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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 12/02/10 in tutte le aree
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Quinta e ultima parte. Siamo al capolinea e tiriamo brevemente le: Conclusioni. 1. Il tondello oggetto del presente studio non può essere considerato una moneta ma, come peraltro in esso è pure riportato, un mero esperimento di zecca e non già di circolazione. 2. Non è plausibile che si potessero autorizzare ed emettere a fini circolatori, tondelli recanti il valore “10 centesimi” ed il millesimo 1862, con impronte diverse da quelle “legali” e ciò in uno spazio temporale estremamente breve, considerando che l'istituzione della moneta da centesimi 10 avvenne con Legge del 6.8.1862 e che prima di tale Legge la suddetta moneta non esisteva affatto come nominale. La immissione nelle nuove Province di moneta non ancora istituita del Regno d'Italia, (e, va ricordato, neppure precedentemente istituita all'interno dello Stato “incorporante” - il Regno di Sardegna) avrebbe costituito un evidente atto illegale ed anzi, riterrei, avuto riguardo al momento storico, avrebbe rappresentato un vero e proprio atto di deliberata “eversione” verso il nuovo ordine costituito. 3. Ancor meno plausibile appare che una sifatta iniziativa potesse essere assunta autonomamente dai responsabili di una Zecca, all'insaputa dell'Amministrazione statale di riferimento. 4. La paternità della coniazione alla Zecca di Napoli è, allo stato delle conoscenze, del tutto fantasiosa, così come fantasioso è il contingente di 20.000 esemplari che sarebbero stati battuti ed immessi nella circolazione. Ho concluso. Ringrazio tutti coloro che fossero arrivati, ancora lucidi, fino a questo punto e li invito caldamente a proporre eventuali contro deduzioni per alimentare il dibattito. Saluto ancora, anche da parte di Alessandra, Maurizio e Nicoletta (caro Maurizio, come vedi all'aeroporto di Verona non c'era il tempo ed il modo di sintetizzare tutti passaggi sopra riportati, grazie comunque per lo spunto di riflessione.......) Vorrei infine considerare questo modesto contributo come il primo apporto della neo costituita Associazione della quale mi onoro di fare parte.. Speriamo che sia di buon auspicio. Saluti. Michele2 punti
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Una buona moneta, orlando10. Li invidio questo! Qui è che cosa Robert P. Harris dice a questo proposito nel suo 1966 A Guidebook to Modern Latin American Coins: “Dopo che questa moneta sia prodotta tramite gli impianti del Krupp è stato deciso per non liberarlo a circolazione dovuto il relativo di piccola dimensione. Quando le monete sono state trasportate in Bolivia una delle casse che le contengono è stato caduto ed aperto rotto, con alcune delle monete che cadono . Un certo numbero loro sono stati presi e circolazione spesa e così entrante.„ Il senso di marche di cosa di formato, come il diametro di 23.5mm del 50-centavo sarebbe più piccolo del diametro di 24mm del contemporaneo (1935-6) parti del 10-centavo, e dello stessi colore e composizione--sembra chiaro che sarebbero stati confusi facilmente nell'uso giornaliere. Gradisco la vostra moneta! :) v. ------------------------------------------- A good coin, orlando10. I envy you this one! Here’s what Robert P. Harris says about it in his 1966 A Guidebook to Modern Latin American Coins: “After this coin was manufactured by the Krupp Works it was decided not to release it to circulation due to its small size. When the coins were delivered in Bolivia one of the crates containing them was dropped and broken open, with some of the coins falling out. A certain number of them were picked up and spent, thus entering circulation.” The size thing makes sense, as the 23.5mm diameter of the 50-centavo would be smaller than the 24mm diameter of contemporary (1935-6) 10-centavo pieces, and of the same color and composition–it seems clear that they would have been easily confused in everyday use. I like your coin! :) v.2 punti
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Cosa mi porta a iniziare questa discussione è la stessa che ha portato un anno fa a iniziare denari di Lucca,discussione seguitissima alla quale tuttora partecipo e che continua a stupire con tanti spunti e tanti punti interrogativi ;perchè Pavia,per tanti motivi ,per i rapporti tra le due monetazioni molto contigue quella pavese e lucchese,perchè moneta molto diffusa dal 900 in avanti ,perchè di fatto moneta ufficiale del Regnum Italicum,moneta diffusa nel nord Italia,nell'Europa del Nord ,a Roma ,anche nel Sud della penisola,quindi moneta di riferimento. In teoria potremmo,se ritenete,se vi piace analizzare tutto il periodo che va dall'800 fino a Federico II cioè fino al 1250;in pratica adesso vorrei iniziare ad analizzare il periodo di questa monetazione ,quella degli imperatori ottoniani ,che impegna un periodo temporale di circa 120 anni;una premessa mi è d'obbligo,sono solo un semplice appassionato di questa monetazione,come lo sono di quella di Lucca o di Milano,un collezionista che cerca di imparare e mi piacerebbe farlo insieme a voi; so anche che nel forum ci sono importanti studiosi di questa monetazione ,se vorranno darci una mano ,illuminarci,personalmente gliene sarò grato;da parte mia oltre la passione,posso impegnarmi a postare alcuni esempi di denari in mio possesso per permettere l'inizio e la continuazione della discussione stessa. Ma iniziamo con un denaro e subito un problema ,è un Ottone I e Ottone II;perchè inizio da questo ?Qui è in atto una discussione che si è aperta con i recenti studi di Saccocci sulla classica cronologia del periodo ottoniano. Facciamo il punto sul CNI,sul Brambilla,sul Mir abbiamo questa cronologia: Ottone I imperatore-962-973-con Augustus al rovescio Ottone I imperatore ed Ottone II re-962-967 con Otto Pius Rex al rovescio Ottone II imperatore -973-983-con Inclita Civitas al rovescio Ottone III imperatore -983-1002-monete con H Tercius e varianti e con Imperator o Civitas Gloriosa al rovescio Cosa fa il Saccocci con il suo studio "il Ripostiglio Galli Tassi di Lucca" cambia questa cronologia ,poi vedremo il perchè,in questa: Ottone I Imperatore e Ottone II re-962-967 con Otto pius Rex Ottone I imperatore e Ottone II Imperatore-967-973 con Imperator/Imperator Ottone II Imp.-973-983 con Imperator/Augustus Minorità di Ottone III Imp.-983-996 con Imp/Inclita Civitas Ottone III Imp.-dopo il 996-con Tercius-Civitas Glorio Ottone III Imp.-post 996-1002 con Tercius-/Imperator I cambiamenti proposti dal Saccocci non sono di poco conto,perchè tutto questo? Cercherò di esssere breve,poi eventualmente approfondiremo:la cronologia v iene cambiata in base ai ritrovamenti e alla cronologia dei ripostigli,in particolare nel ritrovamento di Galli Tassi di Lucca e in altri con datazione precedente al 973 si trovano solo monete del tipo Otto Pius e invece l'assenza del tipo Augustus per cui risulterebbe la prima emissione degli Ottoni quella con Otto Pius riconducibile al tipo Ottone I Imperatore e Ottone II re;in queste considerazioni il Saccocci non prende in considerazione aspetti stilistici,nè varianti,ma si basa solo su aspetti storici e sui ritrovamenti reali avvenuti e certi. Il tutto non è in contrasto con gli aspetti di abbassamento ponderali sulle varie tipologie monetali rispetto agli studi precedenti ma anzi rispetterebbe una certa riduzione dei pesi per cui abbiamo: Pius Rex circa 1,25 g. Augustus circa 1,13 g. Civitas Gloriosa circa 1,21 . Tercius circa 1,21 g. Vorrei sentire il vostro parere intanto su queste nuove teorie e poi posterei finalmente questo bel ottone I e II di g.1,12 e diametro 17 mm. Nell'analisi di questi denari verranno fuori ,se vorremo vederli bene insieme tanti interessanti variabili dalle legende,il cerchio perlinato,il puntino in mezzo a Otto in alcuni casi,un triangolino in altri,la forma differente delle lettere e così via...1 punto
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http://www.cronacanumismatica.it/news.php?id=1196 Ringraziamo Cronaca Numismatica! :)1 punto
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Un corso di laurea specifico in numismatica? Non credo. Per essere tale, sarebbe necessario che il corso fosse improntato principalmente su tutti esami in questa disciplina. A Roma, La Sapienza vi è il corso di Laurea Triennale in Scienze Archeologiche o quello in Archeologia e storia dell'arte del mondo antico e dell'Oriente che ti permette di laurearti con una tesi in Numismatica dopo aver fatto degli esami nella disciplina o ugualmente nel corso di laurea specialistica in Scienze Umanistiche, sempre con tesi in numismatica. I titolari di Cattedra sono rispettivamente Patrizia Calabria e Nicola Parise. Corso di Laurea Specifico in Numismatica, forse esiste, ma non sono sicuro in Germania. Vincenzo.1 punto
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Salve Salvo errori od omissioni non avendo qui il testo per controllare, nei bronzi di Alessandro Magno del tipo “quiver/abbreviation” (cioè faretra/B A per Basileos Alexandros), il marchio di controllo sotto la clava può essere un fulmine (Price 376), un topolino (Price 382), un ramo d’alloro (Price 385), una testa di tridente a destra (Price 386), un serto (Price 388) o il monogramma TE (Price 390). La mia impressione è che il bronzo di fra corrisponda al 386 piuttosto che al 390 apollonia1 punto
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Forse l'epigrafia (forma e stile delle lettere, in particolare della grande A centrale) può fornire delle indicazioni. Tra gli esemplari provenienti dal ripostiglio di Noceto-Gragnana, pubblicati a stampa dal Medagliere di Firenze e on-line nell'ambito del progetto Lorenzo il Magnifico (http://medagliere-firenze.lamoneta.it/) i tre esemplari con A centrale grande e aspetto complessivamente più grossolano sono attributi a Nicolò II (1361-1388, http://medagliere-firenze.lamoneta.it/moneta/FI-FEN2/1) mentre l'esemplare con A centrale più piccola è attribuito a Nicolò III (1393-1441, http://medagliere-firenze.lamoneta.it/moneta/FI-FEN3/1)1 punto
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Quarta parte. Prima di arrivare al dunque dobbiamo dare conto del provvedimento che conferì il corso legale alle monete in bronzo da 1, 2 e 5 centesimi, che risultano istituite ma che non hanno ancora, nel nuovo Regno d'Italia, il corso legale. Tale provvedimento è il R.D. 17.7.1861 nr. 114 che "stabilisce il corso legale delle nuove monete di bronzo in tutte le Provincie del Regno e la cessazione del corso legale delle monete erose circolanti nelle Provincie Lombarde". All'art. 1 di detto Regio decreto si dispone infatti che “a partire dal 1° agosto 1861 avranno corso legale in tutte le Provincie del Regno le nuove monete di bronzo di uno, due e cinque centesimi battute in esecuzione della legge 20.11.1859 nr. 3773 colla impronta conforme al disegno unito al presente Decreto” Come vedete, ancora non si parla del nominale da centesimi 10! Ed eccoci finalmente arrivati alla nostra moneta.....(era ora, dirà qualcuno..... :blink: ). Con la Legge nr. 737 del 6 agosto 1862 infatti si “autorizza la fabbricazione e l'emissione di monete di bronzo di dieci o cinque centesimi”, stabilendo all'articolo 1 che: “E' autorizzata la fabbricazione e l'emissione di monete di bronzo da dieci o cinque centesimi sulla norma del Decreto 20.11.1859 nr. 3773, per un valore nominale di 4 milioni di lire". "Il pezzo da dieci centesimi avrà il peso di dieci grammi ed il diametro di trenta millimetri”. Et voilà, ci siamo. La moneta da centesimi 10 può finalmente vedere la luce grazie alla Legge nr. 737 del 1862, che la istituisce. La moneta troverà poi piena consacrazione qualche settimana dopo nella Legge Monetaria Fondamentale del Regno (L. nr. 788 del 24.8.1862) che, all'art. 18, autorizzerà “la fabbricazione e la emissione di monete di bronzo secondo il sistema stabilito dal Reale Decreto 20.11.1859 nr. 3773 e dalla Legge del 6.8.1862 nr. 737, per un valore di otto milioni”. Fine quarta parte.1 punto
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Terza parte Il quadro normativo di riferimento. Occorre a questo punto fare un breve excursus circa i provvedimenti che introdussero la monetazione in bronzo nel Regno d'Italia e, segnatamente, il nominale da centesimi 10. Va innazitutto ricordato che la previsione normativa iniziale non contemplava affatto, fra la monetazione in bronzo, il nominale da centesimi dieci ma solo quelli da centesimi 5, 2 ed 1. Al riguardo, il primo provvedimento in materia di monetazione in bronzo emanato dal Regno d'Italia è il Regio Decreto nr. 17 del 2 maggio 1861 (N.B.: il Gigante 2011, a pag. 102, riporta un R.D. avente la stessa data ma con il nr. 37 che, per quanto mi consta dalle ricerche svolte, è sbagliato), che “stabilisce l'impronta delle nuove monete di bronzo”. Si ribadisce che a quella data (2.5.1861) il nominale da centesimi 10 non era stato ancora istituito e pertanto il suddetto Regio Decreto si riferisce esclusivamente alle impronte delle monete da 1, 2 e 5 centesimi. Nella premessa, il R.D. nr. 17/1861 richiama, per quanto interessa l'aspetto che qui trattiamo, due precedenti provvedimenti resi durante il cessato Regno di Sardegna. Tali provvedimenti sono la Legge (rectius: il R.D.) 20.11.1859 ed il R.D. (rectius: il Decreto Luogotenenziale) 15.12.1860. Il primo provvedimento richiamato (R.D. 20.11.1859 nr. 3773) dispone “la coniazione delle nuove monete di bronzo da uno, due e cinque centesimi in sostituzione delle monete erose che si trovano in circolazione nelle antiche e nelle nuove Provincie” (art. 1), dettando agli articoli successivi il peso ed il diametro (art. 2), le altre caratteristiche tecniche che dovranno rispettare le monete (art. 3), le impronte, molto genericamente indicate (art. 4) e disponendo nei successivi articoli le modalità per il ritiro dalla circolazione delle vecchie monete di rame e di bronzo (artt. 5, 6, 7, 8, 9 e 10). Il secondo provvedimento richiamato (Decreto Luogotenenziale 15.12.1860 nr. 4475) stabilisce invece che “le nuove monete di bronzo” (e sono sempre quelle da uno, due e cinque centesimi – non esiste il nominale da 10...) “del diametro e peso stabiliti dalla legge del 20.11.1859, avranno da un lato l'effige del Re con la leggenda – Vittorio Emanuele II – e dall'altro un ramo di alloro ed uno di quercia intrecciati e nel centro la indicazione del valore della moneta e l'anno di fabbricazione”. Gli articoli seguenti determinano le proporzioni di coniazione delle monete da 5, 2 ed 1 centesimo (art. 2) ed il titolo della lega (“960/1000 di rame e 40/1000 di stagno” – art. 3) mentre i successivi articoli 4, 5 e 6 dispongono ancora in ordine alle operazioni di ritiro e cambio delle vecchie monete. A completamento del quadro normativo è opportuno dare conto, come fa l'Attardi/Gaudenzi sul presupposto che il tondello di cui trattiamo provenga dalla zecca di Napoli, anche del D. Luogotenenziale 17.2.1861 nr. 256 (nr. 98 per l'Attardi/Gaudenzi), con cui “si autorizza la Zecca di Napoli a coniare la moneta di bronzo italiana con la effige di Re Vittorio Emanuele ed a ritirare dalla circolazione le monete di rame del cessato Governo Borbonico” Con detto provvedimento si autorizza la Zecca partenopea a coniare la moneta di bronzo italiana ordinando che “le regole ed il modo di tale operazione saranno conformi a quelle stabilite ne' decreti de' 20.11.1859 e 15.12.1860 da Torino” (art.2). Dunque non si può condividere l'affermazione riportata dall'Attardi/Gaudenzi (opera citata) secondo cui il 10 centesimi esperimento “fu emessa in base ad un decreto precedente (R.D. nr. 98 del 17.2.1861, con il quale la Zecca di Napoli veniva autorizzata a coniare le monete di bronzo italiane conformi ai decreti del 20.11.1859 e del 15.12.1860) abrogato dal nuovo decreto (R.D. nr. 17 del 2.5.1861) che stabiliva, oltre le caratteristiche tecniche, anche quelle artistiche con la nuova impronta del Re (collo corto)” Tale affermazione appare erronea in quanto, come riportato sopra, il Decreto Luogotenenziale 17.2.1861 non poteva autorizzare la Zecca a coniare una moneta (il 10 centesimi, appunto) che non era stata ancora istituita. E perciò l'autorizzazione rilasciata alla zecca di Napoli si riferiva esclusivamente alle monete in bronzo già istituite e cioè quelle da 1, 2 e 5 centesimi. Inoltre, già che ci siamo, non è neppure esatto che il R.D. 2.5.1861 avrebbe “abrogato” il R.D. 15.12.1860. L'abrogazione di cui parla l'Attardi/Gaudenzi è riferita soltanto al primo articolo del R.D. 15.12.1860, che stabiliva che la legenda del dritto delle monete in bronzo dovesse riportare la scritta “Vittorio Emanuele II”, mentre invece il R.D. 2.5.1861 imponeva la nuova legenda “Vittorio Emanuele Re D'Italia” (disponendo conseguentemente all'art. 2 l'abrogazione della vecchia legenda). Bene, direte Voi, ma questi benedetti 10 centesimi allora quando entrano in scena? Entrano, entrano, abbiate ancora un poco di pazienza. Fine terza parte.1 punto
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Ciao Massy . si, la moneta tiene garantito da un certificato, no suelo colezionare estas monetas .pero tengo unas pocas. excuse por mi italiano , otra moneta de Palau con garantito da un certificato la foto es de 2006 la moneta del 2009 :D :D :D :D Ci sono molte copie provenienti dalla China1 punto
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Aggiungo poi un'osservazione. Ammettiamo che esista l'esemplare citato dal Krause 1872/1 FE. Questo sarebbe stato coniato con un conio ripunzonato, ovvero cifra "2" sopra cifra "1". Ma allora il resto del conio, essendo del 1871, dovrebbe essere identico ad un conio del 1871 stesso. Ma nel 1871, sempre citando il Krause, non ci sono monete coniate con il marchio FE bensì col marchio ER (oltre a 6 con il marchio FP)! Quindi la data 1872/1, a meno di qualche altra spiegazione, non ha molto senso se associata al marchio FE. Avrebbe senso un 1872/1 ER o ancora 1872/1 FE/ER (ovvero FE su ER se fosse possibile). Magari mi sbaglio, ma ho la sensazione che il catalogo Krause, almeno la quarta edizione, faccia un po' di confusione.1 punto
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Ciao, la tua identificazione direi che è sostanzialmente corretta, anche se non so fino a che punto la moneta si possa considerare azera. Infatti si tratta di una emissione della dinastia dei Kara Koyunlu e dal peso direi che è un doppio dirham. Detta dinastia dominò anche nell'attuale Azerbaijan, ma, da quanto ho letto, gli inizi sono da collocarsi nella Turchia di Nord-Est e precisamente nella regione del lago di Van. Per quanto riguarda le legende mi sembra di leggere i nomi di Pir Budaq (sultano e khan) e del padre Qara Yusuf (scià), associati nel trono. La zecca è Bitlis (ma non garantisco la correttezza della mia lettura), molto vicina al lago di Van. Infine quali sono dritto e rovescio. La prima foto presenta il lato recante il nome dei sovrani, la seconda il nome di Allah e Muhammad. Pertanto, a rigore, il dritto è proprio la faccia della seconda foto.1 punto
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Buongiorno Corsodinazione, purtroppo non posso dirle quale moneta sia stata rilavorata (credo che sia materialmente impossibile), ma il suo pezzo resta comunque molto interessante perché si tratta chiaramente di una 'speronella da pasta', vale a dire quella rotellina che, una volta attaccata ad un manico di legno o di altro materiale, serviva per ritagliare la sfoglia in striscioline più o meno sottili e farne dunque tagliatelle, tagliolini, ecc. Il suo antico proprietario aveva evidentemente cominciato a lavorarlo ma non l'ha finito, poiché manca il foro passante che serviva per inserirlo nel suo manico. Un bel pezzo di storia contadina... :) Per alcune immagini di monete rilavorate nello stesso modo le consiglio il seguente articolo: Marco Bazzini, Prendi le monete facciamo la pasta..., «Cronaca Numismatica» 119 (maggio 2000), pp. 20-22. Cordialmente, Teofrasto1 punto
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