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Cari amici del Forum, provo a sfruttare lo spazio gentilmente messo a mia disposizione dallo staff... Quanto segue vuole essere, senza pretese di verità, una mia libera interpretazione, un'ipotesi su cosa poteva essere il concetto di Genio nella mentalità degli abitanti di Roma Imperiale, e di quanto questa idea, sotto vari aspetti, sia ancora presente in noi "Romani moderni". Il tutto accompagnato da qualche bella moneta, non necessariamente in ordine cronologico. Troverete qualche discordanza con quanto si legge sui libri, ma si tratta di un argomento intricato e controverso, evolutosi di generazione in generazione, dunque basato su interpretazioni di interpretazioni precedenti, questa è la mia :) Quindi, se avrete la pazienza di leggere, e qualcosa non vi convince (e ci sarà sicuramente) vi prego di farmelo notare, spero di aver modo di discuterne con voi e colmare le mie lacune, il motivo principale che mi ha fatto avvicinare a questo Forum. Exergus Il Genio Romano Nel politeismo degli antichi romani, una figura molto importante era il Genio, una divinità protettrice, discreta ma onnipresente, che faceva da tramite con gli Dei; presente in ogni individuo, e successivamente in ogni animale, cosa o luogo; e così, città, cittadini, strade, incroci, porte, animali, piante, oggetti, e qualsiasi cosa vi venga in mente aveva il proprio Genio, divinità comprese. La nascita dell'idea che tutto abbia uno spirito è una concezione le cui radici si perdono nella preistoria. L'etimologia del nome Genius è da ricondurre a 'gen-' generare, ma non è ben chiaro se sia da intendere in senso attivo o passivo; qualcuno propone che possa derivare dalle religioni pre-islamiche, dove sono presenti i Jinn, nome con forte assonanza fonetica, ma questi, benché somiglianti ai benevoli Genii nella funzione di intermediari tra l'uomo e le divinità, sono invece entità maligne nate all'inizio dei tempi; è più probabile che il concetto romano di Genio, o parte di esso, sia stato ereditato dagli Etruschi; anche nella cultura Greca sono presenti spiriti simili, i Dàimon (demoni), che, per quanto foneticamente distanti, hanno diverse funzioni e poteri in comune. Non è possibile attribuire questa "invenzione" a nessuna civiltà in particolare, e vista la nota capacità dei romani di assimilare e sviluppare le usanze e la tecnologia dagli altri popoli, suppongo che la loro concezione del Genio e dei suoi poteri, fosse un calderone dove si mescolavano le tradizioni delle loro origini ed elementi di tutte le culture animiste con le quali sono entrati in contatto. Nel corso dei secoli i Genii romani sono andati confondendosi con i Mani, i Lari ed i Penati, condividendo alcune caratteristiche, prima fra tutte quella di proteggere i mortali, anche se in realtà c'è una differenza fondamentale, questi ultimi esistono già da lungo tempo, ed entrano in gioco dopo la nascita dell'individuo, mentre il Genio presiede alla nascita dell'uomo, anche se in modo piuttosto misterioso, o alla costruzione di un edificio, e nasce contemporaneamente ad esso. Si trattava di uno spirito guardiano che seguiva l'individuo senza allontanarsi mai, con la funzione essenziale di mantenerne l'esistenza, consigliando l'uomo nelle decisioni difficili, e se non era propizio si limitava a guardare da un'altra parte, infatti il Genio non era un'entità molto propositiva, quindi sarebbe meglio dire "sconsigliando". Per fare un esempio numismatico: quando vediamo una moneta che ci piace ma "una vocina", senza dirci il motivo preciso, ci sconsiglia di acquistarla, ecco, questa è una manifestazione del Genio, chi di noi non si è mai detto: "avrei dovuto ascoltare la vocina...".Ma per ascoltare la voce del Genio abbiamo bisogno di tranquillità interiore, dobbiamo estraniarci dalle ansie che distolgono la nostra mente, in modo da percepire con chiarezza la "voce della saggezza". Chiaramente il 'Genio Numismatico' al pari degli altri, diventa più potente con l'esperienza personale, o forse, diventa più esperto chi nasce sotto la protezione di un Genio più potente, in ogni caso, potere dell'individuo e potere del Genio, come sono nati così crescono: assieme. Nei millenni il concetto di Genio non è andato perduto e sopravvive a tutt'oggi, alcuni sono diventati i nostri Angeli Custodi e i Santi Patroni, anche in Oriente l'idea degli spiriti presenti in ogni cosa è ben vivo e si integra nella religione ufficiale, ad esempio in Thailandia, benché la religione di stato sia il Buddhismo, esistono spiriti per ogni cosa e vivono in luoghi specifici, o nel caso degli spiriti erranti, nelle piccole "case degli spiriti" delle vere e proprie case in miniatura che i Thailandesi collocano davanti alle loro abitazioni, facendo offerte quotidiane di cibo, bevande, fiori e incenso; cito un esempio su tutti, lo spirito della soglia, si trova proprio sul pavimento in corrispondenza della porta d'ingresso, è considerato di cattivo auspicio calpestare la soglia, bisogna scavalcarla per rispetto dello spirito che lì vive… vi ricorda qualcosa? Una tradizione simile l'abbiamo anche noi, magari per altri motivi: portare in braccio la sposa attraverso la porta, una tradizione ereditata dai Romani. Non esiste una raffigurazione specifica del Genio, le più frequenti sono esseri alati e/o giovanetti (maschi) spesso rappresentati con cornucopia e a capo coperto, in alternativa potevano avere forma di animali, il più diffuso dei quali era il serpente, un animale legato alla cultura mistica di tutto il mondo, antico e moderno. Un Genio su un vaso del 320 a.C proveniente dal sud Italia, un Genio alato con cornucopia, ed un altro molto simile ad un amorino moderno Il Genius Loci Il serpente è la tipica rappresentazione del Genius Loci, il Genio del luogo, raffigurato spesso sopra un altare, mentre si nutre di frutta, a simboleggiare il rinnovamento della vita, oltre ad essere il protettore del luogo vigila anche su chi vi abita o vi transita, in suo onore venivano eretti degli altari in luoghi particolari, le offerte erano fiori, frutta e incenso (…piuttosto simile alle case degli spiriti Thailandesi…). Possiamo renderci conto della presenza del Genius Loci quando ci troviamo in un posto particolare, dove si avverte quel "non so che" nell'atmosfera del luogo, "l'essenza divina" qualcosa di unico che altri posti non hanno, più l'atmosfera è intensa, più è potente il Genius Loci; ad esempio edifici antichi ricchi di storia, come il Pantheon, o manifestazioni naturali come un luogo con un bel panorama, una cascata imponente, un fiume, una montagna, un vulcano e così via; nello stesso luogo possono coesistere altri Genii minori in una sorta di gerarchia, quindi il Genius Loci della cascata sarà subordinato al più potente Genius Loci della montagna. Bacco e il Genius Loci del Vesuvio La benevolenza del Genio dipende dal rispetto che il suo protetto (o chi transita) gli riserva, se non si rispetta il proprio Genio, o qualsivoglia Genius Loci non rispettandone il luogo, tutto si ritorcerà contro. Un concetto che dovremmo tener presente anche noi moderni nei riguardi del nostro pianeta. Il Genius Loci non ha sesso, quando si invocava bisognava precisare 'sive mas sive foemina', che sia maschio o che sia femmina, altra caratteristica degli Angeli moderni. Il Genio è una presenza frequente sulle monete romane, iniziata già in epoca repubblicana, quella che segue è la prima rappresentazione certa (senz'altro una delle prime) del Genio del popolo romano(GPR) a prova di quanto il culto fosse diffuso e riconosciuto dallo stato. Il Genio del popolo romano, su un denario della Gens Cornelia Cn.Lentulus, denario, 76-75 a.C. Crawford 393/1a. Sydenham 752. RSC Cornelia 54. Dritto: busto del Genio del Popolo Romano rivolta destra, GPR sopra Verso: EX-SC, CN.LEN.Q sotto scettro, globo e timone E' comunque ancora riferita ad un'entità associabile all'operato umano, all'identità del popolo di Roma. La fase successiva è quella dell'associazione con i Lari, che ha portato ad attribuire un Genio anche alle cose inanimate ed ai luoghi. Sull'esempio che sto per fare qualcuno griderà al sacrilegio (su questa moneta dedicata ai Ludi Apollinari) perché tradizioni antiche legano Apollo a Pitone (o Delfine), un serpente (o drago) che nella pianura di Crisia si abbandonava ad ogni tipo di saccheggio, intorbidando le acque dei ruscelli, portando via mandrie e contadini, devastando i campi e spaventando le Ninfe, e che Apollo uccise a Delfi con arco e frecce, ma il serpente avvolto su un tripode, qui rappresentato, non mi sembra qualcosa di minaccioso o di negativo, e mi ricorda decisamente l'immagine di un Genius Loci del periodo imperiale. Gens Volteia M. Volteius M.f , denario, Roma 75 a.C. Al drittola testa laureata di Apollo, al verso un serpente avvolto su tripode. Crawford 385/5. Sydenham 778 (R8). RSC Volteia 5. Il ruolo del Genio/serpente non è necessariamente da protagonista, come ad esempio su questo aureo dove viene nutrito dalla Salus (legata al serpente tramite Asclepio, l'eroe/dio della medicina, che alla sua morte venne trasformato nella costellazione del Serpentario), in questo caso si potrebbe (liberamente) interpretare come la Salus che nutre il Genius Loci del territorio di Roma, il quale protegge e mantiene in salute anche chi vi abita. Adriano e la Salus RIC II (1926) 46c, aureo, zecca di Roma, 118 d.C Dritto: IMP CAESAR TRAIAN HADRIANVS AVG Verso: PM TRP COS I I I, Salus seduta che nutre un serpente (Genius Loci) avvolto su un altare. Esergo: SALVS AVG In età Augustea ogni uomo aveva il suo Genio, mentre le donne avevano la Iuno, che si occupava di questioni prettamente femminili, abbiamo la Iuno Virginalis, della verginità, la Iuno Iugalis, "del matrimonio", la Iuno Pronuba, "della sposa" e la Iuno Matronalis", della donna sposata. Il letto matrimoniale è consacrato al Genio, e vista la sua interazione con la nascita, veniva definito Lectus Genialis, la sua logica conseguenza era il Genius Natalis, il Genio del giorno della nascita o Genio personale, festeggiato soprattutto nel giorno del compleanno con libagioni (che comprendevano anche una torta), incenso, ghirlande, fiori e vino; la locuzione latina "indulgere Genio" significa lasciarsi andare a soddisfazioni personali e per estensione, al bere. Il Genio non chiede rinunce, anzi invita a godere dei piaceri della vita, ma secondo il principio di saggezza dei romani, senza cadere negli eccessi. Sul Genio Natalis venivano inoltre pronunciati i giuramenti. Secondo credenze popolari, anche le divinità avevano il loro Genio, generalmente raffigurato in forma di animale, e ciò non mi stupisce, visto che persino Giove, il padre degli dei, appena nato, ha rischiato di essere divorato da suo padre, ed è stato salvato da Amaltea, secondo alcune tradizioni una ninfa secondo altre una capra, che lo appese ad un albero in modo che Crono non potesse trovarlo "né nel cielo, né sulla terra né per mare" in seguito Amaltea si prese cura di lui allattandolo; la cornucopia (il corno di Amaltea, che Giove bambino spezzò giocando) è uno degli "attrezzi" tipici del Genio. Tra i Genii/avatar più conosciuti abbiamo l'aquila di Giove, il pavone di Giunone, la civetta di Minerva e il cervo di Diana, tutti presenti su monete imperiali. Benché questi animali siano considerati da tradizioni più antiche come estensioni delle divinità che accompagnano, fanno anche da intermediari con gli esseri umani, una funzione propria del Genio. Giove e l'aquila di Costantino Magno RIC VII 5, follis, zecca di Heraclea quinta officina, 313 – 314 d.C. Dritto: IMPCFLVALCONSTANTINVSPFAVG Verso: IOVICONSER – VATORIAVGG, Genio con scettro, regge Vittoria su globo, ai suoi piedi un'aquila con una ghirlanda nel becco. Esergo: SMHT, epsilon in campo destro Giunone e il pavone su un sesterzio Faustina minore RIC III (Marco Aurelio) 1651, zecca di Roma, 154 – 157 d.C. Dritto: FAVSTINA AVGVSTA Verso: IVNONI REGINAE, Giunone in piedi con scettro e patera, pavone ai suoi piedi In campo: S C Domiziano con Minerva e la sua civetta (la moneta è di Crivoz) RIC II (ed.1926) 132 (657 nuova edizione), denario, 88-89 d.C. Dritto:IMP CAES DOMIT AVG GERM PM TRP VIII, Verso:IMP XVII COS XIIII CENS PPP, Minerva con lancia e scudo su prora, civetta ai suoi piedi. Diana e il suo cervo su un antoniniano di Postumo RIC Vb 300, antoniniano, zecca di Colonia, 260 – 269 d.C. Dritto: IMPCPOSTVMVSPFAVG Verso: DIANAEREDVCI, Diana con arco conduce un cervo. Una categoria curiosa ed interessante sono i Genii lavoratori, o inventori, che vegliano sulle varie arti e mestieri, tra questi abbiamo i Genii che battono moneta, i Genii orefici, musicisti, pittori, scultori, come esistono per i falegnami, i fabbri, i mercanti e comunque per ogni categoria, corporazione o società, e per qualsiasi attività ed evento rilevante, anche in campo militare e amministrativo, cito ad esempio il Genio dell'esercito, predominante su tutti gli altri Genii militari, come quello della legione, della coorte, dello stendardo, della spada e delle calighe, abbiamo il Genio del Senato, o quello della Giustizia, divinità legata a Nemesi "la vendetta divina" l'inesorabilità della giustizia, e che viene spesso raffigurata nell'atto di reggere un serpente; su questo aureo di Adriano, si nota la presenza di un serpente, seminascosto, quasi confuso con la sedia, tanto da non essere nemmeno citato dal RIC, ma presente e vigile, svolgendo le funzioni di Genius Loci del tribunale. Aureo di Adriano con la Giustizia RIC II 252a, aureo, zecca di Roma, 134-138 d.C. Dritto: HADRIANVS AVG COS I I I PP Verso: IVSTITIA AVG, Giustizia seduta a sinistra con patera (io ci aggiungo anche un Genius Loci) Il serpente è sulla sedia, sopra la spalla destra della Giustizia, all'altezza del volto Il Genio del Senato di Antonino Pio RIC III 69, denario, zecca di Roma, 140 – 143 Dritto: ANTONINVS AVG PIVS PP TRP COS III Verso: GENIO SENATVS, Genio in piedi a sinistra con ramo e scettro. Aureo di Adriano con Roma e il suo Genius Loci RIC II (1926) 77c, aureo, zecca di Roma, 119 – 122 d.C. Dritto: IMP CAESAR TRAIAN HADRIANVS AVG Verso: PM TRP COS III, Roma seduta con lancia e Vittoria, dietro la sedia uno scudo (…e Genius Loci). Anche qui, il Genius Loci non è assolutamente il personaggio principale, ma svolge con una presenza discreta, una funzione di controllo guardando le spalle a Roma, la sua protetta. Nemmeno per questa moneta il serpente è citato dalla descrizione del RIC, è piccolo e dietro la sedia, sopra un piccolo altare. Il Genius Loci del Circo su un aureo di Adriano RIC II (1926) 144, zecca di Roma, 121 d.C. (A.V.C. 874) Dritto: IMP CAES HADRIANVS AVG COS III Verso: ANN DCCCLXXIIII NAT VRB P CIR CON, giovane figura maschile (Genius Loci) con ruota. Il Genio Augusti Il Genio dell'imperatore era il più potente e il più temibile dei Genii individuali, come l'imperatore era superiore agli altri esseri umani, così era per il suo Genio, e veniva considerato il Genius Loci di tutto l'impero romano, e numerosi templi dedicati al Genio Augusti sorsero in varie parti dell'impero. Dato che l'imperatore era il Pater Patrie, il suo Genio lo consigliava nelle decisioni da prendere per il bene dell'impero e dei sui cittadini. Quando Ottaviano rientrò a Roma dopo la battaglia di Azio, apparve chiaro al senato che si trattava di un uomo di grande potere e successo, un chiaro marchio divino, così fu decretato che tutti i banchetti comprendessero una libagione offerta al suo Genio. Questo diede inizio alla tradizione degli imperatori "divini", ad ogni modo la "divinità" era legata alla carica e non all'uomo, infatti gli imperatori romani hanno dato ampia prova di non essere né divini né immortali. La rappresentazione del Genio su monete in età imperiale ha avuto inizio con Nerone, ed è stata ripresa, più o meno spesso da molti imperatori successivi. Un dupondio di Nerone, primo imperatore a rappresentare il Genio su monete. RIC I 215, zecca di Roma, 63 d.C. Dritto: NEROCLAVDCAESARAVGGERMPMTRPIMPPP Verso: GENIO AVGVSTI, Genio con cornucopia e patera su altare Esergo: T, in campo SC Un Genio Imperatoris di Galerio RIC VI 101a, follis, zecca di Alessandria prima officina, 308-310 d.C. Dritto: IMPCGALVALMAXIMIANVSPFAVG Verso: GENIOIMP – ERATORIS, Genio con patera e cornucopia, in testa un modius Esergo: ALE, in campo K, A su P Genio Caesaris di Massimino Daia RIC VI 36, Heraclea quarta officina, dicembre 308 – maggio 310 d.C. Dritto: GALVALMAXIMINVSNOBCAES Verso: GENIOCA – ESARIS, Genio con patera e cornucopia. Esergo: dot HT delta dot Propiziarsi il favore del Genio Imperatoris, o del Genio Augusti, faceva sì che ciò avesse effetto anche sui Genii delle truppe sotto il suo comando. Le truppe provinciali ampliarono l'idea del Genio di Stato, nella Britannia romana sono stati rinvenuti altari dedicati ai Genii di Roma ed a tutti i Genii delle legioni, delle coorti, delle alae e delle centurie presenti in Britannia, come ai Genii del pretorio, dei castra e persino dei vessilli. Traiano Decio e il Genio dell'esercito Illirico RIC IVc 105b (variante nella legenda al dritto), sesterzio, zecca di Roma, 249? d.C. Dritto: IMPCAESCMESSTRAIQDECIOAVG – Busto laureato con drappeggio e corazza. Verso: GENIVSEXERCITVSILLVRICIANI – Genio in piedi a sinistra con patera e cornucopia, stendardo militare sulla destra. Le iscrizioni su altari e lapidi non erano confinate al mondo militare, nel territorio dell'Impero ci sono numerosi esempi di dediche ai Genii di persone autorevoli e rispettate, ed anche ai Genii dei loro parenti ed amici, come esistono iscrizioni sepolcrali, in alcuni casi la dedica al Genio è combinata con "Genio ed onore" o nel caso di coppie con "Genio e Iuno"; spesso si trova in forma abbreviata come ad esempio GPR "Genio Populi Romani" al Genio del popolo romano, GHL "Genio Huius Loci" al Genio di questo luogo o GDN "Genio Domini Nostri" al Genio del nostro signore (o padrone). Il fatto che siano sopravvissuti fino ad oggi centinaia di esempi di queste dedicazioni, è una testimonianza di come questa credenza fosse un culto ufficiale diffuso in tutto l'Impero. Una vasta emissione di rappresentazioni del Genio si ebbe durante la tetrarchia, sia gli Augusti in carica che i loro Cesari, coniarono monete dedicate al Genio del popolo Romano (anche con legenda abbreviata GENIO POP ROM), quindi questa iconografia la troviamo per Diocleziano, Massimiano, Costanzo I, Galerio, Massimino II, Severo II, fino a Licinio e Costantino I. Diocleziano e il Genio del popolo Romano RIC VI 17a, zecca di Heraclea terza officina, 296 – 297 d.C. Dritto: IMPCCVALDIOCLETIANVSPFAVG Verso: GENIOPOPV – L – IROMANI, Genio con Patera e scettro Esergo: HT gamma Un follis di Costantino I, ultimo imperatore a rappresentare il Genio su monete imperiali. RIC VI 74c, Nicomedia quinta officina, 312 d.C. Dritto: IMPCFLVALCONSTANTINVSPFAVG Verso: GENIO AVGVSTI, Genio con cornucopia e patera su altare Esergo: SMN, in campo a destra stella sopra epsilon Con Costantino I, dopo circa quattro secoli, il Genio scompare dalle monete romane, ed il culto "ufficiale" dei Genii, dei Lari e dei Penati, viene definitivamente soppresso nel 392 d.C. per volere di Teodosio I, decretando così la vittoria finale della Cristianità. Tuttavia, il concetto non è morto affatto, e continua ad essere rappresentato in altre forme e con altri nomi, avete bambini? Oppure la saga di Harry Potter piace anche a voi? Beh, anche il maghetto di Hogwarts ha il suo Genio personale, solo che lui, essendo appunto, un mago, ha il potere di evocarlo a piacimento tramite l'incanto Patronus (Expecto Patronum "conto su un guardiano") uno spirito che, guarda caso, ha la forma di un animale, un cervo. La presenza del Genio continua a vegliare su di noi, che ci crediate o no. Le immagini delle monete sono tratte da: wildwinds.com dirtyoldcoins.com acsearch.info , a parte la moneta inconsapevolmente concessa da Crivoz :) p.s. Un ringraziamento particolare a Rapax per la consulenza riguardo il periodo repubblicano.1 punto
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Stasera voglio postarvi questo recente acquisto. Elagabalo - Denario al D/ IMP ANTONINVS PIVS AVG, Imperatore laureato e drappeggiato verso destra. al R/ P M TR P II COS III P P, il Sol Invictus, radiato, in piedi verso sinistra, con in mano una frusta; l'altra alzata. Nel campo a destra una stella. RIC IVb 28, Comune Anno 220 d.C. Elagabalo, uno dei più eccentrici personaggi dell'Impero Romano, salì al potere nel 218 d.C., in seguito all'aiuto della madre e della nonna, rispettivamente Giulia Soemia e Giulia Mesa succedendo a Macrino. Verrà ricordato ai posteri come colui che cercò di portare una nuova religione, un nuovo culto, a Roma, quello del Sol Invictus. Nacque con il nome di Sesto Vario Avito Bassiano, a Roma, ma di origini siriane e da quanto sappiamo, il nome Elagabalo comparve per la prima volta solo in uno scritto del IV sec. dunque, né lui né i suoi contemporanei probabilmente lo chiamarono mai così. Elagabalo deriva dalla congiunzione di due parole, El, ossia Dio e Gabal che significa montagna, Dio che proviene dalla montagna; questo perché il culto di questo Dio era rappresentato da un betilo, una pietra sacra. Il betilo, parola che deriva dall'ebraico Beith-El che significa "Casa di Dio", è una pietra a cui si attribuisce un Dio, come se fosse la sua dimora, oppure la rappresentazione dei Dio stesso. Famosi betili sono quelli dell'isola di Pasqua, ma hanno una più chiara origine nelle popolazioni orientali, fra Sumeri e Mesopotami. In Italia abbiamo esempi di betili in Sardegna: Elagabalo portò da Emesa la pietra sacra al suo Dio esattamente nel 220, anno della moneta in questione e anno della consacrazione definitiva del culto del Dio a Roma. La pietra era nera e di forma conica, purtroppo non abbiamo immagini di essa, ma la possiamo ritrovare chiaramente su monete dell'epoca, visto che Elagabalo la sponsorizzò e non poco. Di seguito una provinciale di Emesa, con il Tempio del Dio e la pietra al suo interno. La pietra è fortunatamente rappresentata anche su di un Aureo, bellissimo, ove è rappresentato un carro con su la pietra che sta arrivando a Roma. Questo carro può, però, anche rappresentare la festa che Avito Bassiano dedicava al Dio ogni solstizio d'estate, con ricche elargizioni di cibarie; un carro adorno di oro e gioielli girava in parata per tutta Roma e ci racconta Erodiano nella "Storia Romana" diciamo dunque che il nostro Imperatore era "leggermente" fanatico e a completamento di ciò, si dice che per diventare sacerdote del Dio si fece anche circoncidere costringendo pure i suoi collaboratori a fare lo stesso. Cassio Dione ci racconta che penso anch'esso di farlo, ma desistette e ancora Erodiano ci dice che costrinse i senatori a guardarlo mentre danzava intorno all'altare del Dio. A completare l'opera il nostro Imperatore, fece costruire un imponente Tempio dove portò e raccolse tutte le ricchezze e i simboli romani e dove, appunto, portò, al suo compimento, la pietra di Emesa. L'Elagabalium, così chiamato in seguito, venne costruito sul Palatino, completamente circondato di colonne e di un porticato, si affacciava sul Colosseo e sostituì il Tempio, dedicato da Domiziano a Giove a sottolineare, la volontà di sostituire il Dio Principale. Probabilmente più che una costruzione dal principio fu una ristrutturazione del Tempio di Giove rappresentato sulle monete di Traiano con il porticato intorno. Di seguito la pianta di Roma dove ubicato il Tempio Di seguito la pianta del tempio e ancora, una ricostruzione in 3D Ovviamente, come tutti sapete, questi rapporti poco idilliaci con il Senato lo portarono alla morte, assalito in maniera brutale dai pretoriani. Una descrizione più accurata la trovate qua, in una recente discussione di Gianfranco: http://www.lamoneta....1504-elagabalo/1 punto
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questa e` una originale http://www.mcsearch.info/record.html?id=179076 attento pero` che la tua non e` di oro, bensi` oro del Giappone (ottone) se leggi c `e` scritto FINE BRASS che tradotto significa Ottone buono. ciao1 punto
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Falsa, Falsa riprende una moneta messicana del periodo di massimiliano imperatore del 1864-18671 punto
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http://cgi.ebay.it/MONETA-DORO-MAXIMILIANO-1865-IMPERATORE-MESSICO-MEXICO-/110636333177?pt=Monete_altri_Continenti&hash=item19c2707879 ciao Jagt1 punto
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Complimenti davvero Exergus, è un approfondimento che offre moltissimi spunti di approfondimento. Mi riallaccio quindi alla parte iniziale del tuo laovoro... Genii, Lares e Penates. C'è molta confusione circa queste figure, le loro forme, i loro ruoli e le loro funzioni spesso si intrecciano, portando ad un groviglio apparentemente difficile da sciogliere. Intendiamoci, Exergus ha affrontato il discorso in perfetta ottica "imperiale" e non è lui ad essere stato "poco chiaro". Dall'età augustea in poi, la figura del Genio aveva assunto tratti che, anche per i romani stessi, risultavano poco chiari, soprattutto se confrontati con quelli di Lari e Penati. Ma come si è arrivati a questa caotica situazione? In estrema sintesi potremmo dire che si è giunti a tanto per via: - di un'eccessiva contaminazione greca, che ha generato una sovrastruttura a tratti inadeguata al tessuto religioso romano preesistente. - del prevalere delle ideologie assolutistiche, che portarono il singolo a prevalere sugli ideali della res pubblica. Non è semplice, ma è possibile risalire alle forme ed ai concetti arcaici che hanno dato vita a Geni, Lari e Penati. Il Genio è il dio che è presente in tutto ciò che è nato e che è vivo. Il Genio è la personalità divina, è l'ego immateriale. Il Genio non può appartenere a ciò che è inanimato. La redice è gen, ma la derivazione va intesa in senso attivo o passivo? Circa questa problematica il dibattito è acceso , ma non mi dilungherei troppo sulla questione. E' generato e/o può generare solo un qualche cosa che è vivo e che è costituito non solo da carne e sangue, ma anche da un qualcosa di inspiegabilmente spirituale. Questo è il Genio originario ed appartiene solo all'uomo, non è un essere distinto da quest'ultimo ma è la sua componente intangibile. Non appartiene alle cose, non appartiene ai luoghi. Un essere umano ha un Genio, più esseri umani, uniti in collettività, danno vita ad un'entità morale comune che può farli muovere in una medesima direzione. Un'unione di uomini può quindi essere inspiegabilmente animata da un'essenza che la guida. Nasce il concetto di Genio delle entità morali (vive in quanto costituite da esseri vivi). In epoca arcaica la religione romana era aniconica (ma non per questo primitiva!), non si veneravano divinità antropomorfe, gli dei non avevano una mitologia... esistevano, si percepivano, erano quindi reali... ai romani delle origini bastava questo. E' facile intuire che a tale concetto di divinità non poteva essere associato un genio, non vi era una mitologia che ne illustrava la nascita... un uomo nasce ed è quindi generato, sia nella carne che nello spirito, un dio romano arcaico semplicemente c'è, il "da dove" e il "da quanto" non erano contemplati. Gli influssi greci portarono poi a Roma il concetto di divinità antropomorfe, il dio assume forma umana, la mitologia ne illustra la nascita, all'essenza si associa sostanza, la divinità può materializzarsi tra gli esseri umani... il distinguo tra carne e spirito può divenire proprio anche del dio... il dio ha quindi un Genio. I concetti di Genio di collettività e di Genio delle divinità appartengono però a fasi evoluzionistiche successive, a cui purtroppo non siamo in grado di dare un inquadramento cronologico preciso. E' però probabile che tali concetti siano propri del periodo tardo repubblicano, in quanto la prima iscrizione che cita un Genius Iovis ed un Genius Victoriae è del 58 a.C. (si noti che alla Vittoria si associa un Genius e non una Iuno... anche il concetto di Iuno quale "genio femminile" potrebbe quindi essere piuttosto tardo). Spendiamo ora due parole sui Penati e sui Lari. Il nome corretto dei primi non è semplicemente Penati, ma Dei Penati. Sono le divinità del penus, dispensa ma anche luogo interno ed intimo della casa ove trovano posto le immagini dei capostipiti della famiglia. Il penus è il cuore dell'abitazione. I Dii Penates sono propri della famiglia, del padrone di casa, vigilano sul benessere della dimora, proteggono padrone e parenti, sono parte dello status della famiglia. I Dii Penates non hanno caratteristiche iconografiche ben delineate e definite, sono "quelli del penus". E' la successiva fase antropomorfista che portò ciascun capo famiglia a scegliere, nel ricco phanteon, le divinità che preferiva, al fine di donare un volto ed un aspetto agli Dei Penati della propria gens. Per quanto riguarda i Lares il discorso è piuttosto semplice: c'è un lare di riferimento in ogni parte del terreno di cui l'uomo, o gruppi di uomini, o la società nel suo complesso, fanno uso durevole e regolare. Campi, strade, crocicchi, case, quartieri e anche il campo di battaglia (vedremo alla fine perchè): il Lare è sempre collegato ad un luogo conosciuto dall'uomo (ma non all'uomo in sé), in antitesi ai territori selvaggi e sconosciuti che appartengono a Fauno e a divinità non sempre ben definite. Essendo proprio del luogo e non dell'uomo, la protezione del Lare ricade su qualsiasi individuo che entri nel suo raggio d'azione, compresi schiavi e persone appartenenti ai ceti più bassi. In ambito privato il quadro è piuttosto semplice quindi. Io, uomo romano, avverto di non essere costituito solo da carne ed ossa, ho in me una componente misteriosa e divina, il Genio. Io, uomo romano, faccio parte di una famiglia ed il mio status è tale grazie ad essa e grazie ai miei antenati. Il centro del mio potere è la mia casa, il medesimo luogo dove onoro i Dii Penates, quelle divinità che hanno concesso a me ed alla mia famiglia di essere ciò che siamo. La mia casa sorge su una porzione di terreno, su quello stesso terreno ove, qui come altrove, vigilano preposte figure soprannaturali, i Lari. I problemi iniziano a sorgere quando i culti privati riferiti a tali divinità vengono adottati anche in contesto pubblico. Gli "dei troiani" (con sede a Lavinium) sono i Penati pubblici di Roma, in quanto Dei Penati della stirpe di Enea. Roma, in quanto città, sorge su una vasta porzione di territorio. Anche su tale porzione vigilano dei Lari, pubblici in questo caso. Quale entità morale, nasce anche la concezione di Genio del Popolo di Roma. Ciascuna di queste figure governava sull'Urbe, o meglio su un determinato aspetto che la caratterizzava e/o che era parte integrante della sua formazione: entità morale (Genio), entità territoriale (Lari) ed entità sociale (Penati). Tuttavia, se applicati in ambito pubblico, i tratti caratteristici di queste figure risultano piuttosto diluiti. Si consideri poi il fatto che, sempre in ambito pubblico, esistevano figure divine i cui culti, sicuramente ben radicati, meglio si adattavano alla sfera collettiva. In ambito privato poi Lari e Penati non avevano concorrenti (Vesta è "promossa" in epoca assai remota) mentre, in ambito pubblico, la piazza era decisamente più affollata (vedi, non a caso, i Dioscuri). Sono i primi passi verso la perdita di identità e verso il "caos funzionale". Durante il periodo repubblicano la figura del Genio rivestiva scarsa importanza (il Dumézil dice: "contava più la disciplina dell'anima che la sua conoscenza"), i Penati ed i Lari erano le figure più rilevanti. Sul finire della repubbica, quando i bagliori autocratici illuminavano la strada degli uomini di potere, vi è una netta inversione di tendenza, l'assolutismo politico e sociale si ripercuote sulla religione ed il Genio amplia a dismisura la propria sfera d'influenza, a discapito di Lari e Penati che, in tal modo, iniziano a perdere identità. La figura dell'Imperatore darà, per così dire, "il colpo di grazia". Padre della patria, fulcro dell'Urbe, suo sommo rappresentante e sua stessa essenza... se era così importante un uomo figuriamoci il suo Genio! Presumibilmente anche il concetto di Genius Loci nasce in tale transitoria fase, ovvero quando la funzione e l'identità dei Lari viene pressoché dimenticata. Un cittadino della Res Pubblica non sarebbe probabilmente riuscito a comprendere il concetto di Genius Loci, l'avrebbe trovato assurdo. Iane, Iuppiter, Mars pater, Quirine, Bellona, Lares, Diui Nouensiles, Di Indigetes, Diui, quorum est potestam nostrorum hostiumque, Dique Manes, uos precor ueneror, ueniam peto feroque, uti populo Romano Quiritium uim uictoriam prosperetis hostesque populi Romani Quiritium terrore formidine morteque adficiatis. Sicut uerbis nuncupaui, ita pro re publica populi Romani Quiritium, exercitu, legionibus, auxiliis populi Romani Quiritium, legiones auxiliaque hostium mecum Deis Manibus Tellurique deuoueo. Formula del rito della Devotio enos Lases iuvate enos Lases iuvate enos Lases iuvate neve lue rue Marmar sins incurrere in pleoris neve lue rue Marmar sins incurrere in pleoris neve lue rue Marmar sins incurrere in pleoris satur fu, fere Mars, limen sali, sta berber satur fu, fere Mars, limen sali, sta berber satur fu, fere Mars, limen sali, sta berber semunis alterni advocapit conctos semunis alterni advocapit conctos semunis alterni advocapit conctos enos Marmor iuvato enos Marmor iuvato enos Marmor iuvato triumpe triumpe triumpe triumpe triumpe Carmen Arvale In entrambe i casi, quando si devono chiamare in causa le divinità proprie del territorio, si invocano i Lari (Lases è la forma arcaica di Lares) non vi è traccia di alcun Genio. In tali contesti i romani erano estremamente attenti e prudenti... meglio invocare una divinità in più piuttosto che una in meno, questo era in sostanza il loro costume, ampliamente attestato e sottolineato da più fonti. Il Genius Loci rappresenta quindi una concezione piuttosto tarda ed è uno dei frutti del grandissimo cambiamento portato a compimento da Augusto, per Roma e con Roma. Ripeto, l'approfondimento di Exergus ci fornisce moltissimi spunti di discussione :)... e non dimentichiamo che il serpente è una figura decisamente polivalente ;).1 punto
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Prova a confrontarla con questa: http://www.acsearch.info/record.html?id=166122 Luigi1 punto
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E ora la seconda tavola di Boehringer (dove cìè anche la piccola Akragas che ha dato origine alla presente discussione): Ciao1 punto
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come ti ha consigliato rick2 guardati un po' in giro e sicuramente troverai qualcosa che ti piace. consigliarti una moneta rispetto ad un'altra è un po' difficile in quanto non conosco quelle che possiedi già. per quel che mi riguarda se dovessi trovarmi nella tua situazione acquisterei una moneta da 1 lira o da 2 lire in argento quadriga briosa che iconograficamente sono spettacolari. Qui puoi trovare alcune immagini http://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-VE3/20 http://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-VE3/26 comunque il mio è solo un consiglio indicativo, magari domani trovi qualcosa che ti piace di più e allora se è compatibile con il tuo budget di spesa acquistalo. i link che ti ho inserito sono pagine del catalogo del sito li puoi trovare tutte le tipologie e farti subito un idea1 punto
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domani al mercatino guarda cosa ti piace cercane una messa relativamente bene confronta i prezzi bene , perche` le stesse monete le trovi a prezzi molto divergenti.(anche per le stesse conservazioni) fatti fare uno sconto del 20 -30 % e compra quello che ti piace1 punto
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io prenderei qualche ape o spiga in buone condizioni, oppure qualcosa della serie impero sempre in buone condizioni o se lo trovi un aquilino sempre in condizioni buone1 punto
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Ciao. "Ciao a tutti volevo una vostra opinione sulle 5 lire del 1901, la considerate " moneta " oppure visto il numero di pezzi coniato fa supporre un ( contentino ) per il Re numismatico | la coniazione delle 5 lire fu sospesa nel 1878. perciò non vedo una logica a coniare questo tipo di moneta." Dopo averci riflettuto parecchio, sono arrivato alla conclusione che si tratti di una moneta a tutti gli effetti. I motivi di questa valutazione sono i seguenti: 1. La moneta era contemplata dal Regio Decreto nr. 92 del 7.3.1901 con il quale si approvavano "i tipi delle monete dello Stato"; 2. La circostanza che non potesse circolare in quel contesto temporale era determinata da un trattato internazionale con l'Unione Monetaria Latina; si trattava quindi di un accordo "temporaneo" (che poi venne successivamente rimosso, anche se nel frattempo erano state approvate monete da lire 5 con impronte diverse dallo scudo di cui parliamo). 3. Il fatto che quelle monete non abbiano mai circolato e che, anzi, siano state quasi tutte rifuse, non le priva affatto del loro status; contrariamente a quello che sostengo molti, non mi convince affatto la tesi secondo la quale una moneta dello Stato, per essere tale, deve aver circolato e se non ha circolato non è una moneta. Secondo questa teoria dovremmo quindi negare lo status di monete a praticamente tutte le monete auree di V.E. III. Sono arrivato quindi alla conclusione che la moneta è ciò che l'Autorità emittente definisce tale, con i conseguenti corollari del corso legale e del potere liberatorio. 4. Il "corso legale" degli "scudi" (unitamente a quello delle monete d'oro) era loro attribuito dall'art. 6 della Legge nr. 788 del 24.8.1862 (Legge Monetaria Fondamentale). Non si puà quindi dire che lo scudo dell'1 era si stato istituito ma non gli era stato mai conferito il corso legale; quest'ultimo risultava già attribuito dalla Legge del 1862. 5. Il "potere liberatorio" è quello che la Legge riconosce alle monete che hanno corso legale nello Stato e che permette legalmente al debitore di estinguere il proprio debito utilizzando quella data moneta; il rovescio della medaglia è che il creditore non puà legalmente rifiutarsi di accettare dal debitore una moneta dello Stato che ha corso legale. Può invece rifiutarsi di accettare qualunque altra forma di pagamento che non sia quella rappresentata dalla moneta avente corso legale nello Stato. 6. Già che ci sono, ne approfitto per dire ancora una cosa sulla questione delle "monete/non monete" che spesso affiora in molte discussioni e che forse contribuirà a spiegare meglio il mio pensiero in merito. Negli anni '70 del secolo scorso, a causa della penuria della moneta spicciola, circolavano in Italia i cd. "miniassegni", i gettoni telefonici dell'allora "SIP". Nei bar ricordo che quando andavo a comprare le patatine dopo la scuola poteva capitarmi di ricevere di resto una caramella o un cioccolatino. Alla Posta, il resto era spesso consegnato sotto forma di francobolli. Chi era adolescente negli anni '70 penso avrà i miei stessi ricordi. Ebbene, tutti quei "mezzi di pagamento" , che possiamo definire succedanei della moneta, venivano accettati (fra l'altro, per piccole transazioni) solo per "stato di necessità" e perchè convenzionalmente i cittadini si sono adeguati a tale prassi. Ma in nessun caso tali sostituti della moneta hanno mai avuto "corso legale" ed il loro "potere liberatorio" era solo "di fatto" , non certamente di diritto. Se infatti qualcuno di noi all'epoca avesse rifiutato i gettoni della SIP o i miniassegni di resto, questo rifiuto sarebbe stato pienamente legittimo (solo che poi....addio resto.......... ;) . Spero che questo esempio possa essere utile a capire quella che per me è la differenza fra le monete dello Stato, a corso legale e quindi, con potere liberatorio (compresa anche quella commemorativa, seppure non spendibile di fatto a causa della differenza fra il valore intrinseco e quello facciale)i e tutto il resto. Da questa impostazione discende che il requisito della circolazione, seppure lo si constati normalmente in una moneta dello Stato, non è affatto un requisito indispensabile della stessa (le monete d'oro di V,E, III docent....). Saluti. Michele.1 punto
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Come promesso aggiungo delle nuove foto del documento ,scusandomi se la qualità non è eccelsa, ma il vetro non aiuta e la mia digitale compatta ha i suoi limiti.1 punto
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