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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 09/06/10 in tutte le aree

  1. Allego la tabella che riassume le coniazioni dei "sampietrini" da 2 baiocchi e mezzo emessi durante il pontificato di Pio VI, nel periodo 1796-1797, con riferimenti al Muntoni Ciao, RCAMIL
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  2. ciao volevo chiedervi per la serie Italia delle arti quali sono state le uscite fino ad oggi? Grazie
    1 punto
  3. Innanzitutto, desidero ringraziare Alberto Varesi per avermi interpellato anche privatamente e avermi messo a disposizione delle immagini ingrandite del 60 grana in ottone allo scopo di effettuare ulteriori approfondimenti. Alberto è un numismatico di grande professionalità che si fa mille scrupoli prima di vendere e se è il caso contatta persone all’infinito finchè non si giunge ad una conclusione, solo un vero professionista si comporta in questo modo, comprare da lui è una garanzia con la G maiuscola. Proprio grazie a lui ho effettuato delle indagini con immagini alla mano e sono arrivato alla conclusione che…… Purtroppo siamo di fronte ad un falso moderno. Il falsario ha voluto creare la rarità impiegando un tondello metallico inusuale. Ci sarebbe da fare un articolo ma considerando che i falsari sono tanti non possiamo certamente impegnare pagine e pagine di riviste e andar dietro ad ognuno di loro, una bella segnalazione con delle immagini ingrandite penso che sia più che sufficiente. Partiamo tutti dal presupposto che un conio veniva costruito utilizzando i punzoni di uno certo stile (stile bodoniano) e caratteri prestabiliti, non esistono varianti sotto questo punto di vista. Le uniche varianti riguardano la punteggiatura e la posizione dell'effigie eccetera e in ogni caso i rilievi devono obbligatoriamente essere tutti ben delineati e di una certa finezza, non dimentichiamo che il consiglio direttivo del Gabinetto d’Incisione era severo. Nel 1857 ad esempio, i ritratti e gli stemmi presenti sui conii erano punzonati e rifiniti direttamente dagli incisori ufficiali quali Luigi Arnaud e Andrea Cariello (questi si alternavano a seconda dei periodi per i dritti e per i rovesci), essi erano artisti di fama internazionale e non avrebbero mai commesso errori come vedremo di seguito. Osservando meglio gli ingrandimenti della capigliatura dell'esemplare in ottone noterete una certa grossolanità e doppiezza nella capigliatura, il bordo inoltre, non è tratteggiato ma punteggiato, questo vuol dire che il falsario non è munito di bulino millesimale. Ma non finisce qui; lo stile e la costruzione dei caratteri delle leggende non venivano punzonati dagli incisori ufficiali ma da altri incisori con mansioni di responsabilità minori, in ogni caso le lettere dovevano essere tutte uguali (i punzoni erano tutti uguali) o tanto meno dello stesso stile, la perfezione dei rilievi era d’obbligo (nulla a che vedere con i graffi o la perfezione dei tondelli o altri tipi di difetti, quello è un altro discorso). Come già accennato, nell’esemplare in ottone i capelli sono grossolani, diversamente predisposti e la barba non c’è più, nonostante l’esemplare sia in buono stato conservativo, in genere quando alla zecca si lesionava un conio all’altezza di una lettera o magari perchè non era ben punzonata si provvedeva a ritoccarla. Purtroppo, nell’esemplare in ottone le lettere e le cifre risultano tutte ritoccate in malo modo, gli ingrandimenti parlano chiaro, colui che ha fatto questa moneta non ha avuto nemmeno mano ferma, la ciliegina sulla torta poi, è la serie di gigli borbonici nello stemma al rovescio, più che gigli sembrano gerani, penso che se all’epoca alla zecca di Napoli qualcuno si fosse permesso di fare una moneta simile sarebbe stato preso a pedate dal re in persona. Ma come è possibile fare un falso simile con la tecnica della coniazione e non fusione del tondello? Se da una moneta autentica si riproduce un calco e da questo calco si fonde il metallo per creare i punzoni e da questi improntarli su un conio in acciaio, allora tutte le monete battute da questo conio risulteranno coniate e non fuse, in pratica, saranno una copia di una moneta apparentemente battuta. Il conio però, prima di entrare in azione, essendo frutto di un calco, non era mai ben delineato nei minimi particolari, tanto meno preciso e tagliente. Per questo motivo veniva ritoccato nella capigliatura e nelle lettere. L'esemplare in ottone presenta tutte queste caratteristiche e non è un falso d'epoca altrimenti sarebbe risultata una fusione magari argentata. All’epoca i falsari non disponevano certo di bilancieri o attrezzature per temperare l’acciaio dei conii. Oggi con i macchinari moderni è possibile fare tutto ciò, ma il falso, nonostante risultasse più preciso non sarà mai perfetto! Nel gergo dei falsari, questa moderna tecnica di falsificazione è nota con il nome di pressofusione, cioè una moneta battuta da un conio prodotto da calco con modelli fusi e questa moneta è battuta con un bilanciere o altro macchinario simile, solo un bilanciere può imprimere con una tale forza l’impronta su un metallo così duro come l’ottone. Non c’è che dire, un falso che inizialmente può trarre in inganno chiunque.
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  4. Ho intenzione di galvanizzare una moneta d'oro coprendola d'oro a 24 carati con un profilo di 3 micron questo sistema permette di non perdere i dettagli e protegge definitivamente la stessa in quanto l'oro 24 carati non produce patina a breve termine. Mi piacerebbe sapere un Vostro parere in merito. FACCIO BENE O ROVINERO' PER SEMPRE LA MONETA. CIAO e grazie per le risposte.
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  5. Buona domanda con un sacco di implicazioni storiche. Di fatto circolavano quasi esclusivamente solidi aurei e monetine di bronzo di infimo valore: un chiaro segnale che la società era spaccata in due, tra un'oligarchia onnipotente e una massa popolare che si dibatteva nella miseria. Non che nei secoli precedenti la società greco-romana fosse mai stata una democrazia di tipo scandinavo, ma negli ultimi secoli dell'impero (diciamo dopo la crisi del III secolo) questo fenomeno prese una dimensione patologica, particolarmente in occidente, e certamente contribuì al declino finale. La scomparsa della moneta argentea, che è la moneta delle medie transazioni, del commercio di beni di valore ma non di lusso, in altri termini della "classe media" produttiva e commerciale, è un testimone puntuale di questo stato di cose. Se fai un giro nella sezione sulle monete romane imperiali troverai molte informazioni e anche indicazione per qualche testo di riferimento.
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  6. E' una parente di quella illustrata sul volume III del Varbanov in Bulgaro per Adrianopolis in Tracia. La legenda di dritto appare disposta diversamente ed anche le spire del serpente hanno una forma non identica, ma non credo che ci siano dubbi sulla zecca. Le legende di rovescio ad Adrainopoli in Frigia per Gordiano III contengono il nome di un magistrato; inoltre non credo che questo rovescio sia stato emesso nella zecca dell'Asia Minore. Luigi
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  7. Il numero delle corone agonistiche potrebbe indicare sia il numero di giochi tenuti in quell'anno, ma anche le diverse tipologie di competizione per un dato festival (Chris Howgego). Di certo non è in relazione al numero di neocorati della città (Barbara Burrell). “Multiple crowns may symbolize different festivals or the different components of one festival, which had been added at various times.” da: C. Howgego et al, Coinage and Identity in the Roman Provinces. Luigi
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  8. La prima domanda che mi viene in mente è :perchè farlo? non è già d'oro?, forse per eliminare i segni di graffietti e via dicendo?...mah, la cosa non mi piace affatto,sarebbe quasi come nascondere dietro una maschera i segni del tempo rimasti sulla moneta, snaturandola del compito di essere testimone del tempo che ha vissuto... saluti
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  9. se desideri, mandami un MP con la Tua mail, e Ti spedirò la mia lista di oggetti numismatici compresi di foto da scambiare. S.B.
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  10. L. Iulius Faustinianus è stato governatore della Mesia Inferiore sotto Caracalla, dopo Aurelius Gallus e prima di Flavius Ulpianus e Quintillianus. Stein data il periodo di Faustiniano tra il 198 ed il 209 d.C. (Arthur Stein, Die Legaten Von Moesien, pag 88). La legenda del rovescio è tronca nel nome del governatore ed interrompe esattamente come AMNG I, 1 n. 612 (in allegato). Luigi
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  11. Buongiorno Venezia commerciava "alla grande" con gli armeni. Popolazione cristiana in prossimità di Bisanzio, inserita a pieno titolo tra i vari regni che componevano l'Impero Latino d'Oriente ( Nicea, Edessa, Antiochia, Tripoli, Cipro, Gerusalemme) e posta sulle rotte commerciali tradizionali che venezia conduceva con tutti gli stati del sud-est mediterraneo. Basti ricordate che già nel 1253 gli armeni avevano "stanza" a Venezia in una casa donata loro da Marco Ziani, figlio del doge Pietro e situata nella parrocchia di San Giuliano. La "vicinanza" degli armeni con Venezia crebbe grandemente negli anni, tanto che la Serenissima concesse loro anche di edificare una chiesa dedicata alla Croce, che venne posta sotto il patrocinio dei Procuratori de Citra, dove si svolgevano le funzioni in rito orientale dai monaci Mechitaristi; gli stessi che occupano ancora oggi l'isola di San Lazzaro degli Armeni. Aggiungo anche che, in occasione della rivolta che si ebbe a Creta nel 1364, dopo che Venezia riuscì a debellare gli insorti con una atroce serie di esecuzioni, distruzioni e violenze e dopo che per oltre 3 anni i veneziani mantennero volutamente incolta la fertile pianura di Mesarea, così che non potesse nutrire gli insorti, fu obbligata a ripopolare l'isola con dei profughi di Tenedo ed anche grazie a tantissimi armeni. Che ci fosse, quindi, una osmosi di monetazione lo ritengo plausibile, anche se non me ne sono mai interessato in particolare. Seguo quindi con interesse i vostri post, così mi danno l'opportunità di conoscere situazioni monetarie per me nuove. Grazie Saluti luciano
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  12. Adesso avendo il cambio da Bajocchi a lire (di 20 soldi ciascuna) e tenendo conto che: 1 Muragliola detta anche bajochella è uguale a 2 bajocchi (poi c'è ne sono simili da 4, 8, 12 bajocchi) 1 Grosso (mezzo Paolo) è uguale a 5 bajocchi 1 Paolo è uguale a 10 bajocchi (correggetemi se sbaglio, non mi occupo di questo tipo di monete) Bisogna fare il cambio da lire (nella piazza dove abbiamo i prezzi dei beni) nella valuta della piazza (ad esempio Milano) presa in considerazione e poi riportarela valuta in lire e le lire di nuovo in bajocchi. Complicato???
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  13. A questo punto si possono usare le tabelle di cambio per il 1753 ad esempio il cambio tra bajocchi in lire di soldi 20 ciascuna con altre divise e guardare i prezzi su altre piazze come ad esempio Milano,Venezia, Genova, Napoli ecc... Ad esempio in: Geometria pratica - Insegnamenti raccolti da Lodovico Perini- Pubblico ingegniere in Venezia -1757 Si legge: "Bajocchi 99 e quattrini 4 che fanno soldi 19 denari 11 e tredici venticinquesimi si scriveranno "Soldi 20" perchè il 23/25 passa per il mezzo, il quale posto per un denaro intiero e aggiunto alli soldi 19 e denari 11 compie li soldi 20. Dunque bajocchi 99 quattrini 4 fan soldi 20 (cioè una lira). Dalla tabella associata si legge (ad esempio): 99 bajocchi 4 quattrini = soldi 20 89 bajocchi 4 quattrini = soldi 18 79 bajocchi 4 quattrini = soldi 16 69 bajocchi 4 quattrini = soldi 14 e così via scendendo
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  14. Salve Risulta difficile (almeno per me) trovare serie di prezzi di merci, beni e servizi per il 1750, mentre dispongo di tali dati ad esempio per il 1650 o per il periodo 1800- 1830 prezzi riferiti al Paolo o ai baiocchi, per Bologna in tale periodo, mentre risulta più facile trovarli dal 1300 fino al 1850 ad esempio per Milano, Toscana, Venezia. A questo punto premesso che: "In larga parte dell' Europa dal secolo IX al secolo XVIII si computò sempre, che 12 denari - qualunque fosse la specie - facessero un soldo e che 20 soldi si dicessero collettivamente "lira", e si computarono i valori in lire di 20 soldi di 12 denari ciascuna. Fù un costume analogo a quello (per esempio) per cui le calze si contarono a paia (di due calze) o a dozzine di dodici paia qualunque fosse il colore o la forma o il tipo di filato. Il radicato costume di computare costantemente in lire di 20 soldi di 12 denari, fù il miglior mezzo che restasse agli uomini d'affari, per conservare un certo ordine, almeno nominale, nella contrattazione dei prezzi in mezzo alle molteplicità delle "specie monetarie" effettive differenti non solo per il diverso tallone metallico di valore relativo variabile..... (Questo passo significativo è tratto da T. Zerbi - moneta effettiva e moneta di conto nelle fonti contabili di storia economica - Milano 1955).
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