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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 01/01/11 in tutte le aree
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Ciao a tutti, se ne era parlato anche tempo addietro sul forum del 25 baiocchi di Pio VI 1796 a firma di Gioacchino Hamerani (GH), moneta che talvolta compare in asta senza che si sottolinei a dovere che si possa trattare di un falso d'epoca, tra l'altro più comune della moneta originale. Ora, nulla di meglio del confronto diretto tra una moneta originale, in mistura, e quello che spesso viene descritta come emissione del periodo di transizione tra la fine della Repubblica Romana ed il restaurato governo pontificio, che comunque sempre falso d'epoca rimarrebbe. Del periodo travagliato che vivevano le finanze e la monetazione pontificia negli anni a cavallo della discesa napoleonica verso Roma abbiamo già trattato in passato (è un invito a rileggerli ) per comprendere che il contesto storico fosse favorevole alla proliferazione di falsi di ogni genere. La moneta in esame, il 25 baiocchi è un nuovo taglio che viene introdotto con chirografo del dicembre 1794 e le coniazioni iniziano con millesimo 1795 e anno di pontificato XX; è una moneta in mistura 458/1000 (5 once e mezza di argento fino per libbra), del peso legale di 9,41 grammi, ma subirà a breve ben due riforme: I riforma (18 aprile 1795): Il peso legale resta di 9,41 grammi ma il titolo della lega viene diminuito a 416,67/1000 (5 once di argento fino per libbra). II riforma (9 aprile 1796): Il peso legale viene portato a 7,06 grammi ed il titolo della lega ulteriormente diminuito a 333,33/1000 (4 once di argento fino per libbra). Veniamo all'analisi delle due monete: L'ORIGINALE La moneta in foto purtroppo presenta una certa porosità frutto probabilmente di coni ormai logori ed ossidati; appartiene alle emissioni seguenti la II riforma, testimone di ciò il peso di 6,35 grammi, anche al di sotto del peso legale. Il diametro è di 32 mm, il taglio presenta un ornatino a volute, purtroppo non molto visibile nella foto sottostante per via dell'usura: E' opera di Gioacchino Hamerani, erede ultimo assieme al fratello Giovanni della dinastia di incisori che partorì i migliori coni pontifici. Al rovescio compaiono le sue iniziali assieme all'1 rovesciato della data, vezzo tipico delle sue emissioni (a lui stesso vanno con tutta probabilità attribuiti i coni postumi dello scudo con millesimo 1780) Risulta mancante sul Muntoni, che delle tre tipologie di 25 baiocchi a firma Hamerani ad oggi note classifica unicamente (M.69) quella datata 1795, priva del segno di zecca, tra l'altro con un errore di datazione nel testo che riporta erroneamente la data 1796 mentre sulle tavole è riprodotta correttamente con il rovescio 1795. Anche sul CNI questa moneta non è citata, mentre il Serafini ne elenca quattro esemplari (314-317), di peso oscillante tra 7,55 e 6,20 grammi e diametro variabile tra 31 e 32 mm; almeno quello riprodotto nelle tavole è ascrivibile per caratteristiche alle emissioni postume che vedremo di seguito. IL FALSO D'EPOCA Già dalle immagini si nota una differenza di stile notevole rispetto all'esemplare precedente, e si nota che non si tratta di mistura bensì di bronzo, all'apparenza coniato e non fuso, successivamente argentato per la circolazione, rimangono tracce di argentatura vicino ai rilievi. Il diametro è di 31,4 mm per un peso di 7,4 grammi (peso che sarebbe al di sopra del peso legale di un originale), questo per lo spessore che risulta essere maggiore (1,4 mm contro 1,1 mm) rispetto all'originale in mistura. Il contorno è lavorato con una serie di cerchietti attraversati da un "filetto" orizzontale. A differenza di molti falsi d'epoca, con il contorno lavorato a mano, per questo pare sia stato usato un macchinario simile a quelli usati per le monete originali, il tondello presenta infatti delle ondulazioni compatibili con l'utilizzo delle matrici per la lavorazione del contorno post-coniazione: Per quanto sia riprodotto con attenzione si nota come al diritto la tiara sia povera di particolari, così come le impugnature a rosetta e le iscrizioni, molto semplici se non grossolane, stilisticamente lontane dai caratteri usati dall'Hamerani. Anche al rovescio, complessivamente ben riproposto compreso l'1 rovesciato della data, compare una differenza abbastanza evidente, sono nove per lato i fiordalisi (più simili in questo caso a mazzetti di foglie trinate) dei due festoni scendenti ai lati della cartella, mentre sulla moneta originale sono solamente otto. Curiosamente, come accennato in precedenza, sia il Serafini che il Bruni (Le monete della Repubblica Romana e dei Governi Provvisori) riproducono un esemplare di questo tipo piuttosto che un originale in mistura. Il Bruni in particolare (la classifica al n°68, come molto rara) inserisce questa emissione tra quelle del periodo di restaurazione del governo pontificio seguente la Repubblica Romana del 1799. Tra l'altro viene indicato che le attribuzioni per le emissioni di questo capitolo sono ipotetiche, e viene indicato come incisore Giovanni Hamerani piuttosto che il fratello Gioacchino, Giovanni che però risulta nominato incisore della zecca romana solo nel 1801. Per una panoramica generale delle tipologie del 25 baiocchi di Pio VI, falsi d'epoca inclusi, questo il link al nostro catalogo on-line: http://numismatica-i...eta/W-PIOVIR/14 Un saluto a tutti e Buon 2011, numismatico e non !! Ciao, RCAMIL.2 punti
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Riproduzione di un fiorino aragonese d=22 mm Pietro IV, 1336-1387. Fiorino Barcellona, AV 3,47 g. ARAG – O REX P Giglio. Rv. Tipo solito; in fine di leggenda, torre merlata. Bernocchi V, 62. Gamberini 812. Cayon 1851. Friedberg 1. http://www.mcsearch.info/record.html?id=711812 punti
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Mi ha colpito questo passaggio. In un periodo tumultuoso mettersi a creare tutto il macchinario per il taglio... e doveva richiedere anche locali belli grandi (o no?) Indubbiamente non si tratta di un taglio lavorabile a mano come i "cordonati" che in passato abbiamo visto per i falsi d'epoca dei due carlini, e non trattandosi di una moneta fusa, ricavata da una matrice in cui anche il contorno era già "formato" dalla moneta originale presa a modello, l'unica spiegazione è che ci si fosse attrezzati anche per fare i contorni, dopotutto erano sufficienti due matrici tra le quali fare ruotare forzato un tondello su su cui imprimere l'ornato; più che spazio occorreva tempo...:rolleyes: Chissà poi se veramente si tratti di una emissione ricollegabile ad una qualche "ufficialità" nel corso o immediatamente dopo la Repubblica Romana, a mio parere non c'era motivo perchè si approntassero coni nuovi, simili agli originali, per coniare monete anacronistiche (millesimo e anno di pontificato), tra l'altro in materiale diverso da quanto stabilito nei decreti. Ciao, RCAMIL.2 punti
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Questa ? http://www.mcsearch.info/record.html?id=264198 SPAIN. VALENCIA. Carlos I, 1517-1556. Gold Corona (Escudo), n.d. Jerusalem Cross in lobate frame, CAROLVS DEI GRACIA (sic) REX+. Rv. Crowned lozenge-shaped shield in arabesques, title VALENCIAE MAIORICARVM. Fr.95, Cayón 3072. Almost fully round with precisely detailed reliefs and legends, an outstanding example of the regional coinage by the King more widely known as Emperor Charles V. Careful examination shows suggestions of an old cleaning.1 punto
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Non su una sola moneta, ma su tre! Ci sono anche i 20 franchi - 4 belgi, coniati nel 1931 e nel 1932 e 5 franchi - 1 belga coniati dal 1930 al 1934 compresi.1 punto
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Ai comuni di Eupen e Malmedy, possiamo aggiungere anche l'ex territorio neutrale di Moresnet. Al congresso di Vienna, non fu possibile accordarsi sull'attribuzione di una piccola zona, comprendente i comuni di Moresnet e Kelmis Altenberg, che rimase sotto la sovranità congiunta del Belgio e della Prussia tedesca. Amministrato da un borgomastro e da un consiglio di 10 membri, aveva una superficie di soli 3 km quadrati e contava 350 abitanti (dati tratti da calendario Atlante De Agostini 1912)1 punto
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Credo che il 150° Anniversatio dell'Unità d'Italia sia un'occasione imperdibile da commemorare: nel 1961 era stata coniata una moneta d'argento a grande diffusione, di cui me ne capitò una come resto all'età di 14 anni e, siccome avevo visto di sfuggita la data del 1861 al momento che la misi in tasca, avevo pensato che il negoziante me l'avessa data per errore....... La proposta di commemorare l'80° del varo della Vespucci è buona, però non posso aspettare il 2061 per festeggiare il 200° dell'Unità d'Italia :D wfratti1 punto
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BENVENUTI NEL 2011! Mi complimento vivamente con Piakos e Medusa per le nuove iconografie e informazioni sul giovane nudo sacrificante. Sicuramente intrigante è il famoso “efebo di Selinunte” o di Castelvetrano, dal luogo del suo ritrovamento, nel 1882: una statuetta in bronzo alta circa 85 cm e realizzata intorno al 480-460 a.C. (comunque precedente di 20-40 anni dal primo tipo su monete di Selinunte). Per chi vuole documentarsi sulla storia veramente romanzesca di questo bronzo, che fu rubato e poi fortunosamente recuperato negli anni’60, rimando al seguente documentato link: http://www.selinus.it/?page_id=2 Bisogna osservare che nell’archeologia è prassi corrente dare la denominazione di “efebo” a qualsiasi giovane nudo non altrimenti identificato con ragionevole sicurezza. Nel caso dell’efebo di Selinunte alcuni (soprattutto archeologi stranieri) hanno voluto identificarlo con Apollo, specialmente sulla scorta di affinità con metope presenti nel noto tempio di Selinunte. Secondo me, per quanto riguarda la corretta identificazione del personaggio su monete, dobbiamo partire da dati più oggettivi, tenendo presente la moneta e l’epoca in cui fu coniata. Non credo che tale personaggio debba essere sempre e comunque identificato con Apollo (Archegetes). Quando si è in presenza di un personaggio che reca cornetti sulla fronte siamo di fronte alla personificazione di un fiume, grazie anche alla sua importanza per la vita della polis. Oltre alla sua trasfigurazione come toro androprosopo (ossia con faccia umana) abbiamo anche, seppure più raramente, come personaggio maschile nudo. Il dio fluviale divinizzato deriva dal mito di Acheloo (che corrisponde all’attuale fiume Aspropotamo, il più lungo fiume della Grecia), che a sua volta entrò a far parte del mito di Eracle, assai venerato in Sicilia, e divenne anche il padre dei vari fiumi, compresi quelli della Sicilia, nonché delle sirene. Presso l’originale fiume Acheloo, in Grecia, esisteva l’oracolo di Dodona, che ebbe notevole importanza presso i Greci, anche se non arrivò ad oscurare la fama e ricchezza dell’oracolo di Apollo di Delfi. In ogni caso era diffusa presso i Greci l’abitudine di invocare Acheloo (e per estensione anche gli altri fiumi, specie quelli presso la propria città) durante i sacrifici, nelle preghiere e nei giuramenti. Molto interessante è il seguente rarissimo statere di Metaponto (= Noe 311 = H.N. 1491), coniato nel 440-430 a.C. e quindi più o meno negli stessi anni delle monete di Selinunte già viste: con la testa ancora taurina e corna e leggenda AXEΛOIO AEΘΛΩN, quindi un chiaro e diretto riferimento ad Acheloo. A Selinunte il personaggio sacrificante con corna è identificato con il fiume omonimo Selinunte. (continua)1 punto
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Innanzi tutto auguri di buon anno a tutti;mi colpì molto quando entrai nel museo Sanna Archelogico di Sassari vedere un cartello all'ingresso che diceva testualmente:"Ci siamo proposti di fare un museo facile,moderno,che fosse di interesse per tutti,quale fosse il loro livello culturale e non per un ristretto gruppo di persone;è stato usato nel presentare gli oggetti e le sale un linguaggio ritenuto semplice anche se poi risulterà meno preciso scientificamente;in pratica riteniamo che il Museo debba trasmettere un messaggio che possa essere ricevuto dal maggior numero di persone." Karl Popper a questo riguardo in Scienza e filosofia dice:"ritengo tra i compiti della scienza ci sia quello di aiutare gli altri a comprendere il proprio campo di lavoro;il che significa ridurre al minimo il gergo scientifico,quel gergo cioè di cui ciascuno di noi si inorgoglisce come di un'armatura;questo orgoglio è comprensibile ma è un errore.Nostro orgoglio dovrebbe essere parlare sempre nel modo più semplice,chiaro e meno pretenzioso possibile ad evitare,come la peste,l'aria di chi possiede una conoscenza troppo profonda per poter essere espressa con semplicità e chiarezza. Una democrazia,cioè una forma di governo votata alla protezione di una società aperta,non può infatti fiorire se la scienza diventa il possesso esclusivo di specialisti". E voi che ne pensate di tutto ciò ? E' giusto così, o .......,auguri,1 punto
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Il ricercatore deve sempre essere pronto a mettere in discussione le proprie teorie, anzi, deve augurarsi che nuove conoscenze possano mettere in crisi o confermare quanto precedentemente ipotizzato. Auguri a tutti per un 2011 grato. Nella frase che ho voluto riportare si riassume il concetto al quale qualsiasi persona, in ogni campo scientifico ( anche la numismatica non è esclusa ) dovrebbe attenersi. Solo in questo modo la ricerca potrà aprire i propri orizzonti a nuove conoscenze. Poi,se si vuole far conoscere le proprie scoperte al mondo, un gergo non troppo tecnico permette a una più vasta maggioranza, la piena comprensione.1 punto
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Da tutto questo nasce il rischio che lo storico "s'innamori" della propria teoria e cerchi le prove che la confermano; troppo spesso vedo e leggo trattati storici che sembrano più apologie di una teoria che non elaborazione, analisi e dimostrazione della stessa: da qui l'obiettivo rigore che lo storico deve imporsi a priori il dogmatismo non puo mai essere alla base della ricerca scientifica ma puo solo esserne d'ostacolo. Il ricercatore deve sempre essere pronto a mettere in discussione le proprie convinzioni, anzi, deve augurarsi che nuove conoscenze possano mettere in crisi quanto precedentemente ipotizzato senza asservire il nuovo all'assunto per rinforzarlo oppure rifiutandone l'evidenza.1 punto
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Vero, c'è anche questa possibilità. Però quando capita di consultare, per esempio, delibere comunali d'epoca, si può anche rimanere colpiti di come, in moltissimi casi, venisse segnato tutto, anche la spesa più piccola ed insignificante o la disposizione che riguardava il più umile dei compiti. Per questo in qualche modo sono sorpreso che non sia ancora uscito nulla. Se anche le emissioni per numismatici fossero state a disposizione di qualche massimo dirigente e, ripeto, è possibile, meno probabile mi sembra che non ci sia nulla che dia un qualche appiglio formale alla cosa. Basterebbe anche un semplice: "si manda al direttore di zecca deliberare la coniazione di numero 20 pezzi da lire 2, da disporre a suo proprio piacimento". :P (Qualcuno leggendomi penserà: "capperi, questo si accontenta di poco") Buon anno anche da parte mia!1 punto
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Come ha scritto luke il metallo è zinco praticamente puro e credo che questa si possa definire una coniazione di emergenza. Io penso che la tua moneta sia autentica e, per quanto riguarda le striature, sarei propenso a credere che essa abbia subito un trattamento postumo alla coniazione; infatti mi sembra che le striature attraversino i rilievi, tracciandovi dei solchi. Inserisco l'immagine del dritto di un 5 ore danese in zinco del 1957 che forse ha subito un trattamento analago di "pulizia meccanica". Non ho elementi per stabilire con certezza assoluta se tale intervento sia stato effettuato in zecca, ma avendo visto altri esemplari in condizioni simili, penserei ad una laminazione. Aggiungo ancora che gli esemplari che ho visto presentavano laminazione solo un lato o, comunque, se la laminazione è su entrambi i lati, su uno di essi risulta leggerissima. Questo fatto può essere eventualmente legato al processo di produzione che magari partoriva tondelli con superficie ruvida solo su un lato. A questo punto mi fermo, ci vorrebbe un esperto o conoscitore di produzione e tecnologia dello zinco! :)1 punto
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