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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 09/20/10 in tutte le aree

  1. L'esame dei mikrà sicelioti non cessa di fornire sorprese, se si vuole studiarli a fondo. Anni fa ebbi modo di visionare la portentosa collezione del cav. Moretti, che era in deposito, dopo la sua morte, presso la NAC di Zurigo. Esisteva anche una notevole raccolta di mikrà sicelioti, molti dei quali ancora inediti. Una buona parte è stata poi dispersa attraverso aste in primo luogo di NAC, ma anche di CNG, Triton, New York Sale (Baldwin e co.), ecc., senza contare però che alcuni esemplari sono stati acquistati direttamente per trattativa privata e quindi manca ancora la relativa documentazione fotografica. Non pochi di questi mikrà sono stati riportati in vari lavori di Manganaro, docente di epigrafia greca all'Università di Messina, ma anche appassionato collezionista di queste monetine. Purtroppo alcuni anni fa la sua collezione fu sequestrata e adesso giace in qualche deposito della Soprintendenza siciliana. Chissà quanto dovremo attendere la disponibilità di un catalogo di questa importante collezione. Le foto riportate sui lavori di Manganaro, che comprendevano sia monete allora di sua proprietà sia quelle appartenenti a Moretti, sono però di qualità piuttosto modesta, con scarsa definizione. Roberto Russo, della NAC, mi aveva più volte auspicato la stesura di un catalogo completo della collezione di Moretti (dall'oro al bronzo), al quale era stato stretto anche da sincera e profonda amicizia. Egli dovrebbe avere le foto di tutte le sue monete, incluse quelle nel frattempo disperse, ma attende sempre qualcuno disposto ad affrontare con competenza l'improba fatica di sistemarle in una sorta di Sylloge (come le famose collezioni Lockett e Lloyd). Fatta questa premessa, segnalo che esiste un altro tetras con ΠAN, noto in unico esemplare e citato dal Manganaro, Mikrà ecc., p. 29, tav. 6, n. 68, che fu acquistato da Moretti al listino M.u.M n. 443, lotto n. 17, del peso di 0.16 g. Allego la relativa foto scannerizzata (non è un granché): La testa è però barbuta e le lettere ΠAN sono riportate al rovescio, alternandosi ai tre globetti, in direzione retrograda. A differenza dell'altro tetras con ΠAN postato in precedenza, questo dovrebbe invece essere sicuramente di Panormos. Infatti ΠAN è sistemato assieme ai segni di valore e in questo caso designa l'autorità emittente e non il nome identificativo della divinità (in genere apposto vicino alla sua raffigurazione). Lo stile è molto diverso, compatibile con l'ambiente punico e manca la foglia di edera. Quindi le tre lettere indicano l'inizio del nome della città, ΠANOPMOΣ. Pertanto questo tetras appartiene a una emissione distinta, di sicuro ambiente punico, e non va confuso con il tetras con la testina giovanile e imberbe che ho ipotizzato essere una frazione della litra con HEPMAΣ. Per inciso, a me sembra di riconoscervi il corno sulla fronte, un elemento che permette di avvicinare ulteriormente alle belle testine di Piakos.... solo che nel caso di Pan non si tratta di semplice divinità fluviale, ma di divinità pastorale, spesso raffigurato come un caprone (e quindi comunque con corna). Stando ai racconti dei pastori arcadici, Pan amava talmente la quiete del mezzogiorno, l'ora del massimo calore, che nessuno osava disturbarlo. Chi ne turbava la quiete, si esponeva alla sua improvvisa e rumorosa comparsa, che aveva come effetto un terrore paralizzante (da cui l'origine della parola "panico", con la radice Pan). Dal momento che la parola pan, in greco, significa anche "tutto" (ad esempio il termine "panteismo" indica la divinità nella sua totalità) il dio pastorale divenne l'espressione anche della totalità della natura e quindi molto apprezzata da genti indigene (e questo spiega la presenza di simboli accessori che possono essere ricondotti appunto alla natura nelle sue varie manifestazioni di flora e fauna). Come detto all'inizio, lo studio di questi frazionali in argento offre molti spunti originali, che però complicano il panorama finora noto della monetazione siceliota. C'è ancora tanto da scrivere....
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  2. La tua moneta se pesa gr.2 è un due centesimi,se pesa gr.5 è da cinque centesimi,il diametro fa pensare anche al 10 centesimi, ma il peso no?Coniate sotto Vittorio Emanuele II ,re D'Italia (1861-1878),la zecca e la data non sono leggibili data la pessima conservazione!!!! .Ciao Borgho.
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  3. Non toccarle nemmeno..Rovineresti il valore storico ed economico della moneta. Saluti, Fuf.
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  4. Grazie per le parole di stima! Intanto che stai elaborando le tue nuove idee su Hermas, vorrei ritornare al tetras con il dio Pan e richiamare l'attenzione sul problema dell'identificazione della croce in alto. La foglia di quercia e anche la buccina non forniscono particolari problemi di interpretazione, ma la crocetta?..... E' possibile formulare almeno 3 ipotesi. 1) La croce in realtà, leggendo il simbolo esattamente con la stessa inclinazione (vedi freccia) della scritta del D/, potrebbe essere una lettera X. Per di più la croce non era una lettera ed era un simbolo che non figurava mai sulle monete (se non come raggi di una ruota), quindi era impossibile fare confusione, comunque si orientasse la moneta. Potrebbe quindi essere l'iniziale di Chalkoi (Xalkoi). Il termine chalkos significa bronzo e la frazione (1/8 di obolo), ha preso questo nome perché, ad Atene, la moneta da 1 chalkos era coniata in bronzo. Ma di bronzo erano le monete da 1 chalkos, non i multipli (come sarebbe nel nostro caso) che, invece, venivano coniati in argento, come, a esempio, l'emiobolo (4 chalkoi) o il tetartemorion (2 chalkoi). Il voler indicare che si trattava di 3 chalkoi e non di 3 onkiai, ben motiverebbe l'apposizione della lettera. Il peso teorico di una moneta da 3 chalkoi sarebbe stato di circa g 0,28, quindi abbastanza "compatibile" con il peso di g 0,18 della monetina. Ad Atene, poi, il chalkos esisteva in tempi molto antichi, quindi anche la tempistica non sarebbe un problema, visto che nel presumibile periodo di coniazione della moneta in esame gli Ateniesi erano in Sicilia, o se ne erano andati da poco. Ciò, ovviamente, si scontrerebbe con la possibile radice dorica della litra: Dori (Sparta) e Ateniesi non si mescolavano facilmente. Probabilmente l'uso dell'iniziale di Chalkos (ancorato all'ambiente dell'obolo) e dei globetti (ancorato invece all'ambiente della litra) forse serviva per dare una sorta di equivalenza tra frazione di obolo e frazione di litra in una zona dove ancora circolavano i due sistemi. La X poi si ritrova su monetine d'argento di Siracusa del tempo di Gerone e in questo caso è sicuro trattarsi dell'iniziale della parola Chalkos (con litra ormai svalutata). 2) La crocetta, che ha però dimensioni molto piccole, è semplicemente una sorta di segnaposto, forse fatto dall'incisore semplicemente per disporre simmetricamente i globetti (e che poi si è dimenticato di cancellare), oppure perché il conio era stato inizialmente pensato per un trias (4 once), e poi si era cambiato idea o ancora, semplicemente, perché l'incisore si era sbagliato: aveva iniziato a fare il quarto globetto e poi si è accorto che non ci voleva e ha lasciato per dimenticanza il relativo segnaposto. 3) La crocetta è veramente una croce come simbolo, che non era solo cristiano, ma molto più antico. forse il più universale tra i simboli elementari, seppure praticamente sconosciuto su monete siciliane. Essendo l'intersezione tra le linee su/giù e destra/sinistra, la croce rappresenta l'unificazione di molti sistemi dualistici sotto forma di una totalità (corrispondente alla forma umana con le braccia aperte). Il suo legame con il mito di Pan diventa forse comprensibile se si tiene presente che la parola pȃn, in greco, significa anche "tutto" (ad esempio il termine "panteismo" indica la divinità nella sua totalità) il dio pastorale divenne l'espressione anche della totalità della natura e quindi molto apprezzata da genti indigene (e questo spiega la presenza di simboli accessori che possono essere ricondotti appunto alla natura nelle sue varie manifestazioni di flora e fauna). Stando ai racconti dei pastori arcadici, inoltre Pan amava talmente la quiete del mezzogiorno, l'ora del massimo calore, che nessuno osava disturbarlo. Chi ne turbava la quiete, si esponeva alla sua improvvisa e rumorosa comparsa, che aveva come effetto un terrore paralizzante (da cui l'origine della parola "panico", con la radice Pan). Tornando alla croce, essa, rispetto agli angoli, stava a indicare anche il numero 4. Il tetras valeva 3 onkiai, ma anche 1/4 della litra. Quest'ultima interpretazione è la più "elegante", ma forse troppo "sofisticata" e complicata e non documentata da casi consimili sulle monete. Oltretutto difficilmente gli utenti avrebbero potuto notare la microscopica croce e cogliere il messaggio, perché i due simboli presenti sullo stesso lato, buccina e foglia, misurano entrambi circa il doppio (mm 2,2), quindi un ulteriore simbolo di Pan, vicino alla buccina, avrebbe avuto, sicuramente, le stesse dimensioni. E' ben noto, infatti, come gli antichi esprimessero, iconograficamente, con le dimensioni l'importanza di ciò che rappresentavano. Hanno, invece, sostanzialmente la stessa misura i globetti (vedi foto dove i cerchielli rossi hanno tutti la stessa misura: li ho fatti col "copia"). A titolo personale tendo a preferire l'ipotesi 2. A questo punto esiste un fondato rischio di una imminente l'eruzione vulcanica di Medusa e teniamoci pronti.....
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  5. Graziano legenda del dritto: DN GRATIA-NVS PF AVG busto drappeggiato e corazzato con diadema a perle legenda del rovescio: CONCOR-DIA AVGGG Roma elmata guardante a sinistra su trono, nella mano sinistra globo, nella destra lancia con punta verso il basso gamba sinistra nuda esergo: ASISC o forse BSISC ( la classificazione è la stessa) Siscia RIC IX Siscia 27a S AE3 anno di coniazione 379-383
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  6. I pareri sulla conservazione ti sono gia' stati detti io mi limito a farti i complimenti Quando arriva una moneta in collezione e' sempre una festa :rolleyes:
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  7. Bel rebus! Innanzitutto va rilevato che il peso è stato riaggiustato; ne ho uno più integro con contromarca "aquiletta" che pesa 4,09g, partiamo quindi da quello. Guardando le tavole del Mazza nella Numismatica del 1978 vedo che lo pubblica come "Tarì da 20 grana" e Mazza sapeva tutto. Perchè il peso reca 2T invece di 1T come ci si potrebbe aspettare? La risposta è nella differenza di valore dell'unità di conto "tarì" a Napoli e in Sicilia: il tarì siciliano valeva la metà, quindi la moneta del valore di un tarì napoletano valeva due tarì siciliani. Il peso è siciliano (lettere RC per Regia Camera di Palermo), quindi i conti tornano. Saluti Gzav
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  8. E quindi una ricerca sull’ ADVENTVS L'adventus era l'ingresso cerimoniale di un imperatore romano (o di un alto funzionario imperiale) in una città; tra le ultime testimonianze, quelle riguardo l'accoglienza del re Teodorico a Roma nel 500 e quella dell'imperatore Eraclio I a Costantinopoli nel 629. Significato dell'adventus Le vaste dimensioni dell'Impero romano fecero sì che, anche nel periodo in cui gli imperatori si muovevano più frequentemente per i propri domini, la presenza dell'imperatore in una città o zona che non fosse la capitale era un evento molto raro. Considerando il fatto che questa presenza dell'imperatore all'interno delle mura cittadine era ritenuto un evento fausto, sia per i benefici economici e sociali sia per la sicurezza che implicava, si comprende come tutta la cittadinanza fosse coinvolta nell'organizzazione (e nel sostenere l'onere) dell'adventus imperiale, la cui memoria rimaneva poi per lungo tempo, registrata anche nelle cronache, le quali forniscono numerose descrizioni di tali eventi. Una volta decisa la visita imperiale, questa era comunicata alla città interessata con largo anticipo, anche un anno. Iniziava subito la preparazione della cerimonia, dai costi elevati; in cambio di questo impegno finanziario la collettività aspirarva ai benefici legati alla presenza dell'imperatore, come elargizioni, organizzazione di giochi, esenzioni dalle tasse e condono delle tasse pregresse. Cerimonia All'inizio della cerimonia aveva luogo l'occursus: una processione di senatori recanti le divinità cittadine e seguiti da alcuni rappresentanti delle altre classi sociali si incamminava incontro all'imperatore, che incontrava fuori dalla città; qui i senatori invitavano l'imperatore ad entrare in città, e questi teneva un breve discorso di ringraziamento. Questa fase della cerimonia doveva convogliare il desiderio della città di accogliere l'imperatore, e quindi era ritenuto opportuno che la delegazione cittadina incontrasse l'ospite il più lontano possibile dalla città, a dimostrare il proprio ardente desiderio. Successivamente aveva luogo l'introitus, l'ingresso vero e proprio dell'imperatore in città. Preceduto dal corteo dei dignitari che gli erano andati incontro, l'imperatore entrava da una delle porte della città (fino all'epoca della dinastia severiana a piedi e da solo, in seguito su di un carro e scortato da reparti militari), e trovava ad attenderlo rappresentanti di tutti i ceti sociali: in prima fila vi erano i magistrati e l'aristocrazia cittadina, vestiti di bianco e coronati d'alloro; vicini a questi, in ordine gerarchico, si trovavano i senatori e i cavalieri romani che risiedevano in città, i sacerdoti e i membri dei collegia, i rappresentanti delle fazioni del circo e del clero (durante la tarda antichità), poi i maschi liberi e infine le donne e i bambini; i giovani componevano dei cori che cantavano le lodi dell'augusto ospite. Il popolo dimostrava il proprio giubilo agitando rami di ulivo, palma e alloro, offrendo corone di fiori, i cui petali poi erano sparsi intorno, bruciando incenso e recando fiaccole e ceri, mentre alcuni tenevano gli animali che avevano intenzione di sacrificare in onore dell'imperatore; il tutto era racchiuso da grida di giubilo, inni, e preghiere. Successivamente l'imperatore si recava nel tempio più importante della città, dove effettuava un sacrificio di ringraziamento; questa pratica fu abolita da Costantino I, che si rifiutò di sacrificare alla Triade Capitolina. Tipicamente l'imperatore e i suoi ospiti giungevano poi in un luogo pubblico, come il foro o il teatro, dove l'imperatore faceva un discorso di ringraziamento alla città, la quale replicava con la declamazione di un panegirico, la cui composizione e declamazione era stata commissionata ad un retore, in quanto si trattava di un momento importante e prestigioso per la città. Talvolta l'imperatore si recava nella curia a rendere omaggio al Senato locale con una orazione (oratio senatus); alternativamente effettuava una largizione (largitio) nel foro. (da Wikipedia) Come già la Profectio, l’Adventus di Marco Aurelio è rappresentata su un pannello marmoreo dell’Arco di Costantino, esattamente seguente il primo. The adventus panel is generally agreed to represent the return of Marcus Aurelius from battle after his successful campaign against the Germans and Sarmatians in 176. P. G. Hamberg referred to this scene as "allegorical", a term that did not sit at all well with Karl Lehmann. Hamberg's basis was that Marcus is the only mortal character in it, although it seems to represent a real location, the Temple of Fortuna Redux on the Via Latia in the Campus Martius. Its primary focus is the interaction between Marcus and Roma on the right side. Mars stands behind the emperor; the war is over. Victory flies over Marcus's head, above two lesser deities or personifications in the background. (www.rome101.com) Adventus: the adventus formula is another widely popular formula of Roman Imperial art that would come to play an important role in Christian art with images like the Entry of Christ into Jerusalem. The adventus formula presents the formal arrival of the Emperor into a city. It conveys the significance of the presence of the Emperor in the city. The Aurelian panel represents the adventus that took place in 176 AD when Marcus Aurelius returned to Rome from his northern campaign. The appearance of the same arch in this relief that appeared in the profectio scene identifies the city as Rome. The allegorical nature of this scene is marked by the presence of gods and personifications as companions of Marcus Aurelius. To the left stands the bearded Mars dressed in cuirass as the God of war, while to the right stands the personification of Roma, wearing a helmet and holding a shield. Above the head of Marcus Aurelius is a nike, or winged victory, bearing garlands.( http://employees.oneonta.edu) (vedi allegato) Da una veloce ricerca con chiave “ADVENT” sul web, gli imperatori con rovesci comprendenti tale parola sono: ADRIANO, COMMODO, SETTIMIO SEVERO, CARACALLA, GETA, GORDIANO III, OSTILIANO, FILIPPO I, FILIPPO II, TREBONIANO GALLICO, ELAGABALO, GALLIENO, SALONINO, POSTUMO, TETRICO, CLAUDIO II, AURELIANO, PROBO, CARAUSIO, CARINO, NUMERIANO, ALLECTO, DIOCLEZIANO, MASSIMIANO, GALERIO, COSTANTINO I, COSTANTINO II, COSTANZO II, GIOVIANO, VALENTE, VALENTINIANO I , GRAZIANO, ONORIO, MARCIANO. Di seguito allego una serie monete collegate all’ADVENTVS. Ove non indicato diversamente, sono tratte da CNGcoins. HADRIAN. 117-138 AD. AR Denarius. (17mm, 3.40 g, 7h). Struck circa 134-138 AD. HADRIANVS AVG COS III P P, bare head right / ADVENTVS AVGVSTI, Roma standing right holding spear, clasping right hand of Hadrian, standing left, holding roll. RIC II 227; BMCRE 584; RSC 93a. Good VF. (segue)
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  9. Complimenti Rick. Sarà comune ma resta una bellissima testimonianza storica di un periodo molto tumultuoso, quello che seguì la contestata successione di Ferrante d'Aragona al trono di Napoli. L'episodio celebrato su questo tondello, coniato presumibilmente solo a partire dal 1462 ed evidentemente per molti anni a seguire (MEC 14, pp. 358-359) è appunto l'incoronazione di Ferrante d'Aragona. Se si concorda con la datazione di Grierson-Travaini, la sigla M non può ritenersi l'iniziale del Mastro di Zecca Antonio de Miraballe o Miroballis, come precedentemente ritenuto dal Dell'Erba, in quanto questi tenne temporaneamente lufficio solo fino al 1460. La scena presente al diritto commemora appunto l'incoronazione solenne di Ferrante, celebrata nel duomo di Barletta l'11 febbraio 1459 per mano del cardinale Latino Orsini, legato papale a nome di Pio II, successore di Callisto III Borgia che aveva negato il suo placet alla successione, con una bolla del 12 luglio dello stesso anno in cui dichiarava tale successione illegittima, in quanto Ferrante era nato fuori da un unione matrimoniale di Alfonso il Magnanimo, nonostante i suoi predecessori Eugenio IV e Niccolò V avessero precedentemente alla morte di Alfonso ratificato la legittimità di tale successione. Dietro la scomunica dellingrato Callisto, cresciuto negli onori proprio alla corte catalana di Alfonso in cui era stato vescovo di Valencia, c'era in realtà il disegno di favorire un suo nipote, Pedro Luis. Callisto cerca persino di trascinare allimpresa della conquista di Napoli Giovanni dAragona, ma invano. Nonostante lintervento del duca di Milano e del Collegio cardinalizio a favore dei diritti rivendicati da Ferrante, il Pontefice non si lasciò piegare. Fortunatamente per Ferrante, Callisto III muore poco dopo, nellagosto 1458. Il successore Pio II, al secolo Enea Silvio Piccolomini, in cambio dellinvestitura di Ferrante chiederà il pagamento dei censi arretrati (diritti feudali pendenti sui sovrani di Napoli, in quanto vassalli del romano pontefice) e la restituzione di Benevento e Terracina. Per riconoscenza a questo Pontefice, nel 1461 Ferrante ne sposò la nipote Maria Piccolomini. Ma di lì a pochi mesi scoppierà la prima congiura dei baroni del regno, sotto le insegne di un altro Giovanni, duca dAngiò. A tutte queste lotte che Ferrante dovette sostenere prima e dopo la sua incoronazione si riferisce il motto al diritto CORONATUS QUIA LEGITIME CERTAVIT, che è tolto dal Salmo III, 2. Per me è un BB pieno, peccato per un conio evidentemente stanco proprio in corrispondenza del volto del sovrano e dei suoi attributi regali. Per il resto, si vedono benissimo le espressioni del legato papale cardinal Orsini e del vescovo di Bari. La tosatura è assolutamente la norma e bisogna dire che è anche molto lieve nel tuo caso; al rovescio si vede persino per un tratto la perlinatura esterna. Un esemplare quasi identico al tuo, differente solo nella punteggiatura, è quello descritto al n. 6 di pagina 23 della monografia di Mario Rasile (I coronati di Ferrante dAragona e la ritrattistica rinascimentale sulle monete) con modulo di 28 mm e al peso di 3,55 (ma si tratta di un esemplare parecchio tosato, il peso normalmente supera 3,90). Il Corpus ne descrive uno con legenda pressoché identica al n. 206, pag. 107. Le varianti di questo primo tipo di coronato sono pressoché infinite. Si va dall'iniziale apposta a rovescio: M o B (per Benedetto Cotrullo, 1460-68), alla croce potenziata che può essere rigata come nel tuo caso oppure liscia, alle infinite abbreviature e disposizioni della legenda (con o senza croce in avvio, con le A prive dell'asticella centrale, come nel tuo caso; con avvio perpendicolare alla figurazione oppure no, la croce potenziata può essere circondata da un numero variabile di cerchi lineari oppure da cerchio perlinato, etc.). Le figure dei due alti prelati che affiancano il sovrano possono variare moltissimo nell'inclinazione della testa, nei paramenti e nella postura. Si tratta dell'ultimo massimale in argento napoletano di stile perfettamente gotico. La legenda è già in caratteri "romani" ma le figure hanno ancora lo stile e la scarsa espressività degli antichi gigliati. Il collezionismo si orienta più verso il tipo più "raffinato" dei coronati "rinascimentali" (quello con il ritratto o con l'Arcangelo), per cui le varianti di questo tipo sono relativamente poco studiate. Quello che ci hai presentato è certamente tra quelli di più frequente apparizione sul mercato. Gli esperti certamente sapranno dirti meglio. Ciao! ;)
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  10. 'Lupetta', commemorativa VRBS ROMA, zecca di Siscia. Se non sbaglio RIC VII Siscia 240 (se in esergo c'è ASIS è considerata rara 4 su una scala di 5 dal RIC, se invece c'è DeltaSIS è comunissima). Ma ovviamente i gradi di rarità del RIC vanno presi con le molle
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  11. Guarda, io parto dal presupposto che se una persona deve comprare monete pensando che un giorno qualcuno gli debba restituire i soldi spesi è un modo completamente sbagliato di iniziare. Seconda cosa, che monete del genere non abbiano mercato lo dici tu.... non mi stancherò mai di dire che, fatti alla mano, è molto più facile vendere una moneta da 5 Euro che una da 500. Io capisco che frequentando collezioni di alto bordo si arrivi a pensare che solo quelle sia numismatica, e che solo la gente con i portafogli a fisarmonica possa tirar fuori soldi per comprare una moneta. La realtà è tutta all'opposto: di gente con il portafoglio a fisarmonica ce n'è poca assai, e non è così semplice entrare nel loro giro. Di ragazzi o cmq piccoli collezionisti che hanno appena iniziato e si accontentano della moneta in bassa conservazione ce ne sono parecchi, e checchè se ne pensi, se ne trova qualcuno nuovo tutte le settimane. Con 5 Euro al giorno d'oggi che ci compri? Una pizza, appunto, ma da asporto e senza bevanda. 5 Euro si spendono in una telefonata alla morosa. 5 Euro per una moneta si spendono volentieri per chi ha passione. La base di una piramide è sempre molto più ampia del vertice, non bisogna mai dimenticarselo. Un conto è dire che con qualche Euro di differenza compravi la stessa moneta un pò più bella (ma nemmeno tanto), un altro è dirgli di tirar fuori 100 Euro (!) per prenderla in alta conservazione. Salvo poi vedersela svilire da qualcuno che ti dice che è "solo" SPL. Non si può continuare a dire ai ragazzi che le monete in bassa conservazione fanno schifo e solo i pezzi eccezionali sono degni di essere collezionati. Come si fa a proporre a un giovane un hobby che ti impegna a spendere decine e decine di Euro (quando va bene) per ogni pezzo che acquisti, altrimenti sei considerato una nullità? Continuando così si va davvero a far morire la numismatica. Già ora un ragazzo va a un convegno e si vede sparare centinaia di Euro per comprare monete nemmeno rare, ma solo belline. Assurdo. Le alte conservazioni sono un tipo di collezionismo degnissimo che fa chi se la sente e ne ha le disponibilità economiche, oltre che l'esperienza per poterlo fare senza prendere fregature. Ai giovani e chi ha appena iniziato lasciamo una passione più pura, fatta senza spendere troppo, poi quando saranno pronti, e se ne avranno voglia, potranno spendere cifre più importanti per monete in alta conservazione. Le monete da 5 Euro, naturalmente se quello è il loro reale valore, si vendono in un attimo, e basta dare un'occhiata su ebay, se qualcuno non ci crede. Personalmente non ci ho mai smenato nemmeno un Euro rivendendo monete in medio-bassa conservazione che avevo sostituito con pezzi più bellini.
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