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I CALCIDESI NEL MEDITERRANEO E L'ALBA DELL'OCCIDENTE III Per aver appreso dai marinai e dai navarchi fenici (che contemporaneamente erano grandi mercanti capaci di navigare già nell'VIII secolo in mare aperto e di notte seguendo l'orsa minore) dell'esistenza del FAR WEST (cioè delle opportunità mercantili e di arricchimento date dal grande ovest) gli Eubei...questa volta prevalentemente Calcidesi...percorsero la rotta occidentale. All'inizio furono esplorazioni fino a Pithekoussai (Ischia) che, in quanto abbastanza lontana dalla costa ma, (nel contempo anche vicina alla stessa e al metallo dell'Isola d'Elba)...consentiva di poter commerciare (e fare rifornimenti) . tale ubicazione assicurò a quegli intrepidi esploratori non solo delle opprtunità commerciali ma, sopra tutto, la sicurezza. Nel sito dell'odierna Lacco Ameno...porto pacifico e sicuro...gli Eubei si installarono in maggior numero. Oltre a commerciare ed a navigare gli Ioni (che tali erano di stirpe gli Eubei) amavano... (le donne locali o rapite in prossimità...), pasteggiavano in banchetto e le libagioni erano anche abbondanti in simposio. Nel contempo gli Eubei erano anche poeti. Insomma cercavano di non angustiarsi e vivere al meglIo (I Greci non erano stupidi...sapevano come combattere lo stress... ;) )...pur nella lontananza e nella nostalgia del ritorno...il nostos/i]. ...di molti popoli vide le città e conobbe le menti, molte angustie soffrì nel suo cuore sul mare, per guadagnare la vita a se stesso e il ritorno ai compagni... ************************************************ PITHEKOUSSAI E LA COPPA DI NESTORE La coppa di Nestore è stata rinvenuta nella necropoli di San Montano a Lacco Ameno, sull'isola d'Ischia, dall'archeologo tedesco Giorgio Buchner. Risale al 725 a.C. circa. Costituisce il più antico esempio pervenuto di un brano poetico in scrittura contemporanea. La coppa è una kotyle, ossia una tazza piccola, larga non più di 10 cm, di uso quotidiano, decorata a motivi geometrici. Fu importata nella colonia greca di Pithekoussai, l'odierna Ischia, da Rodi, secondo alcuni insieme ad una partita di vasi contenenti preziosi unguenti orientali, e portata alla luce nel 1955 dagli archeologi Giorgio Buchner e C. F. Russo. Faceva parte del ricco corredo funebre appartenente alla tomba di un fanciullo di appena dieci anni. La coppa reca inciso su di un lato in alfabeto euboico in direzione retrograda, ossia da destra verso sinistra, come nella consuetudine fenicia, un epigramma formato da tre versi, il primo con metro giambico e il secondo e terzo perfetti esametri dattilici, che allude alla famosa coppa descritta nell'Iliade di Omero: « Νέστορος εἰμὶ εὔποτον ποτήριον ὃς δ’ ἂν τοῦδε πίησι ποτηρίου αὐτίκα κῆνον ἵμερος αἱρήσει καλλιστεφάνου Ἀφροδίτης » (IT) « Io sono la bella coppa di Nestore, chi berrà da questa coppa subito lo prenderà il desiderio di Afrodite dalla bella corona » Questa iscrizione, oltre a testimoniare la fitta rete di relazioni commerciali che i coloni di Pithekoussai svilupparono con il Vicino Oriente e Cartagine, la Grecia e la Spagna, l'Etruria meridionale, sino alla Puglia, la Calabria ionica e la Sardegna (tanto che Buchner, contrariamente a quanto si era fino a quel momento ritenuto, poté identificare Ischia come la prima colonia greca dell'Italia meridionale). L'iscrizione in esame costituisce uno degli esempi più antichi di scrittura greca a noi giunto e rappresenta, soprattutto, il primo frammento noto di poesia conservato nella sua stesura originale, contemporanea a quella del celebre poema epico attribuito ad Omero. Le poche, piccole lacune sono tutte interpretabili con sicurezza ad eccezione della seconda parola del primo rigo, che presenta quattro o cinque lettere mancanti. L'iscrizione si rifà dunque a quanto descritto nell'XI libro dell'Iliade, v. 632, in cui si narra della leggendaria coppa dell'eroe acheo Nestore, figlio del re di Pilo Neleo e di Cloride, tanto grande che occorrevano quattro persone per spostarla. Fonte: Wikipedia1 punto
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I CALCIDESI NEL MEDITERRANEO E L'ALBA DELL'OCCIDENTE II Lo skyphos (in greco: σκύφος, skyphos, plurale skyphoi, detto anche kotyle in ambito corinzio) era una coppa a forma di tazza, con due piccole anse orizzontali, impostate appena sotto l'orlo (metà del V secolo a.C.). Il piede era basso o del tutto assente. Celebre forma vascolare della letteratura greca, è infatti il vaso da cui Polifemo beve il latte nel libro IX dell'Odissea. Il termine kotyle indicava inoltre la più piccola unità di misura di capacità greca, pari a circa un quarto di litro (l.0,27) Alle origini dell'intraprendenza marittima euboica. LEFKANDI Il tipo di vaso per bere, appunto skyphos, nella forma dipinta con semicerchi pendenti e concentrici si sviluppò in Eubea prima del 900 a.C. a LEFKANDI (da cui una serie pubblicata dagli studiosi Inglesi). Nel IX sec. a.C. i ceramisti Eubei erano sufficientemente immuni da influenze attiche. Lefkandi era una città Euboica posta tra Calcide ed Eretria, sul braccio di mare che separa l'isola dalla Grecia continentale. Sinora nessun centro greco ha restituito, sul continente niente di simile alla ricchezza e alla raffinatezza documentale rinvenute a Lefkandi per il periodo intorno al 900 a.C. Tale prosperità è basata su un mutato attegggiamento, ottimistico e positivo, nei confronti delle prospettive offerte dai traffici marittimi al di là della regione immediatamente circostante. Mercanti e marinai provenienti da Lefkandi, navigando verso Cipro e poi fino alla costa Siriana (emporio di Al Mina), che allora erano considerate a ragione le rotte più ricche, entrarono in contatto con il commercio dei marinai Fenici. Questi avevano fondato la loro prima colonia transmarina a Kition (Cipro) agli inizi del IX secolo...lo stanziamento fu chiamato Quart- hadasht che ha un suono familiare: Significa Città nuova ed è lo stesso nome che più tardi verrà dato a Cartagine. ;) L'oro e l'avorio dei traffici con il levante venne sepolto nelle necropoli di Lefkandi ed ivi, almeno in parte rinvenuto in scavi anche recenti. I rapporti con i traffici e le rotte Fenicie furono proficui e fertili...mutuamente soddisfacenti. Le videnze ceramiche di scavo hanno restituito skiphoi euboici in una ventina di siti in Palestina, Fenicia, Cipro, Cilicia e Unqi stato arameo importante (piana di Amuq). Cfr. David Ridgway (L'alba della Magna Grecia). Ma sappiamo che gli scambi non sono fatti solo con merci solide (oggetti) ma anche con merci deperibili: idee ed informazioni tramite artisti ed artigiani. Ed è nella rotta del levante che gli Eubei per la prima volta, dialogando con i mercanti locali e con i marinai e navarchi Fenici, seppero della convenienza insita nel Far West dell'epoca: il mediterraneo occidentale e cioè la Sicilia, il mar Tirreno, il sud dell'Italia. E sopra ogni altra cosa...la possibilità di caricare sulle navi il metallo. Dislocazione della ceramica Euboica...sulle rotte degli Eubei. Tale ceramica è stata rinvenuta ben presente ed usuale - nel predetto periodo - oltre che in Eubea: nel nord della Tessaglia, a Sciro e nelle Cicladi settentrionali. E' stata quindi avvolorata la sussitenza di una federazione libera con centro in Eubea che trasmise e provvide la necessaria pratica ed esperienza neutica necessaria per l'esplorazione a più ampio raggio attraverso il mare. Un protoskyphos euboico con semicerchi pendenti è stato rinvenuto ad Amathus (CIPRO). Si tratta di una tra le più antiche esportazioni greche post micenee che si conoscono nel mediterraneo orientale. Inoltre un frammento di Skyphos euboico (dove è disegnato un uccello) è stato rinevenuto negli recentemente scavi effettuati a Cadiz (Cadice) in Calle del Puerto, nella campagna intrapresa per tentare di individuare l'antica Tartessos precisiamo che Cadiz era un emporion e poi una città fenicia posta... oltre le colonne d'Ercole. Skyphoi di produzione euboica (o attica), inoltre, risultano frequenti nel Lazio (necropoli di Veio) e, soprattutto, in Campania (oltre a Cuma, anche a Capua, Pontecagnano e Pithekoussai. La presenza di tali manufatti di produzione greca od orientale denota il desiderio delle genti locali di assimilare e, successivamente, imitare materiali importati nel corso dei traffici precoloniali diretti verso l'Etruria da parte di mercanti euboici e fenici. Accanto al gusto per ciò che è considerato 'esotico', ed all'introduzione di un aspetto fondamentale delle società antiche, quello del consumo rituale del vino durante i banchetti, tale tipo di importazioni manifestano anche l'adozione di nuove tecnologie di derivazione orientale, che in seguito troveranno largo sviluppo nel mondo occidentale. Interessante notare, infine, che ciò si avverte soprattutto nelle sepolture femminili, molto meno in quelle maschili, probabilmente per il desiderio, da parte degli uomini, di conservare inalterata la propria identità culturale. Fonte: Museo Archeologico di Napoli. Infine segnaliamo che il rinvenimento di framenti di skyphoi Euboico-cicladici a cerchi concentrici nel tophet fenicio di cartagine, in una sepoltura risalente alla metà dell'VIII sec.A.C. testimoia la frequentazione emporica della marina Euboica sulle coste dell'Africa settentrionale. Da cui, in epoca successiva la fondazione di Cirene. Da ultimo, numerosi frammenti della stessa ceramica euboica sono stati testè rinvenuti anche in Calabria localitàTimpone della Motta (Francavilla Marittima) che sarebbe stata zona abitata ben prima della fondazione della mitica Sybaris (datata attorno al 720 a.C.) e solo in seguito eletta a propria residenza anche dalle popolazioni achee. L’ipotesi della presenza di immigrati euboici dediti alla produzione vascolare nell’area presibaritide di Timpone della Motta, appare del tutto nuova, ma questo tipo di attività produttiva da parte di popolazioni di origine greca oltremare è già stata esaminata da Giorgio Buchner per Pitecusa, dalla Canciani per l’Etruria, da Laurence Mercuri per Canale-Janchina e dal Coldstream per il Levante e l’area del Mediterraneo Occidentale in genere. Il tutto... la dice lunga sulla efficacia della marina euboica e/o sull'apprezzamento della relativa ceramica dipinta nel'intero mediterraneo (ed oltre...) nell'VIII sec. a.C., fatto ampiamente confermato dall’indagine archeologica ed epigrafica. Pithos euboico VIII Sec. a.C.1 punto
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L'amico numa si è modestamente autodefinito. Non so se tale definizione sia rispondente ...tuttavia, oltre a quanto già risposto dalla (sempre) ottima Valeria (che ho votato col pollice recto). :give_rose:...espongo in più soluzioni quanto segue, in ossequio al proposto quesito di numa...che non posta niente di costruttivo ma fornisce spunti o assist. :D I CALCIDESI NEL MEDITERRANEO E L'ALBA DELL'OCCIDENTE. (Work in progress....) I primi Greci in occidente furono gli Eubei (sulle rotte già in parte aperte dal momdo minoico ....più diffusamente dai Micenei) e il loro primo stanziamento fu Pithekossai sull'isola d'Ischia...poco dopo l'inizio dell'VIII secolo a.C., ancora prima della fondazione di Naxos, in Sicilia. Come per i Miceneni così per gli Eubei la motivazione principale fu la ricerca di fonti d'approvvigionamento di metallo, di cui gli Etruschi avevano il monopolio con la gestione delle minere ubicate nell'isola d'Elba. Ci sorprende la relativa facilità con cui queste genti solcavano il mare su navi non facilmente governabili, con due remi in poppa al posto del timone e con velature molto lente a prendere il vento. L'ausilio dei remi non era sufficiente a consentire di governare le navi di cui si servivano...specificamente ove il mare cambiasse in peggio anche con una certa forza. Di qui l'uso delle rotte di cabotaggio lungo le coste che consentivano di riparare in rada la notte o di rifugiarsi in caso di cambiamenti del tempo. Quando il mare, come accade nel Mediterraneo anche in piena estate, cambiava all'improvviso, magari dopo aver doppiato un capo od un promontorio, se la terra era alle spalle ed il mare grosso arrivava di fianco o di mezza prora...la forza delle onde non era dominabile con quei mezzi e la nave veniva progressivamente portata a ridosso della costa...spesso scogliosa. Il naufragio era spesso, in tali condizioni, inevitabile. La foto sopra postata da Medusa illustra tale evento in modo realistico e drammatico. Ammiriamo quindi l'intraprendenza degli Eubei che...per primi, dopo i Micenei ebbero il coraggio e le motivazioni per affrontare numerose settimane di navigazione...da Calcide ed Eretria (principalmente)...fino ad Ischia, con navi che difficilmente superavano - mediamente - i due/tre nodi all'ora. Onore agli Eubei. Tesoretto di monete sommerso a seguito di naufragio: fonte soprintendenza di Camarina. Peraltro, oltre ai cambiamenti meteo, anche la pirateria era spesso in agguato. Il riconoscimento del diritto di naufragio (antichissimo, poi codificato da greci e Romani) poteva incentivare i naufragatori che, intenzionalmente, apprestavano fuochi costieri per attrarre in secco le navi e saccheggiarle, come (ancora in epoca romana) riporta un celebre testo di Ulpiano conservato nel Digesto. Anche l'approdo indotto da necessità poteva generare assalto o sequestro. I predetti atti di pirateria indotta spiegano, probabilmente, l'eccessivo numero di relitti in tratti particolari della costa, come nei pressi delle punte della Trinacria (specialmente in quello sud-occidentale), ove l'approntamento di fuochi di segnalazione (artatamente accesi per trarre in errore le navi) all'interno di vaste spiagge sabbiose desertiche, causavano errate valutazioni da parte dei naviganti con conseguenti arenamenti e saccheggi, succedutisi nei secoli. La prassi di gettare la mercanzia o gli oggetti pesanti trasportati per tentare alleggerire la nave in vari frangenti (falle lungo la linea di galleggiamento - inseguimenti) fu forse motivo per la famosa lex Rhodia, fondamentale legge marittima degli antichi, che, oltre a regolare la ripartizione dei danni tra i diversi mercanti, armatori e navarchi, in caso di getto delle merci in mare, prevedeva l'esenzione doganale delle merci sospinte dalla tempesta, come nella disposizione incisa nel I sec. d.C. nella parete dell'ufficio della dogana del porto di Cauno, un tempo controllato dai Rodii. Fonte: Gianfranco Purpura - Dipartimento di Storia del Diritto Università di Palermo Moneta romana dispersa sul fondo a seguito di naufragio. Fonte E. Riccardi.1 punto
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Parte IIIb - (Correlazioni e contrasti tra le Polis calcidesi e quelle doriche per il predominio). Per tornare a Katane ed agli altri siti calcidesi, contrapposti allasse Geloo- Siracusano all'alba del V secolo a.C. riscontriamo che la sicilia orientale era contrapposta in due blocchi: - il primo comprendeva la parte sud orientale sotto il dominio dei Dinomenidi, trasferitisi poi a Siracusa ed alleati di Akragas (colonia Geloa), costituiva un blocco unitario sotto il peso delle armi doriche e dei loro alleati e mercenari. Questo blocco ambiva sia le fertili terre della piana di Catania, sia il completo controllo delle rotte commerciali della costa orientale ed il dominio dello stretto. Tale strategia geopolitica e militare era obbligata per prevalere in Sicilia. - Il secondo era prevalentemente costituito da Imera, Zankle, Katane e Leontini. Quindi i due terzi della costa settentrionale e di quella orientale erano sotto il controllo calcidese. Ma tale controllo non era unitario. La varie città erano indipendenti e decidevano in proprio la loro politica, erano tutte commercialmente vivaci e ricche ma non quanto Siracusa e non avevano un peso militare prevalente in quanto il potenziale era frazionato tra le varie Polis. Lo scontro tra i due blocchi, militarmente era impari. Il blocco dorico dei Dinomenidi non poteva perdere affrontando le varie città, una ad una, come fecedopo il 480 a.C. Cioè dopo aver riportato la prima grande vittoria ad Himera contro i Cartaginesi ed Anaxilas. Si! C'era anche una componente greca che avrebbe dovuto combattere sotto le mura di Himera, contro i propri fratelli. Perché? Così come Corinzi non mosse un dito contro i Dinomenidi, perché giudicati efficienti e capaci, così i Mille oligarchi calcidesi di Rhegion, prima del 480 a.C. non mossero un dito quando Anaxilas prese il potere nella loro città, giudicandolo capace e feroce quanto necessario per contrastare l'espansione dorica in atto in danno delle città calcidesi (già i Dinomenidi incidevano sul destino di Zancle). Ma: - i Dinomenidi erano di stirpe dorica e dominavano città doriche; - Anaxilas era messeno, odiava i Dori ed aveva intuito la loro espansione, ma non era Calcidese. Quindi per Anaxilas la Polis di Imera poteva anche essere sacrificata ai Cartaginesi pur di fermare l'espansione del blocco dorico nella Sicilia del V secolo e tale era il patto tra il cartaginese Amilcare ed il tiranno di Rhegion. Geopolitica...appunto! Ma Gelone fu un fulmine (Anche la guerra lampo…non è un brevetto di Rommel). Non dette il tempo ad Anaxilas di arrivare a congiungersi con Amilcare…che, in tal caso, le cose sarebbero andate diversamente. La cavalleria siracusana attaccò subito e fu determinante, i Cartaginesi avevano perso la propria in mare durante una tempesta. La falange degli opliti greci fece il resto...Cartagine subì un disastro: - per sessant'anni non si riprese e si limitò a controllare le proprie posizioni nell'isola rinunciando ad ogni espansione; - Anaxilas perse la propria grande occasione e vide sfumare un sogno, sostituirsi ai Dinomenidi per radunare sotto il suo dominio tutta la Sicilia orientale e buona parte della Calabria, almeno fino a Crotone sullo Ionio e fino a Pixus sul Tirreno. Ma sarebbe stato l'impero di Anaxilas, non quello dei calcidesi. - Gelone per celebrare l'evento decisivo fece coniare il Demareteion, anche in frazioni d'argento, per celebrare la sua vittoria…inizia lascesa inarrestabile di Siracusa verso il ruolo di Polis egemone in Sicilia. - Gli interessi di Corinto, prima che quelli della Grecia, erano salvi. Di seguito posto una foto di un demareteion frazionale: obolo e non litra. Nel prosieguo, analizzate in modo sufficientemente esaustivo le questioni commerciali e geopolitiche in fieri allinizio del V secolo, nella Sicilia orientale, affronteremo la questione delle prime coniazioni della litra argenta nelle città Clacidesi…specificamente a Katane e nella dorica Siracusa. Piakos (Continua...)1 punto
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