La bella discussione postata da Dabbene sulle sensazioni che si possono provare incontrando qualcuno che si conosceva solo in modo virtuale mi fornisce lo spunto per sottoporne una simile ma nello stesso tempo diversa.
Non so se a voi capita lo stesso ma a me succede sempre, quando affronto la lettura di un volume, di pensare al suo autore.
Cerco, leggendo i frutti della sua ricerca, di immaginarne l'aspetto, la voce il modo di dialogare ma anche di scorgerne i sacrifici, il lavoro, la fatica che ha sostenuto per arrivare alla pubblicazione del libro che ho davanti. Cerco di figurarmelo al tavolo da lavoro, in biblioteca, in archivio, in giro per musei e soprintendenze o magari davanti allo schermo del pc a correggere le bozze oppure a caccia di informazioni, fonti, e conferme nel web. E così mi sembra quasi di conoscerlo meglio.
Fin qui, però, si tratta di una conoscenza "indiretta".
Poi succede di incontrarli davvero gli autori, e quindi di associare ai loro nomi un volto, una voce, un aspetto reali e non più solo immaginati.
Già se si riesce semplicemente ad ascoltarli, per esempio in un convegno, a mio giudizio ci si arricchisce.
Se poi si ha la fortuna di scambiare con loro qualche parola, e magari la promessa di mantenersi in contatto, si può aggiungere un tassello assai significativo alla propria formazione e scoprire un uomo o una donna inaspettati, perché ci si accorge che spesso sono loro stessi a incontrare volentieri i loro lettori (se non altro per carpirne le impressioni circa i loro lavori) e che possono essere assai più “alla mano” di quanto possiamo soltanto immaginare leggendo i loro nomi su tomi più o meno ponderosi e importanti.
Più di una volta mi sono fatto centinaia di chilometri per incontrare qualcuno di essi, con tanto di libri al seguito per farmeli “impreziosire” dalla loro firma.
Non lasciatevi ingannare, però: io non colleziono autografi, colleziono semmai “incontri” tanto è vero che, se ne ho la possibilità, cerco di incrociare di nuovo anche quegli autori che hanno già siglato le mie copie dei loro libri.
Perché alla fine ciò che conta non è una firma, ma il piacere dell’incontro, della stretta di mano e la “carica” che ci si porta dentro quando si rientra in quella “solitudine del numismatico” di cui spesso e volentieri abbiamo parlato in questo forum.
E quando si riprende in mano un volume, dopo averne incontrato e conosciuto l’autore, sembra quasi che quella solitudine sia meno pesante.
Che ne pensate?
Anche a voi è successo di incontrare qualcuno dei “vostri” autori?
Avete voglia di raccontare quello che avete provato o magari di dire chi vorreste conoscere e perché?