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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 11/24/10 in tutte le aree
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Proseguo dunque nella discussione. In questa parte sarò forse un po' sbrigativo, ma se teniamo ben presenti i concetti di unità di conto e di corso delle monete non dovrebbero esserci problemi. Come stavamo discutendo l'ultima volta, è verso la fine del XIV secolo che il sistema monetario dei Savoia sembra trovare un'impostazione piuttosto rigorosa: fiorini, grossi, quarti, forti, denari, ... appaiono tutti inquadrabili in uno schema alquanto preciso. Con l'ordinanza del 1384 e la successiva estensione del 1406, quindi, la monetazione sabauda assume un assetto destinato a durare oltre due secoli. E' importante osservare un punto. Fiorini, grossi, quarti, forti, ... appena ricordati sono monete effettivamente coniate. Vale a dire, esiste il tondello del valore nominale di un grosso, quello del valore nominale di un quarto, eccetera. Anche il fiorino, che però è un fiorino diverso da quello standard di Firenze, su cui sono state modellate tutte (o quasi) le imitazioni straniera: si tratta di un fiorino più leggero, parvi ponderis, come indicato nei documenti (per distinguerlo da quello justi ponderis di standard fiorentino) e che effettivamente risulta coniato ad un peso inferiore ai tre grammi. Fiorini, grossi, quarti, forti, ... (scusate la prolissità!) sono però anche monete teoriche o, per essere più precisi, monete di conto. Mi spiego subito. Ho appena detto che il grosso era effettivamente un pezzo di metallo coniato secondo certe caratteristiche con il valore nominale di un grosso. E così pure il fiorino parvi ponderis. Soltanto che le dinamiche economiche portavano ad avere spesso e volentieri apprezzamenti e deprezzamenti dei metalli. I fattori sono molteplici: diversa disponibilità del metallo sui mercati, carestie, guerre, politiche monetarie ostili da parte di Stati vicini (Venezia e Milano ne sanno qualcosa, in proposito), la politica monetaria dello stesso Stato, che poteva non essere capace di cogliere opportunamente i mutamenti dello scenario macroeconomico. Faccio un esempio. Immaginiamo di avere ad un certo momento una moneta del valore nominale di un fiorino. In questa situazione il fiorino-moneta (intendendo l'unità di conto) coincide con il fiorino-tondello (intendendo il pezzo di metallo di tot grammi ad un dato intrinseco). Se ipotizziamo che ad un certo momento, per cause esterne, il prezzo dell'oro si metta a salire sui mercati, si avrà che il fiorino-tondello si troverà ad avere un valore intrinseco superiore a quello che aveva prima di questa crescita. Ne risulta che il fiorino-tondello non varrà più un fiorino-moneta, ma qualcosa di più. Effetto opposto nel caso in cui il prezzo dell'oro diminuisca: in questo caso il fiorino-tondello varrà meno di un fiorino-moneta. Per rispondere a questi fenomeni (ma non solo per questo) le autorità sabaude si misero presto a diminuire il contenuto di metallo prezioso (ossia argento) di grossi, quarti, forti, ... in modo tale che il valore intrinseco restasse sempre coincidente col valore nominale. In questo modo, un quarto coniato da Amedeo VIII vale un quarto di grosso, così come un quarto di Carlo II valeva ancora un quarto di grosso: solo che le due monete hanno contenuti intrinseci molto differenti, perché nell'arco di cent'anni diversi fenomeni hanno portato a cambiamenti nel prezzo dell'argento. Mettendo a confronto le monete di questi due sovrani si vede a colpo d'occhio la differenza. Soprattutto, la variazione del valore intrinseco poteva avvenire in modalità diverse per le diverse zecche dello Stato. Un quarto comandato a Pont d'Ain poteva essere diverso rispetto al quarto comandato a Torino, semplicemente perché le aree monetarie in cui si trovavano queste zecche avevano delle differenze più o meno marcate tra loro. Per tornare al discorso delle aree monetarie, oltre ad essere caratterizzate da diversi "mix" di monete straniere, nel caso sabaudo potevano anche vedere la presenza di specie autoctone con caratteristiche leggermente differenziate. Torneremo su questo punto alla vigilia della riforma di Emanuele Filiberto del 1561-62. Le zecche sabaude, però, coniavano anche monete come scudi d'oro, grossi tornesi, ... secondo standard internazionali. Per queste monete non era possibile fare operazioni di debasement come per le monete "piccole" di cui sopra, perché sarebbero nati meccanismi monetari diversi che avrebbero alterato la monetazione in generale. Queste monete vedevano il loro valore nominale incrementare, più o meno di pari passo con cui il valore intrinseco delle monete "piccole" diminuiva per mantenere l'allineamento col valore nominale di queste ultime. Per tornare al caso di prima di Amedeo VIII e Carlo II, possiamo pensare ad un immaginario scudo d'oro coniato con le stesse caratteristiche per cent'anni, che con Amedeo VIII valeva 10 grossi e che con Carlo II si trova a valere 25 grossi (invento due valori, perché non ho con me i dati precisi). Il contenuto d'oro non è cambiato, quello che è cambiata è la parità scudo-grossi per effetto della diminuzione dell'intrinseco del grosso-tondello. Mi rendo conto di aver parlato poco del sistema monetario sabaudo vero e proprio, e soprattutto di aver fatto una sintesi estrema (e un po' ardita) di concetti piuttosto complessi. Allo stesso tempo, però, volevo che questi aspetti fossero ben chiari, altrimenti non si può portare avanti il discorso soprattutto per il Cinque-Seicento, due secoli in cui questa forbice tra valore nominale e valore intrinseco subirà amplificazioni anche traumatiche. In proposito, sono ben gradite domande e osservazioni. Se sarò in grado di rispondere, vi accontenterò volentieri. Fine della quinta parte. P.S. Non penso avrò modo di proseguire prima della prossima settimana, causa mancata disponibilità di collegamento regolare al web.1 punto
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Gordiano III, dovrebbe essere questo asse con Laetitia: RIC IVc, 300a, zecca di Roma, 240-244 d.C. quarta emissione. D: IMP GORDIANVS PIVS FEL AVG V: LAETITIA AVG N, Laetitia in piedi a sinistra, con ghirlanda e ancora in campo S C Rarità: C2 Ciao, Exergus :)1 punto
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You talkin' to me? Parli di luminari, quindi sicuramente non sono io, ma il dubbio mi viene... Mi riferisco a coloro citati con nome e cognome nella discussione sulla collezione reale p.s. Ovviamente non conosco chi c'e' dietro al tuo nick :D Per la cronaca i'm just a simple man laughing at the moon Ok. Considera il mio riferimento al convegno solo dal punto di vista documentario: volevo presentare un dato sull'affidabilità del CNI che è stato presentato di recente, e che io stesso posso giudicare piuttosto realistico sulla base delle mie esperienze. La citazione di nomi e cognomi era una necessità "bibliografica", in modo che i lettori potessero sapere esattamente chi ha detto che cosa, e in che ambito. Al loro senso critico, poi, valutare l'affidabilità del dato. Tutto quanto può esserci alle spalle di questo convegno, della collezione, ... è appunto discusso in altri ambiti del forum. Non per voler sviare l'attenzione da quei problemi, ma per puro desiderio di mantenere ordine tra queste discussioni, mi limitavo a chiedere che qui si continuasse a parlare di monetazione di Emanuele Filiberto, di maestranze di zecca, di segni inediti, e di affidabilità dei testi. Quanto incidentalmente emerso è stato proposto solo in quest'ottica di discussione. Ben vengano tutte le argomentazioni su fatti e misfatti delle patrie collezioni, ma forse è meglio se le manteniamo nell'altro thread. Giusto per mantenere una discussione scientifica sulla moneta in oggetto, che ritengo molto interessante e meritevole di sviluppi. Spero che questo punto sia chiarito, che ogni eventuale equivoco sia sanato, e che si possa proseguire nella discussione con serenità. E.1 punto
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Il prezzo di una merce e' il suo valore. Magari, per una societa quotata in borsa, uno puo parlare di un suo valore intrinseco che puo essere diverso dalla sua quotazione, ma quello e' un concetto un po' fumoso. Per quanto riguarda l'oro non c'e' neanche questa confusione perche dato che non serve a niente (tranne gioielleria e un po' di elettronica) prezzo e valore intrinseco coincidono. Il fatto che l'oro sia in quantita determinata e praticamente fissa e' esattamante il motivo per cui mai si potra tornare ad utilizzarlo come moneta. La caratteristica fondamentale di una moneta e' di essere disponibile in quantita tale da consentire lo scambio di merci e servizi in condizioni normali. Quando la quantita di moneta normalmente disponibile aumenta piu velocemente della quantita di beni e servizi normalmente disponibili per lo scambio, si ha inflazione. Sia ha parimenti inflazione anche quando la quantita di moneta rimane fissa, ma la quantita di merci diminuisce. Nel primo caso e' l'inflazione tipica di un'economia in espansione. Il secondo caso e' quello tipico di carestie e guerre: si narra che a Venezia assediata i topi andassero a 20 zecchini l'uno e se non e' inflazione quella... Quando invece i beni aumentano piu velocemente della quantita di moneta si ha deflazione. Anche qui sono possibili due casi: Deflazione dovuta a diminuzione della moneta disponibile; classico esempio l'abbiamo avuto sotto gli occhi nel 2008-09. Siccome le banche non facevano piu prestiti, la moneta disponibile e' diminuita. Il caso opposto, corrispondente ad un rapido aumento dei beni commerciabili, essenzialmente non si e' mai verificato. Siccome costa lavoro produrre cose, semplicemente esse non vengono prodotte se non c'e' nessuno che le paga. Naturalmente questo comporta che l'economia non puo crescere. Ci puo essere naturalmente "deflazione" (ma non si chiama piu cosi) limitatamente ad un certo settore e chi ne ha, piu ne metta: canna da zucchero, caffe, immobili, petrolio, etc. E' vero che in deflazione i prezzi diminuiscono, ma il disastro per l'economia rimane: Restituire i prestiti diventa sempre piu difficile; Gli investimenti crollano perche si guadagna di piu semplicemente tenendosi i soldi in tasca; Conseguentemente aumenta la disoccupazione e crollano anche i salari cosicche non si puo comprare di piu, anche se i prezzi sono piu bassi. La spirale deflattiva continua finche non si raggiunge un nuovo equilibrio con la quantita di moneta. Notate che il nuovo equilibrio corrisponde a meno ricchezza disponibile, ovvero piu poverta. Siccome, checche se ne dica, l'economia mondiale tranne che per ristretti periodi produce piu di quello che consuma, la quantita di beni e servizi aumenta. L'ipotetica valuta in oro invece non puo aumentare e cosi si ha deflazione garantita. Questo e' esattamente il motivo per cui negli Anni '30 lo standard aureo fu abbandonato da tutti ed oggi non c'e' nessun paese che usi l'oro come moneta. Neanche per sogno. Pensa che tutto l'oro degli Stati Uniti non basterebbe a pagare 18 mesi di commercio con la Cina. La quantita d'oro totale alla quotazione attuale rappresenta un infinitesimo degli scambi commerciali mondiali. E' vero che si potrebbe rivalutare l'oro (e sarebbe una rivalutazione enorme), ma quella e' un' operazione che si potrebbe fare solo una tantum ed in breve si entrerebbe in una spirale deflattiva.1 punto
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