Non ne ho la certezza derivante da documenti vari, ma la mia idea è che agli "imprenditori" dell'epoca non venisse dato alcun anticipo, quando si specifica che dovevano approvvigionarsi del metallo penso proprio sia sottinteso che le spese fossero a loro carico. Si partiva in perdita e si recuperava col tempo, e ovviamente qualcuno che cercava di fare un pò di cresta sul titolo delle leghe c'era sempre, con conseguenti processi etc...
Se prendiamo ad esempio l'appalto delle tante zecche periferiche sul finire del XVIII secolo, quando la penuria di circolante costrinse a creare sampietrini e madonnine, queste venivano date in appalto a benestanti locali ("intraprendenti" di nome e di fatto) e di sicuro non c'era un mutuo bancario per le attrezzature, anzi, la formula "standard" presente nei chirografi dell'epoca è abbastanza chiara in tal senso: "... a tutte sue spese ..." :rolleyes:
Inoltre, affinchè non ne derivasse agli stessi zecchieri un utile maggiore rispetto alla "concorrenza", ossia altre zecche vicine, c'era anche un veto per l'acquisto del rame troppo a buon mercato, come ad esempio per Civitavecchia, il cui appaltatore Vicenzo Campanile avrebbe ottenuto un buon vantaggio data la presenza e l'importanza del porto (i costi di trasporto, con il brigantaggio dilagante nel periodo, erano una voce pesante), così fu costretto ad approvvigionarsi presso i porti dell'Adriatico, pena la perdita della concessione...
Ciao, RCAMIL.