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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 02/12/11 in tutte le aree

  1. Buon giorno. CollegandoVi con il link sotto riportato (grazie Massimo-incuso)..... ;), potrete leggere un breve studio sull'argomento riportato nel titolo. http://numismatica-italiana.lamoneta.it/docs/travagliata.pdf Buona lettura e attendo le Vostre critiche e commenti. Saluti. Michele
    2 punti
  2. Buona sera, mi scuso, non sono molto abile nella esposizione, le affermazioni sono riferite alla realizzazione dei coni; le lettere delle legende e le figure erano realizzate (quasi) completamente utilizzando punzoni, nel caso particolare del Fiorino, che cerco di analizzare con alterne fortune e risultati ondivaghi, penso di poter affermare che tutto il diritto è realizzato con punzoni, la mia convinzione è supportata dalla analisi di una serie di diritti di Fiorini, preparati con poca cura negli accostamenti delle componenti elementari che evidenziano discontinuità e irregolarità nelle figure e nelle lettere, dalle quali è possibile dedurre la forma dei punzoni. Lo stesso discorso per i rovesci dove abbiamo l’unico elemento che potrebbe non essere prodotto con punzoni, il tratteggio incrociato del manto, realizzato forse con una sgorbia (ci sono casi per i quali non posso escludere possa essere stato impiegato un punzone a forma di lama..). Per fare un esempio, il capo del Santo con esclusione delle ciocche di capelli (di forma diversa per i due lati del capo), aggiunte successivamente, del nimbo realizzato con un metodo diverso e degli occhi/zigomi, era impresso con un punzone che comprendeva fronte, naso e barba. Da questo la fisionomia del Santo che non cambia di conio in conio. Per arrivare a queste conclusioni mi sono basato su scansioni di diverse monete, realizzando di ciascuna immagini con angoli di illuminazione diversi per evidenziare irregolarità e discontinuità. Mi sono fatto una idea abbastanza ragionevole(non necessariamente corretta ) anche della procedura impiegata per “tracciare” le due facce, alcune cose sono ancora da approfondire. Essendo un fotografo della domenica, prediligo lo scanner. Come Le dicevo effettuo di ciascuna moneta alcune scansioni ruotandola dopo ogni ripresa. Raddrizzo le immagini e le accosto, i vari angoli di illuminazione fanno risaltare tutti i particolari. Su queste immagini si possono fare misurazioni molto precise (in funzione della risoluzione). Unico inconveniente: lavoro di preparazione lungo e noioso. Dalle immagini si possono ricavare le forme dei punzoni (come ipotesi). Ho scoperto che sono stati impiegati almeno tre modi diversi, su monete di periodi diversi, per realizzare la lettera S, è la lettera che ho analizzato per prima e che ha richiesto un buon numero di confronti. Spero di essere riuscito a chiarire l’affermazione richiamata. Alla Sua domanda sul numero di punzoni necessario per realizzare il conio di un Fiorino, per ora non so rispondere in modo adeguato, ipotizzare un numero senza un riscontro puntuale avrebbe poco senso. Non conosco nello specifico le tecniche dei periodi che indica, quasi tutto quello che ho espresso viene dalla osservazione diretta, ma siamo tra XIII e XIV secolo, penso di poter affermare che se c’è stato un miglioramento nella qualità delle monete dovuto a una maggiore cura nella preparazione dei coni e dei tondelli, le tecniche di base non hanno subito rivoluzioni e non ne subiranno ancora per qualche tempo. Gli strumenti base dell’incisore sono e restano il compasso per tracciare, delle sgorbie, una serie di punzoni (in parte specifici per una singola moneta) con gli attrezzi per realizzarli e una pietra abrasiva piana utilizzata per rimuovere le escrescenze di metallo prodotte dalla punzonatura. Ho ancora soprattutto dubbi. cordialità
    2 punti
  3. giusto per la cronaca....al cassiere...ormai non piu' tanto giovane....ne piu' tanto bello...capito' anche di rinvenire, in maniera fortuita....la "scoperta" del 50.000 lire del 1970 Leonardo senza fibrille...e del 500 lire del 1970 senza fibrille.....mentre il 100.000 Manzoni gia' si conosceva.... tutt'ora...ormai vecchio e un po' rinc.......to.....e' allo studio dei 1000 lire Verdi II tipo...alle prese con fibrille mancanti in varie emissioni...carta ocra con numerazioni strane e carta ocra in anni differenti al 1969.....
    1 punto
  4. L'iscrizione potrebbe essere del tipo: D\ MISIT . DNS . MANVM . SVAM R\ XPC . FILI . DEI . VIVI . MISER
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  5. bellisima moneta Année:1812 A Nom de l'atelier : Paris Quantité frappée : 9.308.494 exemplaires Diamètre : 37 mm. Poids : 25 g. Titre : 900°/oo argento Tranche : en creux *DIEU PROTEGE LA FRANCE @ prestu
    1 punto
  6. Veramente a ma pare che Niko dica una cosa completamente diversa da ciò che affermi tu, ossia che la moneta potrebbe non essere un falso ma una moneta originale di minore bontà (a causa delle sfavorevoli congiunture economiche da lui citate). Per quanto riguarda i discorsi emersi in precedenza, posso dire che da quanto ne so, in molti casi lo spaccio delle contraffazioni avveniva per mezzo di mercanti che commerciavano nelle regioni di provenienza delle monete contraffatte. Nel XVI secolo nelle zecca di Casale Monferrato nel periodo di dominio di Guglielmo Gonzaga, vennero prodotte parecchie contraffazioni/imitazioni di liard o petit blanc francesi che come ho scritto sopra, venivano poi vendute a mercanti che si recavano a commerciare in Francia. E pare pure che, almeno in alcuni casi, queste contraffazioni venissero addirittura commissionate dai mercanti stessi. In un'altra testimonianza arrivante da documenti d'epoca abbiamo il racconto dello spaccio di baiocchelle prodotte nella zecca di Gazoldo: lo zecchiere vendeva le monete contraffatte a una "donna nominata la signora Francesca" la quale assieme a dei complici le andava a spacciare sui mercati marchigiani. Per quanto riguarda le contraffazioni di Castiglione, va detto che la lontananza delle monete contraffatte dalle zecche originali era indubbiamente un vantaggio, e la scelta di queste monetine pontificie dovuto al fatto che proprio in quel periodo le baiocchelle papali avevano visto ridurre il proprio contenuto di fino senza un un abbassamento del valore legale, il che rendeva ancor più proficuo contraffarle. La mole di contraffazioni prodotte da Castiglione era tale che constrinse lo stato pontificio a ritirare tutte (quindi sia le buone che le false) le baiocchelle prodotte nelle zecche marchigiane (ossia quelle prese di mira) che vennero addirittura chiuse. Per quanto riguarda infine la questione riguardante la zecca di Novellara, abbiamo documenti precisi di quanto avvenne all'epoca: Nel 1669 a Guastalla, alcune persone vennero arrestate perchè sospettate di spaccio di monete false, e nelle loro abitazione vennero rinvenuti un notevole numero di falsi di varie zecche, quali Mantova, Parma, Guastalla, Bologna, Milano, Firenze e Genova. Il duca di Guastalla Ferdinando III avviò una sorte di commissione d'inchiesta informando le cancellerie degli stati di appartenza delle monete contraffatte. Subito i sospetti ricaddero sulla vicina zecca di Novellara, il cui signore Alfonso II si dichiarò pronto a collaborare. Lo scandalo però dilagò ben presto ed anche Alfonso II ne venne coinvolto. A Novellara vennero processati un paio di lavoranti della zecca ma come al solito erano pesci piccoli che pagavano per tutti. In realtà l'affare era di proporzioni ben maggiori visto che esisteva una vera e propria organizzazione dedita alla produzione (in zecca) di falsi e allo spaccio degli stessi sui mercati del nord Italia. Alla fine Alfonso II per salvare il proprio stato dovette dar fondo a tutto il proprio corpo diplomatico, ma la zecca venne chiusa e non riaprì mai più. Come è evidente dalle storie che ho narrato, uno spaccio di falsi di zecca non avveniva certo in numeri bassi, anzi, era un affare colossale che coinvolgeva decine e decine di persone e per questo doveva anche produrre un fatturato di dimensioni notevoli. E queste storie prima o poi venivano a galla, difficile che un mare di falsi come quello di cui stiamo parlando continuasse indisturbato a circolare sui mercati come se nulla fosse. Certo, non sempre si riuscivano a colpire i colpevoli; ma se questo bianco di Savoia è un falso di zecca sicuramente da qualche parte c'è qualche evidenza documentaria che ne parla.
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  7. Buona giornata Per quello che ho potuto vedere (monetazione medioevale-rinascimentale) c'è una discreta scelta; malauguratamente i prezzi sono delle "fucilate"; in media il 50%- 60% in più rispetto a quanto trovi in piattaforme simili. In taluni casi è anche più caro rispetto ai commercianti......la mia impressione è che sia una vetrina, se poi qualche sprovveduto acquista a certi prezzi è "grasso che cola".....è come buttare un amo, prima o poi il pesce abbocca ed essendo questa vetrina a buon mercato, non c'è nessuna remora per lasciare in esposizione una moneta per mesi. Opinione assolutamente personale. :) Saluti Luciano
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  8. Ciao Adolfos le raffigurazioni che compaiono sugli antiquiores dovrebbero essere in realtà quasi tutte raffigurazioni di San Pietro piuttosto che dei Papi. Dico quasi perche su alcuni, Adriano I e Leone VIII,ad esempio parrebbe raffigurato proprio il pontefice, mentre nelle altre, Formoso, Agapito, etc. dovrebbe essere il Santo Pietro, dei quale i papi erano successori alla Cattedra appunto di Pietro. Questi ritratti non sono però né fisionomici né fiosiognomici, sono ritratti assai primitivi, anche se di una potenza espressiva a volte eccezionale, come quelli di Adriano, di Leone o di Agapito . A quest'epoca non esiste ancora il ritratto distinto da tratti somatici che ne permettano la caratterizzazione del personaggio raffigurato. Al contempo però non sono ritratti formali, standardizzati, di maniera quali possiamo trovare nei successivi denari medioevali ove l'autorità regale, ad esempio viene espressa attraverso ritratti di sovrano consuetudinari ove gli attributi regali (corona, a volte mantello, scettro, etc.) stanno a simboleggiare l'autorità sovrana. Sono ritratti che hanno una forte vigoria espressiva che ricorda altre emissioni, di poco successive, quali quelle dei follari di Amalfi ove certe raffigurazioni dai tratti rozzi e primitivi offrono dei toni espressivi raramente toccati nelle monetazioni dei secoli successivi. Per quanto riguarda l'assenza del nome dell'imperatore in effetti sollevi un punto molto interessante e ancora in parte dibattuto. L'autorità papale a Roma si sostituisce progressivamente e , direi io , dolcemente a quella dell'impero (bizantino). I testi storici riportanio come prima moneta papale il famoso denario di Adriano I (772-795) , e molti testi riportano le famose "tessere" di Zaccaria come proto-monete papali. Ma se i denari di Adriano sono battuti sul piede dei denari francesi inaugurati da Pipino in Francia (in effetti sono antecedenti alla famosa riforma Carolingia che tagliò le monete sul piede della libbra), non dimentichiamoci che il dominio nominale di Roma era ancora posto sotto l'egida dell'impero di Bisanzio. Risalgono agli anni '70 e '80 dei ritrovamenti di cosiddette siliquae papali, ovvero siliquae tagliate sul piede bizantino che rappresentano a tutti gli effetti le vere, primissime emissioni dei papi (VII e VIII secolo) assieme agli imperaoti bizantini sotto il cui controllo era posta in quegli anni Roma. Successivamente , a partire proprio da Adriano, responsabile di un forte accrescimento del controllo territoriale e del potere temporale della Chiesa si poté assistere ad un progressivo affrancamento dal dominio bizantino (che ancora in gran parte governava l'Italia e imponeva le sue leggi e regole: la monetazione longobarda, ad esempio era tagliata, con i suoi tremissi il modello di quella bizantina, l'esarcato di Ravenna emetteva solidi di tipo bizantino ancora ai tempi di Astolfo, non parliamo poi di Siracusa, Catania, Napoli, etc.) culminato con la chiamata di Carlo Magno da patrte dei Papi in aiuto contro i longobardi che avrebbero "minacciato" il dominio di Pietro.. e Carlo fu coronato imperatore proprio da Leone III in San Pietro (pardon nella basilica costantiniana( ?), visto che la basilica di San Pietro venne costruito qualche secolo piu tardi :P ) la notte di Natale dell'anno 800, prestando un giuramento solenne di difesa e servizio della Cjhiesa che venne poi ripetuto da tutti gli imperatori successivi al momento della loro incoronazione.
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  9. Dopo i sapienti interventi dell'amico Acraf e i nuovi contributi di Medusa possiamo riprendere il nostro discorso sulle apollinee identificazioni...attinenti ad alcuni rovesci monetali dell'antica Sicilia, con ulteriori riferimenti. Poichè un approccio scientifico va sempre seguito nella proposizione di nuove idee e nuovi studi sarà utile proporre una ulteriore comparazione di antichi e suggestivi simulacri pervenutici dal mondo antico ed utili per trarre spunti a supporto dell'occhio e delle idee. Trattasi di una statua di bronzo di cm.115: ricordiamo al riguardo che la statua di Apollo Archegete sulla spiaggia di Naxos aveva dimensioni ridotte rispetto alla figura umana. Il bronzo si trova al museo del Louvre di Parigi in quanto da questo fu acquistata al tempo del ritrovamento, fu rinvenuta al largo di Baratti (Populonia) nel 1832, presso la Punta delle Tonnarelle, mentre a Piombino ne abbiamo solo una copia visibile nella foto successiva che postiamo: Quale ulteriore comparazione postiamo anche uno dei rovesci monetali oggetto della ricerca che si sta dipanando da qualche pagina: Relativamente all'Apollo di Piombino osserverete che il Dio, nel suo incedere con tranquillo distacco dalle cose terrene, doveva sostenere con la mano sinistra l'arco o più probabilmente l'alloro e con la destra probabilmente la phiale, come nella raffigurazione dei rovesci monetali qui in discussione da qualche pagina. " Il viso, mosso da un appena accennato sorriso, è uno slancio di gentilezza luminosa che si propone al nostro sentire come l'ideale raggiungimento di un'armonia spirituale che supera di certo l'umana condizione" (Aldo Mazzolai). Sin dall'epoca del suo ritrovamento, l'Apollo ha alimentato complessi dibattiti tra gli esperti del settore, per stabilirne la scuola di provenienza ed una verosimile datazione. Gli studiosi giudicano l'Apollo come replica (di un originale greco) degli inizi del V secolo a.C. o romana della prima età imperiale. È comunque considerato una copia forse rielaborata della statua di culto creata dallo scultore Kanachos di Sicione per il tempio di Apollo Philesios a Mileto, intorno al 490 a.C., descritta da Plinio il Vecchio ed oggi perduta. La copia in foto, doveva essere trasportata su una nave prima che una naufragio la consegnasse al mare. Di seguito trascriviamo l'immagine assolutamente lirica della statua che ci ha donato lo studioso Aldo Mazzolai in "Miti ed eroi classci nell'Etruria Maritima (tra Cecina e Corneto): "Non la nave di Ulisse, il legno e la sua compagna picciola navigante di costa in costa e poi per l'alto mare aperto verso lontane o segrete mete, ma un'umile paranza da pesca con la sua vela latina e il sacco a strascico, portò alla luce nel secolo scorso, intorno al 1830, la statua in bronzo di Apollo, sotto la punta delle Tonnarelle, secondo il racconto del barone Raoul Rochette. Trascinato dalle reti, il corpo del dio" quanto di più alto, glorioso ed a un tempo luminoso si possa pensare" apparve alla brutalità e alla confusione di questo mondo, nella luce dell'astro con cui si identifica. Aveva, con quelli delle alghe, i mille colori dell'abisso, che presto, però, svanirono, come acqua che sgronda. Nella purificazione della luce poi si svelò la delicata giovinezza del dio. Oltre la scienza di Talete il più puro di tutti i fiori sbocciati nelle epifanie dal mare restituì all'uomo la sublime commozione della poesia e instaurò l'ordine spirituale, la sapienza, l'onniveggenza, l'armonia e la solarità della bellezza.E il monte, che prima era spoglio, si coprì d fronde d'oro, e una fragranza si sparse per il mare. Chiari, benevoli, luminosi venti vennero da lontano, dai mari del silenzio, e portarono luce e profumi di isole perdute nella fantasia. Lo spirito del dio greco avvolse la nave e gli uomini turbati." Adesso sarà utile per la comparazione su accennata tornare sull'Apollo di Castelvetrano...ehm, sull'efebo, (dicono che tale sia...;), cioè per non dire nulla?...ma non vedono? Si precisa che un conto è guardare...un altro è vedere o saper vedere...) Voi che ne dite? C'è bisogno di una monografia per intuire che trattasi della stessa figura cultuale dell'Apollo di Piombino, anche se di diverso stile e fattura e quante annotazioni dovrebbero essere necessarie? Nessuna ove lo spunto sia originale e, come in questo caso, dimostrato con metodo. Alle pubblicazioni cartacee si può scegliere di far parlare le immagini...la glittica (l'arte di incidere, anche i conii) non è mero artigianato...ma fa parte, casomai qualcuno non se ne fosse accorto, della storia dell'arte. Ovviamente bisogna conoscerla.:) (Continua...)
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  10. Per completare il quadro è utile spendere alcune parole sugli stretti rapporti tra i Calcidesi e gli Ateniesi, tanto da spiegare l'alleanza tra le città calcidesi della Sicilia e Atene negli anni della grande guerra del Peloponneso. E' vero che una importante motivazione risiede nel fatto che le città calcidesi avevano necessità di difendersi dalle mire espansionistiche di Siracusa, ma i loro rapporti con Atene sono più antichi. Molto interessante è la storiografia del mito dell'ecista fondatore di Naxos. La testimonianza più corretta e precisa è quella di Tucidide (VI, 3, 1). Egli narra chiaramente che li primi Greci approdati a Capo Schisò erano Calcidesi d'Eubea, i quali, guidati dal loro capo (ecista) denominato Tucle, fondarono Naxos ed eressero l'altare di Apollo Archegetas fuori dalle mura. Circa cinquanta anni dopo fu diffusa una nuova versione, fornita da Strabone (VI, 267, citando come fonte Eforo di Cuma), che i primi Greci sarebbero giunti a Naxos spinti casualmente da una tempesta marina, sotto la guida di un Teocle "ateniese". Questi, dopo essersi reso conto della fertilità del suolo e dello scarso numero degli indigeni, lasciati sul posto alcuni compagni, sarebbe ritornato a Atene per prospettare ai suoi concittadini la fondazione di una colonia. Avuto un rifiuto da parte ateniese, avrebbe compiuto egualmente l'impresa colonizzatrice alla testa di molti Calcidesi d'Eubea, di altri Ioni e di alcuni Dori (questi ultimi probabilmente sarebbero poi i responsabili della fondazione della dorica Megara Iblea). L'origine ateniese di Teocle, ignorata dalla fonte di Tucidide, è esplicitamente esclusa da Ellanico (ap. Steph. Byz. alla voce Chalchis), che dice Teocle (al posto del simile nome Tucle) di origine calcidese. Gli studiosi moderni hanno unanimemente rigettata l'ipotesi dell'origine ateniese dell'ecista fondatore di Naxos, dimostrando come la divulgazione di tale leggenda sia di un autore del IV secolo e considerata un falso giustificato appunto dalla fedele alleanza prestata da Naxos agli Ateniesi durante le loro spedizioni in Sicilia. E' ben nota l'attenzione che Atene aveva rivolto alla Sicilia (ancora più che in Magna Grecia), già a partire dalla fine del VI secolo a.C. Infatti la moneta ateniese era presente in maniera cospicua già nei primi tesoretti siciliani (Gela, Messina, Mazzarino, che da soli avevano fornito insieme ben 216 tetradrammi ateniesi). Dopo la caduta dei tiranni siracusani Deinomenidi, nel 461 a.C., era aumentata l'attenzione ateniese, tanto da creare poi appunto il mito di Teocle "ateniese", quando invece ai tempi della prima colonizzazione greca in Sicilia Atene non era ancora affatto interessata a occupare terreni dell'isola. L'affinità tra Calcidesi e Ateniesi inoltre si spiega col fatto che la stessa Calcide, al tempo delle grandi migrazioni di vari popoli greci, fu popolata da coloni provenienti da Atene stessa (come confermato da Strabone, X, 447 e da Ps. Scymno, vv. 556-578, nonché accennata da vari autori come Plutarco, Velleio Patercolo, ecc.). Ecco come si spiegano le strette relazioni tra Naxos e Atene e, indirettamente, tra Apollo Archegetas calcidese e Apollo attico di Delo. (informazioni in buona parte desunte da G. Puglia, Teocle "ateniese" e l'ingerenza di Atene nell'area coloniale calcidese, Archivio Storico Messinese, XXX, 1979, p. 69-77). E' una buona regola citare, quando possibile le fonti delle varie informazioni, per puntuali riscontri.
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