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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 02/10/10 in tutte le aree

  1. Allora, in primis questi ingrandimenti risultano paradossalmente penalizzanti con le monete perchè ne mettono in risalto ogni minimo difetto. Comincio con il dire che il R/ mi sembra meglio del dritto, buoni i campi, segnati solo da qualche minimo colpetto, scarsa l'usura dei rilievi, si nota un colpo sul bordo all'altezza della "I" d'Italia ed altri due uno sul campo sotto il punto che divide la "L"ed il valore ed un altro vicinissimo alla foglia che si trova tra la "G" e la "N" di REGNO; la corona mi piace qualche perplessità invece me la desta il medaglione dell'Annunziata ma qui potrebbe essere un problema d'incidenza della luce. Sul D/ le cose si complicano e la nuca, punto debole di questa monetizzazione, mostra segni d'usura più marcati i campi restano buoni ma il volto del sovrano è segnato parecchio e qualche problemino mi sembra di vederlo anche sul bordo tra ore 5 e ore 6 Complessivamente direi un BB+ Cordiali saluti PS Io ho l'impressione di aver già visto questa moneta da qualche parte...... ;)
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  2. Dire che palazzi, castelli e chiese in Germania sembrano uguali gli uni agli altri equivale a dire che anche i monumenti italiani o europei in genere degli ultimi mille anni si somigliano. Scusa ma mi pare una gran sciocchezza. A mio parere quella tedesca è la più bella ed organica serie nell'ambito dei 2 euro commemorativi. è vero è una serie di commemorativi con un filo conduttore, mi piacciono le serie di monete così
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  3. Buona sera a tutti. Riesumo questa discussione (che forse troverebbe migliore collocazione nella neonata sezione degli approfondimenti), perchè sono in possesso di un dato che potrebbe confermare, definitivamente, la tesi che ho finora sostenuto ovvero che i quasi 7 milioni di pezzi aurei da Lire 20 con millesimo 1882, siano stati interamente battuti nella zecca di Roma in quell'anno. Fino a questo punto della discussione credo si possano ritenere ragionevolmente acquisite le seguenti certezze: - il contingente battuto con il detto millesimo di quasi 7 milioni di marenghi (che trova rispondenza incrociata attraverso la consultazione di diversi testi consultati e tabelle allegate); - la disponibilità del cospicuo metallo prezioso necessario alla suddetta coniazione (il famoso prestito europeo di 644 milioni di lire, in buona parte somministrato dai finanziatori in verghe e monete auree); - il riferimento al testo della vigente Convenzione della U.M.L., che imponeva di riportare rigorosamente, sulle monete in oro ed in argento, il millesimo di fabbricazione. Premesso quanto sopra, le obiezioni sollevate a questa tesi, sono finora essenzialmente due: - la prima è quella secondo cui molti dei cataloghi attualmente in uso riportano (pur senza documentare l'affermazione) che i marenghi con il millesimo 1882 vennero battuti per molto tempo, addirittura durante il regno di V.E.III; - la seconda, anch'essa però non sostenuta finora da dati concreti ma da semplici supposizioni, in base alla quale la zecca di Roma non sarebbe stata in grado, all'epoca, di produrre una così cospicua quantità di tondelli monetali. Vorrei a questo punto aggiungere che dai cataloghi oggi in commercio, la zecca di Roma nel 1882 non avrebbe coniato soltanto il marengo ma anche altre tipologia monetali, che di seguito riporto nel loro complesso (i dati delle emissioni sono tratti dal Catalogo Gigante 2010): Monete in oro da Lire 100.........................nr. di esemplari 1.229.- Monete in oro da Lire 20...........................nr. di esemplari 6.970,007.- Monete in argento da Lire 2.......................nr. di esemplari 2.859.206.- Totale complessivo: 9.830.442 monete coniate con il millesimo 1882 nella zecca di Roma. Occorre dunque verificare se la zecca romana, nel 1882, fosse tecnicamente in grado di produrre una tale quantità di moneta. La fonte da cui, accidentalmente, ho tratto la risposta, è il testo di Luigi Repossi dal titolo: Milano e la sua zecca, pubblicato dall'editore Loescher nel 1877 e che, a prima vista, non c'entrerebbe nulla con la zecca di Roma. Ma non è così........... B) L'autorevolezza dello scrittore ma sopratutto la data di pubblicazione del libro (avvenuta 5 anni prima della data che ci interessa), dovrebbero rendere le informazioni di questo testo particolarmente attendibili..... Ma veniamo al dunque. Nella parte finale del libro, alla pagina 136, l'Autore si lamenta della probabile prossima chiusura della Zecca meneghina e coglie l'occasione per fare un confronto fra la produttività giornaliera di questa e la potenzialità produttiva di quella romana. Leggete di seguito cosa scrive in proposito il Repossi: Scopriamo dunque che nel 1877 la zecca di Roma è in grado di produrre 30.000 monete al giorno (incredibile la capacità produttiva di quella milanese....con "più di un milione di tondini al giorno"i!!!!). Dunque, se moltiplichiamo 30.000 pezzi al giorno per 310 giorni lavorativi all'anno (ho tolto 52 domeniche e tre festività), la produzione che si ottiene è di 9.300.000 pezzi all'anno, quindi più o meno compatibile con il complesso delle coniazioni dell'anno 1882 riportate dai cataloghi, che abbiamo visto essere indicata in 9.830.442 (mancano all'appello meno di 15 giorni lavorativi, che potrebbero benissimo essere stati recuperati in altrettante domeniche di un anno particolarmente produttivo...). Bene, adesso non potete fare altro che "smontarmi" il Repossi......... B) . Elledi, Tu che sei il più scettico sulle capacità produttive della vecchia zecca romana, che mi dici adesso :lol: ?.................... Saluti. Michele
    1 punto
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