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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 11/09/10 in tutte le aree

  1. Ciao Corso di Nazione, prova a fotografare il rovescio nella parte superiore per verificare eventuale simbolo o nome di magistrato monetario. Grazie da Sardo di Nazione Marcus Didius
    1 punto
  2. Si tratta di Crispo, in esergo non distinguo bene il primo carattere mi sembra di leggere gamma SIS star, ma potrebbe essere anche A o B, credo corrisponda a questa: RIC VII Siscia 165, 320-321 d.C D: IVLCRIS - PVSNOBC V: CAESARVMNOSTRORVM, VOT / V su due righe, dentro la ghirlanda Esergo: gamma(?) SIS star La rarità dipende dal primo carattere in esergo, In quel periodo a Siscia erano attive 5 officine: A, B, :Greek_Gamma: , :Greek_Delta: , :Greek_epsilon:, con rarità: R1, R2, R3, R3, R2 Ciao, Exergus
    1 punto
  3. Salonina Moglie di gallieno Antoniniano VENUS VICTIRX ciao
    1 punto
  4. al 90% dovrebbe essere un kreuzer della città di Costanza (Konstanz).
    1 punto
  5. Trattasi di fals, coniato probabilmente a Damasco, durante il regno del Saladino, in data compresa tra gli inizi e la fine degli anni 80 del 500 Egira.
    1 punto
  6. con molta probabilità è spagnola Valencia molto simile a questa: http://www.coins2.com/imgsearch/valencia/1/eb9a44dc086b0186d232818c24070b93/SPAIN-Valencia-Jaime-I-1238-1276-AD-AR-Dinero-1-03-gm-Crowned-head-Tree-Crus-316-Toned-VF-.html
    1 punto
  7. In un lato abbiamo ....... B(?)VS REX. Nell'altro VALENCIA (??). Di Valencia e Aragona?
    1 punto
  8. Io ce l'ho. L'autore dovrebbe essere Fiorenzo Catalli e dovrebbe essere uscito nel 2002. Però mi riservo di controllare questi dati perché al momento, per problemi logistici (da quando è nato mio figlio ho dovuto fargli spazio :rolleyes: ) tutta la mia biblioteca è a casa dei miei genitori. Ti farò sapere.
    1 punto
  9. Naturalmente esistono varianti ed io ho postato una foto indicativa proprio per la data, non ho specificato oltre, perché dal tuo post mi sembrava che avessi provato a leggerla, conoscendone l'ubicazione. Ecco un confronto tra le due monete, nel riquadro abbozzato in nero trovi la data e penso che le non le troverai troppo diverse... Anche il nome del califfo al-Mahdi è lo stesso su entrambi gli esemplari.
    1 punto
  10. Dirham, Madinat al-Salam (Baghdad), 163 AH, abbasside. dirham 163
    1 punto
  11. Se l'imperatore Claudio si facesse rappresentare con il collo più lungo del normale non lo possiamo sapere...e la cosa, sinceramente, non mi convince affatto però: ad impossibilia nemo tenetur :D o almeno, a me sfuggono le fonti che sostengono ciò e, nell'evidenza, questo ritratto mi pare ben proporzionato oltre che davvero eccellente e coerente con le notizie delle fonti, i busti che ci sono pervenuti e la finalità del ritratto numismatico. http://www.coinarchives.com/a/lotviewer.ph...ID=250&Lot=8611. Enrico :)
    1 punto
  12. Da quanto ci racconta Svetonio, Claudio era di alta statura (coerente con il collo flessuoso) e ben proporzionato; aveva faccia espressiva ed una bella capigliatura bianca. Plinio il Vecchio scrive che agli angoli degli occhi aveva cuscinetti di carne striati da piccole venature e qualche volta pieni di sangue. In pratica direi che quello che le monete riportano è un Claudio attendibile...i ritratti che ci presentano sia Svetonio che Plinio a noi numismatici non risultano improbabili ;) . Per quanto riguarda le "variabili fisiognomiche" che di uno stesso imperatore possiamo apprezzare in varie monete, personalmente le considererei causate dalla capacità tecnica, personale, dei vari incisori. In un'epoca in cui si operava a "mano libera" la bellezza e la preziosità della resa del cesello stava proprio lì, nell'evidenza della tecnica del singolo incisore o se vogliamo: la sua firma B) . Enrico :)
    1 punto
  13. Lo stile ritrattistico che sorge a Roma in epoca repubblicana, si pone in contrasto voluto con la mondana ed intellettuale eleganza del cittadino ellenistico. A Roma si intendeva celebrare l'austerità e la forza di volontà di una stirpe di vecchi contadini abituati alla fatica ed alla disputa politica oltre che pieni di fierezza sul passato della propria gente. Lo stesso concetto di nobilitas, in epoca antica, è strettamente legato al ritratto. Sallustio (Bell. Iug., LXXXV; 25) fa scandire a Mario aspre parole contro i patrizi romani che lo disprezzavano "perchè non ho immagini (di antenati) e la mia nobiltà è nuova". Lo stesso rituale funebre, quello patrizio, prevedeva la realizzazione di una maschera di cera del volto del defunto che veniva poi conservata in un armadietto a sportelli nell'atrio della casa (il centro) ed il membro più autorevole della famiglia apriva la teca solo in determinate occasioni. Questo straordinario rituale legato al culto degli antenati e quello stesso "ius imaginum" teso all'esaltazione della gloria patrizia, appaiono non influenzati, nel loro originarsi ed istituirsi culturalmente a Roma, dal mondo greco. Il greco Polibio ci descrive, nelle "Storie", i rituali funebri patrizi al tempo di Scipione Emiliano: "quando ha finito di parlare del morto, l'oratore incaricato dell'elogio funebre ricorda i successi e le imprese dei suoi antenati, dei quali sono presenti le immagini, cominciando dal più antico. Così rinnovandosi continuamente la fama di virtù degli uomini valorosi, si immortala la gloria di coloro che hanno compiuto qualche nobile impresa ed il nome di coloro che hanno servito bene la patria è conosciuto da tutti e si trasmette ai posteri. E, quel che più importa, i giovani sono spinti a sopportare tutto per procacciarsi la gloria che si accompagnava ai valorosi". Possiamo rintracciare in questo, aspetti didattici di educazione e richiamo alla virtù, alla tradizione ed alla fierezza, ma soprattutto possiamo visitare la modalità di relazionarsi con la morte propria dei romani: la certezza dell'immortalità era affidata alla memoria dei posteri ed il ritratto era il veicolo privilegiato a cui questa era affidata. Sono partito da tanto lontano (me ne scuso) nonostante la riflessione iniziale prenda in considerazione, giustamente, la ritrattistica dell'epoca imperiale perchè l'argomento del ritratto romano è pienamente intriso di valenze ideali ed antropologiche che sono peculiari della romanità ed affondano le radici nelle epoche precedenti ai cesari. L'arte dei ritratti, infatti, nonostante come tutte le altre forme artistiche di Roma alla fine sia stata "contaminata" dalla civiltà greca, non abbandonerà la sua valenza di celebrazione della persona (che deve essere sempre riconoscibile nella sua identità) in quanto personificazione di virtù e potere. Essa non è quella esclusivamente estetica, ricca di modellato e di plasticismo un pò barocco che portava i greci ad eccedere nell'idealizzazione, ma è quella politica della celebrazione del potere personale dell'imperatore. Il processo evolutivo che porterà dal realismo rigido e quasi maniacale dell'età repubblicana a quello più elegante e modellato dell'epoca imperiale non sarà a discapito del realismo stesso (mi limito a considerare i ritratti in numismatica perchè nella scultura ci sono casi in cui l'idealizzazione e il gusto greco in effetti sembrano predominare) che, seppure ammorbidito, sarà ricondubile alla ritrattistica propriamente romana. (Cfr. Bianchi Bandinelli R., Roma: l'arte romana nel centro del potere, BUR; Beccati G., L'arte nell'età classica, Sansoni; Vollenweider, Avisseau-Broustet, Cammées et intailles: les portraits romains du Cabinet des médailles, Bibliotheque Nationale de France). Enrico :)
    1 punto
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