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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 11/23/10 in tutte le aree

  1. Volevo aggiornarVi sulle due prove di stampa che possiedo, Ugo Foscolo: vera carta da banconota, no filo di sicurezza, no fibrille e no filigrana in contro luce. Rossini : vera carta da banconota, si filo di sicurezza, si fibrille e si filigrana in contro luce con immagine appunto di rossini. Ciao A tutti
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  2. Andiamo avanti. Su questa parte sarò un po' generico e potrò apparire anche superficiale. Purtroppo, per quanto riguarda il XIV secolo, le incertezze sono veramente troppe per poter pretendere di essere minimamente esaustivo, quindi per onestà intellettuale mi limiterò a esporre i (pochi) capisaldi. Ben vengano i commenti o l'esposizione delle perplessità sui punti che avrò sorvolato, o esposto in maniera infelice. Cominciamo a parlare delle aree monetarie. Nel XIV secolo si delineerebbero sempre più nettamente aree peculiari, caratterizzate da un lato dall’impiego di specifiche unità monetarie di riferimento nei contratti di vendita, dall’altro dalla predominanza di specie monetarie alquanto precise dovute con la vicinanza di particolari realtà territoriali. Oltre all’area piemontese caratterizzata principalmente dalla presenza di imperiali, astesi e viennesi, cui si affiancano in misura minore viennesi di Lione e genovini, si possono distinguere almeno due altre aree monetarie. Un’area è individuabile nei territori transalpini sotto la dominazione sabauda, caratterizzata dalla presenza di viennesi, mentre più rade risulterebbero le menzioni di astesi ed imperiali, sopravanzate quanto a numerosità dai denari mauriziani, losannesi, genevesi e tornesi, vale a dire dalle specie monetarie più locali, che costituivano il riferimento per quei territori. Non è un caso che lo Stato sabaudo, pur avendo maturato un sistema monetario proprio, scelse di emettere localmente monete in palese imitazione ad esempio dei denari losannesi e mauriziani, come dimostrano per l’appunto gli esemplari a nome di Aimone (1329-1343) e Amedeo VI (1343-1383). Un’ulteriore area monetaria si delinea in corrispondenza della Valle d’Aosta. Punto di transito tra le regioni piemontesi e quelle transalpine, le citazioni documentarie di questa regione mostrano una contemporanea presenza di imperiali e astesi a fianco di viennesi, genevesi e mauriziani, in una sorta di ideale luogo di contatto delle due aree piemontese e transalpina. Qualche incertezza presenta la definizione di una eventuale quarta area monetaria nei territori del Cuneese, ai confini col Nizzardo e la Provenza,, ma per sciogliere questo dubbio occorrono altri studi. Le monete riflettono queste diversità nelle aree monetarie. A partire da Amedeo V (1285-1323) inizia una differenziazione dei nominali molto più marcata rispetto a quanto si è visto fino ad ora. Come dicevo, sono cambiati i tempi: sono aumentate le zecche attive, sono comparsi multipli del denaro (il grosso matapan di Venezia ha già quasi cent'anni di vita). Dopo Genova e Firenze, anche Venezia ha iniziato a coniare il suo ducatus d'oro. Anche nello Stato di Savoia iniziano le emissioni di monete "grosse", di peso superiore ai tre grammi. Le ordinanze (le prime che conosciamo con certezza) cominciano a parlare di grossi, denari, aquilini, ... moneta bianca e moneta nera. Con Edoardo (1323-1329) si parla di forti, con Aimone (1329-1343) di redottesi, parisiensi, ... e così via. Nasce una proliferazione di nominali molto forte, con profonde differenze tra la produzione di una zecca piuttosto che un'altra. Questo è un punto molto importante. Le tipologie comandate alle diverse zecche, le caratteristiche intrinseche degli esemplari, rispondono ad esigenze locali. Le monete sono prodotte per innestarsi su mercati ben precisi, molto diversi tra loro, espressioni di aree monetarie - più o meno vaste - differenti. Le monete comandate alla zecca di Donnaz sono diverse da quelle comandate a Saint-Maurice-d'Agaune, a loro volta diverse da quelle di Pont d'Ain. I grossi tornesi di Aimone e le altre sue monete coi gigli, ad esempio, prendono ispirazione dalle monete di Francia, altre sue monete hanno le stesse caratteristiche intrinseche dei pezzi coniati all'epoca a Milano. C'è molta incertezza sui legami tra le diverse monete prodotte da una determinata zecca. L'impressione è che quasi mai ci sia una proporzionalità precisa tra i valori nominali, proprio per il fatto che esse rispondono a esigenze locali e puntuali, anche se ci sono eccezioni. Con Aimone abbiamo forse (e rimarco la parola forse) la prima espressione certa tra nominali, con le seguenti proporzioni: 1 grosso dozzeno = 3 forti bianchi = 6 oboli. Ma per tante altre valute non sappiamo granché. Anzi, possono essere avanzate forti perplessità circa la correttezza della denominazione proposte dai cataloghi. Prima di arrivare ad avere un quadro preciso dei legami tra i nominali, forse, è necessario lavorare ancora parecchio sullo studio delle fonti. In tutta questa nebbia, tuttavia, comincia a emergere quello che sarà l'assetto del sistema metrologico sabaudo. Verso la fine del XIV secolo il viennese non costituisce più l’antica moneta dei vescovi di Vienne o l’imitazione straniera modellata su di essa. Diviene ora un nominale autonomo del sistema monetario sabaudo, assumendo il rapporto di 1 grosso = 16 viennesi che gli sarà propria per tutto il XV secolo e per buona parte del successivo. Il grosso diventa la base del sistema di conto per quasi tutti i territori sabaudi (ma le eccezioni sono numerose). L'ordinanza del 14 giugno 1384 per la zecca di Susa (siamo ormai sotto Amedeo VII) stabilisce per la prima volta un'esatta proporzione nel valore nominale delle monete che vengono emesse in quell'occasione, nel modo seguente: 1 fiorino = 12 grossi 1 grosso = 4 quarti = 8 forti = 16 viennesi = 32 oboli di viennese (ancora la proporzione 1 grosso = 16 viennesi, dunque), ma anche 1 grosso = 12 bianchetti = 24 oboli di bianchetto. Questo sistema di nominali no si dimostrerà stabile, ma evolverà negli anni successivi. Le monete subiranno azioni di debasement, nasceranno differenziazioni per le specifiche zecche, saranno comandati altri pezzi fuori da questo schema (es. lo scudo d'oro, i denari mauriziani). Nei sistemi di conto, però, l'espressione dei prezzi tenderà a uniformarsi, a partire soprattutto da questa ordinanza, rimarrà la proporzione 1 fiorino = 12 grossi = 48 quarti. In estrema sintesi: pur rimanendo aree monetarie separate, pur nascendo altri altri nominali fuori dalle proporzioni appena proposte, il sistema di conto rimarrà fissato sulle proporzioni stabilite con questa ordinanza. Mi rendo conto di aver generato un po' di confusione. Nei prossimi giorni preciserò meglio alcuni concetti, in base anche alle vostre eventuali osservazioni. Fine della quarta parte.
    1 punto
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