Vai al contenuto

Classifica

  1. monbalda

    monbalda

    Utente Storico


    • Punti

      5

    • Numero contenuti

      2157


  2. rick2

    rick2

    Utente Storico


    • Punti

      1

    • Numero contenuti

      15668


  3. 417sonia

    417sonia

    Utente Storico


    • Punti

      1

    • Numero contenuti

      10923


  4. Paolino67

    Paolino67

    Utente Storico


    • Punti

      1

    • Numero contenuti

      14923


Contenuti più popolari

Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 01/07/11 in tutte le aree

  1. Come regalo per la befana, oltre ad un mucchio di denarini lucchesi nella discussione apposita ;), Mario ha lanciato un'altro sasso nello stagno scegliendo un argomento molto bello e dai risvolti anche complessi, come si è già visto dai post passati fino ad ora. Anche se non ho ancora letto questo libro di Le Goff, dai vostri contributi e dalle recensioni lette che vi invio in allegato nei post seguenti, le tematiche affrontate e le conclusioni dell'autore non mi sembrano affatto diverse da quanto emerso nei suoi precedenti studi, tra cui Tempo della chiesa, tempo del mercante, Torino 1977, e La bourse et la vie. Economie et religion au Moyen Age, Parigi 1986, che ai tempi del liceo, insieme ad un altro paio di belle letture mi fecere scegliere lo studio del Medioevo come mestiere. Da buono storico "delle mentalità" Le Goff ci ricorda come nell'Alto Medioevo (per l'Italia grossomodo dal VII alla fine del X secolo, con tutte le sfumaure già ricordate in precedenza e con la distinzione del periodo V-VII secolo come periodo tardo-antico) l'uso di moneta non solo fosse meno frequente, ma sopratutto come fosse concepito e percepito in modo diverso in una società in cui esso non era "centrale", mentre la religione, la condivisione sociale e le relazioni instaurate con il "dono" erano di estrema importanza, e la ricchezza era data piuttosto dalla terra che si possedeva, oltre che dal numero di uomini sul quale si poteva esercitare il proprio potere. Non a caso in alcune favole che hanno origine nel periodo medievale, come quella del Gatto con gli Stivali ad esempio, chi agiva bene, veniva ricompensato dal re o dal nobile di turno non con il vile denaro, ma con la donazione di terra o tutt'al più con la concessione di un matrimonio che garantiva l'allacciamento di nuove relazioni e da qui l'ascesa sociale. Tuttavia leggendo direttamente, ovvero personalmente, i documenti medievali (pergamene, registri cartacei pubblici e cartulari notarili: esperienza che agli appassionati di medioevo da soli o con una guida consiglierei vivamente) nei vari archivi di stato ed ecclesiastici italiani da un lato, e realizzando sempre personalmente ricerche di archeologia medievale in Italia (ma anche in Corsica e Tunisia dall'altro), risulta evidente che per alcune città italiane e per le aree con esse in relazione la situazione cominciò a mutare sensibilmente nel corso dell'XI secolo, per dispiegare i primi frutti già nel corso del secolo successivo. Non a caso in mezzo ci stanno le prime crociate e l'apertura di una serie di nuove zecche in Italia centro-settentrionale. Nel Duecento, poi, si raggiunse forse il uno dei punti massimi di sviluppo del sistema, prima delle crisi "di crescita" del Trecento. Ma si era già tutto messo in movimento verso il cambiamento ben prima. Altrimenti non si capisce perchè già al principio del Trecento ci fosse una teorizzazione così matura del Purgatorio come quella dantesca; o come mai nel XIII secolo nascessero gli ordini mendicanti, oppure ancora fiorisse una legislazione suntuaria (contro l'eccessivo sfoggio di lusso) nelle città comunali. O perchè i ritrovamenti di monete di fine XI e di XII secolo persino nei castelli aumentino in modo sensibile, ed i canoni di affitto o di livello per le terre in questo e nel secolo seguente non siano fissati più in natura, ma in denaro. Si ha per ciò l'impressione che Le Goff sia un poco influenzato dal suo punto di osservazione francese, o almeno "europeo". E poi voglia in qualche modo rispondere a chi, come Braudel, ha visto nelle città comunali italiane medievali la culla del cosidetto "capitalismo mercantile". A questo proposito vi segnalo un libriccino scritto dallo stesso F. Braudel che si intitola "La dinamica del capitalismo" Bologna, 1989 che può accompagnarsi degnamente al già citato "Le avventure della lira" di C. Cipolla tra le piccole opere di sintesi, ma efficaci e molto chiare, sull'economia medievale e della prima età moderna. Invece per chi volesse leggersi un testo interessante, con alcune interpretazioni un poco più nuove dell'economia e della società europea nell'Altomedioevo (monete comprese), ma molto ponderoso ed in inglese :rolleyes: consiglio il volume di M. Mc Cormick, Origins of the European Economy. Communications and Commerce, A.D. 300-900 , Cambridge University Press, Cambridge, U.K.; 2001; 2nd printing 2002. Ovviamente ogni riferimento a Pirenne è puramente casuale... MB
    3 punti
  2. Allora, circa la forma delle lettere cerco di fare un poco di chiarezza, sottolineando che secondo me bisognerebbe cercare: 1) di cogliere i caratteri distintivi ed essenziali delle lettere. La M gotica effettivamente è diversa dall'onciale per curvatura superiore, ma soprattutto per i "riccioli" esterni o potenziamenti alle estremità inferiori 2) attenersi però a quanto si può osservare nelle monete stesse. Infatti per quanto possa essere utile per avere un'idea formale generale riferirsi anche alle altri mezzi di scrittura (e l'esempio della M come ha evidenziato Fra Crasellame può essere insidioso...), per quanto concerne le caratteristiche specifiche del mezzo e soprattutto la cronologia, invece, ogni serie di scrittura ed ogni mezzo espressivo in realtà hanno una storia peculiare, e con maggiori possibilità di variazioni locali. E questo non lo dico io, ma in genere i paleografi-diplomatisti e gli epigrafisti. Ad esempio, so per per certo che per quanto concerne lo stile gotico l'epigrafia e la scultura in Toscana e soprattutto a Pisa iniziarono un poco prima che le monetazioni locali recepissero la moda, e ne venissero influenzate nello stile... Comunque, per sgombrare il campo da ambiguità ulteriori (spero :unsure:), provo ad inviarvi un'immagine dove ho inserito i caratteri che potrebbero essere interessanti per questa discussione, scritti nel modo che ho usato per le legende gotiche e semi-gotiche (caratteri misti) delle mie ultime pubblicazioni. Ricordo che il dato che mi interesserebbe verificare riguarda le prime apparizioni delle lettere gotiche anche in legende miste, ovvero anche non con tutti i caratteri gotici. Quindi la data più alta, o più antica che dir si voglia di attestazione nelle singole serie o zecche. Ovviamente sarei particolarmente interessata alle e ed alle c lunate e chiuse, ma visto che nelle legende di alcune zecche esse non compaiono, o compaiono troppo saltuariamente, è interessante guardare anche ad altre lettere-guida (vedi sempre immagine allegata). E mi pare che nei post passati oggi qualcosa stesse proprio venendo fuori...ma faccio un primo punto al post seguente ! a presto MB
    2 punti
  3. Buon anno a tutti, Ho appena pubblicato dal Simonetti (Monete Italiane Medioevali e Moderne - VOL.I - Casa Savoia - Parte III) l'estratto relativo alla monetazione di Vittorio Emanuele III al solito link. Riguardo la pubblicazione integrale del Pagani, non ho ancora avuto il tempo per contattare la persona a cui devo chiedere il permesso.... Avrei da chiedere un favore: Qualcuno è in grado di farmi avere una scansione da Cronaca Numismatica N.230 (Giugno 2010) Pag.34.. :-) Ancora buon 2011 a tutti voi
    1 punto
  4. Non ci sono anomalie da cercare al diritto, ma corrispondenze dei segni sulla tua moneta con le incisioni del diritto, e mi pare ci siano: In questa foto ho specchiato orizzontalmente il diritto per facilitare l'individuazione delle impronte che un tondello coniato e rimasto attaccato al conio, avrebbe potuto creare su un successivo tondello. A parte le deformazioni per la successiva coniazione del tondello stesso, mi pare che la causa delle impronte extra sulla tua moneta possa essere questa. Ciao, RCAMIL.
    1 punto
  5. Buongiorno Tema che richiederebbe pagine di "distinguo", ma sono sostanzialmente daccordo con Adolfos. L'autore mi ha dato l'impressione - leggendo il post di dabbene - che sia portatore di una opinione un po' troppo massimalista. Non è così nella sostanza, ovviamente, ma il caso delle Repubbliche marinare citate da Adolfos (e non solo quelle) è emblematico. Certo non possono né potevano definirsi allora "Capitaliste" nel senso al quale diamo oggi del termine, ma senza dubbi erano stati mercantili e cos'è uno stato mercantile se non un abbozzo dello stato capitalista? E' solo una sensazione la mia (non avendo letto il libro) e posso ovviamente essere smentito. Probabilmente nell'Alto medioevo, dopo la caduta dell'Impero romano, lo sconquasso generatosi nel tempo, dalla formazione di tanti piccoli stati autonomi, ha fatto perdere quel senso di unicità e di gestione centralizzata che esisteva con il potere di Roma e quindi anche la perdita della moneta come unità di scambio, informazione sociale e politica, status symbol ed in generale tutte quelle valenze importantissime che il soldo, in epoca romana, racchiudeva. In ambienti quindi così rarefatti sul territorio, poco urbanizzati, con le vie di comunicazioni abbandonate e quindi difficilmente raggiungibili, può esserci stata una disabitudine all'uso del denaro ed un ritorno al baratto, molto più semplice nella sua gestione amministrativa. Ricordo solo che, alla fine del 1700 e agli inizi del 1800, in molte aree non particolarmente "floride", l'uso del baratto era ancora fiorente. Leggendo un libro ho appreso che una delle prime compagnie di assicurazioni svizzere, la Mobiliare Svizzera, ( la Svizzera - allora - non era quella di oggi con tutte le sue banche ed i suoi "gnomi") il sabato, apriva un banco davanti al suo palazzo di Berna e vendeva gli alimentari che aveva accumulato nella settimana, accettandoli dai propri assicurati come pagamento del premio delle loro polizze, in luogo del denaro. Accantono il discorso chiesa-denaro, perchè mi ci vorrebbe una intera mattinata per discuterne...e non posso, devo andare a lavorare! Grazie Mario dello spunto che ci hai dato per parlarne. Saluti luciano
    1 punto
  6. Per la prima volta ho "dovuto" dare un punto reputazione a Rick2... in quanto ha espresso esattamente il mio pensiero. Con il dovuto rispetto, penso che suggerire (ma forse sarebbe meglio dire imporre) a quei giovani di buona volontà che vogliono approcciare una collezione numismatica di fare subito tutto in FDC sia davvero l'esatto metodo per far morire il collezionismo numismatico. E non aggiungo altro perchè rischierei di diventare cattivo.
    1 punto
  7. Renato è anche una questione di prezzo ! le monete in FDC costano un sacco di soldi. l ape la prendi come dici tu con 10-15 euro l impero con 5-10 euro l aquilino con 15 la quadriga con 20 e poi? cosa ti costa il littore in FDC? 400-500? il 2 lire del 1905 in FDC? anche li 300-400 il 10 lire biga del 1927 ? 100 ? una lire 1863M che in BB compri con 10 euro per l FDC ti partono 500 euro il palancone da 10 cent 1866 che trovi in MB a 50 cent e in BB a 5-10 euro in FDC costa anche lui 300-400 euro se ti va bene non possiamo dire a ragazzi di 20 anni che non hanno una lira che devono fare solo FDC perchè il resto non vale niente. perchè giustamente gli passa la passione di collezionare e se non coltiviamo questa passione vedrai che in futuro le nostre monete non varranno più niente (come i francobolli) ne se rare ne se FDC io stesso che non ho 20 anni (purtroppo) non vado a spendere centinaia di euro per una moneta comune come il palancone solo per averla in FDC. con quella cifra trovo rarità note in pochi esemplari.
    1 punto
Questa classifica è impostata su Roma/GMT+01:00
×
  • Crea Nuovo...

Avviso Importante

Il presente sito fa uso di cookie. Si rinvia all'informativa estesa per ulteriori informazioni. La prosecuzione nella navigazione comporta l'accettazione dei cookie, dei Terms of Use e della Privacy Policy.