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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 02/13/11 in tutte le aree
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ASSOLUTAMENTE NO ! o le monete antiche sono beni storici e viene proibito il commercio come in turchia oppure sono liberamente commerciabili da tutti e sottolineo da tutti ! perche` io che compro una moneta di lecita provenienza non devo poi essere in grado di farci quello che voglio ? la moneta e` mia e ci posso fare quello che voglio ! e la posso vendere come e dove voglio. perche` dobbiamo sembre creare queste rendite di posizione da categorie protette ? e` il sistema che non funziona e` quello che dici non ha senso ! rivediamo la legge ! per il resto auguro ai 2 titolari un buon successo commerciale ! se sono persone in gamba e` giusto che facciano soldi perche` sono competenti. ma non perche` le monete antiche le devono commerciare solo i professionisti, come sostiene il nostro amico dupondio........ ciao a tutti Ma SE tu compri una moneta di LECITA PROVENIENZA , nessuno ti impedisce di farci quello che ti pare, sempre che quello DA CUI LA COMPRI, possa fornirtela questa prova o documentazione della LECITA PROVENIENZA. Se ci sono state tante levate di scudi riguardo al commercio delle monete antiche, e tanti auspicano e raccomandano che venga effettuato solo tramite canali tracciabili( commercianti autorizzati, fatture, ricevute fiscali, comunicazioni varie etc) è proprio perchè LA MAGGIORANZA DELLE TRANSAZIONI TRA PRIVATI elude la fornitura ,appunto, della documentazione che la legge richiede. Purtroppo, come si usava scrivere nei vecchi negozi : " per colpa di qualcuno, non si fa più credito a nessuno" per cui, adesso, dopo anni e anni di abusi vari, la buona fede degli attori ha perso parecchio di credibilità e le troppe transazioni tra personaggi non proprio di specchiata onestà e correttezza, ha portato a ottenere questo inasprimento legale, sfociato poi anche nelle ultime modifiche al MOU, per cui ,dato che le comuni monete antiche , per la legge attuale, sono molto difficilmente distinguibili , per chi deve controllare, dai ben più importanti e rari beni di interesse culturale, tanto per non saper né leggere né scrivere, hanno fatto, o stanno facendo, di tutta un'erba un fascio( e con l'avvallo delle comunità scientifiche anche estere ) e la tracciabilità di una moneta è diventato l'unico sistema per la AG di avere tempi e possibilità di controllare il controllabile. Quindi, anche se di fatto nulla penalizza le transazioni tra privati, purché relative solo a monete di legittima provenienza, sempre di più, nei tempi a venire, la documentazione rilasciata OBBLIGATORIAMENTE da un soggetto fiscale come un negoziante regolarmente autorizzato farà la differenza. Con questo non sto portando acqua al mulino di nessuno, mi sono limitato ad esporre quello che è la situazione attuale ( che ha tanti padri colpevoli, compresi tantissimi commercianti) e la tendenza procedurale in tendenza di adozione dai controllori. Chiaro che una delle conseguenze di questa situazione di privilegio verso le transazioni finalizzate e documentate tramite soggetto giuridicamente e fiscalmente facilmente identificabile, come è un commerciante, da un lato porta con se un minimo vantaggio per gli stessi in quanto interlocutori più qualificati, non per loro voglia o scelta, si badi bene. E fin quì la spiegazione oggettiva del fenomeno. Ora però voglio dire anche la mia personale: Secondo me è totalmente apprezzabile che il commercio relativo a materiali così delicati come le monete antiche ( Romane, greche, etc) venga sempre più relegato nelle competenze dei professionisti, vuoi perché si darebbe una stretta al traffico clandestino e agli scavi indiscriminati compresa la pletora di metaldetectoristi che , purtroppo annoverano nelle loro fila anche tanti personaggi che non hanno né rispetto né senso civile,e poi perché , forse, se le transazioni avvenissero soprattutto tramite soggetti professionalmente preparati, si avrebbe come conseguenza un calo abbastanza verticale del numero dei falsi in circolazione( dite quel che volete, ma un commerciante con tanto di negozio FISICO è sempre rintracciabile e su di lui ci si potrà sempre rivalere più facilmente che sul tizio incontrato al mercatino) e poi, magari, se le monete sono state presentate e preparate alla vendita da un professionista, diminuiranno di numero le migliaia di ottime monete che di continuo vengono danneggiate da un pletora di idioti convinti di poter pulire o restaurare un'oggetto di cui non sanno niente e su cui NON hanno alcuna preparazione specifica a parte una infinita dose di presunzione. Troppe magnifiche monete sono state completamente distrutte da un cretino convinto che i restauratori professionisti fossero solo una manica di mangiapane a ufo....è ora di finirla con questo scempio.... E questo è, almeno per me, il motivo prevalente per gradire uno spostamento del mercato verso le transazioni da commerciante a colelzionista a scapito di quelle tra privati.2 punti
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Ciao a tutti. Dall'ultimo Convegno di Verona scaturisce la discussione di quest'oggi sulla “moneta” indicata nel titolo. Per dirla tutta, l'argomento mi è stato suggerito a Verona dall'amico Maurizio (si, Maurizio, il “compagno di banco” di R-R.) e l'occasione di parlare di questo tondello mi torna anche utile per ringraziare Lui e la simpaticissima Nicoletta per le premurosa ospitalità che ci hanno riservato. Il tema che vorrei trattare è se tale tondello sia da considerarsi una moneta o un semplice esperimento di zecca, come l'incisione al dritto suggerirebbe. PreparateVi spiritualmente perchè l'intervento, scritto nei ritagli di tempo negli ultimi 4 giorni, è risultato essere un poco lunghetto (della serie: sarò breve.... :ph34r: .), tanto da consigliarmi l'articolazione dello stesso in 5 parti. La Letteratura numismatica al riguardo. Come può rilevarsi dai principali Testi numismatici in commercio, il tondello in esame differisce da tutte le altre monete da 10 centesimi di V.E. II, destinate alla circolazione, per il ritratto del Sovrano con il “collo lungo”, per la testa del medesimo rivolta a destra, per la mancanza del segno di zecca e per la dicitura “esperimento” riportata in giro al dritto sotto la testa del Re. Al proposito, il Gigante 2011 (pag. 102 – 103) non ha esitazioni e lo definisce una moneta, (emessa con R.D. nr. 37 del 2.5.1861), precisando in nota che, “nonostante le opinioni contrastanti, questi pezzi costituiscono un esperimento di circolazione, come chiaramente indicato dalla dicitura al dritto, per le popolazioni napoletane avverse all'uso della monetazione decimale..(...)” “Si tratta”, continua la nota del Gigante, “di monete rarissime, che hanno chiaramente circolato dato che si trovano generalmente in conservazione MB o BB”. La rarità indicata dal catalogo è R3 ed è riportata una tiratura di 20.000 esemplari. La Zecca di emissione, pur in assenza del relativo simbolo, viene individuata in quella di Napoli Il Montenegro 2011 (pag.100) si limita a pubblicare la foto del tondello e le relative caratteristiche con l'indicazione della Zecca di Napoli, il grado di rarità (R4) e l'indicazione “esperimento”. Non è tuttavia riportato alcun commento né sulla natura di “moneta” del tondello né sulla tesi proposta da Gigante (e dell'Attardi/Gaudenzi, che vedremo fra breve) circa l'esperimento di circolazione per le popolazioni napoletane. Nulla si riporta anche in ordine al contingente battuto. Nel I Volume di Attardi/Gaudenzi “Prove Varianti Errori Falsi nelle monete dei Savoia”, il tondello in esame viene indicato come “10 centesimi I tipo”, dandosi atto che il Cagiati considerava lo stesso un “esperimento” il C.N.I., il Marchisio ed il Pagani un “progetto” mentre il Simonetti lo ritiene un “esperimento di circolazione” . Continua l'Attardi/Gaudenzi riportando che la moneta “fu emessa in base ad un decreto precedente (R.D. nr. 98 del 17.2.1861, con il quale la Zecca di Napoli veniva autorizzata a coniare le monete di bronzo italiane conformi ai decreti del 20.11.1859 e del 15.12.1860) abrogato dal nuovo decreto (R.D. nr. 17 del 2.5.1861) che stabiliva, oltre le caratteristiche tecniche, anche quelle artistiche con la nuova impronta del Re (collo corto)” Conclude il testo citato riportando che “quindi, pur entrando in circolazione (irregolarità commessa dalla Zecca di Napoli) non può essere definita “moneta” in quanto manca il requisito principale, cioè il regolare decreto di emissione”. Il tondello viene indicato come tre volte raro e si segnala un contingente di 20.000 esemplari. Il Pagani (Prove e Progetti di monete italiane) a pag. 20 descrive il tondello riportando la tesi del Cagiati (già citata nell'Attardi/Gaudenzi) ed osservando che “come esperimento di valuta sarebbe per lo meno tardivo, poiché già dal 1861 vi erano in circolazione monete da cinque, due e un centesimo battute a Napoli..(..)”. Infine il Simonetti (Monete italiane Medievali e Moderne, Vol. I Parte III, pagg. 23 – 24), cataloga al nr. 23 il tondello come “esperimento di circolazione del 10 centesimi” mentre al nr. 23/1 riporta un esemplare per la zecca di Napoli, seppure con il punto interrogativo. A completamento delle tesi formulate dagli Autori citati, mi sembra opportuno richiamare la tabella pubblicata dal Carboneri (ne La Circolazione Monetaria nei diversi Stati – pag. 902 – 903) in merito alle “monete di appunto di bronzo dal 1861 al 1915 in Italia”..(..), nella quale, con riferimento alle monete da cent.10 dell'anno 1862 si riporta un contingente di 4 milioni di lire ed in nota (a) si precisa che “sono state coniate a Milano per l'importo di lire 4.000.000 ed esemplari a Parigi con l'effige di V.E. II Re d'Italia”. Nessun riferimento viene riportato dal Carboneri in merito alla battitura del tondello in esame nella zecca di Napoli. Tanto meno alla tesi dell'esperimento di circolazione ed al contingente di 20.000 esemplari. Fine prima parte1 punto
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Inizia oggi una discussione che spero appassionerà molti "Lamonetiani".... Spero che sia unconfronto aperto che mira al reciproco arricchimento culturale. Io aggiungerò man mano delle riflessioni tratte da una tesi che ho recentemente scritto. BASI STORICHE Premessa: Quando si affronta il tema della religione nell’antica Roma abbozzare uno schema può risultare difficile. La successione di fasi qui proposta non segue un criterio unitario, come se si affrontasse la storia politica di Roma (monarchia, repubblica, principato, assolutismo). Il “modello politico” farebbe supporre una linearità e una dipendenza dalla politica eccessive e fuorvianti, ignorando il fenomeno come mutevole e incostante. Le quattro fasi: 1) Preistoria (dal 1000 circa al 625 a.C.). Questo primo passaggio attiene all’etnogenesi dei Latini della quale l’archeologia ci offre testimonianza a partire dall’inizio del primo millennio (fine dell’età del bronzo). In questo lasso di tempo le popolazioni che abitano la regione iniziano a sviluppare tradizioni proprie che le distinguono dai popoli vicini e dagli immigrati, gruppi provenienti da oltre le Alpi e dall’Adriatico. A questo periodo risalgono le prime tracce affidabili di insediamenti nella zona della città di Roma. Dal punto di vista religioso il segno più importante sono le urne “a capanna”, piccoli recipienti cinerari che presentano un tetto e una porta modellata in rilievo. I ritrovamenti di necropoli risalenti a questo periodo sono rari anche se molto interessanti e mostrano che spesso i sepolcri sono disposti in cerchi concentrici attorno alla tomba dell antenato capostipite. Oggi possiamo affermare con certezza che il culto dei morti era molto importante e sviluppato tra i Latini. L’archeologia ci viene incontro rivelandoci ad esempio che nelle vicinanze di queste urne venivano celebrati banchetti funebri ed effettuate offerte rituali di vegetali e animali. . Quanto detto non deve farci dimenticare un dato fondamentale della storia romana: la contemporaneità delle due forme di sepoltura, inumazione e cremazione. Le tombe risalenti all’ ultimo periodo sono estremamente ricche di decorazioni e oggetti preziosi, spesso in oro, di foggia e gusto greco e fenicio. Questo testimonia i contatti e i fiorenti commerci con la Magna Grecia e Cartagine. 2) Urbanizzazione (dal 625 al 300 a.C.). Questa fase inizia con la pavimentazione del Foro e termina con la lex Ogulnia. In questo periodo abbastanza forte è l’influenza etrusca e Roma inizia a divenire una città vera e propria. Nel Foro (luogo delle riunioni) cominciano a sorgere gli edifici fondamentali come la Curia (che ospitava il senato), la Regia (palazzo del re) e il “Vulcanale” sacrario del dio Vulcano. In questo proto-tempio venivano svolti sacrifici e negli anni ’40 si è trovata una coppa di tipo greco tra i residui carbonizzati delle offerte votive. L’oggetto recava la raffigurazione del dio greco Efeso, quindi già in questo periodo possiamo notare una penetrazione e una sovrapposizione di dei ellenici nel pantheon latino. Verso il 300 a.C.fioriscono, in tutta la regione, templi e altari dedicati a divinità “importate” da altre aree geografiche. Possiamo affermare che già all’alba della repubblica c erano numerosi collegi sacerdotali che andarono a creare poi una casta sacerdotale. In contemporanea si delineano le due classi di patrizi e plebei che formarono poi i due cardini della vita pubblica repubblicana. 3) Politicizzazione (dal 300 a circa il 196 a.C.). È la fase che si colloca tra la promulgazione della lex Ogulnia fino all’istituzione dei Tresviri Epulonum . La legge sopra citata è quella che ampliava i collegi sacerdotali da 3-4 persone a 9-10 membri. Questo provvedimento si rese necessario per permettere anche ai plebei di entrare a farne parte, e faceva parte di un disegno più ampio volto a facilitare l’entrata di plebei facoltosi nella vita pubblica e politica di Roma. I Tresviri Epulonum furono l’ultimo prestigioso collegio sacerdotale costituito nella città. La lex Ogulnia, tra le altre cose, stabiliva che il Pontefice Massimo fosse eletto tramite una complessa votazione e che ogni gens potesse avere solo un rappresentante nei collegi sacerdotali. Da questo momento le cariche religiose divengono anche cariche pubbliche, passaggi necessari per aspirare alle più alte cariche dello stato. Per essere eletti era necessario disporre di fortune cospicue e degli appoggi “giusti”. In questa fase si eressero nuovi tempi monumentali che rispecchiavano le virtù di una classe dominante di militari-sacerdoti. Troviamo infatti edifici dedicati alla Salus (benessere, salute), alla dea Vittoria, alla Fides (fedeltà), al dio Onore, ecc. 4) Ellenizzazione (dal 186 al 42 a.C.). Questo periodo si colloca tra la costituzione del collegio per i baccanali e l’ufficiale deificazione di Cesare. Roma assorbe la cultura greca anche religiosa, in un modo elastico fatto di sovrapposizioni, di modificazioni e di semplice ricezione. L’ellenizzazione è un processo che avviene attraverso tre punti chiave: - L’espansione territoriale e le razzie di opere d’arte. La conquista del regno macedone e il saccheggio di ville e templi portò a Roma una quantità ingente di statue raffiguranti dei, altari e opere letterarie. Il “gusto greco” si diffonde tra i romani dei ceti elevati. I pittori e gli scultori greci o che hanno studiato nell’Ellade sono richiestissimi. - L’influenza dei modelli mentali greci. Il pensiero greco entra nelle case romane dei patrizi tramite schiavi precettori. - L’uso degli onori divini resi a esseri umani tipico della cultura ellenistica e, forse, proveniente da oriente (terre della Mezzaluna Fertile). (testo di riferimento: Rüpke J., “La religione dei Romani”, Torino, Einaudi, 2004)1 punto
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Buon giorno. CollegandoVi con il link sotto riportato (grazie Massimo-incuso)..... ;), potrete leggere un breve studio sull'argomento riportato nel titolo. http://numismatica-italiana.lamoneta.it/docs/travagliata.pdf Buona lettura e attendo le Vostre critiche e commenti. Saluti. Michele1 punto
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Buonasera, riguardo alla moneta di cui all'oggetto mi son reso conto di quanto poco questa sia trattata dalla letteratura specializzata, cataloghi come il Gigante, l'Alfa o, più indietro nel tempo, il Bobba non ne fanno menzione; l'Attardi nel suo famoso testo parla solo di una cifra 7 più bassa senza peraltro entrare troppo nello specifico. anche nell'interessantissimo articolo di R. Bruni messo a disposizione dall'amico Rangon si parla di una cifra 7 senza uncino ma anche in questo caso la si associa ad un'altezza inferiore a quella della "sorellina" uncinata. Qualcuno è in grado o ha voglia di fornire indicazioni in merito anche riguardo alla sua frequenza rispetto a zecca e millesimo? Grato anche per ogni eventuale commento o considerazione posto il dettaglio di una mia moneta con la cifra 7 senza uncino, purtroppo la qualità sia del pezzo che della foto non è ottimale: me ne scuso. Saluti, Roberto1 punto
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E' Herrenio Etrusco Questa: http://www.wildwinds....html#RIC_0171a Princeps Iuvenutis Mirko ;) [edit] Scusa Flavius, abbiamo postato insieme...:)1 punto
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un'fiore per te rick ecco il babo... oo) Uploaded with ImageShack.us.....riverciu.........URL=http://img507.imageshack.us/i/lamoneta006.jpg/][/url] ................à pr :lol: estu1 punto
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È difficile sapere cosa dicono di questa moneta. ;) Parte della difficoltà è semplicemente quello che è. A mio parere, quarti di Standing Liberty sono uno dei più difficili delle monete al mondos' al grado. E i cataloghi comuni non sempre aiutano. Come note di vathek, c'è una profonda differenza tra le date delle monete 1916-1924 e quelle del 1925-1930. Ecco un'occhiata il tipo di "data di incasso" del 1925-1930: Senza loro date arroccate sulla cima piedistallo del Liberty, queste monete comportata molto meglio in circolazione quello ha fatto le monete 1916-1924, molte delle quali hanno perso le loro date ben prima della fine delle loro carriere circolanti.... --------------------------------------- It’s difficult to know what to say about this coin. ;) Part of the difficulty is simply what it is. In my opinion, Standing Liberty quarters are one of the most difficult of the worlds’ coins to grade. And the common catalogs don’t always help. As vathek notes, there is a profound difference between the dates of the 1916-1924 coins and those of 1925-1930. Here is a look at the “recessed date” type of 1925-1930: Without their dates perched atop Liberty’s pedestal, these coins behaved much better in circulation than did the 1916-1924 coins, many of which lost their dates well before the end of their circulating careers....1 punto
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Ciao, dato che li avevo in pdf li ho caricati a questo link da cui puoi scaricare il file: Realizzi asta Centauro 1 Ciao, RCAMIL.1 punto
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A oggi purtroppo ,orfani del Crippa sul periodo medievale e del nuovo MEC,che però prima o poi arriveranno,lo studioso che oltre a studiare le cronologie e le tipogie delle monete milanesi di questo periodo ce le illustra e le spiega con una certa dovizia di particolari è Ottorino Murari,il grosso delle mie informazioni proviene dall'estratto " La moneta milanese nel periodo della dominazione tedesca e del Comune ( 961-1250),1981,Memorie dell'Accademia Italiana di studi Filatelici e Numismatici ,vol.I,fasc.IV,in verità questo l'ho trovato alla S.N.I.;tutti gli altri testi ,in realtà danno notizie modeste su questa moneta la classificano o poco più,e sono quelli citati prima su come hanno catalogato la moneta ,dal CNI,al Gnecchi,al Negrini-Varesi,al libro di Maila Chiaravalle sulla Zecca di Milano,al Crippa sulla Collezione Verri,io consiglio di procurarsi l'estratto del Murari.1 punto
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http://www.banconote.it/cionini.html Qui trovi qualcosina....Ciao Massy1 punto
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giusto per la cronaca....al cassiere...ormai non piu' tanto giovane....ne piu' tanto bello...capito' anche di rinvenire, in maniera fortuita....la "scoperta" del 50.000 lire del 1970 Leonardo senza fibrille...e del 500 lire del 1970 senza fibrille.....mentre il 100.000 Manzoni gia' si conosceva.... tutt'ora...ormai vecchio e un po' rinc.......to.....e' allo studio dei 1000 lire Verdi II tipo...alle prese con fibrille mancanti in varie emissioni...carta ocra con numerazioni strane e carta ocra in anni differenti al 1969.....1 punto
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I documenti ci sono, e paradossalmente, proprio in alcuni conteggi del ministero delle finanze del Regno d'Italia del decennio 1861-1870 si parla di 800mila lire di mance date agli inglesi per l'appoggio militare alla missione dei mille e 5milioni di lire per gli ufficiali dell'esercito borbonico. Il documento è in rete! LINK LINK LINK !!!!! cosi lo vediamo ! gia qui si parla di lire che come sai erano parte dell unione monetaria latina e al tempo erano la valuta principale Si tratta di un documento riservato e che sulla rete è misteriosamente scomparso, ho impiegato circa un'ora ma non sono riuscito a trovarlo. :o Ho effettuato delle ricerche ma le pagine dove era pubblicato non risultano più disponibili, se qualche amico esperto in documenti e decreti del Regno d'Italia potrà fare ricerche più proficue. Comunque ho scoperto che in questo clip musicale recente, tra l'altro una canzone molto trasmessa qui al sud viene mostrata. VI CONSIGLIO DI CLIKKARE "PAUSE" AL MINUTO 2 E 12 SECONDI E LEGGERE ATTENTAMENTE PERCHè SI TRATTA DI UNA DOCCIA FREDDA PER TUTTI COLORO CHE FINORA HANNO CREDUTO ALLA STORIA SCRITTA DAI VINCITORI in questi 150 diffusa. Come dice un proverbio latino: VERBA VOLANT, SCRIPTA MANENT, e queste sono prove inconfutabili. Linko il video solo perchè me l'ha chiesto Rick2, non mi assumo alcuna responsabilità dei contenuti, anche perchè il cantante non sono io ma il famoso Eddy Napoli (collaboratore di Renzo Arbore). La musica e i testi sono davvero toccanti, complimenti a Eddy. :) http://www.youtube.com/watch?v=aIFzaKrd-pI Francesco non ti assumi nessuna responsabilità e posti perchè te lo ha chiesto Rick2. Complimenti, meno male che non ti ha chiesto dell'altro. Se parliamo di monete, nessun problema, se ogni occasione, ripeto OGNI occasione deve essere presa per in villipendio all'unità d'Italia, temo si sia sul form sbagliato. Te lo dico con la massima educazione che ho, ed in questo momento mi riesce difficile: il forum tratta di monete e non revisionismo storico. Ti invito a rimanere nei giusti toni e che non siano offensivi per nessuno. Grazie1 punto
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Opus: Luigi Arnaud Medaglia 1852 Galvano grammi 946,4 Ø 147 mm. Coniata a Napoli. Per l'inaugurazione del telegrafo elettrico. Al dr./ FERDINANDO II.RE DEL REGNO DELLE DUE SICILIE P.F.A. Testa del Re a sinistra; in basso, L.ARNAUD FECE Al rov./ AL SIRE PROVVIDENTISSIMO / PERCHE' LA MEMORIA / DEL TELEGRAFO ELETTRICO / IL XXXI LUGLIO MDCCCLII / IN NAPOLI INAUGURATO / AI POSTERI / L'ETTRICITA' ISTESSA / IN QUESTO METALLO / TRAMANDI entro rami di quercia e di alloro annodati in basso con nastro; sotto, nel giro, LUIGI ARNAUD FECE. (Ricciardi 200. D'Auria 237). In astuccio d'epoca in legno rivestito internamente in velluto blu e in pelle con le armi dei Borbone di Napoli. L'ELETTRICITA' ISTESSA IN QUESTO METALLO TRAMANDI Esiste anche il galvano per la moglie Maria Teresa ed il galvano del 1850 per Gaeta. Uploaded with ImageShack.us1 punto
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3a parte: Qui cita il racconto nell'Inno omerico dell'Apollo delio come Archegetes che dirige la rotta della nave dei Cretesi sulla sponda di Krisa e ordina la costruzione dell'altare sul luogo di sbarco, con le stesse modalità quindi che abbiamo visto per Naxos… Riprende poi l'analisi sul nome stesso dato alla nuova colonia a riprova che l'Apollo Archegetes di Naxos sia proprio il dio di Delo….1 punto
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Dopo essermi inebriata della dotta messe di spunti poetici, iconografici e storici postati dal nostro simposiarca Piakos… :rolleyes: e condividendone l'assunto che desidero rilanciare alcuni degli interrogativi sui quali Acraf ci ha invitati a dibattere, sempre tra Stiela, Naxos siceliota e Naxos cicladica, Apollon Archegetes e … Dionysos! Il saggio della Brugnone viene citato anche da Margherita Guarducci nella sua monografia (pdf online) "Una nuova dea a Naxos in Sicilia e gli antichi legami fra la Naxos siceliota e l'omonima isola delle Cicladi". In precedenza ho già avuto occasione di citare S.N. Consolo Langher a proposito del ruolo di preminenza ricoperto nelle Cicladi dall'isola egea di Naxos a partire già dalla metà dell'VIII secolo. M. Guarducci ipotizza che il nome stesso della colonia calcidese in Sicilia, Naxos, sarebbe stato scelto proprio in virtù del prestigio di cui l'isola di Naxos godeva nell'anfizionia delia. Ecco alcuni stralci del suo saggio. Per i consueti problemi di "peso..." li allego su più post (così chi non fosse interessato può… tirare innanzi ;)) 1a parte: Partiamo dall'analisi delle fonti storiche e letterarie relative all'episodio della fondazione di Naxos siceliota: Ellanico e Tucidide (V sec. aC), Eforo (IV sec.aC, Appiano (II sec. d.C.)1 punto
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come mi conosci bene Valeria :) era proprio il dioniso che stavo per postare, per evidenziare le differenze , profondissime, di stile (ma anche di epoca) tra la colonia cicladica e quella siceliota..1 punto
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Seconda parte Considerazioni critiche. Le prime considerazioni che sorgono spontanee attengono alle affermazioni riportate da alcuni Autori (Gigante, Attardi/Gaudenzi) circa la provenienza del tondello (Zecca di Napoli) ed al contingente coniato (20.000 pezzi). Come capita (ahimè forse anche troppo spesso) nella letteratura numismatica del Regno d'Italia, gli Autori non sembrano in grado di fornire elementi oggettivi di riscontro a queste loro supposizioni. Da dove essi ricavano che la zecca di battitura del tondello sia quella di Napoli? Da quali dati si evince che il contingente coniato ammonti a 20.000 pezzi? In proposito, alquanto stravagante risulta altresì l'affermazione secondo cui il tondello sarebbe stato immesso in circolazione (abusivamente?) dalla Zecca di Napoli per abituare le popolazioni napoletane alla monetazione decimale. In assenza di riscontri, gli Autori che sostengono tale opinione si limitano a fondarla sulla considerazione che i tondelli osservati si trovano normalmente in condizioni BB ed MB. Al riguardo ci sarebbe da chiedersi, dopo aver constatato che la rarità attribuita al tondello è indicata come R3 (Gigante e Attardi/Gaudenzi) o addirittura come R4 (Montenegro), quanti esemplari siano stati effettivamente esaminati dagli Autori citati:....... forse una diecina? Un numero maggiore di esemplari esaminati credo infatti determinerebbe inevitabilmente un grado di rarità inferiore rispetto a quello indicato. Peraltro, giusto per trovare subito l'eccezione alla regola, rinvio i lettori alla visione dell'esemplare riportato sul nostro catalogo: http://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-VE2/3) la cui immagine è stata rilasciata dalla Numismatica Varesi. Tale esemplare, se non è definibile fior di conio, davvero poco ci manca.... Per concludere sul punto, mi sentirei di argomentare che l'osservazione circoscritta ad un numero così limitato di tondelli, anche se in buona parte in modeste condizioni di conservazione, non possa fondare, da sola, la teoria che essi provengano dalla circolazione. Tanto per fare un esempio, ho visto proprio a Verona dall'amico Maurizio una scudo del'1901 periziato ed in conservazione insolitamente bassa (forse intorno al MB) e penso che nessuno si sogni e si sognerà mai di sostenere che esso provenga dalla circolazione............ Ma abbandonando gli aspetti “empirici” proposti dai fautori della “tesi monetale”, direi che vi sono ben altri argomenti destinati a smentire gli assunti di coloro che vorrebbero attribuire a questo tondello lo status di “moneta”. Alludo, come è evidente, alle risultanze normative. Fine seconda parte.1 punto
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