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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 05/18/10 in tutte le aree
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Notizie sull'officina di Berignone ci sono eccome. Nel libro di Charles M. De La Roncière, intitolato Un changeur florentin du Trecento: Lippo di Fede del Sega, l'autore descrive l'attività di questo cambiavalute fiorentino che, in occasione delle oscillazione dei cambi tra le varie specie monetali toscane, si dirigeva da Firenze a Siena, poi a Pisa e Volterra, e poi ancora a Firenze, per lucrare sul loro corso nel primo quarto del XIV secolo. In particolare quando l'argento a Siena si deprezzava, cambiava fiorini d'oro in cambio di grossi, poi si dirigeva all'officina dei vescovi Volterrani di Berignone, li faceva fondere e faceva coniare monete fiorentine...poi ritornava a Firenze e così via. Era un vero e proprio "trader" dell'epoca!!! La cosa sconvolgente, se pensiamo a quanto rigidi fossero i regolamenti delle zecche, è che Lippo di Fede facesse coniare a Berignone "tondelli d'argento" con il conio fiorentino! Per ritornare quindi all'officina di Berignone, la mia sensazione è che la stessa si prestasse parecchio ad operazioni "a dir poco sospette" e che gli appaltatori della zecca avessero ben pochi scrupoli a guadagnare anche in modo illecito. Per citare un esempio concreto, nel 1316 gli zecchieri dell'oficina di Berignone furono cacciati dalle autorità volterrane in persona perchè accusati di avere coniato grossi da sei denari che in realtà valevano solo quattro...ovviamente per lucrare sul loro contenuto intrinseco. Tempo fa si vociferava che l'Università di Siena avrebbe condotto gli scavi proprio al castello di Berignone ma probabilmente, con la scomparsa improvvisa dell'archeologo Riccardo Francovich, questi progetti sono stati accantonati. Penso che un'indagine archeologica in questo sito, condotta da professionisti quali sono gli studenti dell'università di Siena del Dipartimento di Archeologia Medioevale, possa portare interessanti novità anche in campo numismatico...1 punto
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Aggiungo un piccolo ma interessane contributo tratto da "Memorie dell'accademia italiana di studi filatelici e numismatici" in particolare l'articolo relativo all'avvento del nichel nella monetazione. Memorie dell'accademia italiana di studi filatelici e numismatici La zecca di Roma nel XIX secolo - Silvana de Caro Balbi - V.II F.1e2 1982-83 Il travagliato ingresso del nichelio nella monetazione italiana - Neri Scerni - V.III F.1 1986 Vittorio Emanuele III Decimalista - Neri Scerni - V.III F.2 1987 Link1 punto
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Stiamo facendo i conti senza l'oste.... Vogliamo davvero credere che una moneta venga messa con un prezzo "basso" (rispetto a quale parametro, poi, nessuno l'ha ancora indicato) perché così qualche amico se la porta a casa a poco ? E le migliaia di altri colleghi, collezionisti e semplici appassionati che ricevono il catalogo cosa fanno, stanno a guardare ? L'esempio portato da Picchio dello scudo farnesiano ne é la prova: il pezzo é rimasto invenduto e solo dopo diversi giorni, previa visione, Picchio ha deciso per l'acquisto. Ne vale almeno 4.000 ? Valutazione personale che il mercato non sembra condividere, se tra i 2.500 destinatari dei cataloghi (oltre 3.500 collezionisti ed operatori, calcolando i circoli) nessuno ha formulato un'offerta, anche dopo aver visionato l'esito dell'asta. Qualcuno parte dal concetto che le basi d'asta debbano essere commisurate a quanto pagato dal collezionista. Discorso che non farebbe una grinza se ci trovassimo di fronte ad un mercato stabile, in particolare nella crescita. Ma così non é... 4/5 anni fa le monete toscane "tiravano": oggi molto meno. Prima della crisi Parmalat la zecca emiliana conosceva ben altro mercato rispetto a quello odierno. Per contro i Savoia, per esempio, si sono rivalutati moltissimo. Ed ecco che una Doppia del 1815, acquistata a poco più di 25.000 € in un'asta "italiana" solo 7 anni fa, alla "Demicheli" ne ha spuntati ben 86.000 a fronte di una base di 60.000 (ben di più dei 25.000 pagati). Sono realtà di mercato delle quali si deve tener conto, quando si stila un catalogo di vendita Anch'io non ho ben compreso il discorso di Odjob, non me ne voglia, che sostiene che il proliferare delle Case d'Asta non sia dovuto ad una normale tendenza di mercato, ma cagionato delle stesse Case d'Asta le quali, mettendo i prezzi di base troppo bassi, avrebbero fatto arrabbiare i collezionisti. Questi, per vendere le loro collezioni, avrebbero poi dato vita a nuove realtà commerciali. A parte che non mi risulta che tra i Soci o i fondatori delle Case d'Asta nate negli ultimi 10 anni vi sia qualche privato collezionista animato dall'intento di vendere in prima persona la propria collezione, non ho ben chiaro se queste nuove realtà abbiano poi operato una politica dei prezzi differenti.... Comunque sia, mi sembra che alcune considerazioni siano d'obbligo: 1) le monete poste in vendita in Italia non sono di proprietà della Casa d'Aste: discorso diverso all'estero (San Marino inclusa) dove la Ditta venditrice può tranquillamente porre in vendita materiale di sua proprietà 2) i conferenti, così come gli acquirenti, pagano una provvigione alla Casa d'Aste. Essendo tale provvigione in termini percentuali sul prezzo di aggiudicazione, la Ditta ha tutto l'interesse a far sì che il materiale spunti la massima cifra, non la minima come é stato scritto 3) é il mercato, ovvero i commercianti e voi collezionisti, a dettare i valori finali, non la Casa d'Aste, la quale indica solo le basi d'asta. Se il prezzo é invitante (e il materiale valido), ci sarà battaglia in sala con grande gioia del venditore e della Casa d'Aste: al contrario, se le basi sono troppo sostenute ci sarà poco interesse e tanti invenduti: QUI PRODEST ? Saluti1 punto
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La penso così pure io... probabilmente è un problema temporaneo di allestimento dei prezzi...1 punto
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Ecco qui una scansione un pò rimpicciolita, altrimenti mi bannano...a quanto pare l'originale è conservato alla Biblioteca Nazionale Austriaca di Vienna: Ed ecco un ingrandimento della curiosa impresa araldica sull'archivolto. Quello che ad una prima occhiata in lontananza sembrava essere uno scudo di tipo gotico o "francese antico" si rivela invece una singolare coppia di scudi "a becco accollato". Mentre la W in oro provvista di riflessi FS, se non fosse su una miniatura del '400 non sfigurerebbe sul petto di un supereroe della Marvel Comics... In effetti, a guardare quei due angioloni che sostengono lo stemma, anche la mia immaginazione è saltata immediatamente alle armi di Aragona in analoghe rappresentazioni dell'epoca: http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/c/cf/Escudo_de_Arag%C3%B3n%2C_Vagad_y_Hurus%2C_1499.jpg Kutnà Hora è una cittadina vicina a Praga divenuta celebre appunto per l'estrazione dell'argento. Nel XIII secolo vi fu anche istituita una zecca, che porta il curioso nome di "corte italiana": http://www.outsideprague.com/kutna_hora/royal_mint.html Questa città raggiunse tuttavia il massimo splendore soltanto alla fine del XIV secolo, quando re Venceslao IV di Boemia il pigro ne fece la sede principale della sua corte e vi fondò un'università, a seguito di una tregua tra cattolici e hussiti passato appunto alla storia con il nome di Editto di Kutnà Hora (1409). Venceslao in ceco si scrive Vàclav, ma sui grossi praghesi dei vari sovrani con questo nome compare appunto la grafia latina Wencezlaus. E ritengo che quella W ci sia per questa ragione. Frenkminen aveva avuto un'intuizione molto brillante, anzi geniale, complimenti! http://i706.photobucket.com/albums/ww65/samuraisedge/BohemiaPGroschen1278-1305.jpg1 punto
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Grazie Renzo, E' sicuramente un'ottima guida per la catalogazione di Leone XIII In Leone XIII devo ancora ultimare l'inserimento delle mie note e del Mazio, ma mi sembra che il Catalogo impostato sul Patrignani (che non posseggo) sia una base certa sulla quale lavorare. Comunico gli sviluppi della Catalogazione dal 1605 in poi (ho messo forse un pò troppa carne al fuoco): -Paolo V "Completo" -Gregorio XV "Completo" mancano le schede di due postume) -Urbano VIII (fino all'anno XII - dopo manca compilazione di molte schede) -Innocenzo X completi A. II-III-IV (e tutte le annuali) -Alessandro VII (tutte le annuali) -Clemente IX (qualche scheda inserita - ci sono tutte le schede ma sono ancora da compilare) -Clemente X (A. I -per gli altri anni ci sono tutte le schede ma sono ancora da compilare) -Innocenzo XI (A. I e A. II quasi completo -per gli altri anni ci sono tutte le schede ma sono ancora da compilare) -Alessandro VIII (qualche scheda inserita - ci sono tutte le schede ma sono ancora da compilare) -Innocenzo XII (qualche scheda inserita - ci sono tutte le schede fino all'anno VIII ma sono ancora da compilare) -Clemente XI (tutte le annuali e le schede da compilare fino all' A VII) -Innocenzo XIII (A. I quasi completo ci sono tutte le schede ma sono ancora da compilare fino all'A. III) -Benedetto XIII (A.I le schede ma sono ancora da compilare) -Clemente XII (A. I -4 medaglie complete le altre schede da compilare) -Benedetto XIV da fare tutto -Clemente XIII da fare tutto -Clemente XIV da fare tutto -Pio VI da fare tutto -Pio VII "Completo" (mancano le schede due medaglie) -Leone XIII "Completo" (manca la compilazione schede delle Senza data) -Pio VIII "Completo" (manca scheda una) -Gregorio XVI "Completo" per il Patrignani (mancano le medaglie inserite nel Modesti) - Pio IX quasi completo fino all'anno X e l'anno XV per i restanti anni oserei dire siamo al 50 %) -Leone XIII (annuali complete) -Pio X "Completo" manca qualche scheda da compilare nelle postume -Benedetto XV "Completo" manca qualche scheda da compilare nelle senza data -Pio Xi "Completo" A. I ci sono tutte le schede ma sono ancora da compilare -Pio XII "Completo" A. I al 50 % ci sono tutte le schede fino all'anno XV ma sono ancora da compilare -Giovanni XXIII (iniziato A. I qualche scheda) -Paolo VI da fare tutto -Giovanni Paolo I qualche scheda inserita -Giovanni Paolo II (complete tutte le annuali) -Benedetto XVI (complete tutte le annuali)1 punto
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