Stando a Wikipedia, lo sfruttamento delle miniere d'oro ungheresi di Knemnitz/Kremnica/Körmöcbánya (non a caso sede per lungo tempo di una importante zecca) fa data agli anni successivi all'invasione mongola (dopo il 1240) e al ripopolamento della zona da parte di nuovi coloni tedeschi invitati dal re d'Ungheria. Consideriamo il tempo necessario per stanziarsi e avviare, con la tecnologia dell'epoca, uno sfruttamento su larga scala delle miniere (conosciute peraltro già dal IX secolo). Consideriamo anche che Kremnitz ottenne solo nel 1328 lo status di "città", indice di elevata popolazione e economia fiorente. Mi sembra che abbiamo una cronologia compatibile con il fatto che una grande disponibilità d'oro a Venezia ci sia stata solo a partire dagli ultimi decenni del XIII secolo. Se a questo aggiungiamo una comprensibile riluttanza a "degradare" il grosso matapan a moneta di secondaria importanza, mi sembra che il quadro sia coerente. Vedo peraltro che il Prof. Grierson è d'accordo con me :lol:
Gran parte non vuol dire "esclusivamente" ed e' ingannevole pensare che se uno stato (tanto piu' potente quanto la Serenissima) avesse deciso di coniare moneta d'oro non potessse ricorrere a qualsiasi fonte potesse procurarglielo.
Di nuovo ci soccorre il Grierson per inquadrare correttamente il contesto :
..the curious delay of Venice in striking gold was presumably due to the hope pf a revival of trustworthy coinage at Byzantium (more in details discussed by V. Laurent, " Le Vespres Siciliennes et la devaluation de l'Hyperpere" in Charisteion eis Anastasion K. Orlandon I Athens 1964pp. 36-45)
Ph. Grierson The origin of the grosso and of gold coinage in Italy
Numismaticky Sbornik XII, Prague 1971-72 pag 42 nota 38
numa numa
Mi sono imbattuto in questa interessante discussione (non è molto che frequento il forum e mi piace risalire alle vecchie discussioni per aggiornarmi)
Da parte mia condivido la tesi che Venezia ritardò l'emissione di una moneta d'oro, rispetto a Genova, Firenze, per sola ed esclusiva opportunità.
Venezia aveva un governo costituito da mercanti; gli stessi che organizzavano e lucravano con il commercio. I veneziani pagavano le importazioni dall'Oriente con l'invio di sacchi di Grossi e di lingotti d'argento raffinato allo stesso titolo e bollato in conformità dalla Zecca; lo stesso argento che Venezia riceveva dalle miniere tedesche, ungheresi, e balcaniche in generale e le monete d'oro usate nel commercio veneziano erano quasi esclusivamente quelle provenienti dalle zecchi bizantine. ( Frederic C.Lane "Storia di Venezia" 1978 Einaudi.)
Che motivo aveva Venezia di modificare la sua politica monetaria monometallica, incentrata sull'argento, nei confronti dei mercati stranieri se questa era "vincente"? Perché rischiare di perdere credibilità, quando poteva sfruttare le monete bizantine?
Sappiamo bene che Venezia teneva moltissimo alla propria reputazione; non è un caso che continuò a coniare le proprie monete a martello per decenni, pur essendo state nel frattempo introdotte in molte altre zecche le macchine, per il solo fatto che le sue monete, quelle e non altre, erano ben considerate ed apprezzate in tutto il "mondo", per come erano.....
Quindi opportunità e, direi anche, tradizione e conservatorismo. Ancora nei primi anni del trecento molti veneziani diffidavano dell'oro; i ducati non erano che un mezzo alternativo o supplementare di fare pagamenti. I prezzi all'ingrosso, le obbligazioni di stato ed i conti dei banchieri, erano ancora indicati con una moneta di conto basata sul Grosso: la "lira a Grossi".
Fino a quando Venezia potè fare affidamento sul suo status quo, non modificò nulla e solo con il deteriorato valore delle monete d'oro bizantine prese in esame l'emissione di una sua moneta d'oro.
Luciano