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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 10/03/10 in tutte le aree
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Quali sono i vostri 2 Euro commemorativi preferiti? Possibilmente sceglietene SOLO UNO al massimo se proprio non ce la fate allora anche 2 :D I Miei sono Germania 2008 e Finlandia 2004. Approposito di Fin2004, ma come mai è salita così tanto come prezzo? Ci sono altri 2 euro che hanno più o meno una tiratura simile ma costano comunque 3-5 euro... io quando la presi la pagai 3.50 euro e ora ne vale quasi 40 ;)1 punto
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La transizione daI modello economico di tipo feudale a quello dei Comuni e delle Signorie Prendendo lo spunto dalla lettura di alcuni testi che devo consultare per un piccolo lavoro sulle emissioni di alcune zecche italiane, ho pensato valesse la pena condividere con altri forumisti alcuni dati e nozioni di economia medievale, materia di grande fascino ma ancora ampiamente sotto-ricercata e studiata. In particolare alcune note scritte dal Prof. Bernareggi in margine al suo innovativo (ai tempi) lavoro sulla monetazione rinascimentale, possono rappresentare un'utile fonte di informazioni a chi si avvicina allo studio del mondo medioevale sotto l'aspetto economico e numismatico. I cambiavalute medioevali : i campsores L'insorgenza, all'alba dell'XI secolo, di una nuova economia, comunale e cittadina che prende il posto del modello curtense e feudale che aveva predominato fino a quel momento, introduce un'amplificazione degli scambi economici e commerciali che determina l'apparizione dei cambiavalute, i cosiddetti "campsores" , eredi degli "argentarii" romani , che sopperiscono all'esigenza di cambiare la moneta straniera in moneta del luogo. Comparsi all'inizio del 1000 nelle varie città, a Firenze, già nel 1218 la loro corporazione viene annoverata tra le sette arti maggiori del Comune. Con l'intensificarsi degli scambi, nel sec. XIII i campsores cominciano a prestare denaro ad interesse e ad interessarsi delle attività dei mercanti cui prestano denaro, attività che fanno da garanzia ai prestiti. L'attività di cambiavalute si trasforma così in attività di banca, e da fissa diventa itinerante e si confonde con quella dei mercanti. I mercanti-banchieri italiani I mercanti-banchieri in breve conquistano nuovi spazi e territori, soppiantando spesso l'attività di ebrei, frisoni e franchi che avevano detenuto il monopolio fino a quel momento. I banchieri italiani si espandono a macchia d'olio soprattutto nel nord europa, saranno definiti genericamente "lombardi" – da cui l'origine della famosissima Lombard Street a Londra – in realtà sono astigiani, piacentini, cremonesi, milanesi, toscani, etc. I sovrani dell'epoca, continuamente bisognosi di denaro, ricorreranno ai loro servigi, pagando per i prestiti ottenuti interessi altissimi e dando in garanzia beni mobili e gioielli della corona e poi, quando questi non bastano più, l'appalto delle imposte e delle dogane. Nel breve volgere del secolo non vi è Paese o corte in europa che non dipenda in qualche misura dai banchieri italiani. Il XIV secolo segna il trionfo dei banchieri fiorentini. Si registrano oltre 100 (!) banchi che portano il nome di un fondatore fiorentino (dagli Acciaiuoli, ai Frescobaldi, dai Tornabuoni ai Capponi, ai Bardi, ai Peruzzi, agli stessi Medici…). La Cambiale e le fiere dei Cambi Lo sviluppo di queste attività di cambiavalute e di prestito è stato permesso dall'introduzione e dallo sviluppo di due strumenti fondamentali : la lettera di cambio o "cambiale" l'introduzione delle "fiere dei cambi" (che fungevano da vere e proprie clearing houses ovvero come stanze di compensazione tra i mercanti che vi convenivano da ogni parte d'Europa per il pagamento dell loro cambiali. Tramite l'uso delle cambiali, e ancora di più tramite le fiere dei cambi , era possibile far transitaro da una mano all'altra enormi somme di denaro senza far circolare moneta metallica. Il moderno sistema bancario era ormai nato e certamente in nessun altra epoca il sistema finanziario diciamo "italiano" aveva mai avuto una simile rilevanza in Europa. Per semplificazione (i banchieri centrali di oggi potrebbero prendere ispirazione..) nell'ambito di ognuna di queste "fiere" tutte le monete di corso in europa venivano ragguagliate ad una moneta internazionale convenzionale: lo "scudo di marca" Il cui valore era fissato in confronto a 5 monete-tipo : fiorino di Firenze; ducati di Venezia; Genova; Napoli e Spagna. Alla fine del mercato veniva fissato per votazione il prezzo del cambio (che civiltà! e nessuno si lamentava, mentre i "derivati" erano ben lontani dal rovinare le piazze finanziarie..) sulle diverse piazze. Depositi bancari e assegni Con l'introduzione delle "partite di banco", a Venezia, ovvero l'accettazione di denaro in deposito dietro corresponsione di un interesse nascono i conti di deposito bancari. Le "monete di banco" , ovvero istruzioni verbali o scritte di pagare all'ordine, anticipano gli assegni! La nascita del debito pubblico Mentre il sovrano e il principe, proprio per il concetto patrimoniale di stato e responsabilità, erano costretti ad assumersi ogfni debito in proprio e a risponderne di persona, le repubbliche godevano dell'indubbio vantaggio di contrarre in nome e con garanzia dello Stato. Nel 1262 Venezia consolida , con una conversione forzata, tutti i mutui volontari precedentemente contratti dai suoi cittadini, in un unico prestito obbligatorio al tasso del 5% (che sarà poi costretta a ridurre al 4% per i continui fabbisogni di denaro per finanziare le guerre contro i Turchi). A Genova lo Stato impossibilitato a pagare gli interessi sui debiti contratti con i cittadini, nel corso del XIV secolo aveva dovuto ricorrere alle "maone", concedendo ad associazioni di creditori di condurre imprese belliche in zone ben circoscritte e di rifarsi dei loro crediti con i bottini derivati da queste spedizioni. Nel 1407 Genova crea il "Banco delle Compere di San Giorgio", come associazione o sindacato dei creditori della Repubblica che finisce per diventare un vero stato dentro lo stato, trovandosi di fatto ad incamerare tutta l'attività che lo Stato concede a garanzia dei propri debiti (come territori e concessioni di entrate fiscali ad esempio). Si può assimilare il banco delle Compere di San Giorgio alle compagnie inglesi ed olandesi che si sono sviluppate con il precipuo scopo di sfruttare le risorse economiche e i commerci dei territori appena scoperti e colonizzati (le celebri compagnie delle Indie). Nella prossima puntata si parlerà del potere di acquisto delle monete in corso all'epoca Continua1 punto
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potrebbe essere la RIC 8 roma 266 o 267 , che ha la zecca S/ RP a me pare piu` una RP che non una RB , con una piccola escrescenza di metallo sotto la P sarebbe del 352-355 , e la quarta serie ciao1 punto
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sono le 50 20 10 e 5 lire della repubblica comuni come le altre e senza valore solo valore affettivo , tienile per ricordo ciao1 punto
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2 sono le 500 lire della repubblica 3 sono le stesse 500 lire ma di san marino valore 0.52 per quelle della repubblica se le cambi in banca d italia , e 1 euro per le 3 di san marino son monete molto comuni ciao1 punto
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Io ho sentito che le distribuiscono direttamente i commercianti di Città del Vaticano ai quali è stato consegnato un tot di monete...! non penso si trovino nei rotolini dei 50 cent italiani1 punto
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Mi sono trovato in vera difficoltà anche perchè l'alterazione della moneta ha modificato i caratteri del viso e cancellato e distorto le lettere, tento una identificazione che però non mi lascia molto sicuro. Si legge discretamente al rovescio AVGVST in più la SC è particolarmente grande (cosa che di solito riguarda i primi Imperatori) ipotizzerei questa ma forse qualcun altro ti potrà indirizzare meglio.1 punto
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Vorrei approfondire brevemente questi concetti con alcune citazioni, in quanto penso sia un’importante premessa al tema della discussione. Se può interessare fatemi sapere se devo postare le immagini delle monete citate. Ottorino Murari “La moneta milanese nel periodo della dominazione tedesca e del comune (961-1250)” Memorie dell’Accademia Italiana di Studi Filatelici e Numismatici, vol I, fasc. IV, pp. 27-42 (1981): “Le notizie che si possono trarre dall’esame di documenti, permettono di constatare che verso la metà del secolo XII si generalizza sugli atti la indicazione della qualità dei denari milanesi e cioè si precisa se si tratta di denari buoni milanesi vecchi o di denari milanesi nuovi o denari terzoli e dopo l’avvento del Barbarossa si precisa ancor di più, denari milanesi vecchi o denari imperiali e denari milanesi nuovi o denari terzoli. Il rapporto di valore è di un milanese vecchio o di un imperiale per due denari nuovi o terzoli (il nome di terzoli (o terzioli o tercioli e terzuoli) dato aidenari nuovi, si vuole derivi dal loro intrinseco di argento fissato ad un terzo del loro peso, cioe 333 millesimi [nota del Murari]). Quando Federico I vuole togliere a Milano il diritto di zecca e far coniare una nuova moneta a suo nome, moneta che chiama imperiale, si basa per questa sul valore della moneta vecchia milanese allora ancora in circolazione ad un valore doppio della moneta nuova allora in corso di emissione da parte del Comune. Federico cioè non crea una moneta di nuovo valore ma opta per quella di maggior valore e prestigio in corso sul mercato.” Lucia Travaini “La moneta milanese tra X e XII secolo” Atti dell’XI Congresso Internazionale di Studi sull’Alto Medioevo, Milano 1987, pp, 223 – 246: Le vicende della moneta di Milano prima del Barbarossa si possono riassumere brevemente come segue. I denari di Enrico erano ancora emessi agli inizi del XII secolo, al peso di circa 0,85-1,00 grammo, e con una percentuale di fino per ora valutabile solo approsivamente a 490 millesimi circa. A partire dal 1117 circa, le fonti cominciano a parlare di denari milanesi vecchi, documentando così la nascita di una nuova moneta: si tratta del denaro milanese nuovo, che valeva la metà del vecchio, ed era battuto dal Comune ma sempre a nome di Enrico imperatore. Questi denari milanesi nuovi sono sempre più frequentemente citati dalle fonti a partire dagli anni 30 del XII secolo. Nel 1158 circa compare nelle fonti il termine terzolo che quasi certamente si riferisce allo stesso denaro nuovo e non ad una nuova emissione: il nuovo termine sarebbe nato per indicare il contenuto metallico dei pezzi, pari ad un terzo d’argento. Con Federico Barbarossa si assiste al primo tentativo di restaurazione imperiale della moneta dopo l’età ottoniana. La prima menzione dei denari imperiali è del 22 novembre 1162 quando Rainaldo di Dassel, arcivescovo di Colonia e arcicancelliere di Federico, ordinava ai piacentini che dalla successiva domenica in avanti avrebbero dovuto usare come unica moneta in città e nel territorio gli Imperiales, mentre i denari piacentini venivano “abatuti”. Carlo Crippa “Le monete della zecca di Milano nella collezione di Pietro Verri”, p. 15, Milano 1998: Con il 1117 circa i documenti d’epoca iniziano a citare i “denari milanesi vecchi” indicando così l’introduzione di un denaro nuovo, detto poi comunemente danaro terzolo o terzaruolo o terciolo (questo nome comapre nei documenti nel 1158), forse perché contenente un terzo di argento nella lega. Il denaro terzolo fu coniato dal comune di Milano a nome di un Enrico ed equivaleva alla metà del vecchio denaro milanese. Esso fu battuto almeno fino alla metà del XIII secolo ed ebbe larghissima diffusione: divenne infatti la moneta base del mercato milanese e lombardo, soprattuttoper le vendite al minuto. L’importanza che il denaro terzolo ebbe all’epoca è anche evidenziata dal fatto che esso fu preso a modello dalle nuove zecche lombarde che iniziarono la loro attività nella seconda metà del secolo XII (Bergamo, Brescia, Como, Cremona, Mantova). …….. Solo con la distruzione della città [Milano] nel 1162, il Barbarossa riuscì ad imporre il proprio volere su Milano anche in campo monetario: dopo di allora fu infatti introdotto un nuovo denaro, l’imperiale, che fu inizialmente battuto nella zecca allestita “in burgo Noxeta”, a pochi chilometri da Milano. …. Dopo la pace, nel 1167 la zecca venne nuovamente riportata a Milano e qui continuò a coniare i denari imperiali, che hanno al diritto la leggenda FREDERICVS e nel campo le lettere IPRT (=imperator) disposte a croce, mentre al rovescio recano il nome della città, scritto su quattro righe. Essi equivalgono al vecchio denaro milanese, di valore doppio rispetto a quello del nuovo denaro terzolo, e pesavano circa g. 0.85/1,00 con un titolo di argento di 490 millesimi. L’imperiale si impose subito come moneta sovraregionale, occupando il vuoto lasciato dal denaro pavese.1 punto
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Bè allora posto il testo integrale della convenzione (ho modificato un pò l'impaginazione ma il testo è quello originale tratto da "ETTORE FALCONI, ROBERTA PEVERI ( a cura di) - Il Registrum Magnum del Comune di Piacenza, Milano, 4 voll. 1984-1988). In nomine Domini, amen. Die lune septimo exeunte madio, millesimo ducentesimo quinquagesimo quarto, indictione duodecima, in camara privata Placentie communis, per omni convocatis ibi: - dominis Ottone de Nuptiis et Nicolao Oddono amba¬xatoribus Cremone, - et dominis Ugone Nethy et Pagano Gato ambaxatoribus Parme, - et dominis Zalterio Cucha iudice et Vasallo de Concisio ambaxatoribus Brixie, - et dominis Calvo Gobo et Salvo Bigulo ambaxatoribus Placentie, - et dominis Angherio Carmiano et Ottone Clerico ambaxatoribus Papie, - et dominis Gifredo de Arquatre et Laurencio de Pulvino ambaxatoribus Detrone, - et dominis Laurencio de Azivellis et Petrobello de Ponte¬caralibus civibus et sapientibus Bergami; occasione ordinandi et dicendi bonum statum et utilitatem et profigium monete infra¬scriptarum civitatum, qui venerint ad infrascripta concordia. In primis placuit eis quod moneta grosa fiat que valeat quilibet denarius grossus quatuor imperiales. Item quod in qualibet marca ipsorum denariorum monetarum sint quinque quarterii et dimidium rami et non plus et sex uncias et duo quarterii et dimidius arienti fini et puri et nun minus, de quo ariento qualibet civitas habeat asazium penes se. Item quod in qualibet marcha de Bergamo ascendant deductis denariis quatuordecim soldi et tres denarii de denariis grosis infrascriptis et ascendant in sunma quinquaginta et septem soldi imperialium, ad racionem quatuor imperialium pro unoquoque denario groso ipsius monete, tali modo quod nullus denarius fit in ipsa moneta grossa qui fit ultra racionem quinquaginta et novem solidorum in qualibet marcha nee minus de quinquaginta et quinque solidis imperialium in qualibet marcha ipsius monete; ita quod simul coaddunati et mesti sint et cadant ad rationem quinqua¬ginta et septem solidorum ad rationem quatuor imperialium pro qualibet marca. Item liceat cuilibet ipsarum civitatum facere infrascriptam monetam grossam si voluerit, et si noluerit ni¬chilominus teneatur quelibet ipsarum civitatum recipere et ex¬pendere dictam monetam predicto modo factam. Item quod fiat moneta parva, et sit talis ipsa moneta parva, quod octo denarii parvi qui dicuntur mediani curant et expendantur pro uno denario grosso superius nominato, et tali modo coligentur ad duodecim uncias, videlicet duas uncias et dimidium arienti puri et non minus et novem uncias et dimidium rami et non plus, et ascendant in illis duodecim solidis unciis quadraginta et septem, ita quod in infrascriptis denariis parvis non sit aliquis denarius legerius ultra quinquaginta in qualibet uncia nec aliquis qui di¬scendat a quadraginta et quatuor infra in qualibet uncia, et facta mistura de dictis denariis, ascendant usque in quadraginta et sep¬tern denariis pro qualibet uncia ad unciam Bergami; salvo quod, si aliqua infrascriptarum civitatum vellet facere denarios parvos quorum tres valent duos de predictis medianis, liceat hoc facere ad infrascriptam ligam et pensam et cum infrascripto signo, ita tamen quod semper predicti denarii tres de infrascripta moneta parvula valeant duos medianos de infrascriptis medianis, tam de liga quam de pondere; et liceat cuilibet infrascriptarum civitatum facere infrascriptam monetam bonam et ydoneam ut supra dictum est; et si facere noluerit, nochillominus teneatur recipere et ex¬pendere dictam monetam. Item quod medalie debeant fieri tali modo per quamcumque predictarum civitatum que vellet facere medalias, videlicet quod in uncia duodecim debeant esse unza una et dimidia arienti puri et fini et non minus et unze decem et dimidia rami et non plus, et debet esse in ipsa liberta, scilicet in ipsis duodedm unzis, solidi sexaginta et octo de meda¬liis. Item quod quiIibet dominus monete alicuius seu cuiuslibet infrascriptarum civitatum possit facere et fieri facere de ipsis medaliis omni mense duodecim marcas et non plus. Et omnia infrascripta et suprascripta iuraverunt attendere et observare et attendi et observari facere omnes superstant et magister monete cuiuslibet infrascriptarum civitatum ei iustis denariis grosis, me¬nutis et medaliis fiat ab utraque parte tale signum (segue un segno raffigurante il disco solare, a pieno inchiostro, con raggi), formatum ad modum unius stelle, nec amplius fiat in ipsa moneta que debet fieri modo (segue un segno assimilabile a una O maiuscola, con all’interno un asse verticale) croxatum. Item si aliqua alia civitas quam pre¬dicte civitates fecerit aliquam monetam grossam vel parvam, non recipiatur nec expendatur in totum vel in parte nisi ipsa civitas fecerit ipsam monetam in concordia omnium infrascriptarum civitatum eiusdem lighe, ponderis et signi, cum infrascriptis civitatibus omnibus et secundum quod per eos est superius et inferius ordinatum in predicta moneta; eo salvo quod, si fuerit aliqua alia civitas a predictis que facere vellet monetam predictam grossam vel parvam eiusdem lighe et ponderis et signi cum infrascriptis civitatibus, ut dictum est superius, teneantur predicte civitates earn recipere et eidem permitere dictam monetam facere, secundum modum superius et inferius terminatum, obligans tamen se ad omnia pacta et promissiones et obligationes et penas ad quas et que predicte civitates essent obligate. Item si aliquis denarius grossus inveniretur qui esset ultra quinquaginta novem solidos, in marcha infrascriptorum denariorum grossorum minorum incidatur. Item quod omnes denarii tonsi et falsi tam grossi et minuti preforentur et destruantur omnino. Et iurent attendere et observare et attendi et observari facere omnes campsores et mercatores et omnes paratici speciali sacramento et omnes alii homines sacramento communis teneantur. Item quod nemo debeat predictam monetam trabucare nec denerare seu ponderare, tam grossam quam parvam, occasione destruendi eam, et quod nullus magister monete vel fonditor argenti vel afinator vel alius fondet vel fondere permitat infrascriptam monetam bona novam; et si quis contra fecerit, trabucator sive denerator, solvat nomine banni viginti quinque libras imperialium, et magister monete sive fondator vel afinator vel aliquis alius solvat nomine pene centum libras imperialium quociens contra fecerit, et ipsas penas possit et debeat quodlibet commune cuiuslibet civitatum infrascriptarum exigere a contrafaciente in suas civitate. Et predicta attendere et observare iurent speciali sacramento omnes campsores et paratici et mercatores et quod acusabunt omnes et singullos quos fuerint in aliquo facere contra predicta vel in aliquo de predictis, et etiam de hoc teneantur speciali sacramento civitatis et communis sui quelibet alia persona. Item quod omnes monete fiant per com¬munia civitatum tantum et quod recuperentur ab hiis quibus date et vendite sunt ipse monete per communia civitatum. Item quod infra mensem unum post confirmationem huius lighe destruantur et cassentur omnimo omnes monete que reperirentur de ligha vel penso infra suum modum. Item quod quelibet in¬frascriptarum civitatum teneatur et debeat facere asazari de ligha et pondere quolibet mense, in sua civitate, monetam cuiuslibet infrascriptarum civitatum; et si fraus reperiretur in aliqua infrascriptarum monetarum, quod illa civitas in qua facta fuerit mo¬neta debeat appellari et teneatur venire vel mitere ad se defen¬dendum in illa civitate in qua diceretur ipsam fraudem monete ipsius repertam fore, infra decem dies proximos postquam ipsa civitas fuerit appellata; et ad inveniendum ipsam fraudem requiratur, mitere teneatur et debeat stare civitates omnes unum vel duos sapientes viros de moneta pro qualibet ipsarum civitatum et etiam unum vel duos asazatores, si placuerit asazatores mitere infra proximos decem dies postquam fuerit requisite, quod non sint domini neque magistri alicuius monete; et si illa fraus reperiretur et pronunciaretur per ipsos sapientes viros de moneta missos per ipsas civitates vel per maiorem partem communia, quod ilIud commune cuius est ipsa moneta reperta in fraudem, incidat in pena et solvere teneatur nomine pene centum libras imperialium; et ipsa pena aplicetur communibus ipsarum civitatum; et infra decem dies post pronunciationem debeat solvi ipsa pena per dictum commune illis communibus infrascriptarum civi¬tatum; et si non solverit dictam penam ad dictum terminum, eius moneta refutetur et cassetur et baniatur omnino per omnes alias civitates. Item quod arientum in peciam sive in massiam neque bolzonum grossum neque menutum porteretur extra distric¬tus ipsarum infrascriptarum civitatum neque de una civitate ad aliam, nisi eundo per rectam stratam ad aliquam infrascriptarum civitatum que fuerit de ligha infrascripta; et hoc sub pena admis¬sionis arienti ipsi seu bulzoni et torselli et tasche in quo vel in quibus portaretur ipsum arientum seu bolzonum; et quod quilibet sit acusator de hiis et quod perpetuo habeatur et teneatur privatus quorum bolzoni et arienti; medietas sit acusatoris et alia medietas deveniat in commune civitatis ipsius in acis districtu reperiretur predicta portari contra formam superius ordinatam; et hoc locum habeat salvis statutis et ordinamentis factis et faciendis per ipsas civitates vel aliqua earum super facto arienti vel bolzoni in sua civitate et districtu. Item quod omne bolzonum grossum et parvum infrascriptarum monetarum que cassari debent et perforari aquirantur et aquiri debeant per bonos et legales homines in singulis civitatibus nomine predictorum omnium et nomine ipsorum communium et cuiuslibet eorum et pro ipsis omnibus. Item quod nulla predictarum civitatum sive commune nec aliquis magister monete nec superstans per se nec per inter¬positam personam det nec dari permittat, aliquo modo vel ingenio, qui vel quod dici vel excogitari possit alicui everi monete ultra quatuor imperiales de qualibet marcha tam de grossis quam de parvis, tali modo quod debiles destruantur et fortis reducantur ad legitimum modum per predictos overerios, sine aliqua solutione. Item quod non detur monasteriis ultra unum imperialem de qualibet marcha de grossis et de parvis duos medianos et medios. Item quod quelibet ipsarum civitatum unum asazum unius quarterii boni et puri et fini arienti ad formam sive calmerium cuius fiet sit arientum de quo debeat fieri dicta moneta. Item quod nulla infrascriptarum civitatum non possit nec debeat nec fieri permitere nec facere permiti in sua civitate vel districtu aliquam aliam monetam que non sit de predicta ligha, pondere et signo ut suum est et de forma monete sue, sub predicta pena et banno centum librarum imperialium qualibet vice qua reperi¬retur contra fieri. Item quod quilibet potestas et quelibet ipsarum civitatum teneatur et debeat omnia facere in quolibet capitulo et siginlla. Et de hoc unum ordinamentum facere et predicta et quodlibet eorum locum habeant et durent et durare debeant solo modo per spacium duorum annorum proximum venientem et non ultra, nisi concorditer prorogarentur et fierent et ordi¬narentur ut ipsos duos annos per omnes infrascriptas civitates et quamlibet earum.1 punto
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