Quanti spunti interessanti in questa discussione! Un primo commento lo faccio a proposito delle "4 repubbliche marinare" che tradizionalmente si studiano a scuola, che dimenticano bellamente Ancona e Ragusa... ma non voglio addentrarmi nelle approssimazioni e verità di parte che la scuola italiana propina nello studio della storia patria.
La guerra di Chioggia ha tante chiavi di lettura: la guerra fra Venezia e Genova è una di queste, poiché era in corso un durissimo conflitto per il predominio navale e commerciale nell'Egeo orientale fra le due repubbliche: la guerra di Chioggia fu solo un capitolo (importante) di questo conflitto. Ovviamente ognuna delle parti belligeranti aveva suoi obiettivi: i Carraresi miravano all'egemonia nell'Italia settentrionale, gli ungheresi per il dominio della Dalmazia e delle porte orientali dell'Italia, vale a dire le Alpi orientali ed il Friuli.
Tornando invece al tema principale della discussione, trovo che una buona maniera per considerare la produzione di moneta nel medioevo è quella di vederla come una merce, soggetta quindi a domanda ed offerta: la materia prima era il metallo prezioso, il prodotto la moneta. Vista come merce la moneta ha tutte le caratteristiche di un bene fungibile: ha una materia prima più o meno disponibile, dei costi di produzione, un valore di mercato.
- Materia prima
ogni imprenditore sa bene che la materia prima va prima di tutto trovata, e pagata il prezzo più basso possibile. La disponibilità continua di metallo prezioso al prezzo più basso possibile è il problema di ogni zecca. Chi aveva una miniera era ovviamente favorito (Merano per esempio), altrimenti chi non aveva miniere doveva attrarre il metallo diventando una piazza attraente per chi le miniere le aveva, oppure obbligatoria per la varietà di merci che vi si trovavano (Venezia, Genova...). Una piazza commerciale forte acquisiva sufficiente potere contrattuale da riuscire ad influenzare a proprio favore il prezzo del metallo, comunque entro i limiti dell'offerta effettiva di metallo.
- Costi di produzione
una zecca doveva essere ben organizzata per evitare costi inutili per scarti di metallo, furti da parte di funzionari e dipendenti...
- Prezzo di mercato
il prezzo di una moneta è costituito dalla somma del valore intrinseco del metallo e del plusvalore che il mercato accetta di pagare alla zecca. Una zecca di ottima reputazione riusciva a spuntare di più, ma solitamente non molto di più dei concorrenti. Questo a meno che il titolare della zecca non sia riuscito a creare un mercato di monopolio. Un buon esempio è il Regno di Sicilia sotto Federico II di Svevia, che riuscì a vietare ed espellere la moneta straniera dalla circolazione, imponendo denari molto sviliti. In questo caso si parla fiduciarietà della moneta, che però se non sostenuta da un'effettiva fiducia nella zecca emittente, porta alla svalutazione della moneta sopravvalutata.
In questo senso Venezia aveva, come giustamente fatto notare da Paleologo, una politica monetaria molto sofisticata rispetto alle zecche sue concorrenti. Anche Venezia però non riusciva a gestire la massa monetaria fiduciaria circolante, e cadde in varie occasioni nella trappola dell'eccessiva produzione di moneta e quindi dell'inflazione. Questo problema economico fu compreso solo in epoca moderna.