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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 03/06/11 in tutte le aree

  1. Quanti spunti interessanti in questa discussione! Un primo commento lo faccio a proposito delle "4 repubbliche marinare" che tradizionalmente si studiano a scuola, che dimenticano bellamente Ancona e Ragusa... ma non voglio addentrarmi nelle approssimazioni e verità di parte che la scuola italiana propina nello studio della storia patria. La guerra di Chioggia ha tante chiavi di lettura: la guerra fra Venezia e Genova è una di queste, poiché era in corso un durissimo conflitto per il predominio navale e commerciale nell'Egeo orientale fra le due repubbliche: la guerra di Chioggia fu solo un capitolo (importante) di questo conflitto. Ovviamente ognuna delle parti belligeranti aveva suoi obiettivi: i Carraresi miravano all'egemonia nell'Italia settentrionale, gli ungheresi per il dominio della Dalmazia e delle porte orientali dell'Italia, vale a dire le Alpi orientali ed il Friuli. Tornando invece al tema principale della discussione, trovo che una buona maniera per considerare la produzione di moneta nel medioevo è quella di vederla come una merce, soggetta quindi a domanda ed offerta: la materia prima era il metallo prezioso, il prodotto la moneta. Vista come merce la moneta ha tutte le caratteristiche di un bene fungibile: ha una materia prima più o meno disponibile, dei costi di produzione, un valore di mercato. - Materia prima ogni imprenditore sa bene che la materia prima va prima di tutto trovata, e pagata il prezzo più basso possibile. La disponibilità continua di metallo prezioso al prezzo più basso possibile è il problema di ogni zecca. Chi aveva una miniera era ovviamente favorito (Merano per esempio), altrimenti chi non aveva miniere doveva attrarre il metallo diventando una piazza attraente per chi le miniere le aveva, oppure obbligatoria per la varietà di merci che vi si trovavano (Venezia, Genova...). Una piazza commerciale forte acquisiva sufficiente potere contrattuale da riuscire ad influenzare a proprio favore il prezzo del metallo, comunque entro i limiti dell'offerta effettiva di metallo. - Costi di produzione una zecca doveva essere ben organizzata per evitare costi inutili per scarti di metallo, furti da parte di funzionari e dipendenti... - Prezzo di mercato il prezzo di una moneta è costituito dalla somma del valore intrinseco del metallo e del plusvalore che il mercato accetta di pagare alla zecca. Una zecca di ottima reputazione riusciva a spuntare di più, ma solitamente non molto di più dei concorrenti. Questo a meno che il titolare della zecca non sia riuscito a creare un mercato di monopolio. Un buon esempio è il Regno di Sicilia sotto Federico II di Svevia, che riuscì a vietare ed espellere la moneta straniera dalla circolazione, imponendo denari molto sviliti. In questo caso si parla fiduciarietà della moneta, che però se non sostenuta da un'effettiva fiducia nella zecca emittente, porta alla svalutazione della moneta sopravvalutata. In questo senso Venezia aveva, come giustamente fatto notare da Paleologo, una politica monetaria molto sofisticata rispetto alle zecche sue concorrenti. Anche Venezia però non riusciva a gestire la massa monetaria fiduciaria circolante, e cadde in varie occasioni nella trappola dell'eccessiva produzione di moneta e quindi dell'inflazione. Questo problema economico fu compreso solo in epoca moderna.
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  2. http://it.wikipedia.org/wiki/Au#Chimica
    1 punto
  3. Arles RIC 16b_varValente, AE3, Arles, 367-375 dC. VALEN DN-S PF AVG, perla diademato, drappeggiato, giusto corazza busto / GLORIA RO-MANORVM, proprio imperatore avanza, tenendo labaro e trascinando prigioniero inginocchiato dietro di lui. Marchio della zecca: TCONST. RIC IX Arles 16b, XIV tipo © var (marchio di zecca non quotate).Testo</B></B>La seconda che hai postato dovrebbe essere questa ciao
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  4. Benché presenti in legenda l'abbreviazione ROBERT' in luogo di ROBERTUS, il MEC classifica i gigliati di questo stile (ancora eleganti e composti, con dei buoni punzoni in caratteri gotici) tra quelli coevi, benché forse tra gli ultimi emessi sotto il regno di Roberto. Si tratta in assoluto dello stile più comune, con larghi boccoli, senza collo e fibula quadrilobata. Il MEC riporta almeno 3 gigliati di stile identico al tuo ai nn. 706, 707 e 708 e li classifica come appartenenti alla "later series", la serie tarda sotto il regno di Roberto, prima di quelli in "poor style", chiaramente postumi. Aggiungo che il tuo esemplare appartiene ad una sottovariante poco comune e piuttosto interessante con le S della legenda capovolte. Il Bovi giudicava questa caratteristica probabile indizio di una contraffazione coeva, benché io tenda ad escluderlo per lo stile estremamente fine e in tutto simile a quelli napoletani.
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  5. Si, piccoli bronzetti romani venivano saltuariamente usati come spiccioli fino a 2 o 3 secoli fa. Il dato si evince dal fatto che nei riepiloghi dei preti pignoli delle offerte fatte in chiesa dai fedeli c'era una sezione relativa alle monete romane
    1 punto
  6. la prima sembra un antoniniano del 250-295 , se vedi ha la corona radiata e si intravede parte della legenda che pero` non riesco a decifrare sembra quasi Claudio Gotico (vorrei quasi quasi dire Carausio , ma e` una parola grossa) la seconda e del 370-385 la classica GLORIA ROMANORUM di valente o valentiniano e si vede la zecca in esergo CONST o CONSGamma , quindi Arles o Costantinopoli
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  7. D/ testa di Poseidone a destra R/ Cavallo al passo a destra; sopra AMFIPO; sotto LITWN; monogramma a destra (a volte sotto la pancia del cavallo la lettera Theta) BMC 46-49; Cop 46-47; ANS 123-129; Lindgren European Mints 938 Datata dopo il 168 a.C. (BMC) Luigi
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  8. Verissimo Luciano, e allora ricordiamo due di queste fondamentali innovazioni: l'uso dei numeri arabi con il Liber Abaci, di Leonardo Pisano (1202) e l'introduzione della partita doppia per la quale non abbiamo una vera e propria data di partenza ma che si può ipotizzare contemporaneo o di poco successivo all'introduzione dei numeri arabi. La partita doppia venne sistematizzata e descritta dal grande Frà Luca Pacioli che la pubblico nel Tractatus IX (de computis et scripturis) della sua SUMMA DE ARITHMETICA pubblicata nel 1494 (libro che ebbe un successo notevole già all'epoca. Credo che questa sia la prima testimonianza di una descrizione scritta di tale contabilità (usatissima da tutte le imprese ancora oggi) anche se non è detto che non esista qualche manuale "operativo" nascosto tra gli incunaboli che magari deve ancora essere "riscoperto". Infine un'altra innovazioni importantissima anche se sembra banale è quella della "carta", si proprio lei visto che in precedenza tutto veniva scritto e riportato (parlo dei manoscritti) su pèergamena, costosissima e poco pratica, mentre la carta, prodotta a Fabriano in pimis a partire dal XIII secolo permise la "democratizzazione" e la diffusione della scrittura (per approdare qualche secolo dopo alla stampa a caratteri mobili introdotta per la prima volta - in Occidente - dalla Germania).
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  9. C'è anche il metodo "musulmano", che consiste nell'avere più future suocere. Moltiplichi i vantaggi e l'unico rischio e che se ti beccano ti fanno fare una collezione di mazzate anzichè di monete... :lol: :lol: :lol: Però ogni scelta ha i suoi rischi e finchè dura.... :D
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  10. Quelli, spalmati sul pane, ti rimangono davvero sullo stomaco per settimane. :)
    1 punto
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