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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 02/20/11 in tutte le aree
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@Rick2 Ci sono un paio di inesatteze in quanto da Lei riportato : nel 1807 a Parigi è battuto il tipo con testa laureata NAPOLEON /EMPEREUR e REPUBLIQUE FRANCAISE al rovescio. E' una moneta molto rara, battuta in poco più di 41.000 esemplari, quindi il 1808 non è l'unico anno in cui si è emessa questa tipologia. Gli esemplari del 5 franchi 1808 per La Rochelle, pur rimanendo di grandissima rarità sono per lo meno due, uno nella collezione Margolis ed un secondo pubblicato sul forum amisdufranc. Opinione personale, i 2.700 esemplari battuti a T Nantes dubito siano mai entrati in circolazione. "i 5 franchi con queste tirature sono piu` rari dei franchi o dei mezzi franchi con le medesime tirature visto che di 5 franchi ne sono stati battuti molti di piu` e molti sono stati rifusi e persi." Mi perdoni, il mio vivere in Italia deve aver ridotto la mia qualità intellettiva, e non risco a capire il senso di ciò che ha scritto; se il 5 franchi ha la stessa tiratura del franco e del mezzo franco, com'è che ne hanno battuti di più (di 5 franchi o di franco ?). A rigor di logica si dovrebbe perdere qualcosa di piccole dimensioni e di contenuto valore, pertanto dovrebbe essere più facile perdere una moneta da 1 franco o demi franc, quindi presumo che a parità di tiratura un franco sia più raro di un 5 franchi più facilmente tesaurizzato.2 punti
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Sì c'è solo l'edizione del 1996, Gavello dice che sta lavorando a una nuova versione ma al momento non saprei a che punto è. E' comunque uno strumento fondamentale, che non dovrebbe mancare in una biblioteca numismatica. Occhio al prezzo, oggi dovresti pagarlo non più di 30 euro, forse anche meno ;) petronius :)1 punto
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Buonasera Dabbene e Giollo2, ho visto - e letto - con piacere il vostro saggio sulla zecca di Pavia. E' veramente molto interessante. Inoltre è sicuramente importantissimo per il fatto di aver reso pubblico il nucleo di monete pavesi della ex collezione Brambilla. A questo proposito vorrei far notare come alcune di esse siano, a mio avviso, fortemente sospette. Mi riferisco ai due esemplari di p. 9 e al primo dei due 'ex Brambilla' di p. 11. Anche il secondo esemplare di p. 18 mi crea dei dubbi. A proposito dei denari di Berengario I con il cristogramma (pp. 26-27), forse valeva la pena di citare come secondo Brunetti 1966, esistano alcune imitazioni attribuite al falsari Luigi Cigoi. Ricordo inoltre che anche il Becker si cimentò nella creazione di una moneta pavese a nome di Ottone I. Ho notato che non sono state inserite monete a nome di Guido da Spoleto e a nome di Lamberto da Spoleto. C'è qualche ragione particolare? Molto interessante la già nota moneta 'scodelata' a p. 45: assai simile - forse troppo simile - alle coeve emissioni milanesi. Per la moneta del ripostiglio di Fecamp, se vi può interessare, vi posso postare l'immagine tratta dalle tavole della Dumas. Sulla cronologia delle monete ottoniane, voi avete giustamente utilizzato la cronologia proposta dal prof. Saccocci, che per il momento è senz'altro la più corretta e completa. A proposito delle monete di Ottone III con la scritta CIVITA GLORIO(SA) faccio però notare come la datazione proposta resti tuttavia da verificare ulteriormente; il fatto che le prime monete di Ardoino d’Ivrea una volta coronato re d’Italia a Pavia, all’inizio del febbraio 1002 (Ottone era morto pochi giorni prima), rechino incisa la stessa scritta, fa pensare ad emissioni ravvicinate nel tempo. Personalmente non mi trovo d'accordo sulla numerazione adottata per i vari imperatori, ma in questo caso devo ammettere che anche le vostre ragioni sono più che valide. Una nota sul modo di riportare la trascrizione dei nomi CHONRADVS ed HENRICVS oramai invalso da secoli e, secondo il mio parere, da cambiare: credo che sia ora di cominciare a renderci conto che i due nomi si leggono non su tre righe ma a croce (CHON-RAD e HIN (o HEIN) -RIC) e come tali si debbano riportare. Riguardo alle affermazioni di p. 73 relative ai denari vecchi milanesi, ai denari terzoli e all'equiparazione di quest'ultimi con il denaro pavese tra il 1160 ed il 1170, andrei molto cauto. Credo che a tale proposito sia necessario citare, non dico quanto proposto da me, ma quantomeno le teorie di Michael Matzke che è indubbiamente uno studioso senz'altro più attendibile del sottoscritto. Inoltre, nel 1164 il denaro pavese sembra che non equivalesse affatto al denaro terzolo milanese (v.Chiaudano 1957, p. 201). Non devo certo ricordare io come sorvolare o, peggio, ignorare, le teorie contrarie alle proprie non giovi certo alla scientificità di un testo. Per quanto riguarda la proposta di Arslan sulla retrodatazione del denaro federiciano generalmente attribuito al solo Federico II ritengo la vostra cronologia e le vostre perplessità più che plausibili, tuttavia credo necessario far presente come anche in questo caso Michael si sia già espresso a favore di un innalzamento della cronologia di queste monete al secolo XII. Personalmente, per quello che può valere la mia opinione, io concordo pienamente con Arslan e Matzke. Vorrei che queste mie osservazioni fossero prese solamente per quello che sono, vale a dire SOLO osservazioni per migliorare, se lo credete opportuno, un testo già di per se veramente molto, molto interessante per la mole di informazioni che offre. Cordialmente, Teofrasto PS PER DABBENE: senza dover aspettare il MEC 14, Mazke ha già pubblicato alcune cose sulla monetazione milanese, che vale la pena leggersi dal momento che approfondiscono ulteriormente le proposte di Ottorino Murari.1 punto
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Medaglia ricordo celebrativa per l'Anno Santo,bronzo /ottone,del XVII sec.- D/La Porta Santa ai lati ,S.Paolo(SX) e S.Pietro (DX),esergo: ROMA.R/ Preghiera o giaculatoria in sei righe;scritta: IESV.// E.MARIA // VI.DONO.// IL.CVORE.// e L'ANIMA // MIA.Penso sia rara è la prima che mi capita di vedere con questo R/.,complimenti.Ciao Borgho.1 punto
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Buona Domenica Segue un altro "pezzettino" del racconto sulla zecca veneziana al tempo del Doge Francesco Foscari. Nei primi anni del dogado di Francesco Foscari non si riscontra alcuna variazione della monetazione rispetti ai “tipi” già emessi nei decenni precedenti la sua elezione. Infatti continuavano ad essere coniati, con lo stesso peso ed il medesimo titolo i Ducati, i Grossi del valore di 4 Soldi, i Soldini, i Piccoli (o Denari) ed i Torneselli; quindi più che dalla varietà dei pezzi coniati, il suo dogato è caratterizzato da altri aspetti, non meno importanti, ma che incisero profondamente sulla politica monetaria adottata dallo Stato. Solamente nel 1429, con una parte sancita dal Senato, venivano date alla luce due nuove monete, cioè il Grossone valente 8 Soldi ed il Mezzo Grosso valente 2 Soldi; entrambi le monete dovevano essere d’argento, con il peso ed il titolo proporzionati al Grosso. Gli aspetti quindi che contraddistinsero questo lunghissimo periodo di governo e che influirono sulle politiche di emissione furono altri e ben più caratterizzanti; innanzi tutto la carenza di metallo prezioso da destinare alla zecca e più ancora tutti i problemi che derivarono dall’entrata in guerra di Venezia in numerosi conflitti. Queste guerre generarono un concatenarsi di effetti in ambito monetario che prostrarono il governo della “Serenissima”; alcuni possiamo così riassumerli: • carenza di buona moneta circolante perché usata in massima parte per il finanziamento delle guerre (pagamento dei “Condottieri” e delle truppe mercenarie ingaggiate, pagamento delle proprie milizie, costi di approvvigionamento e sovvenzioni ad informatori ed agitatori operanti in campo avverso); • necessità di coniare del numerario di bassa lega che soddisfacesse il commercio minuto e che circolasse nei territori conquistati, così da poter competere con le monetazioni locali e sostituirsi alle stesse; • introduzione nei territori di moneta “falsa”, effettuata dagli stati in guerra con Venezia allo scopo di destabilizzarla. La frenetica coniazione di siffatte monetine, dal conio approssimato e scadente, difficili da manipolare e con un infimo valore intrinseco non rispondente ai ragguagli con le monete più grosse, forniva lauti guadagni allo Stato; per contro favoriva fenomeni come la “tosatura” delle poche monete circolanti ad alto contenuto di argento. Abbiamo parlato di guerre, lunghe e penose, intervallate da paci tanto brevi quanto effimere che nel totale durarono oltre 30 anni, dal 1426 Venezia si trova a combattere praticamente con tutti i suoi vicini: con il Ducato di Milano principalmente, a cui strappa Brescia, Bergamo, parte del cremonese, la Val Trompia, la Val Sabbia, la Val Camonica e Orzinuovi; ma anche nel Tirreno contro i genovesi (sottomessi al Ducato di Milano), contro l’Imperatore Sigismondo nel Friuli, e poi ancora guerra in Dalmazia, in Albania e nel Levante contro il “Turco”. Centro degli sforzi militari di Venezia rimasero comunque i territori della Pianura Padana; la gestione delle provincie strappate al Ducato di Milano furono la causa di una delle maggiori crisi della zecca, quando nel 1442 l’ennesima tregua sottoscritta con lo stesso cominciò a deteriorarsi. L’esigenza di procurarsi denaro diventò l’imperativo a cui tutte le attività dello Stato dovevano conformarsi e questo impellente bisogno si sovrappose alla necessità di fornire le provincie conquistate ed inglobate nel dominio veneziano, di una monetazione a loro ben accetta. “...+ Yesus 1442 adì 22 februario - in Pregadi. Cunziossia ch’el faza per la Signoria nostra a questo tempo ch’è strectura de denari rechuperare denari per ogni modo e via honesta et in la Ceche nostra de l’Arzento altre volte se feva pizoli over bagatini per Bressia, Pergamo, Verona e Vicenza soto diversse stampe segondo el chorso de luogi...”. (27) Non solo, ma il Senato contemporaneamente prese atto che le stesse provincie erano invase da piccole monetine del ducato di Milano, adibite al commercio minuto e chiamate Sesini che, tutte in rame e soltanto in superficie imbiancate, creavano disturbo alla circolazione di monete veneziane. Quindi veniva dato ordine che i Bagattini con le stampe usate in quei territori venissero coniati con una pasta contenente soltanto 1/18ma parte d’argento e tutto il resto rame, invece del rapporto di 1/9 come avevano precedentemente, così da favorire un veloce ricambio di monetazione. “...I qual bagatini tegniva marche 8 de rame e Ia d’arzento e perchè i diti bagatini son manchadi al prexente, alguna moneta de Ducha de Millan chiamada sexini, i qual de fora son bianchizadi e tuto el resto si è rame, à prexo chorso per tuto el nostro teritorio dal menzo in là e, s’el fosse fato dei diti bagatini che tegnissero marche 8/12 de rame e meza d’arzento, el nostro Chomun ne receverave grandissima utilitade e quadagno...” (28) e così venne deciso; i nuovi Bagattini vennero coniati ed inviati in quelle provincie, raccomandando ai Rettori là presenti che in ogni transazione, pagamento o sovvenzione che fosse, le monetine dovessero essere forzatamente immesse in circolazione fino ad un importo di 5 Soldi per ogni Ducato. Oltre alle solite pene pecuniarie nei confronti di coloro che non avessero ottemperato alle disposizioni date, il Senato impose anche che i Sesini milanesi avessero corso per un periodo limitato a due mesi entro cui sarebbe stato possibile cambiarli con la nuova monetazione, dopo di che sarebbero stati banditi. Gli utili derivanti da questa manovra dovevano essere inviati dal Rettore allo Sforza, comandante delle armate veneziane in Lombardia, per il pagamento delle truppe. Il 24 maggio dello stesso anno il Senato decise di provvedere anche alle altre provincie del dominio, fornendo anch’esse della monetazione necessaria. “...vada parte che i Masseri nostri de la moneda de l’Arzento mandar debiano a Padoa, Trevixo e le altre terre nostre da parte de terra e in la Patria de Friuli de bagatini, i qual vien spexi in dicti luogi, fati a la liga sì chomo è prexo in questo Chonseio...” (29) Anche per questo secondo provvedimento il Senato impose ai Rettori l’obbligo, sotto pena di un’ammenda di Ducati 500 per coloro che non vi avessero ottemperato, di dare in ogni pagamento almeno 5 Soldi di tali monetine per ogni Ducato, inviando gli utili allo Sforza. Il 18 luglio era la volta di Ravenna, il Senato decretò che per quella provincia venissero battuti Quattrini e Mezzi Quattrini, secondo la lega ed il modello prescritto; tali monete dovevano anch’esse essere adoperate per tutti i pagamenti nella misura del 5 per cento. Possiamo quindi dedurre che, ad eccezione delle provincie di Padova e Treviso dove circolavano le medesime monete in uso a Venezia, tutte le altre provincie del dominio veneziano erano provviste di una monetazione specifica, tenuto conto delle diverse realtà locali. A Verona e Vicenza, per esempio, correva la Lira veronese, avente un valore di ragguaglio maggiore di un terzo rispetto alla veneziana, mentre nei territori della Lombardia, come a Brescia e Bergamo, correva la Lira imperiale, avente un valore di ragguaglio doppio rispetto alla veneziana. Visto che, seppur diverse nella varietà dei coni, la lega impiegata per la fabbricazione delle monete era la medesima - e di ciò ci danno conferma le terminazioni del Senato ed i Capitolari di zecca - l’unico sistema valido per una corretta analisi delle monete, è la determinazione del loro peso. (27) Bibliotheca Winsemann Falghera “Il Capitolar dalle Broche” - a cura di Giorgietta Bonfiglio Dosio - EDITRICE ANTENORE PADOVA 1984 pag. 120 (28) Idem pag. 120 (29) Idem pag. 120 Saluti Luciano1 punto
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Confermo Manfredi (1258 - 1266) denaro: D/ .ΛΥΝFR'.REX in centro M gotico tra due globetti ai lati R/ + .SICILIE. al centro croce semplice Spahr 2081 punto
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Dalla foto non si riesce a capire, almeno io non capisco, se si tratta o meno di oro rosso. A prima vista sembrerebbe però di no. In ogni caso il plus valore per l'oro rosso su questa moneta, almeno secondo i risultati d'asta, è di circa il 30%.1 punto
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Viminacium Moushmov 32 Gordian III AE 24mm of Viminacium. Year 3 = 241/242 AD. IMP CAES M ANT GORDIANVS AVG, radiate draped bust right / PMS COL VIM, Moesia standing between bull & lion; AN III in ex. AMNG 80.Text</B>1 punto
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Il retro rappresenta la Moesia tra un leone e un toro AN= anno III= terzo. la legenda del dritto IMP GORDIANUS PIUS FELIX AVG non è presente nel Varbanov che classifica queste monete, bisognerà studiare se è presente in altri testi.1 punto
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La seconda potrebbe essere una moneta dell'antica Cales, con testa di Atena al dritto e gallo al rovescio. http://it.wikipedia.org/wiki/Monetazione_di_Cales1 punto
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A proposito di patina e valore... Riporto quanto ho trovato sul sito di un collezionista... già in passato mi sembra di aver letto qualcosa di simile su qualche libro/catalogo. Sono valutazioni giuste che voi sappiate? " La patina: regole per non svalutare le monete antiche LE MONETE DI RAME Prive di patina hanno un valore pari al 30-40% del prezzo di catalogo, nel caso la spatinatura sia stata effettuata in profondità ("spatinatura hard"), al 75 % del prezzo di catalogo se invece la spatinatura non è stata così "cruenta" per la moneta, ma si tratta per così dire di una "spatinatura soft" . La patina rossa è la più pregiata: valore circa il 150% del prezzo di catalogo. La patina nocciola il 120% del prezzo di catalogo. Se una patina è dotata di riflessi il prezzo aumenta in proporzione al loro valore cromatico dal 10% in più fino al 30 % in più. Ad esempio una patina nocciola con riflessi può valere intorno al 130-140 % del catalogo, con punte del 150 % per effetti tipo ologramma. La patina bruna il 100% ossia il prezzo di catalogo. La patina verde, tranne poche eccezioni, non è molto apprezzata: 80-90% del catalogo. Ad esempio se una moneta ha un prezzo di catalogo di 100 euro, il suo reale valore è il seguente: SPATINATA HARD: € 30; SPATINATA SOFT: € 75; PATINA VERDE: € 80; PATINA BRUNA: € 100; PATINA NOCCIOLA: € 120; PATINA ROSSA: € 150 LE MONETE D'ARGENTO Per le monete d'argento invece SPATINATA HARD: 60 % del prezzo di catalogo; SPATINATA SOFT: 80-85 % del prezzo di catalogo; PATINA NEROFUMO CON INCROSTAZIONI: 85% PATINA NEROFUMO SENZA INCROSTAZIONI O PATINA GRIGIASTRA CHIARA 100 % ossia il prezzo di catalogo; PATINA MADREPERLACEA DI VECCHIA RACCOLTA 175% OSSIA QUASI IL DOPPIO DEL PREZZO DI CATALOGO. IL VALORE DEI FRAMMENTI A volte le monete reperibili non hanno il tondello intatto per una serie di motivi che, pur essendo interessanti, saranno trattati in un'altra occasione. Supponiamo ora di avere tra le mani una moneta antica, del periodo 1000-1799 per fissare le idee. Quanto vale ? 1) La moneta è stata "tosata" ( cioè è stato diminuito uniformemente il suo diametro) senza intaccare la leggenda. Valore: 80-90 % del prezzo di catalogo. 2) La moneta è stata tosata male cioè in modo non uniforme, intaccando parte della leggenda. Valore: 60-70 % del prezzo di catalogo. 3)La moneta presenta una piccola mancanza di metallo passante (forellino) vicino al bordo. Valore: 60-65 % del prezzo di catalogo. 4) La moneta presenta una piccola mancanza di metallo passante vicino al centro della moneta. Valore: 45-50 % del prezzo di catalogo. 5) La moneta presenta una mancanza di metallo passante grande (rispetto alla moneta in questione). Valore: 30 % del prezzo di catalogo. 6) La moneta ha perso per rottura un segmento di cerchio ed è rimasto il 90 % del tondello. Valore: 85 % del prezzo di catalogo. 7) La moneta ha perso un segmento ed è rimasto l'80 % del tondello. Valore: 65 % del prezzo di catalogo. 8) E' rimasto il 70 % del tondello. Valore: 35-40 % del prezzo di catalogo. 9) E' rimasto il 60 % del tondello. Valore: 30 % del prezzo di catalogo. 10) E' rimasto il 50 % del tondello assieme alle parti significative del conio. Valore: 30 % del prezzo di catalogo. Senza le parti significative: 20-25 %. 11) Per frammenti in cui è rimasto solo il 40 % o meno del tondello la valutazione è variabile ed è di carattere amatoriale. Sicuramente però sono commerciabili solo i frammenti (under 40% di tondello) di monete almeno RR (meglio se RRR, RRRR, RRRRR) e/o di conservazione superiore a SPL. "1 punto
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L'argento non si ossida, la patina nera che vedi e' solfuro d'argento (Ag2S). Non mi e' ben chiaro cosa sia la patina verde, perche nell' argento 835 non c'e' abbastanza rame per formare ossido di rame (beh, sono sicuro che nell' argento 900 non si forma. a naso direi neanche nell' 835). Il modo migliore per toglierela patina e' il metodo con il pezzo di alluminio (o anche zinco). Attenzione pero che un sacco di numismatici ti diranno che la moneta perde valore (a mio modesto parere invece diventa semplicemente una moneta meglio conservata). I classici pulitori chimici (es. tiurea acidificata) rendono il solfuro d'argento solubile io acqua e quindi lo rimuovono lasciando inattaccato l'argento metallico della moneta. Pero quell' argento che a reagito per formare il solfuro e' perso. Il metodo che vado a descrivere invece separa zolfo ed argento e, se lo strato di solfuro e' abbastanza sottile (come e' spesso il caso) rideposita l'argento sulla moneta. ingredienti: bacinella di ceramica o plastica. acqua bollente bicarbonato di sodio idealmente un pezzo solido di allumino o zinco. In mancanza il domopak funziona non c'e' male. se usi alluminio (specialmente il pezzo solido) raschia la superficie con un coltello per rimuovere l'ossido di alluminio. Il domopak puoi provare ad "accarezzarlo" con la carta vetra fina fina. metti l'allumino sulla bacinella metti la moneta sull' allumino spargi abbondante bicarbonato versa l'acqua bollente. vedrai una schiuma bianca mentre il bicarbonato si scioglie in acqua. agita la bacinella, movimento tipo "cercatore d'oro", non so se mi spiego. Non occorre rivoltare la moneta in modo da porre l'altra faccia a contatto dell' alluminio, ma neanche guasta se lo fai. vedrai l'argento risplendere come per magia quasi subito. Tira fuori la moneta (attento scotta) e lavala sotto abbondate getto d'acqua. Si puo usare sapone. asciga con panno morbido.1 punto
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