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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 05/01/10 in tutte le aree

  1. La piana di Katane ante 476 a.c. – Nuove idee ed ipotesi sui rapporti politici ed i flussi commerciali. Parte II Alle spalle di Katane: la valle dei fiumi Simeto ed Alcantara consentivano delle agevoli vie commerciali con l’interno della Sicilia…per la negoziazione ed il trasporto delle produzioni agricole offerte dalle colline retrostanti la piana e dagli altopiani posti ai piedi di Enna (già non a caso occupata dai Sirakusaioi nella seconda metà del VI sec.). Peraltro in quei percorsi è rinvenibile l’itinerario più facile per arrivare ad Agrigento (passando per l’interno anziché per la costa dove le doriche Gela e Siracusa dominavano)…ed anche ad Himera (altro insediamento Calcidese fino alla fine del VI sec. ed in buoni rapporti con i vicini cartaginesi)...fino a Panormos. Ad ovest passavano gli itinerari (terrestre e marittimo) che, attraverso Naxos, giungevano a Zankle (pure Calcidese fino alla finde del VI sec.). Facile era anche il passaggio dai Peloritani, all'altezza di Abakainon...e giù sino alla costa occidentale, sino a Mylai. Ben Vicina a Katane era anche Leontinoi, sempre Calcidese, con i suoi campi coltivati a cereali...che fruttavano ottimi raccolti. Questa rete di centri produttivi prosperava perché incentrata sulla pacifica relazione degli insediamenti greci calcidesi con i Siculi dell’interno. Tali rapporti continuarono ad essere pacifici e proficui fintantochè le colonie calcidesi rimasero indipendenti e cioè fino a quando Siracusa divenne potenza dominante nella Sicilia orientale dal 476 a.C. I prodotti greci venivano trasportati all'interno da Katane sfruttando almeno la prima parte del corso del Simeto, allora ricco d'acque (grosse barche risalivano la corrente tramite alaggio o scendevano a favore di corrente verso la foce: così come sul fiume calabrase Laos passava parte del commercio sibarita). Posto una immagine del fiume prossimo alla foce. Altro facie litinerario era quello della vallata dell’Alcantara. In cambio della propria ceramica ed altri prodotti lavorati i Greci prendevano il legname (la Sicilia allora era molto diversa da oggi, umida e boscosa, ricca di sorgenti) ed i prodotti della pastorizia e della viticoltura che erano apprezzati nella stessa Grecia. Da questi rapporti di scambio derivò una (apparente) ellenizzazione dell’area Sicula interna sullo scorcio del VI secolo a.C., pur restando integro l’etnos Siculo. Quest’area sicula-siceliota rimaneva pacifica, in ottimi rapporti con i Calcidesi ma libera dal dominio delle loro città. Le evidenze degli scavi hanno dimostrato che i rapporti tra i siti della Sicilia interna sud orientale e le etnie greche avveniva fino al 476 con i Calcidesi e non con i Siracusani. Così scrive Moses I. Finley (Storia della Sicilia Antica – Laterza 1972). Per quanto narrato Si può evidenziare: 1) – su Katane si imperniava la rete dei siti Calcidesi per uno sbocco commerciale che poteva appoggiarsi alle strutture portuali ed alla foce del Simeto (il più ricco di acque dell’Isola, in parte navigabile) e consentire quindi il trasporto e lo scambio delle derrate e delle merci; 2) - questo scalo, a differenza di Zankle/Messana non doveva temere il diretto controllo di Reggio che le era dirimpettaia e, specificamente, di Anaxilas (suo ambizioso tiranno) all’inizio del V secolo; 3) - tale scalo era anche sufficientemente fuori dal diretto controllo dorico (Siracusa e le sue colonie) in quanto consentiva di prendere con agio il mare (anche aperto) verso est e verso sud…nonché con rotta protetta di cabotaggio (che rasentava la costa a controllo calcidese…) verso nord. 4) - A Katane e nel suo porto, affluivano copiosamente non solo le merci delle città Calcidesi e le derrate cerealicole della Calcidese Leontinoi ma anche quelle dell’interno, quindi le merci e i prodotti agricoli delle genti sicule provenienti dai numerosi centri disseminati nel triangolo posto tra Katane, Enna ed Himera.Conformi, al riguardo, anche le idee di un altro noto studioso della Sicilia antica che così si esprime: Morgantina per i Greci della costa era la città del pane di orzo, del buon arrosto di cinghiale, del buon cacio e del vino corposo, prodotto da vitigni noti anche al saggio Catone. Dalla stessa giungevano nei porti sicelioti carichi cospicui di prodotti agricoli, anche per l’esportazione, in quanto ben accetti e ben consumati dalle Polis Greche continentali. Fonte: Giacomo Manganaro (La Sirakosion Dekate). 5) - Peraltro il traffico dei navarchi Himeresi non era alternativo o in concorrenza rispetto a Katane: in quanto era rivolto principalmente verso nord, nord-ovest, come già evidenziato in altri momenti di questa lunga discussione e comunque esposto alla pirateria Punica e Liparese e se Zancle – come abbiamo osservato - era più o meno controllata da Rhegion, l’unico sbocco pienamente efficiente rimaneva quello di Katane. 6) – Per quanto precede non è verosimile né commercialmente plausibile che la litra argentea sia stata coniata per la prima volta nell’area dei katanaioi, sotto l’egida Dinomenide e sotto il nome di Aitna. Nel prosieguo rintracceremo le prime emissioni prima del 476 a.C. sotto l’etnico dei Katanaioi, ancora liberi e che abilmente mediavano e gestivano pacificamente i rapporti politici e commerciali con l’area sicula, dove la litra d'argento era grata e gradita. Quanto precede spiega e motiva sotto l’aspetto geopolitico oltre che commerciale, la riconquista della Città di Katane-Aitna, da parte del siculo Ducezio e la repentina cacciata degli inaffidabili Siracusani (dorici), nonché il rientro degli affidabili alleati Calcidesi (già trasferiti a Leontinoi dai Siracusani medesimi)...sotto la protezione del grande stratega siculo. Constatiamo infine che i flussi delle merci...ed il loro controllo, la velocità e la tranquillità dei trasporti non sono una scoperta recente ed attuale (con l’Alta Velocità e le meganavi portacontainer); poco c’è nella storia dell’uomo che possa essere considerato come un evento storico unico od una esigenza socio-economica originale, lo spazio inteso in senso geopolitico era già una realtà complessa alla fine del VI secolo in Sicilia e in tale realtà incideva il conflitto tra due mondi opposti: - quello ionico (calcidese), incentrato sulla pace commerciale e la collaborazione; - quello dorico (siracusano/corinzio), basato sulla brutalità delle armi; ancora il primo: abile frutto della scaltrezza dei katanaioi mentre il secondo era una espressione della potenza che era appannaggio dalla famiglia dinomenide (sotto il placet corinzio); - sempre il primo: lontano riverbero di un epos epico, rammentiamo le imprese della marineria ionica (Gli Argonauti) dal Mar nero, alla costa anatolica, fino a Pithekussai (Ischia); mentre il secondo era espressione del crudo imperialismo dorico. Giasone torna con il vello d'oro, ceramica a figure rosse. Piakos (Continua...)
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  2. La piana di Katane ante 476 a.c. – Nuove idee ed ipotesi sui rapporti politici ed i flussi commerciali. Parte I Kατάvη nel prefato periodo è ancora una polis con preponderante etnia Calcidese in ossequio all’etnia fondatrice…malgrado la città fosse stata oggetto - dagli inizi del V sec. a.C. - delle mire espansionistiche dei Dinomenidi di origine Geloa e dominanti a Siracusa dal 485 a.C. con il tiranno Gelone. Con i precedenti interventi abbiamo cercato di descrivere l’antica città per evidenziare la complessità urbanistica della stessa…l’evolversi delle aree edificate dai Katanaioi e lo sviluppo della loro potenza commerciale in rapporto prevalentemente pacifico con i Siculi dell’isola. Per altro verso si è ipotizzato in questa stessa discussione, che nessuna monetazione sia stata coniata dai Katanaioi Calcidesi prima della prefata data del 476 a.C. Si ipotizza che ciò sia dovuto all’uso, da parte di questi, della monetazione ateniese per regolare gli scambi della città e che solamente dopo l’avvento dei Sirakusaioi nasce la litra siceliota. Trattasi di un’ipotesi. Ma non sembra sufficiente a negare tout court una coniazione specifica della Katane Calcidese prima della suddetta data del: 476 a.C. ove si valuti che la litra argentea fu introdotta - quale mezzo di pagamento – anche per favorire gli scambi con le genti sicule. Abbiamo già osservato che la città sorgeva poco lontano dalla foce del Simeto posta a sud e controllava un vasto, pianeggiante territorio che era (ed è ancora) il più ubertoso dell’Isola. E’certa - in linea anche logica - la presenza di uno scalo marittimo o di un porto che - come oggi - arricchiva le potenzialità di scambio e la capacità della città di gestire lucrosi e importanti commerci. Cfr. Il sistema portuale di Catania antica. Studi interdisciplinari di geo-archeologia marittima - di Castagnino Berlinghieri Elena F. - Monaco Carmelo. Di seguito posto una foto della parte più interna dell'attuale porto grande di Catania. Peraltro Katane fu, dalla fine del VI secolo al 476 a.C., l’unica città calcidese libera posta sulla rotta Cartagine/Corinto attraverso la quale si trasportavano (da una parte e dall’altra) le merci d’Africa e quelle d’Asia e di Grecia, lungo una rotta di cabotaggio che si dipanava lungo la costa meridionale dell’isola (Selinunte, Akragas, Gela) quindi, doppiato il capo Passero, toccava Siracusa, Katane e Messana/Reggio e poi, doppiato il capo Spartivento sulla costa ionica dell'odierna Calabria, la rotta proseguiva per Locri, Caulonia, Sibari, Taranto, Brindisi, Corcira ecc. fino a Corinto. E negli scali più importanti di tale itinerario le merci potevano essere caricate e scaricate repentinamente e continuamente...dando luogo ad una serie di spedizioni di mezzo, sull’asse marino Cartagine/Corinto. Nei porti più importanti di questo itinerario marino si rappresentava ogni giorno (da aprile a settembre) la prassi tramandataci da Eraclito di Efeso e osservata nel grande porto Efesino: oro merci – merci oro…merci oro – oro merci, in quanto le une si trasformavano nell’altro e viceversa nello scambio e nella negoziazione. Per compensare il valore di ogni transazione era necessario ricorrere anche al mikron kerma cioè alle frazioni della moneta d’argento. Per poche litre di differenza sulla somma in trattativaun carico di grano di Leontini o di Katane poteva cambiare compratore. Ed ancora, per due litre,il vino siculo di Morgantina o altre derrate potevano prendere la direzione di Cartagine invece che quella di Corinto..in ambedue le metropoli risiedevano estimatori dei prodotti agricoli della Sikelia mediati anche da Katane, che aveva rapporti pacifici e non indirizzati alla sopraffazione con le genti Sicule come nel prosieguo analizzeremo. La rotta su indicata era già un’ autostrada del mare ed i navarchi greci e punici la percorrevano assiduamente nella buona stagione. Ma chi incideva nel controllo delle merci che si appoggiavano a tale rotta per essere veicolate? Vi invito a porre attenzione su un dato eccentrico: lo scalo di Katane è stato l’ultimo scalo libero Calcidese lungo questo percorso dalla fine del VI secolo, atteso che Zankle cede prima a Gelone, quindi alla parentesi Samia ed infine ad Anaxilas di Rhegion - 500 a.C. ca. – 476 a.C., che fu tiranno di Reghion e dello Stretto. Anaxilas non si considerava calcidese era figlio della discendenza messenica (che si aggregò ai fondatori calcidesi) ed aveva sovvertito l’oligarchia di questi ultimi nella città, favorendo l’ascesa politica della parte Messenica della Polis reggina. Nel 494 a.C. il condottiero messeno occupa l'acropoli reggina e, rovesciando l'oligarchia che dominava la città, sale al potere dando inizio alla sua tirannide. Molto probabilmente Anassila approfitta della crisi interna del governo che, incapace di contenere l'espansionismo di Ippocrate tiranno di Zancle e Gela, individua nel messeno l'unico in grado di controllare la minacciosa situazione. Morto Ippocrate nel 491 a.C., Anassila passa lo stretto con un consistente esercito di messeni, scaccia i Samii e i Cadmi e conquista Zancle, che ribattezza Messana in onore della patria d'origine da cui provenivano i suoi antenati, la Messenia. Mi consento di chiudere, per ora, queste osservazioni ponendo alla vostra attenzione una considerazione di carattere geopolitico: tra i Fenici dell’ovest (da una parte), l’avvento di Anaxilas nel dominio dello stretto e le ambizioni delle stirpi doriche (dall’altra parte), la Katane calcidese era di troppo, ultima libera rappresentante di una marineria che fu grande e temeraria dalla fine dell' VIII secolo alla metà del VI a.C. e che, già prima del 476 a.C., era al tramonto. Ma se l’egemonia calcidese era al tramonto Katane viveva un periodo di prosperità, malgrado le prime pressioni dei Dinomenidi. Possedendo un territorio particolarmente vasto e fertile e la città prosperava anche grazie al proficuo lavoro di mercanti, artisti ed artigiani, godendo dei buoni rapporti commerciali e diplomatici intrecciati con Siculi, Greci, Cartaginesi e l’Asia minore. Prodotti vascolari di produzione greca, corredati da superbe incisioni a figure nere, venivano mediati e diffusi. Illustri cittadini governavano la città in base ad un codice legislativo ricordato per la sua moderazione. Ma all’alba del V sec. a.C., su tali privilegiate condizioni incombono le mire dei tiranni di Sicilia, interessati a guadagnare una serie di sbocchi portuali sul Tirreno e ad instaurare una egemonia nello ionio, come di seguito andremo ad approfondire. Piakos (Continua...)
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  3. lascia stare la pulitura col liquido. l unica cosa che vorrei aggiungere e la valutazione. 5 euro sono troppi. questa e` una moneta da 50 cent. lo dico non per scoraggiarti , ma per metterti in guardia su quello che puoi pagare queste monete quando vai ai mercatini. la zecca di roma e` leggermente meno comune ma si trova anche quella senza problemi. cerca di non pagarla troppo ciao
    1 punto
  4. dici bene caius...per le classiche bisogna avereTANTO coraggio...direi piu' 1000 che 3000 ;) Quanti piloti d'automobile ci sono in Italia? Venti-trenta se parliamo di Formula uno, qualche centinaio se parliamo di rally, decine di migliaia se parliamo di quelli che comperano Quattroruote. Milioni se ci riferiamo a quelli che vanno in ufficio. Colleziono monete del III secolo e non ho che contatti saltuari con mio figlio, che vive in una città diversa e ha avuto un'educazione non contigua alla mia. Ma anche lui colleziona monete. Nel senso che quando vado all'estero gliele porto e quando ci va lui le prende e le organizza in una sorta di rudimentale catalogazione. Nel periodo adolescenziale dell'oro ha comperato anche qualche marengo. Allora, io sono collezionista e lui no? Dal mio punto di vista è così, ma dal punto di vista di Varesi o Moruzzi, magari sono io che rivesto i panni di mio figlio. O magari mio figlio è più collezionista di chi i soldi li usa solo per comperare qualcosa. Quindi, non faccio fatica a credere che i collezionisti in Italia siano centomila e anche di più. E non faccio fatica a credere che siano mille e anche di meno.
    1 punto
  5. "Ho usato uno spazzolino, tipo quello per le unghie..." Secondo la mia esperienza, è troppo duro, se ci sono dei buchi nella patina, rischi di far saltare via delle scaglie, o comunque di rigarla, purtroppo sulla tua moneta si vede... "Ho usato questo anche perchè non avevo quello in ottone." Meno male :rolleyes: "Però posso chiederti perchè non avrei dovuto utilizzarlo, dato che in moltissimi post o anche in guide su internet ho letto di adoperare quello?" Mah... ho letto anch'io diverse guide (gli americani sono i più deleteri), all'inizio, in fiducia (e nella mia ignoranza), ho seguito le indicazioni, e dopo aver quasi assassinato alcune monete (per fortuna o giudizio, già in bassa conservazione) ho deciso di non seguirli più, e di sviluppare un mio cauto e non invasivo metodo. In seguito, fatta un po' di pratica e aquistato un buon microscopio binoculare, dopo ore di lavoro, sono riuscito a rimediare (o meglio, a mimetizzare un po') i danni fatti... non tutti purtroppo, mi piange ancora il cuore... Per la pulizia, uso strumenti via via più duri: pennellino di martora, bastoncini di bambù (quelli per fare gli spiedini) punte di ottone, bulini d'acciaio, fino alle punte diamantate, rigorosamente a mano (niente Dremel) rigorosamente sotto al micro. Come regola generale, considera che la patina ha la consistenza (leggi fragilità) di una caramella, prova a passare la spazzola di ottone su una caramella e osserva il risultato con un buon lentino... brrrrr.... prova a metterla sotto al microscopio... aaargh... sembra un campo arato! Lo spazzolino di ottone non fa distinzione tra concrezioni e patina, elimina tutto, non hai nessun controllo. Tieni presente che spesso, le concrezioni sono più dure della patina. Su molte guide infatti, alla fine ti spiegano come "ripatinare" le monete... no comment. La patina non copre la moneta, è la moneta! Le informazioni sono nella patina, non sotto! Certo con la spazzolina di ottone le concrezioni se ne vanno alla svelta sì... ma cosa resta? "Ho letto che in ultimo si dovrebbe effettuare una lucidatura della moneta con cera d'api, la gomma lacca o l'olio di vaselina. E' corretto?" Qualcuno è contrario, e preferisce non usare niente, è una questione di gusti, io uso questa la usano da anni i restauratori del British Museum (di loro mi fido), forma uno strato protettivo pressochè invisibile e, a mio giudizio, conferisce un bell'aspetto alla moneta. "Inoltre ho letto che bisognerebbe evitare il sapone nella pulizia perchè rischia di eliminare la patina... " Questa mi giunge nuova, forse si riferivano alla patina su monete moderne di rame o d'argento, composte principalmente di solfuro di argento e ossido di rame, io non ho mai riscontrato problemi con il sapone neutro, seguito da ammollo in acqua demineralizzata per eliminare anche lui. La patina delle monete antiche è formata principalmente da minerali di rame, come ad esempio la malachite (patina verde) e la cuprite (rosso bruno) i minerali che si formano dipendono dalle sostanze presenti nel terreno e dall'umidità, se ho detto che la patina ha la consistenza di una caramella, fortunatamente, non è ugualmente solubile, se così fosse, si scioglierebbe anche nell'olio d'oliva che è considerato "acido", anche se, in realtà, la sua 'acidità' non può essere misurata in termini di pH, poiché non è solubile in acqua; si considerano invece gli acidi grassi liberi (cioè non legati in molecole più complesse). In generale, gli oli migliori sono meno acidi. Il rame, legato con percentuali variabili di stagno e piombo, forma una lega, il bronzo; se il rame è legato con lo zinco, si ottiene l'ottone, con l'aggiunta di cadmio i romani coniavano sesterzi e dupondi, questa lega dall'aspetto lucente simile all'oro (quando nuovi) veniva detta oricalco e, a prima vista, avevano un aspetto più 'prezioso'. I prodotti d’alterazione del bronzo sono quelli del rame e degli altri composti, che insieme determinano aspetto e consistenza della patina delle monete e dei manufatti. Le patine hanno forme polverose, cristalline, mammellonari, a pustole, uniformi, a sfoglia, a scaglia, concrezionate, e ancora altre diverse. Se i prodotti di corrosione di un manufatto non vengono solubilizzati da agenti come può essere l’acqua piovana, tendono a formare una patina stratificata, compatta, di spessore variabile; quanto maggiore è lo spessore tanto più le superfici sono deteriorate da pustole, formazioni mammellonari e cristalline. Al contrario le patine che non riescono a formare una concrezione, perché solubilizzate dall’acqua atmosferica acida, o basica per il guano con cui vengono a contatto, si presentano quasi sempre con una consistenza polverulenta. Tra i prodotti di corrosione polverulenti sono frequenti i solfati di rame, di colore verde chiaro, che formano patine zebrate sulle superfici dei grandi monumenti di bronzo esposti all’aperto. Colore e consistenza delle patine dei bronzi possono variare in ragione della vicinanza di elementi in ferro. Lo stagno, usato sia per ottenere il peltro, sia come componente principale del bronzo, produce degradandosi solo la cassiterite, un ossido tannico che ha l’aspetto di una polvere microcristallina di colore grigio-bianco. Il piombo, altro componente del bronzo, usato per fluidificare la lega, al posto dello stagno, più costoso, utilizzato molto dai romani i quali impiegavano il 23% circa di piombo. I prodotti di corrosione del piombo sono il litargirio, un ossido compatto di colore rosso-rosa o giallo; la carussite, un carbonato compatto di colore bianco; la contunnite e la fosgeanite, cloruri porosi; l’anglesite, un solfato. L’ottone invece era certamente ottenuto aggiungendo nei crogioli, già contenenti rottami di rame e carbone, variabili quantità di terre speciali, calamina o cadmia che sono minerali ossidati di zinco. Fra i prodotti di corrosione dello zinco, il più frequente è senza dubbio la smithsonite, un carbonato di colore bianco. infatti avevo pensato di utilizzarlo mentre stavo pulendo, ma ho avuto paura...ho fatto male? :huh: Beh, se non l'hai usato, non hai fatto male di sicuro :) I procedimenti di pulitura descritti sopra e il resto, sono dettati da esperienze personali, se qualcuno non è d'accordo, ovviamente ne ha tutto il diritto, basta che non tocchi le mie monete :aggressive: Ciao, Exergus ;)
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  6. Come dicevo...ci sono due categorie principali: - chi si interessa di numismatica...ma non ci spende somme significative (diciamo quindicimila sui ventimila, circa); - chi invece ci spende (alla fine ci si possono anche mettere la maggior parte dei risparmi di una vita...non è difficile farlo, basta amare le monete). Anche chi compra in modo oculato...ed evita follie...comunque compra. Se compra per venti o trenta o quaranta anni...e poi la piccola follia la fanno tutti...fatevi i conti di cosa si può arrivare ad accumulare. Uno dice: ahò! Mica sono matto come Piakos che compra lo Spl. e il FdC....quello è esaurito! Io più di tremila euri all'anno non li caccio...qualche anno anche di meno. Ok! Poi si scopre che Piakos compra tre o quattro monete all'anno...e che le monete di 15 anni fa...non le ha più...per non divorziare :D ;) Invece il nostro amico prudente in 25/30 anni può aver speso 200.000 euro. Se non di più...alla fine venderà per comprare l'appartamento ai figli e/o per evitare che i figli possano vendere male. E' un caso non peregrino: niente di più facile. Come? All'inizio comprava gli euro...che comunque possono costicchiare anche quelli. Poi ha preso anche il Regno e V.E.III...ed ecco che i tremila se ne vanno... Poi...la vita va avanti, le ambizioni crescono...le monete piacciono e magari si fa qualche lira nella vita...il nostro amico ha finito per comprare anche le preunitarie...Gioacchino Murat...e perchè no qualche bella papalina...una medaglietta non la vogliamo? Costano così poco rispetto alle monete! Ma poi... chi l'ha detto che qualche sesterio non me lo debba gustare...mica sono velenosi come i funghi. Li compro e non lo dico a nessuno. Anzi...no, i sesterzi ormai non sono più in tempo...faccio le medievali che le trovo facile e non le sequestrano. ;) Ecc. ecc. Un altro dice: No! No Piakos...io non sono così come dici...non vado secondo il vento...soffro di raffeddore. Io sono serio. faccio le Pontificie. E pontificie siano. Però in trent'anni le ho fatte bene...senza follie e ne ho molte...una bella collezione. Ok, anche questo nostro amico ha speso, almeno, i suoi 200.000 euri (come dice Pippo Franco). Poi c'è chi cambia tipologia di volta in volta...vende gli euro e compra il regno...che poi dopo qualche anno vende per comprare le napoletane...od altro. Sono senpre soldi che girano e tengono su la numismatica commerciale. Ecco queste sono le dinamiche che creano il miracolo...e fomentano il mercato, siamo pochi, ma la numismatica non crolla e il numero delle aste prolifica. P.S. Argomento criptato. :D Esiste una categoria a parte: i criptocollezionisti. Ssssssssssh! Non sono operatori delle pompe funebri...toccatevi!!!! Nemmeno sono dei necrofili. (Che brutto argomento...Piakos!?). Sono appassionati prudenti. Hanno timore di apparire o sono molto timidi e riservati. (Anche questa categoria è presente nel Forum, ma non lo dite in giro..state zitti, altrimenti non dico più niente). :D Di solito spendono anche spessino e benino. Nessuno sa quanti siano...operano per interposte persone e si fidano di pochissimi operatori o commercianti...sempre gli stessi...che li trattano con i guanti bianchi e con la zuppa inglese. :D Ecco la quantità ignota che potrebbe far variare il totale del numero in esame. L'ottimo Eugenio Fornoni diceva che sono molti e stanno sotto la punta dell'iceberg. Io senza nulla togliere al Sig. Fornoni che è un grande Maestro ed un grandissimo Commerciante...sul punto sono scettico. I cataloghi d'asta sempre 5.000/6.000 sono (al massimo)... e una parte finiscono ogni volta nel cestino.
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  7. INESSA - qualche cenno storico l'antica città di Inessa non è ancora stata individuata con certezza. Di essa abbiamo numerose testimonianze antiche ma non è stato ancora rinevuto un sito archeologico identificabile con certezza alla città. Inessa pare essere stata fondata dai Sicani in epoca preistorica. I Sicani erano il gruppo omogeneo più antico che, provenendo dall'Italia, abbia abitato in origine la Sicilia, stabilendosi prevalentemente nella fascia costiera orientale. I Sicani poterono insediarsi liberamente nella parte orientale fin quando non furono, dopo secoli di pacifica permanenza, insidiati da un altro popolo emigrato in Sicilia dall'Italia : i Siculi, che senza troppi complimenti scacciarono i Sicani all'interno prendendone il posto lungo le coste. Dallo storico Polieno conosciamo Teute, un re sicano di Inessa, conetmporaneio di Falaride, tiranno agrigentino della fine del VI secolo Diodoro Siculo ci conferma che nel 476aC Gerone, siracusano, invade Katane e la rinomina Aitna, deportandone gli abitanti verso l'interno, e amò a tal putno la rifondata città da volersi far chiamare Gerone Etneo , trasferendovisi e financo morendo colà. Ma dove furono prtati i Catanesi sconfitti ? Alcuni dicono in un posto denominato Lentini, altri in una seconda città chiamata Aitna, lungo il Simeto. E sarebbe proprio da questo centro che Gerone avrebbe preso il nome imponendolo alla conquistata Katane. E Inessa ? Inessa sarebbe stato un centro molto vicino all'Aitna dell'interno. Nel 461 Ducezio, capo dei Siculi, marciò alla testa dei catanesi deportati guidandoli al recupero dei territori perduti. Avendo avuto la meglio i catanesi ribattezzarono la loro città riconquistata Katane. Ducezio attaccò agrigentini e siracusani, permettendo ai Siculi da lui guidati di rientrare in possesso dei vari territori usurpati dalle popolazioni doriche. Catania rientrata sotto il controllo di megaresi e calcidesi , originariamente provenienti da Naxos fu sconfitta , attorno al 415 da Dionigi il Grande, tiranno di Siracusa, che assegna diversi centri etnei e nella piana del Simeto ai mercenari Campani, detti Mamertini (perche seguaci del dio Ares = Mamers in latino). Inessa ed Aitna finiscono anch'esse in mano ai Mamertini. Ma occorrerà attendere l'epopea Timoleontea, oltre mezzo secolo più tardi affinché tutti i maggiori centri della Sicilia orientale, potessero essere liberati dai propri tiranni : Catania, Messina, Lentini , Centuripe, etc. numa numa
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