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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 03/03/11 in tutte le aree
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Bene, vedo che la potenza di fuoco bibliografica di Piergi00 mi ha fatto risparmiare un po' di lavoro. Se magari riuscisse a pubblicare le tavole e le descrizioni del Corpus Nummorum Italicorum sarebbe un lavoro perfetto, dato che molte delle immagini di Biaggi & MIR vengono da lì e si darebbe giusta valorizzazione delle fonti. Per quanto riguarda i modelli ispirativi, non voglio passare per Bastian Contrario, ma forse sarei molto prudente nel puntare il dito verso la Contea di Savoia. Quando Asti iniziò a coniare la monetazione dei Savoia in territorio "italiano" (virgoletto volutamente, perché all'epoca il concetto era sfumato) era limitata alla val di Susa e stentava forse ad arrivare alle porte di Torino. Non è un caso che la monetazione sabauda di Oddone e Pietro II trovi i suoi modelli a Vienne, nonostante il Piemonte ricadesse sotto l'area monetaria del denaro pavese. I denari astesi arrivano un po' dopo, rimpiazzando il secusino grazie ad un valore inferiore: alla fine del XIII secolo era probabilmente in vigore un rapporto di 3 astesi per 2 secusini. Su questi temi si è discusso l'anno scorso a Glasgow, durante l'International Numismatic Congress. Rimango più dell'idea che a Genova e Asti si siano sviluppate due monetazioni che ammiccassero l'una all'altra, e che con la coda dell'occhio (oggi mi vengono metafore a sfondo oculistico) guardassero anche a Milano, che sarebbe andata a fare le scarpe alla monetazione astese in Piemonte già a partire dai primi decenni del XIII secolo. Negli anni Cinquanta-Sessanta del XII secolo ci sono indizi per ritenere il corso dei denari pavese, astese e genovese identico tra loro. Esiste poi un importante ritrovamento di circa 700 pezzi oggi conservato al Bottacin di Padova dove i denari astesi e genovesi sono presenti grosso modo in esatta proporzione. Tenendo conto che questo ripostiglio fu chiuso intorno agli anni Settanta-Ottanta del XII secolo, esso costituisce un imprescindibile punto di discrimine per un eventuale classificazione dei due nominali. Peccato solo non sia stato ancora studiato. La suddivisione in tre soli gruppi di emissioni proposta da certi autori non è molto verosimile, in particolare per una moneta che ha avuto tipi immobilizzati per così tanto tempo. Di sicuro il massimo esperto in materia è Michael Matzke, il quale ha annunciato nuove classificazioni delle monete di Asti nel 12o volume del Medieval European Coinage, che tutti attendiamo con impazienza. Alcuni cenni, utili più che altro a comprendere la problematica e il legame della valuta astese con quella pavese e genovese, sono stati da lui anticipati nel saggio "La monetazione in Monferrato e i primi denari monferrini" (in "La moneta in Monferrato tra Medioevo ed Età Moderna. Atti del convegno internazionale di studi. Torino 26 ottobre 2007", a cura di L. Gianazza, Torino 2009, pp. 35-57), dove tra l'altro viene radicalmente cambiata anche la cronologia delle prime monete di Monferrato e rimessa in discussione l'influenza sabauda in Piemonte. E.2 punti
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Agli amici Lamonetiani ,collezionisti di monete antiche,romane e similari. Sono anni che denuncio il possesso delle mie monete antiche ,romane e bizantine e altre alla Soprintendenza. A mie mani sono rimaste le copie delle denunce controfirmate dai funzionari addetti che riguardano centinaia di monete,a parte questo cmq. i contatti erano solo verbali. Oggi per la prima volta ho ricevuto un comunicato scritto che vi allego. Dovrò informarmi per interpretare il testo del medesimo,capire se è inutile che continui a denunciare, o che altro. A parte questo mi pare che si possa ricavare come si deve comportare il collezionista di monete antiche, secondo il suddetto Ministero. P.S. Ho cacellato i nomi per rispetto della privacy. saluti romanus1 punto
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Eh sì caro DZ, sono proprio lire di genovini minuti, ovvero libras ianuinorum sottintendendo denariorum. Quando espressi in lire e soldi in quel cartulario, noto da tempo se vedi la data di edizione (!), si tratta di denari, ovviamente come valuta di conto, e si capisce sia dai valori espressi, sia dai cambi o equivalenze con bisanti d'argento ed altre monete citati in atti della stessa raccolta e dello stesso notaio . Non per questi documenti, ma per altre citazioni analoghe, si era già espresso lo stesso Lopez, con il quale per la lettura della documentazione d'archivio, in base alla mia esperienza, concordo pienamente. Per quanto brava, l'autrice ha trovato la citazione e non deve aver avuto schedature specifiche su come si esprimevano prezzi o altro in valuta (io, ma penso anche altri studiosi come il Lopez, Casaretto ed altri più recentemente, me li sono letti e schedati tutti, cartulario per cartulario - almeno quelli editi) e trovando nella vecchia letteratura datazioni come quella citata (monete aure genovesi al 1149!) ha spiegato così l'attestazione senza approfondire la cosa. Se ci possono essere delle novità tra le fonti scritte sulla monetazione di Genova penso possano venire soltanto da dati di archivio ancora inediti ...e ce ne sono ancora da schedare! Saluti a presto MB1 punto
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Buona serata, non è certamente un tema facile; soprattutto per quanto mi riguarda, perché non ho la cultura sufficiente per effettuare una disamina generalizzata che comprenda le motivazioni caratterizzanti di più zecche. Su quella di Venezia non ho nulla da aggiungere a quanto è già stato detto, ma desidero esprimere una considerazione "generica" che può dare alcune risposte od offrire ulteriori spunti. Parlando di zecche inserite in un medesimo contesto temporale (parliamo dei primi secoli dopo il 1000), mi piace usare l'espressione di Stati "locomotiva" e Stati "vagone". Gli Stati "locomotiva" erano quelli che imponevano e dettavano le regole commerciali e monetarie; Stati ricchi con un notevole giro di affari commerciali, soprattutto internazionali; Stati che avevano colonie e possedimenti oltremare in Asia e in Africa e che erano protagonisti dei mercati finanziari anche nelle piazze del Nord Europa....parliamo naturalmente - per l'Italia - di Venezia, Milano, Genova, Firenze per fare qualche esempio....ma ce ne sono altri. Al seguito di questi, c'erano gli Stati "vagoni" che erano ubicati in prossimità dei primi e che quindi, volenti o nolenti, subivano le loro scelte commerciali/finanziarie ed essendo vicini di casa c'era il problema del commercio, anche minuto, tra le varie reciproche popolazioni con tutti i problemi di valuta che ne conseguivano. Se un grosso Stato sviliva la sua moneta, poteva quello vicino fare diversamente, assumendosi il rischio di vedere le sue monete migliori fatte incetta e sparire perché tesaurizzate? Gli Stati "locomotiva" hanno sempre tratto buon denaro dall'impoverimento e dalla conseguente svalutazione delle loro monete. Dovevano comperare merci ordinarie e preziose dall'estero pagandole profumatamente, le dovevano magari trasformare in prodotti finiti investendo e tentando poi di vendere queste merci ad altri per guadagnarci. Dovevano comperare ed offrire servizi....magari c'era da finanziare qualche guerra...insomma un giro di affari che necessitava di denaro "grosso", ma anche "minuto" per la vita di tutti i giorni. Nell'epoca moderna, quando uno stato (l'Italia è stata maestra ai tempi della lira) ha avuto la necessità di finanziare le proprie esportazioni, non ha fatto altro che svalutare la propria moneta emettendo soldi su soldi. Nel medioevo i soldi non avevano un valore fiduciario, ma valevano per il metallo "buono" che contenevano....come svalutarlo se non impoverendo il contenuto intrinseco? Il fine era lo stesso. Così facendo, oltre a raggiungere lo scopo, lo Stato ci guadagnava anche sul costo del materiale necessario alla emissione. E gli Stati "vagoni"? Ovviamente dietro...si adeguavano iniziando così un circolo vizioso che diventava generalizzato e coinvolgeva estese aree territoriali caratterizzate da interscambi frequenti e collaudati tra gli stati che ne facevano parte. Qui mi fermo, in attesa di altri Amici, con altre considerazioni, che - magari - mi sono sconosciute. saluti Luciano1 punto
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E' una marca famosa . Ecco un tipo diverso dal tuo che dovrebbe essere a gas, ma stesso punzone . Ciao ;)1 punto
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Grazie infinite per questo pdf, anche perché così ho scoperto dove trovare la foto dell'augustale con corona! Fonte: http://www.khm.at/en...he-mittelalter/ ma anche: http://bilddatenbank...efact?id=557494 Pare che sia da considerarsi postuma... Caro FC, come accennato anche da qualcun'altro in questa discussione - mi pare - più o meno tutti seguendo il Kowalski riportano l'ipotesi che questo augustale coronato possa essere stato coniato a Pisa nel periodo di permanenza in città di Enrico VII (a periodi "alterni" tra lo scorcio del 1311 e la tarda primavera 1313; fu poi sepolto a Pisa). Tuttavia c'è un dato, oltre a piccoli particolari stilistici rispetto alla monetazione pisana per Enrico VII che non mi tornano. C'è infatti da considerare il fatto che nelle monete coniate in quel grappolo di anni a Pisa - compresi i nuovi piccioli da me individuati qualche anno or sono, e non conosciuti al tempo dello studio di Kowalski - si adotti in legenda sempre il nome di henricvs - unica eccezione nell'arco di tutta la produzione di questa zecca nel periodo 1155-1406. Per quale motivo questo imperatore, che per altro tenta di imporre anche una riforma della monetazione di parte della penisola italiana (Scripta ad res monetaria spectanda, gennaio 1312: documento interessantissimo anche per Genova, tra l'altro), ed impone il suo nome anche alla moneta piccola, avrebbe coniato un augustale al nome di Federico ? Se si deve attribuire questa moneta ad Enrico VII, non penso che Pisa sia la città giusta. Purtroppo non abbiamo certezze nè in un senso, nè nell'altro (nè ritrovamenti, nè attestazioni delle fonti scritte dirette) ma questa attribuzione di Kowalski non mi convince pienamente (ed infatti , almeno per ora, non ho inserito questa moneta tra le coniazioni pisane). Gli unici augustali e mezzi augustali dei tipi non coronati rinvenuti a Pisa sono quelli del ripostiglio delle Logge dei Banchi (con tarì, fiorini, un grosso d'oro di Lucca ed un histamenon bizantino più antico, forse spurio) deposto in base ai miei studi di qualche anno fa intorno al 1270. I documenti di Pisa e del territorio citano raramente tarì ed invece, soprattutto dagli anni Novanta del Duecento, fiorini. Dagli inizi del Trecento per quanto riguarda le valute auree sono menzionati solo fiorini e raramente ducati. saluti a presto MB1 punto
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Ringrazio guysimpsons per l'ottimo scambio effettuato ... difficilmente ho avuto una così rapida intesa. Alla prossima1 punto
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MVT sta per Mutina, il nome latino di Modena. i coevi sesini di Mantova hanno il nome scritto per esteso, e al rovescio non hanno un'aquila ma una croce latina: http://catalogo-mantova.lamoneta.it/moneta/MN-C6/11 punto
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Nel rammentare che i molteplici interventi su Apollo, sconfinati nei tetradrammi selinuntini, ha comunque preso le mosse da queste tre litre d'argento siceliote più volte descritte ed ormai sufficientemente note: riprendiamo le osservazioni sulle protuberanze frontali in alcune monete siceliote e segnatamente in alcuni tetradrammi selinuntini Dopo aver analizzato la complessità di Apollo e dei molteplici aspetti del relativo culto, non abbiamo escluso una matrice sincretistica che ha voluto identificare - nei rovesci delle monete selinuntine - il fiume Selinos con lo stesso dio...cosa ben possibile per essere Apollo uno e trino: dispensatore di salute, protettore delle acque e tutore dell'ordine divino recato dal padre Giove. Il tutto dovrebbe rammentare qualcosa...ma ne parleremo in altro intervento. Dobbiamo nel contempo rammentare che la figura di Apollo, per come emerge a far data dal V secolo a.C. è già in buona parte evoluta e razionalizzata, rispetto ad epoche più alte. Apollo, di probabile antichissima origine semitica, medio/orientale, era già un dio occidentale, in Grecia, in epoca predorica, in quanto divinità tutelare nel mondo arcaico/pastorale. L'economia di un territorio accidentato come quello della Grecia era incentrata sull'allevamento degli ovini, oltre che nella vite e nell'olivo. Scarsa e difficoltosa la poduzione cerealicola per la scarsa fertilità del suolo. Pochi e spesso contesi i territori pianeggianti (remmentiamo la guerra Lelantia tra Calcide ed Heretria per il possesso della pianura e il conseguente tramonto della potenza calcidese, a tutto favore di Atene). Quindi un ambiente prevalentemente pastorale ed agreste...rammentate Esiodo..."l'opera ed i giorni". Rammentiamo che la naviogazione ed il commercio, il mondo di Odisseo, era un mondo estivo...quando la procella non prevaleva. Anche se il commerciante ed i marinai...preferivano correre l'alea del mare e frequentare altri mondi in cerca di fortuna. (Continua...)1 punto
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Si e un denaro scodellato della zecca di Brescia, del periodo comunale (primo periodo 1186-1254),Biaggi,412. Ciao Borgho.1 punto
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Le immagini sopra postate e la relativa disamina offre interessanti spunti di riflessione già esplicitati in questa discussione e che è il caso di ribadire. Lo studio e l'analisi dell'arte figurativa volte a fini interpretativi oltre che descrittivi e critici, non può prescindere dalla conoscenza del contesto culturale di riferimento e della storia dell'arte, almeno del periodo preso ogni volta in esame. Per converso la scienza numismatica si pone spesso, in alcuni rispettabili ed autorevoli Ambienti, in modo autoreferenziale. Purtroppo o per fortuna non dovrebbe essere così. La colta disamina dei nummi e lo studio dei tondelli monetali con l'ausilio di colta bibliografia, di cataloghi e di letteratura specializzata è necessaria, difficile e sinanco impegantiva, ma tale approccio anche ove condotto con metodologia scientifica non può essere esaustivo e trova un limite nella corretta interpretazione delle figurazioni che compaiono sulle monete.Ecco perchè la numismatica è scienza esoterica e difficile, che non può esaurirsi nella mera visione di monete (molto spesso in foto) e delle relative caratteristiche e descrizioni rinvenibili nella letteratura di riferimento.In verità può essere decisivo lo studio del contesto culturale coevo alle monete di diretto interesse. In effetti la numismatica è in realtà una specializzazione per chi ha già studiato a monte i contesti sorico-artistici: in tal senso è scienza per eletti appassionati che diviene esoterica. Per converso può capitare che ci si limiti alla numismatica in quanto tale, per riconoscere le monete ed il relativo riscontro tecnico dell'oggetto. Ma è sufficente? Ad esempio cito che un iscritto ad eminente società numismatica sosteneva che Pithecusa (prima colonia greca d'occidente) era una città (?) e che aveva coniato monete (?). In effetti Pithecusa non fu mai una Polis ma un emporio ben frequentato e forse produceva pesi monetati da stadera (da cui statere!)....ma non ha coniato moneta. Peraltro come avrebbe potuto farlo sino alla fine del VII o all'inizio del VI secolo in occidente? Orbene, se non si hanno tali nozioni è forse meglio rimanere nell'ambito dei cataloghi e delle note serie a piè di pagina...evitando prolusioni. Non si vuole porre alcuna polemica nell'evidenziare tali osservazioni peraltro fondate sulla scorta degli analitici interventi qui proposti, quale pur modesto e minimo contributo all'esegesi numismatica condotta tramite lo studio dell'arte coeva e del contesto culturale di riferimento. Preciso, anche al fine di evitare qualunque malinteso, che tali osservazioni, ovviamente opinabili, appartengono eclusivamente all'autore di questo specifico intervento. Tornando ad aspetti tecnici rammento che, qualche pagina fa, abbiamo preso le mosse da monetine che potrebbero persino apparire insignificanti se non a studiosi ed a specialisti: - alcune litre di Stiela; - una tipologia di litra coniata da Leontini; oltre alla serie più nota ed apprezzata relativa ai tetradrammi coniati da Selinunte; ometto per brevità i riferimenti numismatici, già ampiamente dibattuti ed argomentati in precedenza e mi limito a postare alcune immagini: Stiela litra in argento ...nella letteratura prevalente non risulta certa l'interpretazione della figurazione stante, forse divinità fluviale; qui abbiamo cercato di dimostrare la conguità e l'assonanza con la figura di Apollo con phiale e alloro. Il rovescio è anche dibattuto, in realtà trattasi di Acheloo che nuota a simboleggiare la forza della corrente e che di seguito mostriamo in una immagine vascolare a figure rosse: Altra litra di Stiela che mostra le medesime caratteristiche. Con la seguente cambia la raffigurazione del diritto e resta immutata quella del rovescio. Qui sopra potete osservare un profilo di Apollo in marmo da correlare stilisticamente all' immagine monetale, l'assenza della corona d'alloro è iconograficamente accertata nella statuaria ove il dio poteva essere distinto da cià che teneva in mano o che gli veniva posto accanto. Nel profilo monetale invece il riconoscimento del profilo del dio era voluto originariamente tramite la testa lureata, in questo caso con l'aggiunta del ramo di alloro innazi al profilo. Cambiamo l'autorità emittente: Leontini, litra in argento, ignota l'esatta attribuzione della figura stante, in effetti trattasi di Apollo con phiale ed alloro. Abbiamo visto in precedenza,qualche pagina indietro, numerosi esempi di monete che recano al rovescio la figura di Apollo stante, rivolto prevalentemente a sinistra davanti ad un altare acceso, mentre il dio tiene un ramo d'alloro con la mano destra e una phiale con la sinistra, in atto di sacrificare. Tali coniazioni afferiscono, oltre che a Selinunte, Stiela e Leontini, anche a molte città del mondo greco o grecizzato nell'ambiente dell'antico mediterraneo, anche lontane tra loro ed in terre diverse. Datano dalla metà del V sec. a.C., sino almeno all'Imperatore Valeriano con un antoniniano coniato con l'epèigrafe apollin (ni) e, quidi, sino alla metà del III sec. d.C. E' un arco temporale di circa otto secoli, il che la dice lunga sulla comune accettazione e persistenza di tale iconografia monetale che a volte ha caratteristiche di autentico sincretismo. Come sempre quando si parla di oggetti afferenti al mondo antico il riferimento alla ceramica di scavo è importante. Ed infatti sono state postate in questa discussione numerose foto di vasi raffiguranti simile od analoga immagine, con Apollo che reca con una mano il ramo d'alloro, in tal senso unanimemente riconosciuto dalla letteratura scientifica. Alcun dubbio rimarrebbe quindi sull'identificazione di tale divinità come figura monetale ove rechi (come li reca a Stiela, Leontini e Selinunte) gli stessi attributi in un analogo contesto volto ad officiare l' atto cultuale, specificamente su una altare acceso posto di fronte al dio. Trattasi di identificazioni che lasciano scarso (se non alcun margine) di dubbio, ove si voglia procedere non solo con documentazione correlata o comparata ma anche secondo logica interpretativa, basata sull'evidenza e sul riscontro delle immagini monetali e vascolari. Da ultimo abbiamo arricchito la documentazione comparativa tesa alla dimostrazione della coerenza iconografica anche con immagine legate alla statuaria del V secolo a.C. Per ogni ulteriore approfondimento, afferente non solo l'iconografia ma anche il significato e le correlazioni storiche e numismatiche insite in quelle figurazioni, si rimanda ad eventuali monografie specifiche che si dovesse decidere di pubblicare. In ogni caso sin da questa sede si rivendica ogni diritto di attribuzione sulle suddette identificazioni, che spettano agli autori di questa discussione: Acraf, Piakos e Medusa e quindi ai nomi in chiaro correlati ai nick name nelle iscrizioni al Forum ed al Sito La Moneta.it che ci ospita in questa discussione. Penso che ci si possa fermare...ce n'è da leggere e da dialogare per il momento... prima di dare alle stampe virtuali di questa discussione l'ultima puntata...che potrebbe essere la più interessante? Ma non spetterà a me valutarlo. (Continua...)1 punto
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Passiamo al metodo di comparazione e di esegesi stilistica con il contributo delle nuove immagini e di altre già postate per aderire ad uno approccio tecnico o come altri preferiscono definire: scientifico. Fig.1 Fig.2 Fig. 3 Fig. 4 Fig. 5 Fig. 6 Fig. 1: immagine (copia) dell'Apollo di Piombino: copia greca della fine del V o di epoca romana, rielaborazione di un bronzo dell'inizio del VI secolo a.C. quindi dell'arcaismo maturo. Fig. 2 c.d.Efebo di Castelvetrano. bronzo del 470/460 a.C. di probabile fattura siceliota; Fig.3 Apollo Kassel copia romana della nota statua di Apollo probabilmente l'originale era della cerchia Fidiaca se non di mano dello stesso maestro data al 460/450 a.C. L'originale era in bronzo e fu innalzato sull'acropoli di Atene per gratitudine al dio salutifico che aveva salvato la città da una invasione di cavallette. Se ne deduce che come dio salvifico che officia in espiazione per liberare i cittadini dai malanni con tutta probabilitò doveva mantenere la figurazione con phiale ed alloro o con phiale ed arco. Preciso che le braccia e ciò che le mani tengono sono opera di un restauro moderno e sono frutto di un colossale errore facilmente rivelabile dall'esamo comparato qui in corso. Mentre tutte le opere figurative attigue, dal Piombino al rovescio monetale, pongono il dio Apollo con il palmo della mano destra levato ed aperto e con il pollice ivi poggiato (che teneva la Phiale come nella figura vascolare e monetale) nonchè il braccio sinistro con il pugno chiuso a serrare (ramo d'alloro nella figura vascolare e monetale)...per errore nel restauro la mano destra stringe (un ramo d'alloro che negli originali è a sinistra) e la sinistra che dovrebbe avere il braccio teso con la phiale in palmo aperto stringe invece un arco (invece dell'alloro). E' tutto invertito e comunque errato. Fig. 4 Monica De Cesare in "Le statue in immagine: studi sulle raffigurazioni di statue nella pittura vascolare greca"- L'ERMA DI BRETSCHNEIDER– propone un interessante parallelo tra l'efebo di Selinunte e la statua di Apollo su colonna raffigurata sul vaso attribuito al Pittore dei Niobidi proveniente da Bologna (460-450 aC), raffigurante l'inseguimento di Elena da parte di Menelao presso il tempio di Apollo per gentile e colta ricerca effettuata dalla nostra autrice Medusa (Nick name di riferimento in questo Sito). Fig. 5 Ancora per illuminante contributo Meduseo (la nostra preziosa coautrice), che pone in parallelo le figure di Apollo: sia la vascolare che il Castelvetrano. Fig. 6 Tetradramma di Selinunte, circa 450 a.C., ove nel verso di diritto vediamo Apollo e la sorella Artemide sul carro, mentre Apollo scocca la freccia che arreca i malanni inviati dal dio. Al rovescio è fruibile la figura di Apollo che entrato nel fiume Selinos ne ha mondato le acque dalla pestilenza...si mostra nell'atto di officiare un sacrificio d'espiazione e quindi propizia la salute delle acque esaudendo l'invocazione liberatrice dei selinuntini. Non si pongono note di richiamo in quanto l'interpretazione è originale dello scrivente e verrà nel prosieguo sostenuta ed argomentata. Nota alla fig. 3, in allegato di sotto potete osservare l'Apollo Kassel con le braccia non restaurate. (Continua...)1 punto
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