'Impero, pare fu uno degli ispiratori dell'Editto di Restituzione, che tanta parte ebbe nella esplosione della Guerra dei Trent'anni. Spero di non avervi annoiato, e vi ricordo che le fonti sono Joseph/Fellner , Le monete di Francoforte (1896): la storia delle monete di corrispondenza la trovate al nr. 383 !1 punto
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